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M pest 4. ha non si emendero, sia di nnovo aspra mente
eontra di tui si proeeda: ehe so ne anchea questo modo si eorrepsa, ouxero sors sinsu porbilo vorta dilandere l' opere sue silebe non piaeeia vi Dio), aliora rabale satelaeoma ii savio medieo, ii quale avendo usatoso in enlarioni ed unguenti di esoriarione, medicamenti di seri liure divine, ed in ultimo it suoco delio escomunicarioni e balii iure, sita linente .vede niente giovare Pindustria sua, usi ed adoperi quella eosa laquale e maggiore di tulle, ei Oh rorarione
sua e di iuili i Dalelli per eolui, aesti cheil signore, ii quale pilo lulie lo cose, dia
salute atrinsermo halello: e se ne antho per quesio modo sara risana io, aliora s-nalmpnle adoperi it ferro da lagitare, tomedice t 'Apostulo: ε Levate vi ditianii ruo inomalvagio 1; ed silroxo: . se Piu sedete si parte, pariasi s , acci Melie una pecora in sella
m Milpi .i Non polendosi, aiiesa la umana miseria, ν' ' sperare cho una comunita, benelie religiosa, det tulis si a seneta colpa, ed essendo neces.sario, como P is tessa verila insegna, ehesuecedano gli scandali: di qui h ehe a sinadi bεn ordinare la nostra Congregarione, diremo a te una cosa in torno alia qualith dollaeolpo o delle pene ad esse corrispondeuii, per freno alli suddiit ne i vivere, e per di-re1ione alli superiori net eas ligare. Suppo. sie dunque . regole generali in torno alladisi in rione dei peccato mortale e veniale,
n uiscono la malletia della colpa, sopra dicho discorrono dissu samente i saeri doliori, parte remo solo di cio elie piu specialmen lexiguarda la disciplina monastiea, eonsi qerando per colpo gravi quelle che in eosos ravi e sos lanatali ne portatio seeo it rila samento, e per leggiere at Pineoniro quεlleche solamente sono contrarie a quale ho pie-eola eis aecidentale osservarieta della mode-
pio delle quali tui te te alire simili si po-iranno laeti mense conoscere e giudieare. Colpe leggiere dunque, secondo Puso di D. eoipia i nostra congregariune, diremo essere luite vi '
quelle, alle quali si h posta pena arbitrarianella regola o statuti; quelle similinente delle quali claseuno dico sua colpa net ea. pilolo dei convenio: eome delle parole oriose e vane, te hu e giocose, o delie per gi odi raceoniare a leune simioni e lavole, lisegni, gesti , e ni e alii da mover riso,
purelae non molio ecredano la modestia egi oche vole pia eo volerra e siano salte per spasso e traiiem mento, sono eolpe tragiere. Postea Jergiermente anche colui, at quale per quale he novita abhonda it riso, e per impeto mos ira eeeessiva allegrerra; il par. lare troppo alio, ii gridare o sare sireptio, massime in luogo e lem po the per Po servanga monastiea si deliba lener silenrio; en ira re in rella altrui seneta licenaa; urtare, spingere, ii rare, minaecia re sanetulles
mente, e per gioco dar fastidio ad altri; lasciar per negligenaa o ignoraneta li debili inelii ni o sonussessioni a se usprimenti die apo, o sarii, ina indebita mente, e eon poeogarbo e rixere nra, e non bere eon ambe lemani; rompere, o guasiare, o perdere al-euna cosa contra sua voglia, non proxedere
