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quello elis saeesie a uno di questi mi ei ini-nimi, sae te a me 3; ed aneo dati altra parte essi itiserini considerino elie a lorosi serve ad onore di Dio, e non eontristinoi Datelli ebe li servono colle luro superis
suila: si quali pero patientemenio si de
ano sopportare, perelie da tali s' aequislapici eo piosa meraeda. Uabale dunque abhias randissima eura elie in nessu na eosa ei rea
lata νεο 0lire t 'insermeria publilica, nella curati.is .i Me M della quale it padre generale avra Ogni eo n- siderario ne the non vi manchi cosa aleuna per la necessita e eo modiis degrin sermi, ordinia mo che in qualuitque monastero stala sua staneta depulata a tale egello, in euisiano letti di piuma, camino, aquato, col-ielli, euethiari. Archetis, vasi, instromenti per si 'insermi, o alla predella flaneta stanotrisseriti i Dalalli ammalati, e con loro, se-eondo it tonsi glis de ' mediet, si disponsi il
Iari; ma se rinsermita parra di maggiora importaneta, geeondo it parere de' mediet, mranno portali xl' insemi alia pubbliea insemeria; o nessuno in sermo pigii consigitoo medicina da suardia da altri medici cheda quelli cha sono mandati dati a Congrega
gione, se non paresso dixersamento at prelato, altrimenti dira i selle salini quantevolis avra eoni rassatio.
gravo inser min, o eoi consigito di pili me- diei, e di piu eolla licen ra dei des nitorio,
Ovvero, se fosso perteolo nolrindutio. delprεsidente e visitatori, e aliora se gli asso-giti un compagno, ii quale saecla te spese, e si a ii morato di Dio, e eome gnardiano allo a eustodire la sani iri dolia mente dat Pin sermo, e aequis largit 3 quella dei eor . ordinia mo ancora elio grin sermi abbiano cura mollo piti della ganilii spiritualo checorporale, e pero abbiano somma premura della eonsessiona e di tulit gli altri saera, menti, e pero xogliamo per Ogni buon ri-spollo, che i servitori depl 'insermi, per quanto h possibile, siano monaei o almeno
menti e net loro vivere sta eon essi os servato it rigore e stret terra della rogola, magi abbia insorno at loro bisogno pie losaeonsiderarione, e preven no te ore reg lari. L p. xxxvIll. - λι Muimanario leuore. Alle mense de' sta lolli. quando mangiano, Da laeto a non deve manea re la legione, ne quello the .. ..
a raso aura proso il libro, abbia ardi re dileggere in quel luogo, ma chi ha da leg-pere luila la sultimana, eniri la domenies.ll quale let loro , do po la messa e communione, di mandi uinii monte a tulit the si a pregato per lui, aeeiocelie Iddio lolga xia da lui Ogni spirito di elarione e di superbia, o dieasi neli oratorio quesio verso tre volieda tuiti, esso pero tellore ineomineiando,
Domine labia mea aperies, et os meum annun-
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gione, eniri a leggere, e gomnao silenetio state nulo a mansa, di maniora elia non xi sioda voea d 'aliri elio di solo quollo eliglegge; e te esse che sono neGssario a quotliche mangiano e bevono, eosi si porgano isralelli l 'un t 'altro, ehe ni uno abhia hiso-gno di thi edere ale una eosa; e se pure Sarohisogno d'ale una eosa, si a domandata pili presio per suono di qualehe segno. the perveee; nἡ quivi presuma a leuno di doman. dare delia terione, rie ereare di a te una al. ira eosa, aetioechi non si dia occasione diragionamento, salvo se ii superiore non o. lesse dire a te una cosa brevemenie per edi-fiearione. Il Dalello selli manario, prima cheeomines a leggero, prenda it misto per lasanu communione, a se eloeehe non sit sta
sorse grave sos tenere ii digi uno; e dopo manti eon li selii manari delia eueina e pl. tri servitori. I fratelli non leggano o ean. lino per ordine, ma quelli che siano alii ad edissea re quelli elie aseollano. Biehiaratione Ol rapitola XXXI III. n. laetiis; ,M S osservi la eonsuetudine, ehe i senioritata: '' aiano egenii, a iuili quelli elie sono di qua-rant' anni, e li giovani lenano alla mensa a si lactia i 'orarione per loro nella forma
posta net nostro libro degli ossit da' sanit
Iallombrosani, e alla seeonda mensa non
mane hi la terione, o nol sne delia mensali primo elia auro snilo di mangiare, o aelii eomandar, ii prelaio, terga la regola volgare e eostiturioni, o it ea techismo, o al-lro libro spirituale; e Lilo it segno, it primo letiore eessi; o s 'osservi rordine in talelerione di modo lata elie dat priseipio sinoal sua della mensa la ieetione non manchi. n. -uia his olire te dei te Ierioni da sarsi alia mensa, Λ lessandro VII ne' suoi decreti ai num. v MD LII ordina ebe in iviii i nostri mo Putati mi ho . nasteri inviolabit menia si saetia la terioneo: τ' Alli' di saera sertitura ogni domenica almeno, egia offrio dei padre abbato e superiore lo- eale pro uvedero di goggello idoneo elia lasaeeia, e tre giorni delia selii mana, o duaalmeno, si sareia la Ieriona de' easi di e Mie a per mear 'ora almeno; e queato si ax I pp. 365 An. c. fruio malo dei padre priore, se non vi sar. altro letiore deputato; ma negli studi formali,
si taceia delia lorione da uno studente ad arbitrio dol padre maestro, oppure si OM Gm M vlli
Pro regim. regul. I Leetio, elohehe la letione di saera seri itura e di ea si di eoseienta si saecia in claseun monastero in giorni dat superiora destinati duo voti e la sollimans, e dopo la de ita lorione, si saeeia ira padrimedemi la condire nra sopra la materia agitata in delia terione.
