Le vergini prudenti di don Benedetto dell' Uva monaco casinense. ..

발행: 1582년

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SANT AGNES E. 89 passa tutio que di, ne si ipsa

Perin amico nel preghi, o sita pace , coiiunge a nolle, i vento osa, Enrisu leti it ma enconda glace , ΣΕΔ non quetasua pena an ra, e notos i ci quella amma che osmiae, e face. Uinterna flamma dei suo cor non queo, Negli da horai ripsata, o beta. E quando sa, Ae qui esunt Ucosta 'in casa, enselua Enu dorme , es annida , Alia camerasua con pieta molta It secreto de cor trauetuo . E quella pena cha net petio accolla Sy ogando et a , ma consommesse irida,

E miserosi chlama, infelicet isto solo agi assenni, eis dice.

I vero me, he volti in marmo duro In ntosa molle, Urigido metallo Checi 'Cni straggio human vive securo,

Ben quenta ii petio ch e pugna procuro Ha di diamante e so. En h. non fallo, Che luce, inu hisce e non rint lia,2 si incendio bal mondo, A a mutario et talia.

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Fors h'io cercosodisfare alsenso Psis iis et nulla pol cura di ei 'io non son disi i amma accense, Chese tofosse, me solo ameret. Amo ei per ei solis .altro nonpenso

chel suogiose ma parte ne vorrei. Dialami, condasua reui congluntat on comeprincipat ma come agglunta.

Amen dour ebbe qualch poco amarmie uiderdon di quanto io 'amo. Mia lasso che non degna anco guardarmi Esurae me comes eluito, ramo, Ouis sco habbiascorto, o lacci teso Onde manco ben poco a renia preso. Ou e la tua ossamba, e com'e vero Amor . 'aiuli amato amar perdonio

O comem bibenseruo sincero, O comeda mi e beniuiderdoni. Ma hi non ti consce empto, e seuero Ch'in eo di mercὸ agrime doni.

sic illa sui monti delia luna, parietat ilia humanitate aliuna.

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G a madre in ignam ambede manili inge de angue de suo proprissi, Tu creando in astrui destri insani Tullo it nostro seren turbi, e scompeli. Et ho confrati institi, inhumani Delisio presto mori teco consigit. Hor vinci, acquisa nome, alaba last is C ho dicio quanichai tu fors, ὸ piu Elia.

Donna ancordium occidi, e dister et f e puri leue cosa non 'alti Ofera Elia, o nequisos sancia Vcciderivomo. 'stode sinuiti. , he quanto di vita indigii auant a Spende promette a tuo ob appetiti. n. e per da si a te, piis non estio, Vn , he fletara Uni amor per amor tuo.

Com'io te iramo eme traman ancora

Figue digransigno molle doncelle, Le brame, si voti in breuestat, diora Tu sola ottener uoi di ulte quelis. Ma tu i iacet him lasso ch io mora Ela colpa . ur tua, non desie selle. IIche ipsa assai non per mio anno, Ma perche fera te ne hi eranno.

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Misse coisi i 'ace, cosisia, docchi odiosia ἡ, ne ita io Clio. Disommagracia nes moris mi , Saper . 'a ὸ persona ingrata io Elio Non haurata vago tuo piugelsa, pii dij egno tu, nedio corriglio. In cota uisa si misero si dole Esempre mese Epianto alle parole.

In tanto ri tando En conforto Etutio immerso in unpensile ingrato , In v pensiter, bomai qua si ila morto , inferma Pepone in luto si manco lato

Languidi i dolci lumi, i vis morio

Di scoloris era tornato.

Apena homasi conscea per quesio Chester solea si e niadro, e bello. Venne la adre, e perchesiit tigni Diste, fgliuo 'qua at mitifura ZDimmi, ond'ὸ, chei pigra, onaee Ae pia i , Che plaga risoperta malsi cura.

Venne vicini seuoi venne compagni,

Eoi cunili domanda e lascon ora, Ond lassit ἡβa natura virtuae, Tace gli, et duolo, Hi languidi occhi nitide. Doro

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sANTA IAGNES E. 93Do, gran sudio, et esse flato in fors Asaperia agion desuo dolore, Asuo sic at in pu e accorse

Et efferne agion conolle Amore. At adre a lito, alia adre corse, Euisse, come, mali ascea dat ore, E ' anno, che trode, et 'asconde Trouan, he vien Agnese e non d altronis. Vitique io si pabe doloroso Asia sanciusia, e suo, parenti corre, E contriego humilmente imperioso Di quel ch egi disia paria e scorret,

Maleris se AGNESE hauergiasso,

i ta poter, ne volerne nastro torre. Ach'era insomina n semina nellito Apensa che toguesse altro marito. Cnosii ii V cchio e disse hauend is in mano La erga con a qua Roma correggo, Almio gliuolcaualis nostro, Urano Perchesi debba preferi non Ugo. O pur 'lmiogouerno, erpote vano, Et indarno comando, indam reuit

Poisii desiostoso, e dei suo nome, E doue , e quando astosesse, e come .