te eose debile a tempo, come libri, vesti, vasi, terioni, eanti, ed arrivare tardi in coro in ea pilolo, alle terioni, alia mensa, ed al- ire opere; mangiare, bere, dormire, andarvagabondo, duxe e quando non ἡ lectio: errare uel leggere, ea n lare, o sare aleun OG sirio, quando Perrore proceda da ignoran rao da pota accura legra tu prepararsi; πο- si rare leggerereta d 'animo eogii oeebi vata hondi, col corpo e gesti mal eomposti, o per foveret,ia allegrerra, massime in e hicta, in capitolo, alia mensa, alia terione, ehia- mandosi run raltro eon soprannovii di d risione, o dieendosi non voi, ma tu; stare incomposio, e eon poea riveretira in coro; non si radere quando si de xe; non stare aliuno di sua professione per vanita; proxω ea re altri ai riso col ridere seoneia mente,
eon gi hi, bullanerie. ed altri deiii o salii legetieri e sciocelii; disprerrare, se herni re
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i non esti, e eho accennano cose lascive, seb-hou si narrasse qualelie saxola o istorici, imperoeehe te eose Osee ne e brutie si de-vono raceonia re con paro te eoperie ed on . Eie; aecompagna rei eo' si rasileri senaci li-eenaa: la negligenia in trallare e custodire te cose eommesse a sua cura; irasgredire idi uni cho non sono di preeeito ma diconfiglio; mangiare a lavola esse partie lari seiara licenia; non obbedire a ' pili vec-ehi e inagyiori di grado e professione, erispondergli eon allererra. D. p m. M. quesie e simili sono culpe legatore e leg-ς''p pierissimo seeondo te resole generali, equando it monaeo diligente te consessa sponis ianoamenio, se gi' impone per penitenga cliedica quale he salino, oo ero se pii perdo na
se da altri vieno se operto o accusato, sest impone per peni lenaa it digi uno, o chesita inpinoelisioni in relatiorio o in coroalla presenaa di tulit, e se i delinquentis sero novirl o professi di minor eia, se glidaranno ale una palmalo o serrate leggiere. Final mente ii disereto superiore impongala pena secundo la gravita deis errore, considerando quante volie, quanio te lupo, ediu elia luogo su commesso. D. eulpi, m. Caseuna delle suddelle colpe, o d'alire simili. che per loro flesse sono leggiere. sara sit mala grave lulla volla che ii delinquente, essendo sino a tre volie dat supρ-riore a mnonito, non si emendera, purchesia in polere dei delio delinquente aste nersidali' errore; in ebe si dice, perche aleianippetano leggier mente per ignoranaa, o per natural impotenra o disello, o impetu naturale. La colpa tergiera per tanto sal 5 dastimani grave ogni volla elle sara tota linente voloniaria, e che ii delinqueti te dopo Id debile correrioni vom perseverar neli errore colpe gravi die hiariamo essere tulist quello, alle quali sono ias sale pene piu gravi dei lesuddelle, piu gravi non quanto at numero e lutigherra di iemps, ina in soslanaa ex I pp. 455 An. c. Idi iustila di pena. Dire e sare cose brulle alia
presen a de' seeolari; le eou lege, disserenae. o coin ballimento eol halello, o eon alii a persone deni ro o suo ri det monastero: proiervire net consultu dei monastero o mori, o ardi re di eo tondero eon it prelaio; non osservare quelle esse the sono olicola mente comandate dat prolato suistis pona diol hodie rara, quantulaqueia loro irasgressionesosse peccato veniale per se flessa; dire abire parole dobbrobrio, infamia, vergogna edi sonore, e schernar altri eos ossosa o blasimo; rim pro verare o rin sacelare altriai i pee- eali passali, o di ii o d animo o di corpo, di suo naseimenis con i suoi parenti: tuet
eeri monte monasticite. e per usaura non
te osservare; seminar discordio ira statelli, bravare, o minaceiare, e maledire, o gravardi parole o Diti iniuriosi eo tu i ii qualosisse stato ri proso o di nun talo dat superiore; dir male is stiri maligna metii , non polendulo pro vare col lesiimonio is 'aliri sta-ielli; ragionare solo a solo o privata inenleeon donne, se gia non lasse in consessioneo per ali re opere pie; ut 0rmurare dei vitio,