publiea mensa , almeno tre volie la sellimana, eo mineiando dat padre priore o piuanti eo di professione, e rispondendo eolladoxuta modestia quelli a ' quali sarh imposio dat superiore; it quale cogit altri lilolaridiea qualebe volla la sua sentenra; e in ea o di controversia, ni uno proterva mente disenda it proprio parere, ma lulli s 'aequietino a 3 quello. di elli ha proposio e deve ri- sol xere ii dubbio. E il predello ordine ei reala lerione delia saera serii iura e delia morale s 'inienda per quelle badie ehe sarannugiudieale ea paei di polerio praiieare dat presidente nella prossima vigila. Ne' luothidi studio formalo si taeeiano lo dispule al-
mento si propon no i dubbi, oeeeiluali igiorni di vaeaneta, di dispula, e quelli nei quali si deve sare la lorione dei east eome
cap. XXX lX. - Bella mittit a d/ eat. Credi amo per la roseaione d 'osui si orno, L,i g. aeosi di sesia, eo me di nona, a tulle te mense hastare due vivande eolle, per i insem illi didiversi, aeeice the quello elie per sorte non polr, mangiare detruna, mangi delial ira. Duo dunque vivande eotis hastino alii Datelli, ed avendo, oltra queste, pomi o legumi,s 'aggiunga la terra. Γna lihbra di pane perili basii a eiaseuno, o sis per una sola res praeposit. a nos addimus la. Min.
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serione, o sia per desinare, e per cena: ese hanno a eenare, sia di de ita libra riservata dat eellerario la terga parte per daria
loro a cena; ma essendosi sorse durata mag.
gior saliea, sarh in arbitrio e potes la del-l'ahale, parendopli aspediente, aggiungerealeuna eosa pureli si suppa sopra tullo ilmangiar superfluo, aeeiores h mai al nionaeo non intervenga indigestione, imperoethhni una cosa e eost eontraria ad Ogni eris liano eo me la era puta, elia it iroppo mangiare, e me dira it Signor nostro: et suardale, eho i vostri euori non stans aggraxati dat lacrapula ed si h riota , . Ma at sanet ulli di minore eth non si a servata la modestina quantila, ma minore che alli maggiori, servata pero in tulli la parsimonia. E lulii si asten-gano dat maniare della earne di animali diqua tiro piedi, eetello quelli the sono at lutio deholi a in sermi.c p. u. - Delia mutira deI besere. uhs d. viis Ci8se uno ha qualelie proprio dono da Dio, Τηι ehi in un modo e elii in un altro; e perones eon qua letio serupolosith ponia mo lamis ura deli 'ailrui vivere. Nondimeno, avendo rituardo allim hoc illi lo e de boleria degi 'inserint, erediamo basiare a elaseiano una mmina di vino ii di, e questi, at quali lddio
dona graria d 'asi inen ra, sappiano d'avernea rite ere particolare mereede. Ma se lanecessit, dei iusso. o la saliea, ovvero raris der detres tale ne rie hiedesse piu, sia ne l-
Parbitrio dei supatiore, ii quale eonsideri in tuiti ii deiii ea si elia non vi si a sariel hovvero ebrieta, henehh leggiamo it vino in
nessun modo conveniret alii monaei; maperehe at nostri lampi questa toga non sipuo persuadere a ' monaei, almeno a quesio solo aeeon gentiam o di non hexere a sarielli,na pili parta mente, pere he ii vino sa apostatare anco i savi. Ma dove la necessita dei lungo fossa tale, ehe nh anche la M. praddelia migura si potesse rilrovare, mamollo minore, o al iuilo niente , qnelliche quivi abitano, bonemeano Dio, e non momorino, perelth noi sopra ivile te eme
Dalla sania Pasqua in sino alia Pentecoste D. hora νε--
no; ma dalia Penteeosis in pol iulia Posiaia. 'digiunino la quarta a sesia seria insino a nona se gia non a venero ii monaei a durare saltea ne' campi, ou vero non li mole
sesta, lavorando loro ne' campi, ou vero e
fondo it ealdo detres tale troppo eccessivo, sia eo ni inualo; e luito cio consista nella prudenta detrabbate, it quale in lal modo temperi e disponga ogni cosa, ehe te anime si salvino e the i Datelli sareiano uni eosa senaa mormorarione; ma dalli idi, eloe dallilrediei di sellombre, in gino at prinei pio diquaresima, li Daulli mangino sem pre anona , e nella Qua resima in sino a Pasqnam angino a vespro, ma esso vespro in lalmodo si diea, ehe quelli che mangiano, non abbiano bisogno di lume di lueerna, magia finita orni ema eon la luee dei glorno,st in Ogni lem po si temperi in modo rorao di eana o di riserione. eha eon la lueedet glomo si saceiano iviis te esse. Diehiararis, dei repitolo XLI. Boxa dice, dasi' idi di aevembre. diebis. D. a riamo lal disiuna doversi eomine lare te quailro tempore di seilembre, non doversi digiunare te domen telia , e lo dispensi amo nei