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Eritrouo ch'ella intende di R ISTO E a credette in maga arte occupata. Lieto it Preferto aliorsime di trinio, Eserrario a sua fronte turbata. Si comes farcii eis edito acquinio Hauesse homai bella agion trouata. Esenetb indugio aliun commis altrui, Ch 'sse AGNE SE presentata alui. Rimolis En astro e rimanendo ei solo

Dolci pri hi, e parole so condei, Euel si iliator, i amor, i duolo Le,accontorre voste, quattro Vei. Enon alendo, innant a fero olo La minaccio demi tormenti rei,

Pol orna apri hi, indi minaccis aggiunge E arie per legaria arti congiunge. Si come anno se quercia alpini tenti sibilando atho da arti lati, Achi tu pu), a suelle sono intenti Egia tutii hanno suoi rami frondati, fa rima puri alda, gliardimenti Spre a d Euro, di Noto, e Borea rati , E quanto verso ille lichiomastende,

Tanto , piis in giu con is radiciscende. Non

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sANTA AGNES E.

Non astri mente quella nolita a Di qua , di a vien combattuli, scos a Ma ella intenta aliaster alapalma, Nulla e alsuo volerper rimossa. Inuitta resta e si come palma, cie contra mauior sola in gio posse. Sempre montrando una merisma faccia Dura sei rega e dura, ei minacria. orridendo disse Adarno tenti, ede te Elis honeste , o pensiermute Per aura di morte, o di tormenti, O pers eme digiola, ea alute Ne pensa come teneri, impotenti Annipo sano hauer tanta virtute ; ni a man di I debile, o cona ni cosa altri uos egit it conforta. Poco curio di perde questas Elia, La qua quantunque cuntodita, intera Cener a si bara vosia, o non Elia, Eraro dat mattingiunge a lasera siua dannosia, che quesio altrimi tulia, Chesar nonposso, che per se non perad et se gransorte, e contentar men deuo Direnderio a colui, donde inriseiso.

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IL MARTIRI DI

Vuel ueccbi iniquo allor se poco, e leue Martirio, e mortes eri tisembra, Trouerem cosa che i a iugreue, Se de tuo caro sto se tibimembra O rendi a menta honor quantos deue

Senetoa alcuna dimora, o te tu membra

Dan per me date ad astri in larga re Compagni a tuo marito, ins j ch 'et teda NAn ha CRISTO dinoi, non haut ella Si poca cura, che per altrui rodeddai ne agi rubar gemmas bella, Gemma, di cui colant glisigode Di mesuoda obediente ancellac a con mias lute, e consua Ade

Potrai macchia las ada tua ,se uoi siue to te macchiario .che cio non uoi. Loco era in Roma a Tener dedicato Anticamente, Silasciui amori Da gente infame, femine habitato Accese tuite in disone ii ardori, Poner a dentro it pieri era letatomi est mente a chi bramasse honori. Non hebbe Pudicit , qua bal nabaraappressa mas vergEusapanet a.

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Inqueno albergo tenebroso, infame Trahe comanda quelle corpo enudo Publicamente en ono a 'astrui trisme, Et nonia da schermirs imo, ne scudo. a , che contra eis inviti, e chiame Lagiouentute a disonent Iudo , E perchlal 'opra Unun corra, ora petie Non tale a vincitor premi prometie.

Falda di tua neue in alto tale,

es psis ci Cnosa, os pii bella Cosi par esse alii ui s rei di male.

ara soden di che non si certo ad ella La acta Greca, bes ea usi eguais, uuantunque tanta gloria indi trahesse, Eparve, che, conlumi anco pingest e.

Che me si ausa dei ve Iimento tollo La ricoperier dalia ima alpieri Egiunt,a loco in luminos, volt o Pislato Comer ritroua, e veri, E di tantos lendor a camera empie, Ch nitriposer a mansura e tempte.

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Di litoria non dubbia, euiolute. Ementre in ringratiar IE SV auara Sol mouendo 'an piande abbra mute,

Dinanetbi a se candida gonnasco e ,

Tetto 'infamia, e di a riuogioco, Ecco di pudicitata, e d 'honor, anet iDi a lippi hi e 'oracion . loco Che non ard nessu digi innana , Ne d 'appressarsici ei molio, ne poco, Ut scorto intorno a ui lume diuino Riueriua i Signor, timido, e bino. La doue linontro empto auuersario antico

mittoria haue di se persuasee, Lacia que petio candido, e pudico Chi pensatot haria 'vinio rimas , siue t e palma porta deli inimico Armato, e d 'irapientelle sue case, Prigion ne regno suo cantita' mena Equi into e da eici asPra catena.

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