rumpere i digiunt di procello, oecolio ne iea si concessi: andar lauri di monastero 'senaa liceneta, o andando con licenaa , non tornare a tempo presisso, oopro lornare innangi, se et o sosse eontro it eo mandamento;
an dare a luntii pro ibiit; amiare at ea pilolugenerale non essendo chlamati, o inuoversidat monastero per an dare a capit olo innanaial iempo determinato, o parti rei quindi a vanii re peditione; ri velare a vvedulamentulo eois che si iraticino uel capitolo generale ooero uel ea pitulo dot monastero. d 'ondo
nasca o possa nascere ale uno scandalo; manifestare mori delia Congrega aione quelle coge che tornano in biastino o infamia della persone delia congregatione, come palesarepere he aleuiis dei statelli sta deposto, in-
carcera io, o altrimen ii punito; non si eo n-sessare o comunieare alineno Ogui quindicipi orni, suorchh ne' easi eoncessi; pere uolere altrui sanciuilescamento scheriando, se lapere ossa sarli enorme e notabilo, purehhnon sta a easo e coniro xoglia dei pereus
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fore; minaeeiare eon animo irato di volerpereuolere: presumere di voler se usare ilproprio salio o altri di naneti ai superiorestando a sedere, e non eon la debita rivereneta; ri prendere, eorrepsere ii suoi sup riori a mappi uri eon poea modestia, umili ho rivpreneta, rna con minaecia e allerereta,
sebbene loro errassero; lenere per se libri laseivi, eeeello the per eo illo delis stile ehelterra dei partare, e questo seneta licenaa; aver pii iure lascive, seri vere, o rite vere lettere amorose; mentire in progiudirio d'al-cuno. mentir per gioeo, se si aggiunge ilgiuramento; maledire, o eome si quot direbestem mi ars sh o ali rui pρnsa lamento, imprecando la peste, morbo o carachero, e simili mali; mandare o rice vere te itere senetalieeneta dei prelato, o ali re cose pro ibilessendo in vi aggio non si rappresentare su-hilo a' luothi a prolati delia Congregarione, essendovene; mangiar carne, do xe e quando non φ permesso secondo gli statuli re lari; apri re letiere altrui maliriosa mente, o iniere eliarie, non avendo autorita di poteria apri re o irat lenerget linpliearsi in negori se-eolari, eo me iras lebi, arti o ese rein di gua-dagno, sen ra licen ra; giotare a tiochi proi-hili, eome earie e dadi; usar erudelia versono viri o professi di minor ei 1: riseri re gliseandali Oeeorsi nel viaggio; dormire in monasterio aecompagnato, seneta bisogno; pre sumere di ragionare e prati ea re sena a li-
eerato, e separato dat conforrio dest 'aliri. It graduato o ea meri engo se sarh ale unaeosa pr6ibita sen ra liceneta detrahate, comedare danaro in eambio dei vestimento, vendere panni o libri, o ali re cose genrs li- teneta; essendo monaeo privato, mangiare suora dei monastero seneta licenu, tener pota eura degrin sermi essendo superiore; apri r Ietiere ehe vadano o vengano da' prelati di nostra congregarione, e da' fratelli, se pili non lassero con speraneta di ratia. birione.
A queste ad altra simili eolpe gravi, ol-iro allo pene lassat per te eoipe les ere, si pud aggiungere la elausura det monasteroe della eella eon la solitudine e silenetio, iditi uni diurni eon rastinenga dat vino, privaro alla mensa ed at coro dat eonforriodρgli altri, imponer genussessioni, haeiar ipiedi; ma i pili eloxanelii si possono al-
quanto eon pili aspre bali iure eorreggere.