piorni sestivi dolia chiesa, desta diocesi, dei uioli dolia congregarione, e deIle seste sp
eiali di nostra detorione, eo me dei nostropadre S. Gio anni sualberio, della Madonna,s. Sebastiano, S. calorina, e lo dispensiamo dua volie la selli mana , la terra a quinia seria, eeeello se fosso di uno di precello, elis aliora si eambi in altro glorno. In Ial-lombrosa pero e in Passignano non si dis-pρnsi it disiuno ne ' sopraddotii iam pi seuehe due volis la sellimana, elia it maritalo oovedi; e se in delia solli mana vi saranno sesia, la dispensa dei di uno di detii duagiorni passi in delia festa. si rimella al- Parbitrio a prudonta detrabale it polere per
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vedi; ma perelth il sacro monastero di Val-lombrosa h eapo di religione, o quixi si h
praticata piu esalsa osservanra, non vi si mangi mal earne, eccetio neli informeria daquelli a 'quali h permessa dati a sania regias, ehe dice: cornium usus infirmis omninoque cibilibus pro reparatione eoneedatur, ere. L 1 vento s' osservi dappertullo con li soli cibi quadragesimali. t. h. 1 eoa. Bove die e , colla Iura det simo, dichia ramo do versi claro alia consuetudine, la qualos 'aeeomoda alia necessita dei popoli, per-ehh gli ossit divini adesso si dieono non per nostra soddissarione solamente, ma dei poli, dat quali te elitese nostre sono frequentale, e pero adesso non si puoie osservare la regola e seeomodarii a divorione loro. voma es,4. Ateiocelth, per i ' indiserela astineneta di m- alimento eorporale, i monaei non restino
rituali, vos liamo si osservi net villo eorporale rinisaserilla forina, eolla quale ver-ranno nondimeno a manienere la parsim nia regolare: ν-.,4o. i. La sesia seria per memoria e rivereneta vara ecti otia ε. det Signore si digi uni sempre, e, se sis possibila , ne 'eibi quadragesimali. Da Pas suasino a S. croco di seliembre, si dia la mi-nestra . formatrio e pleianaa. Da S. crocosino ali 'Avvento, e da Natale sno alla Quin . quagesima, si dispensi at dieiuno regolaredua volia la selli mana. Fuori della Quare . sima a deli Auxento si possa mangiar earneli martedi, si ovedi e seste occurrenti, eseeondo la qualita de' luoghi possano ilpresidente e visitatori a li propri prelati dispensare altri giorni. Ne ' digi uni di procella sem pro si osserxi la eonsuetudine
che in essi si saecla la eolarione eon lauti ea con poetiissimo pane, ma ne' digi uni r golari si possa dare a eolarione un poeo pludi pane e stulte; a simile voti iamo si possa lare la festa seria, quando si digi una perdi orione, eloe da Pasqua a S. Croee, rispelio
alla lungherra de' giorni; la festa seria nelli disiuni resolari si ilia a eslatione un poto xl Pp. 167 An. c. Mdi pane e qualehe stulto, avendo non dimeno disererisne delli tio vani di minore eis, delli
et chi, secondo la moderarione delia sania regola. Nel ieinpo ecte si cena, si dia i 'in- salala eruda o eotia, e la pie laneta , olire
alia quale si ilia a te una volta dei formaggio; doxo per steriliu di luogo o per altro di. sello non si possa dare t 'insalaia, si dia qual-
Nelle solennilis grandi, nelle saere, o neue seste di ilioli de 'nositi luothi, perche oggisi allarga un poco piu la mano, si possa Metro di quesio ordine , ricordandosi perosem pre delia parsimonia e sobrieta. si provxerga dat eam eri engo ebe allamensa comune tulli i xa,i da here stano a una fugia. La selli mana vieina alla domenica deli Ax- venio, e alia quinquagesima, allego chε su-hilo so praggiunga il digi uno quadragesimale, pero i prelati, per man lenere t 'antica eonis suetudine, abbiano paterna compassione alia
fragiliis umana usando qualehe piu di spesag abbon dante mensa.