Si puo argiungere la de postrione a tempodet proprio grado o professione. Final mente,
secondo te circosianae the aggravano o al-leggeriscono Perrore, polr, it diseretor prelato apprestare at suddelio insermo la congrua modistina, latendo disserena a quando ii delinquente libera monte eonsessa it salio,
e quando viene aeeusalo o convinio, imperoeelie a eoloro che spontanea mente o alla prima domanda si accusano e domandano perdono, si deve asere margior eompassione e proe e re toti minore severti .lia eolpa grave quale arriva a morial is tra. calo, e con satio e eon detio est eriormenteii manifesta, di venia pili grave quando hmessa in uso, o commessa con disprerro, equando si piglia a disendere col sar male,seusando ii mal satio, eoneiosiaeosacth Pinseruitidi tanto h pili perteolosa, quanto me norinsermo la eo nosce, o pii, Pote ulta. Simil- mente la eulpa o pila grave, quando non solo offendo ii delinquente, ma porta a glial iri scandalo, dando occasione di heste mis
do veria in loro emer ludato. colui pecea pili grave mente, ebe essendo ea pilolarmente stato ripreso dat suo superiore di eolpa grave, nondimens per lutis uii glorno sta contumaee, ribelle e dis obbediente, e, posposta la debila riverenga, a dises eontendere dei pari eoi proprio su periore; quello, ehe non si vergogna alla presenta di i ulli eom mellere un peccato mortale a iuili manifesto; elii procura parti reidait' chbedienia det presidente, o in questoeerea Pallrui consigito e favore; ehi part cipa per leti era favore o aluto eon libellidella religione e Congregarione; ehi aperinia mente si nauova contro ii suo prelato, avendo eontro di quello satis conglara oalire esse degne di blasimo; elii rieorre a pretieipi se lari O eeelesiastici, non sup riori della religione, per eontra vvenire alprelato, o per largire la debila pena, o
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non si osservi eost liberamento l 'ordino della Congregarione, o per aequis lare favori e. gradi, quasi elle per sorra o per minaece; chi per propria colpa, per non sare la debita penitenra, si sugge dalla Congregarione, se sta diae gloriti torner5, e questo s)iniendo sola mente la prima volla; ehi, avendo commesso a leuia stillo notorio, si parte dat ladebita eorreetione, e rieorra a ' superiori. quando non Heorra per legillima appellatione; elii essendo susia mente eas ligaio dat superiore, eerea per sῆ o per altri calun-
lato gliela lorrebbe quando lo sapesse, equesto ha apparenta di proprieta, e quasielie di surio; elii eommelle surto, bene id pie-eolo; chi rictve aleiano alla professione conuo gli statuit do' saeri canoni, de' concili,e eontro te eos liturioni e la rogola; ehi procura di sar ordinar quelli, ii quali non
intendo no partare latino, o che non sanno tergere; chi opera eon aliri contro la ea stila, quani unque non veragano a compimento; ibi si alloniana dat monastero seneta licenta per sparto d 'una gi Ornata, o escedalia pro ineia; chi in fama eon tellere senetano me, o con pillure, o nel muro, o divulgale tuere infamatorie inv/nlato da lui; ehi insania eon te itere sol loserille col proprio nome, eccello pero A egii seri vesse a ' superiori. o persone di nostra Congregarione ;ehi l salsario in giuditio; chi eon animo
irato, o stiadente diabolo, pere uole legetier- mente ale uno de ' Dalelli: ehi sa stam paraleuna opera senta licen Ia de' superiori;
quelli elie sanno o dissanno organi o attreeose della ellicta a dei monastero che sos- sero di pregio , senta lieen ra de' superiorie eonsistio de' seniori; ehi sin ta notie in eam di secolari in quei luoghi ove sono monasteri di nostra Congregarione: ehi vaa bagni o stula di Meolari senia licenaa; ehi del/rmina te eose piu ri levanti det monastero senaa it consenso det ea pilolo conventuale; et i muta l 'ordine det breviario,
toto; elii ordina net suo eonvenio statuit contro la consuetudine o eontro te cosiliu-rioni senia lo d bile pormissioni; eia se unpriore o decano, ministro, camertengo ograducito the procura ri bellaret, o sar ribellare aliti dat suo prolato: ehi rieeva alia professione o atrabito professi is 'altra religione. e lidenria ale uno di nostra sono parione, seneta it reverendissimo pati re presidente; chi sa, o laseia lare esse per loquali ipsis sueto e scomunicato; elii imp disco eho i voti non vadano liberi in qual- fixoglia ethritino: ehi non rieevo i monaei della congregarione, quali eon lieonra sono in viaggio; elii a pro te letiere, eho vada noo velagano dat presidente. Λ tuli orrori, pensate bene te ei reos lanae, D. po l. pros' impongano pila gravi pene: eomo la eella per care sere; la solitudine, silerario, e separarione da' sacramenti; privara d it abiis a tempo; la pubi si ea disciplina, quale non dimens si a l'estremo delle pene piu gravi; stare iuginoechioni in terra innanai la chiesa, resultorio. capitulo; si are a iem po in insino luogo di prossessione tra' suoi compagni; lasuspensione da tulit gli ossit, la privarione divoce net tapitulo conventuale, e net ea pilologenerale ancora, mentro elie sta in peniten-
gione secondo te ei reos lanete sopraddelte. Quεllo si eli iam a ineorso in colpa gravis- B. Glala o Sima, ehe non te me conam siler dblilii, ori imis,cusa sariae la penitenra. Questo tale, sedaper non si parte, si deve, aeristis serrandis,geaeeiare dalia Congregarione. adoprando illario della repulsa, secondo it pree et to delsignoro, ei dopo ire volle garo stato frater
ni, si in ostra ineorrergibile; e pero, assueti ἡil morbo di questi non eo niamini it grene dei signore, siano lice natati o discaeeiau. osservata pero la forma preseri ita dat deereti poni isel se sposluris et eleetis.
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elii essendo eonvinio di aleun peccato, o lavendolo conses alo, o essendo notorio, meri terebbe, serundo la legge eoinune, pene di sangue, o perpetuo eon sine, o depustrione,
o degradarione; elii venisso eon vitilo d' e-resia , riseit sindo pero elie la cognitione egi udiris di lal dolitto, si eome di altri elis inducano sospirione di esso, s' aspella alsupremo tribunale delia sana Inquistrione di eui si dἡvono lἡggere te ordinarioni in pubbliea mensa , o in ea pilolo, eo megia viene proscrillo in piu Bblle pontificio e deero ii doli' istosso sanio tribunale ; ehi h eonvinio di turio e di dissiparione di heni, di adulistis, di bestemmia, simo nia, d 'omicidio, di aver pereosso is proprio prelato, di scierilegio, d 'incendio, per sarmale aver violentemetite tolle porte, di ri- bellione e separarione dati a religione, di
iasii altili e contro natura; quello, ehe essendo stato a in montio ire volte capitular. mente, rieuga sare la peniletira regulare ,
ei lamata da gli statuit; chi eom melle simonia in rite vere atra bilo, o professione , o alle orarioni; ehi sarri trox aio essere es pressa mente proprietario. eioh quello chepossedera beni stabili o elatrate seneta licenaa, o boni mobili di pregio e valore inquantita nota hilo si h dello in quantita n labile, perci ocelth il poeo nulla si estima, e per non dare oetasione a malevoli di maligna rei; ehi rixela te eose uilite in eonsessione ; ehi la seeonda volia sugge dalla congregatione: ehi da pereos se deformi, e spesis. v. Daula pro Λ queste. olire Ie predeste pene, si agmia. giunge elle it delinquente si a privo ed inabili lato a iiiiii li gradi, stia ne trullimo luogo ira tulit, sia sospeso da iuile te eose, e an eo degradato, gli stano eommessi gli meretri servili, gli sta assegnala ta eareere a tempe, o aneo perpetua , e questa si aggravi, ag-giungendo i ecppi, digiunt, flagelli ed inti.
mia perpetua , e sina imprile os ni alira penaptu grave, secondo la disposietione de 'sagri eanoni e delle eostiturioni apostoliche, re- solandosi se mi re, net lassare te supraddolle pene, seeondo la qualita dei delitio. Ε per-ehe la earcere formale nella nostra congre-noM XEugarione genera infamia, ed ali infamia de-xono esser eli iuge te porte alle dignita, perotat pena, siecome ogni altra maggiore di essa, non si dia mai senta it consigito dei piuveeelii e Paulori la dei presidendi.
umane lepsi, pr edere alia sentenia des arrv auar.