doso eo tela. In ogni lem po devotio ii monaei allendere tati a. t hii
at si leuato. e massima mille nolle ore della Uncite. E perlanio in Ogni lempo, o di d4giuno , Oxvero di desinare, se sarii tempo
elie non si digiuui , subito elie si saranno levati da cena , pongansi ivlli a sedere inun luogo, e uti di loro legga te eollarioni, o xxero te vile dei Ss. Padri, o ultra eosala quata Miselli gli uditori, ma non si leg-
ovuero li libri dei ne, pereloeelie a late ora non sarebbe utile agrintelleiii insermi udira questa serii iura. ma legetami velle alite ore: ma essendo giurno di disiuno, delio elie saraves pro, e tallo atquanto d' inter allo, subito vadano alla larione delle eollarioni, eo ma abbiamo det lo: e letti qua tiro o einque su-gli, o vero quanto l 'ora per melle ira gunandosi tulit in sieme per lo spatio che si tergela lerione, eriandio quelli che per avventura sos sero in ale una eosa a se commessa
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eompleta, a ni uno sia piu lectio di partaraeon nessuno di aleuna cosa. E se si trove rh, ehe aleiano si a prevaricatore di questa re- sola di silena io, sia ton piu grave pena ta-stigato, ecce ito pero se, soprax venendo sonastieri, bisognasso partare, o vero l'abbate eomandasse ale una eosa; il elie nondi inenosi saecla eon somma gravit1 e modestia on siissima mente.
Diehiaratione d i eapusio XIII. Die hiariamo che si a perpetuo silenetio in toro, ea pilolo , refellorio e dormitorio, emassima ne tuophi vieini alia elliesa ; e d opoeompleta, sallo it freno, si servi il silentio, sinelth il prelato in ea pilolo dira la benedi-rione. I ove dice, subito, dichiariamo do versi intendere largo modo, perthh si disseri se e
Ali ora det divino spirio , subito ehe si mrh ud lo it segno, lasciandosi stare ognieosa elis it monato Leesse, con Somma presterra si corra, eon gravita pero. aee ioc-ehh la seurrit illi non tro i oleasione: nes-suna tosa dunque sta preposta sit 'opera diuo. E se aleuno andera ali ore delia noti edopo la cloria dei salmo xciv, elo4 Venile extillamus Domino sit quale vortiam o per questo ris pello ebe si dica al lulio adagio
e distiniamente , non sita in eoro netrordine suo, ma neu 'ultimo luogo dopo lulli, o spparata mente in qualehe luogo assegna loda trabale a simili negligenti, dove si a ve-dulo dati' abaie, ou vero da iuili, in suo alanto elie sinito l' ossirio eon publiea sod- dissarione si penta. Ε pεreio giudie hi amodovere questi lati stare nen 'ullimo luno, o in disparie, aeeioeehh essendo ved uti da
ma d 'aeeompagnarsi al eoro che sal mergia, se prima non soddissa; salvo perb se rabbata per sua permissione non gli desse lieeura, di manter, perh che it eoi pax ole percio sod- dissaeeia. Ma ehi per sua negligenia o dilitio non andera alia mensa ait 'ora della rρ latione innanai at verso, aeeioech tutli insieme dieano ii verso ed orino ed insteme tulti vadano alla mensa; si a per questo ri preso sno
alla seeonda volla; ma non si emendando, non sta ammsesso alla parteciparione delia comune mensa; ma, separato dat consortiodi lutit, mangi solo, ed ins no the non a veros distillo, e non si sarὲ emendato, si a privato dρlla sua parte dei vino. Similmente an eo ra si a punito ehi non si ire vero pressit te a quel verso elie dopo ii etho presogi diea. N4 presuma a leuno innanai ait 'ora Ν. 4 ,is id delerminata, o do quella, mangiare o berealcuna tosa ; ma se qualebe eosa sara dat i :::ζ superiore ad aleuno offeria, ed egit rieu- sera pigliaria, quando pol esso aver, vogliadi quello elie prima rieuso, o d 'alira eosa, non gli si a concedula in niun modo, insinoehe non sta venulo ad una conveniente dimendatione.
elii in quesia negligenia sar, culpevole, si a punito in margior pena, secondo ii delitiodalli superiori suoi. E s 'inginoechino quellii quali non saranno la nolle at s ne dei Venile , e at piorno quelli che non saranno at fine det primo salmo; li seniori e iliolariiuiti s 'inginoeehino, e li prelati no, Neellosa vi fossa it rexerendissimo padre presidente.