nitiva; non dimens non h leello ad aleuno piudicar altri eo uiro quolio che xuole ilgiusso ed onesto, o ebo richiede la legre naturale e divina. Per il elie, a mane che an essu no si a mai saltu torto O inglutia , si osservi sem pre in iviii ii luot hi a da eia seu no i 'equii: a giustisa, talinente elie nousia mai giudieato aleutio, eriandio di eoseleggierissime, se prima non s' aseolis o intende da lui quanto ha salio o non salis, delio o non dolio, e sem pro si riceretii illuogo suo alla disesa , se gia it salio non
lasse lal mente notorio elie noli potesso in modo nessuno esser diseso o seusalo: altrimenti non si deve punire alcuno, se non hada per se siesso consessalo, o eon testimonisia stato convinio: e si proeeda sem pre condisererione e seeondo te regole delia giustiria e della earita religiosa. CAP. XXIX. - Sa ri debbano di nuororiserere i fratelii eia si par ono dat monauero. li fratello cho per proprio vitio si parte, to trioa ν--οxxero h eaceialo dat monastero, olendo pu . ri ornare, promeila prima orni emendarione
dei virio per ii quale si parti; e eost si apoi rite vulo neli ultimo grado, acetocelth per quesio si pro vi la sua una illa: e se di nuovo si partira, si a in quesio modo insino allaterra volia rice vulo; ma, d 'aliora in pol, sappia ogni via di ri tornare do erati esserdenegata.
cip. XXI. - Ba sanciuili di minore era,
ovvero i giovani di elui i quali non sono
capaci d apprendere quanto sta grande lapena della seo munica , commettono a leundellilio, questi lati stano amilli eon gra adi
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n. ..iuinis It cellerario dei monasterio sta eleilo da: 2 ' essa eongregarione, savio, di maturi eostumi,
sobrio, non molio mangiatore, non superbo,
non turbolento, non in giurioso, non lardo, non prodigo, ma elie lema Dio, is quale at ulla la eongregarione si a eome padre, ah-hia eura di iuite te eose, niente saceia sen raeomandamento dellabate, osservi te eme agh imposse, non eonirisii ii Datelli. Sohleun Dalello gli domandasse ale una eosa non ragione ole, non to contristi, sprerran- dolo, ma rarion evol mente e eon umilli, glinethi quello elie malamente domanda. euia stodi se a I 'anima sua, rieordamiosi sem pre diquet praeelio detr Apostolo: et Che chi avrahon ministrato, si aequisierh buon grado a. Con ogni sollecitudine abbia eura degli insermi, da' sanciuili, de forestiori e do 'poueri, sapendo elio di tuiti questi senaa dubbio hper douer render ne ragione net di dol Giudirio. si tulit i vasi dei monastero ab hia
vasi sagrali det Pallare. Non stimi di cosa
aleuna dorersi lare poco eonto, non alienda atra variata, e aneo non si a prodigo nh di sipatore delia sosian ra dei monas lem, manni toga satela misura tamen le o secondoil eorundamento deli abale. Sopraliuiis abhia una illa, a ebi non hada dare soslaneta temporale , dia almenobuona ris post a. peresie h gerillo: e li busti partare a vania Ogni gran istino x. Abbia soliola sua Ora tulis te esse a se imposie dat Suo ahaie, e non presuma ne s 'impaeci didi quella te quali' gli prothira seneta aleuna
allererra o tardanaa. Dia alii Datelli l'or dinala prouxisione dei vivere, aceto eche non si scanda.rino, rieordandosi, setondo it par. lare divino, qual pena meriti e hi se an delirrora uno de' piceolini. Se la congregarione sati maggiore, si angli dati eorumgni, dat quali aiulato, an cor egit con huono e quieto animo adempta Possieto a se commesso. Asse ore eompplenii si diano quella cose elie si
hanno a dare, si domandino quelle eose chexl pp. 159 An. c. 1 Msi devono domandare, e di maniera eheni uno nella casa di Dio si per turbi o si eontristi. Rehiaratione δει eas. XXXI.
ordiniam o che in qualun qui monastero Baramarael sit presidente e des nitori saceiano vn ea meris tengo. at quale it eapilolo speciale det monastero elepga e dia uno seriba, ordinandocile i prelati non vadano a sere, a mercati,nh eompari Mano in giudies o di iiii, se non per urgenti Ogioni, lih possano spendere
nasi ero eosa alcuna, ma ivllo s apparilingaal camertengo; quale vos liamo the si a te.