Die hiariamo quelli non doversi intinoechiare, de ' quali h eosa ctiara a tulit, o al-
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meno at prelato, la eausa perelth non sono
stati ai prinei pio, ei se ii sagrestano, o chiviene da dir messa , o simili, the lipnno eauso legillime. Il simile dichiariamo elie s' osservi P saneta di domandare lieeneta dat partirii dat
sita prostrato ed inchinato alli piedi di iuiti
quelli elie eseano dati 'oratorio , e questo saceia insino a tanto e he t 'abale giudic heri elio abbia soddissatio. Il quale essendo di- mandato dali 'abale, subito andandovi, si
lelli, aeeioeche preghino per lui. M aliora, se i abale lo eomandero. si a ricevulo in toro, Doero in queir ordine e grado elie ildello abale ordinera, in tal modo peroche non presuma nen 'oratorio d' i in porro Salmo, dire legione, o sare altra eosa, se dinuovo i 'abale non glielo eomander1. Ed alulle i 'ore in sine detronitio si gelii in
terra nei luogo do ve sia, e eost soddis saccia insino a ianto elie rabale di nuovo gli e mandi ebe ora mai resti da questa soddissatione. Ma quelli the per legetiere colpe sonoseo municati solamente dati a mensa, Sodili Deciano neli oratorio, insitio a tanto piaceia a trabale, e questo sem pre laeeiano in- sino a tanto the li benedi ea, e diea: Basta. Dictis rasone deι egpitola XLIV. Pereliδ la se uni ea maggiore δ gravissima pena e di stan momento, perb dichiariamo non s' imponga dat paere abale se
non per grandissima eausa, ton la premo-ntrione ea noui ea , e sem pre ax vertisca ilprelato a usare, potendo, prima Ogni altra sorte di pena the Ia scomuniea; ma separare dalla mensa, dat coro, dalle rierea gioni, ealle conversarioni degli altri, possa it prelato ancora per te eoipe minori; e eost sos-Bull. Bom. - ι. XXL 22 pendρ re dati a messa, dat lo eonsessioni, dul- Pollirio in eoro, e simili attre separagioni, te quali nella resola sono chlamate se muniearioni.
di luili, si a piu grave mente punito, per lienon vuule eon umilia correpsere quel di-sello che ha per neglige nra commesso ἰ mali sanet ulli stano per eost salti errori balluli. Diehiararaione dei eapitola My.
Dielitariamo quelli sallire per colps, dat h. in mi quali si sa impedimento o Mandalo ne i coro, e si da Messione adi altri d' errare, e questi tali s 'ingi uocellino Meondo Pusanra dinostra Congregatione, o non si levino sino non si a satio segno dat prelato , altrimenti si auo castigati pili severamento; ma elii saIlisse senta seandalo dei coro, basia sar se-gno d'umi illi, toccando la terra per Sh stesso, inginoeelitandosi solo a Dio. L p. XLVI. - Di quelli ehe erratio
M aleuno in quat si vulta altra cosa, Iax rando in tucina, in eantina, net freno, nel-l 'orto, in qua si untia arte, o in qualunque luogo si gia, mentre lavora sara qualebe di-sello, o rompera o perde rh ale una cosa, ovinxero, do v quo sta, sar, qualehe errore, e non verra subito dinanai atrabale o al eon: vento a manifestare spontanea mente ii suo
disello M a sod dissere, si a punito di mag-gior penitenra quando per altri si sata sa-pulo; ma se la causa dei peccato detranima sara segrela, la manifesti solamento al-Pabale , ooero ai padri spirituali, i quali
Sappiano curare e sua rire te loro proprie ele ali rui serile e sagite, o non seopririe epubliearle. Dictiara:ione δει eapilato XLVI. Dove dite, non perest rubito, dichiariamo ἀ
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An. c. 1 si 'Th.i .s iiiva.. tale, non basia manifestare at superiora o
..ti .. '' 'i' assa consessione sagramen lalo; in torno allaci.st,h, viii quale s alibi a rissessione a quanto preserixe
ordiniamo elie clascun monaeo non sa-eerdote o converso sta tenulo consessarii eeommuniearsi Ogni ollo gloriat almeno, espectat mente correndo it saero tempo del-l' Αvvenis, di Quadragesima, siccome nelle seste pili solenni, ed in quelle delia beatissima vergine madre di sio, esuriandoi sacerdoti a prelieare frequentemente it saeramen ici della penitenra, o a celebrare nonssis la seste in sal lihil mente, rea Ogni glorias, quando non stano logillima mente impediit; e maneando senaa licenra dei prelato, sianori presi e castigati con digi uno in pane edaequa quanti giorni averantio disserito. Eperelo si h rapion alo di rendero te eolpo in capitolo, ordiniamo elie ogni sabbato si
iudine nostra, eccelluando ii lilolari. Ε staselli mana vos liamo the it priore lenga ilea pilolo at monaci non Meerdoti. Die hiarando the ogni voltis it priore elaustrale o deeano teri h capitulo, polchis axras nile te ri prensioni dei monaci e giudieando it priore o doeano la delia r*relisione degna di eastigo, debita imporre a ' monaei elio paranno stali ripresi la debila soddi
CAP. XLVII. - Dei significare Pora. δει dieino ostiato. Chi d. i.. i. Sia eum detrabalsi di si orno o di noli ε
opli siesso Pannia nati, o eommetia questaeuia ad un Dalello, ii quale sia talmonia solleello elie tulte te coso a ore competenti sieno sutio, e do po rabale, secondo rord bra di ei a scheduno, impongano i salmi ov- vero te antisone quelli a' quali sar, eo mandato ; ma ni uno presuma ne di ea n lare nhleggere, se non elii puo ad ean piro dello os
diurni, se pia non saranno impediti da causa 'nelia. molio importante : ed essemio negligenti, siano eorretii in eastigati ad arbitrio dei pro sidenta o visitatori elei ii dat ea pii olo per idhsui lori. Ckp. XLIlli. - Deli opera delle maniquotidiana.L'oriosith h nomica detranima, e pero a , .itam d. eerti tenapi si detono occupare ii halelli in qualche lavoro es opera di mano, ed a certe urati, ore nolla lerione divina; e pero crediam oquesti duε lenapi duxerat eon questa dispositione ordinare, elia, che da paxqua insino alle ea lenile d 'ollobre, is indilina, uscendo da Prima, lavorino quello sarh necessarioinsno quasi rora quarta, e dat rora quarta
insito appresso a sesia alienda no alla lerione. Dopo sesta, levati elio sarauno da mensa, ripost usi a letii loro con ogni silἡnrio; ovvero, ehi per avventura volesse leggere
da ia, legga in lal modo elie non inquieti illi altri. Dicasi Nona pili per tempo cirea rora ollaxa, e pol di nus vo operino quelloche si avra da sare in sino a vespro . Ma ri-ehiedendo la poverth dei luogo, ehe i mo
nati per loro medomi s' cupino a raecorrete hiade, non si contristino, perclia aliora sono veramento monaci quando vivono delle satielle dello proprie mani, come saeexanoi nostri padri s gli apostoli. Tulle te eosa
nondimeno si sacciano discreta mente, e conmisura, per rispello de 'pugillanimi. Ma d alleealenda d 'ostobre in suo at principio dεlla
quadragesima diano opera alia terione in- sino at Pora secunda. nella quale si di Terra, e pol lulii insino a nona lavorinon stir opera sua secondo gli ε eo mandato, ehilo it primo segno det Pora nona, parienis dogi tuiti dati opera loro, stiano apparec-ehiali insinu elie suonera it secondo segno; ma dopo mangi aso, allendano alle loro terioni
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lerioni, e pol insino a sulla la deeima ope- irino e laeeiano quello elia a loro sara im- lposio. Ne 'quali piorni della Qua resima pren-
. dano tulit un libro per uno dulla libreria, le li largano per ordine inlieramenta : i quali libri si ti ono dare nol priueipio della Uua
resima. Ma sopra lullo s'ordini, ehe uno odu dei piu veeehi vadano alloriis per ilmonastero quando li fratelli ailsendouo allaterione, ed abbiano cura che nun si ii ovi quale ha Dalello aeeid oso, ii quale stia in oris, o alienda alle saxule, e non stia at lenio alla legione, e non solamente non sa benea sh, ma disturha s inquieta gli altri; oirotandosi aleian lalo il elia a Dio non piareia , sia ri proso la prima e Meunda volla; e non s'emendando, soggiaecia allatorrerione delia regola, di modo elio gli alii ine lemano. Non s' accompagni nρ congiungat 'un Daullo ali altro nelle ore ineompetenti. It domo della domo niea lulti allendano alla legione, eccello quelli elie a utirl omat sono depulali; ma se ale uno sara si negligentee pigro, ehe non Toglia o non sappia me dilara n h leggere, stagii imposta qualchoeosa da sare, acetoeel, g non sita orioso. Athalelli insermi, o vero delicati, late opera odaria gli sta imposia e data a saro elis non siano oriosi, ina nἡ an eo in lal modo stano oppressi dalia gravegra della salica ed opera elio s' abhiano da riti rare addielroi lade terra e insermiis di questi tali devoessere molio ben eonsiderata dati abale. Biehiararione δει espilato XLVIII. B. lium,4 per the a' nostri tempi ii divino ossirio
non possono i monati osservare a pleno ilpresente capit olo; ma per Ia lerione ordiniam o, ehe in ivlli i nostri monasteri, e sendoxi la eo modita o bisogno, si man len-gano i letiori almeno de' casi di coselenia, e the ne monasteri depulati glano pii studisormati in lutio lo seignae eonvenionii almonaeo. Simit mente e sorti amo i prelati, ehe, preM la emodita dei tempo, mellano i monaei suoi ali' opera e servirio corporale , avendo gempre la mira di levare ogni occasi ne di otio, e tenere sem pre oecupati i monae i