nulo obbodire in Ogni eosa it prelalo; o ordinia mo che ii dello eam eri eligo non diadanari, n/ at prelati, ne at monaci, se non per eausa de' viaggi, latendo nondimenoogni eosa secondo it consigito e eomandamento dei prelato. ordiniamo ancora che deiio ea merlongo abbia un piornate, net quale seriva tutio lespese eis en trale quotidiane, eost de ' denari. eome d 'orni altra eosa elie illi viene o Oseedalle mani; qual giornale sia lanulo dariogni dua giorni alio seriba , e ogni volt ache glielo domanderi ; quale scriba do rhspositare dello glornate, ponendone te paritie distinia a ' libri magistrati a ' luophi toro, ed ii ea merieuso gli saceia an nunciare lut leto parii te ai luoghi debili, iat mente ebe s parata mente si possa vellere t 'enitata e ru-
sella, debiti e erediti, e tulit gli aliti conii,
eome e solito; e se areade rh che dello seri basia mens dei bisogno in torno a eiu pertio,il ea mortengo si a lenulo di giorno in giorno
ammaestrario, accio non saceia errore aliscuno; il elie se ac doli, sarii di tale errore it eam ertengo imputato, per non aversit ea-rila lixa mente insegnalo. E ordiniam o elia ileamertengo una volla it mese alla presentadi tuiti i monaci terga lulie te partile didi quel mese, laseiando pol in mano dei prelato e seniori li libri, aceto p sano rixe-dorti ed approxarii, solioscrivendoli. Ordinia mo elie dello camertengo distiniamente tenga conto net suo gio male di i ullo te spe sesalle per e per il suo prelato in quelil
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me se; e eontra flatendo a quanto sopra, manglpane e aequa una volita, ed ii di seguen ledebba render tali conli; e se aecider, esie non soddisticeia in render eonio, se ii duplichi la pena dei continuo, fino a che avras distillo. Aeeio li monasteri non vengano sopra leloro sorre aggravali, ordiniarno ebo ne unpretalo o camertenso possa o debba lareeommissioni, nΦ torre depositi, nδ pigliare in prestito seneta licenta espressa dei pad regenerale, eme nella prima parie di queste custi turioni at capit. xxx lx, a cui s 'abbiarillesso. Ε quando colla debila lieenta debba prendere imprestilo, eee., ordinia ino chedello ea mertengo se riva ehiara mente ii er
ditore 3 da elii pistierk i in prestilo ii denaro,
ancorche to volesse subito rendere, ponendola pari ita, it si orno, it nome, mese ad anno; e bifretando ereare tal eonto a 'libri magistrali, S 'osservi lo siesso; significando chese si troveranno accellati senia te delle eon-dirioni e clausole, o si trover, rite var i u sella piu den 'ent rata, e non apparisca onde vensano delli danari thia ramente, como S pra, it camertengo sara giudicato proprietario, e perdera det to danam e he non appari rh ehiara mente, como S'ε detis.
ordinando inolire t 'egalla e puniuale osse vania dei decreto De 1ebus rerutarium non
clienandis. sulto solio it medemo Urbano VII lalli mi di sellembre ηDcXXIV. M aceto te sos lanete dei monastero flano heu custodite, ordiniamo elie te chia vi dei grano, vino ed olio, id ali re robe, quali si hanno da vendere per mano dei camertenso,
non siano lenule da tui. ma s' servi quantonet precitato cap. xxxix si deserive e e
manda in lal parti eolare da 'sommi ponte silet Clemente VIll ed Alessandro VIl ne' loro
Cirea la sustaneta det monastero in seri menti o vestimenti o qualsi vulta altra eos , provveda l 'abalo li Datelli della vita e eostumi de' quali sis si euro , e seton do chegiudichera esser utile ad essi, ei a seu na didelle eose eonsegni, acetoechh da loro signo custodite e raeeolle. Delle quali tulte emel pnga l 'abale un inventario, acetoecth, SMeedendo ii Dalelli uno atraltro nel eun dire te delle coge asse ale, sappia che e sad 1 e elle eosa Heeve; ma se a leuno sportamen in o negligeniemente traltera te eosedet monastero, si a ripreso, e non si emendando , si a solloposto alia eorreetione delia
Diehiaram ne δει eap. XXXII. Ordiniam o elle it prelato, polch/ sarapiunto at monastero, tra quindiei orni assulva tulit li ministri, ossi riali, manuali, edi nvovo statui sca quelli flessi, o altrii evegga gl' inventari di elii esce o enua nes- Ponitio; abbia appresso di se uti libro, net quale si ano si 'invenlari di tui te te esse delmonastero; e due volt e t 'anno almeno miseniori verga diligentemente in the modo te robe dei monastero si a no lenule da ministri, eioh circa la festa d'0gnimanti e Pasqua di Resurrerione, massime quando hada andare a capit olo; e ammoni sta i negligenti, ovxem ii privi d 'ostigio, ma non proceda alla privarione seneta il eonsis fio dei seniori; e se it prelato non rivedr, due volieat maneo gi' inventari, ouxere priver1 ale uno
ra tonsistio de' seniori, dira li selle galnii in ginoeellioni in reset torio; e denuntiato alpresidente e visitatori, pia punito a loro arbitrio. .