i o spiritualinente o corporat mente; ma nunt xogliamo gi. ehe per quesio permellano et ealeian monaeo di nostra congregarione tengat scutita de sanet ulli. beneli h poveri o parenti, i ne monasteri, aneorche det puro inspgnarii a leggere, se gi, non lassem i ebierici depulati a sorvire te messe in elitem nostra; ed aliora ne diano i prolati lieenta es pressa a quello che gli pilo e gli dove insegnare, o eid si saceia nella sagrestia medema o inaltra flanra decente, se nra ammellerii sopranei monastero e nolle camere. fAp. XLIX. - Belromercanaa
monaeo tenere osservaneta quadragesimale,
sima ei age uno custodisca la vita sua eonogni puritu e ne lieara, purgando in sieme inquesti sanii glorui tullo la negligonae deglial iri tempi; il eho aliora degna mente si sa,
se aflenendoei da iiiiii i viri, aliendia moatro rasone eon planti, alia Ierione, aliae Ompunetione det euoro ed atrastinen ra. Inquesti gloriai dunque aggiungia tuo da not lessi ale una eosa di piu al solito dolii todella nostra servitii, clost orarioni parite lari ed astinenta di mangiare e bere, e eia- se uno di propria volonia, eon gaudio dello spirito Sanio, offert sea a Dio aleiana eosa sopra quello the deve a the gli e ordinato, eice sollragga a I proprio eorpo det ei bo, deli bere, det sonito, dei partare e delia seu rei-livi, e eon alleverta di spirituale desiderio a spei li la sania Pasqua. Quel lanto peroelie eia seu no offeris eo, io manifesti ai suo abalsi, ed ii tullo si saeeia eon sua sapula, imp proe the quello che si sa sonan lieenradet padre spirituale e imputato a preSun- ,
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la vorano Pometio divino, eon timore di Dioinginoeehiandosi; ed ii simile saeciano quellicho sono mandali in vianio, ne ira passi noil lampo ordinato, ma sacendo come possωNo, non siano negligenti in rendere ii de-hilo delia loro serviiii. Ap. LI. - μ' fratelli eti non lanno molio Ioviano dat monastero. tii ethum non Li kalelli elie per qualsivoglia risposta oeapient e eationa vanno lauri, e sperano quel gio omedemo ri tornare at monastero, non presumano di mangiar suori, aneor the ne fossero
prefati da qua istuntia persona, salvo Serabale glistio eomandasse; che se altrimen lisaranno, siano stomunieali. Diehiarationa dei evilolo LI.
Moraeho. ita. Nessun monaeo di nostra congregarioneri ν. Qiaz. vada suori det monastero stilo e geneta lio per la elltta non vada in mantelloma in cocolla, eoi compagno ag gnalogii dat superiore, quale non possa in elo di pensare; e axondo aleuno lieenta d 'andar solo da suppriori magoori, si a lenulo quanto prima notiscario at pati re generale. Itraurossori, dopo aver mangiato una volia pane ed aequa in publieo refellorio, sianorim ossi da quella eitui dolo hanno eommesso it mancamento, se stano ivi assognati disianaa; ma se sessero di staneta altrove, non posscino per un anno rilornare, nδ meno per passaggio, nella suddella e illa. Floi.tillam Nessu no parimente possa andare a Fi-
2: .... iii, ren re seneta licenaa in aeriplis dei padroticuitate. generale, quale κ' intenda durare quali rogiorni solamen ie ; e ne 'ea si repentini, ehenon permellano ii poter a spoliars la lieon ra. o dei padre generale, possono i superiori lo.
eali dare lacolla di rapprosenlargi a ni polial padre generale, reera via, seneta enirare in Firenae, e in qua assenra, at podro vicario generale, at quale s 'aspelierli a ri eo noscere se sta vera Purgeneta pretesa, e ileontendergli Pandare, o it eomandargit unsubito ri torno alla sua staneta ; e tutii sis nos videtur legendum eo neederati R. T. . ROMANI'uobligati di rappromniarsi subito al padreabaia di S. Trinith, is quale sia leniato ri-eeverti eon eariis, e passati ii qua tiro giorni
rimandarii, se non mostrassero nuova li-
coneta dei padre generale. ii quat ordine nons' intenda per gi inserint, quali sieno lenulle eurati eon ogni sorie di earii a seneta ris parmio di spesst e satielle; ma licen rialielie saranno dat medieo o vera mente risanati, non possano stare piu in insermeriane irallenersi in Firinae, e solio pretes lodi malallia starsene a spasso a saro i proprinegori, ma tornino at proprio monasterodoxa sono flanetia ii. Non sta permesso a verun religioso por- largi a Roma, se non ha licenm espressa
dat generale o dat protellore; e elii eio ar- disse sare, sia privo per duo anni di voegalliva e passiva, olire alire pene ad arbiuirio de' su portori, quali eme incorrano genraeeeegione vernna aneo quelli i quali rie veranno simili et Ialumae i. Non tolli amo elle it superiore loeale possa dare liteneta d 'andar suori solo, di nolle,so non per necessita dei negori cte possonoaeeadere a Vplii monaei : e total monte vie. liamo the possano mangiare o bero per lecaso de seeolari, seneta espressa lieeneta dei superiori. E se aeraderi the abhiano a dare lieenra a 'monaei δ' andar lontans, talinenteehe abbiano da alborgara suori, gliel a diano in iseritis, seneta la quale licen ra ordinia mothe non stano ricevuli net monastero doveanderanno, ne questi songa licenaa siano rictitati, solio pena elle it prelato, quale ri- ceteri deiti monaci seneta iat lieenra, mangi pane ed aequa pubbliea mente a lavola duevolio per clascuna traggressiono, e di piusia castigato ad arbitrio dot presidente avisi latori in tempo di visita. ordiniamo parimanti elie quei monaei iquali tiranno pelirione di non essere stantiali in Firenae, o veramento essere di quivi rimossi, non possano in modo alciano andarea Pirenae da un eapitolo atra tiro, se non per urgentissima causa approxala dat padrogenerale e visitatori. Non si eone da in modo aleuno saeolia averun monaeo di stanetiare suori d/lla religi An. c. IN
d. ita iam lataearediendi novi
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- Ap. Lll. - Beli' oratoris det monastero. xi . m. ti,ta I 'oratorio Sia quello elie e nominato, ne
altro Merelamente orare, sempiteemente en tri dentro a suori, non eon alia Voce, maeon lacrim g ed in tenetione di eucre. chidunque simile opera non L. nsia gli si a per-mεsso, sinito Pometio divino, rimanere netist 'oratorio, arei Mehδ, eome s' h dello, i 'altro non ne palisca impedimento. C p. Llli. - λι rieepera i foras ieri. uisori4.1. Tulli li soraglieri ebe soprax vengono, sta- . . . no rice uli eo me crisio, imperocelle egli
mestiei deIla sede e peregrini. Suhilo adun- quo elie s 'intendera aleun foras liero essere armato, se gli vada in contro dat prelato dei monastero, o vero dat halelli, con ogni, ossato di Graia; o prima saeeiano insteme ratione, e cogi in pace s 'aecompagnino; ilquale haeio di paea non sta prima osse loehe si sta salis rorario ne per rispello delle diaboliehe illusioni, ed in essa salutarionesi usi nai umi illi: ed a 3 tulit li sorastierielie vengono, o vero si partono, eol rapoebino o tot eorpo in tu ito prostrato in terra,
Crisio in essi s adori, ii quale anelie si rieeve. Rite vult dunque cho saranno li sorasileri, siano me nati atrorarione, e dappol si aeon loro ii prelato, ou vero altri a elii eglieomanderὲ, e per ediseatione lenasi in
2 Male, ui puto, edit. Main. legit e R. T. .
xl PP. . 1 3 Ati. c. 1704 prosen ra dei sora Alieri la terge divina, edopo queste coge gli si usi orni umantia. It prelato rompa it digi uno per ea gione dei sorastieri, salvo se quoi di lasse uno dei principali digiunt elie non si pol esse rominpere; ma li stat olli seruilino la consuetudina de' loro digitini. I 'ahalo dia i 'aequa alle mani ai sorasileri, e cost rabale, comeiulla la eongregarione, lavi li piedi a luti ili sortistiori, o lavali elie saranno, dicanoquel verso: suseelimus, Deuι. miserisordiam tuam in medio templi tui; ma sopra tutio si
abbia solletila eura ei rea it rice vero ii po- veri e pellegrini, perchi in loro pili si ri-
ceve crisio, eone iossiaehh la erande ara dei ricilii per sh glessa si sa rendere onore. La eue ina per I ahale e per li sorastiorisia da sh, se ei seeho li surastiori, ehe mainon maneano net monastero, sopra vvenendo
a ore interie, non inquietino li statelli. 1lservirio delia quat eueina en trino due statelli p/r anno, ii quali hono ademptano ildelio ossetis; e bisognando, gli sta dato aiulo,aee iocelth ser ano se nra morinorarione; esimit mente, quando quelli sono maneo oe eupali, vadano a lavorare doue a loro saraco mandato. Ε non solo in questi, ma aneo
questa considerarione, ehe quando hanno bisogno stans aiuiali, e quando non hannoche sare, saeeiano quello elie a loro h e mandalo. La slaneta dei sora sileri si a conse-
lemente, e la easa di Dio sta da' gaul savia- mente go vernata. Ni uno, at quale non h imposio, s 'at compagni o parti eun ii soraclieri: ma ineonirandoli o vellendoli, ii saluti umit mente, eo me s' h dello, e dimandando labe neditione passi via, dicendo a se non es fer lectio partare con surasiteri.
Diehiaratione dei capitiis LIII. Li tirasileri, di quaturaque boris, senta .halieenra dei prelato non siano rieevuli,sia ieeito rieexerti, pari argit o aecompagnarii, se non a quelli a eui sara ordinato dati ah .u,iω. te; o elii peethera in quesio, della primala eolpa in eapitulo, di pol disiuni in pane