Abbia ancora it prelato l' invenlario dieio ebe si trova in qualunque eella, libri,
vasi, lucerne, o qua lunque altro fornimis lodi camera. Νessu no ardisea Renta sua li- teneta portar via, o dare o cambiare eosa a leuna; ma eambiando cella o monastero, non to possa lare, se prima non sta conse
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ton segna io, e tro vanilogi in colpa , ne staeas ligato, ei oe mangi pane ed aequa, non dimen o rimeita quanto avra levato.
cristrumenti, serii iure e libri dei convento stano eustodis, in iusto si euro dat suoco e uni perteolo, dat ea inertengo oseriba; e ordinianio che in elaschedun monastero, quanto pristia si polrci, si prouuedaun libro di earla busna, net quale si scri- vano tulit gl 'istromenii e eose memorabiliehe si s anno, o v vero sono passaie, appariananti al eonvenio. Similmenta si laeeia un altro libro, ne lquale cano nolati tulit li heni immobili,eon suoi eons ni a mis ure, e per quat ra-gione fiano dei monastero. Nel medamo li-hro si serirano i honi mobili proriosi a in partenenti alla sagristia o monastero, henelth questi medemi sussero neir inventario. Nhar dista aleun prelato o monaeo simili esse torre, vendere, donare o eambiare; e Maleun monaeo erreta in quoslo, si a come dilario punito dat suo prelato, e sonato inquat unque modo net vilio o vestito a sod- dissa re. M a se it prelato tali esse manderii male, o sara eo ni ro si delio ordine, tanto volia mangi pane ed aequa in refellorio, sdi piu sta punito seeondo ii delitio dat presidente e visi latori, ed egit aneora si a sor-zalo a risarei re.
Li privilegi deli Ordine nostro e di qua-lunque monastero, e te pubhlielie seriit urenella quali si conlengano te margiori cose delia Congregarione, si conservino in Fi renaa ne 'nostri monasteri, e in Lombardia a Bergamo; ma te copie e transumi, li pri- ilogi e serii iure appartenenti a qua lunque monastero, si lengano dat prolato di quhilurio eun diligenra. E acetoeehe li m nasteri a tuophi nostri per po erili o per lapossanta della parte contraria non abhiano a perdere te loro ragioni, ordinia mo ehoquat quo volta te liti saranno ridolle allacorta di Roma, o che ii monastero si a imis potente a sosienere lal peso, aliora it pro- euratore generale deli' indine deputato a Roma spenda quello the sara di bisogno, ea rati. Main. legii sιvii pro nolati in . T.). Buli. Rom. - l. XXI. et
ne. Eis it modomo ordine si osservi qua lun-quil volta li nostri luothi o per poverti opossanra e favore degli avversari inglusia. mente velagono a perdere te loro ragioni in qua lunque forte , ehe aliora glano alutati dat pubblico, e segnisi Ogni spesa salla, acetoeehh, quando quel luogo vonga a mi glior fortuna, renda alia congregarione elie Phasooenulo nella sua necessita. Ε nessun prelato o ministro ardigea senta eonfiglio dei seniori muovere piati o liti, e pol si consulti prima eoi procuratore ed avvotato; ese lasse lite, onde na proeedesse perdita di monasteri o professioni, si noli selii at presidente a visitatori. cap. XXXul. - Se i monaei dehbano arerearetina eosa propria.
Sopta ivlio ii virio dalla propriel 1 devaessere dat te radiei estirpalo dat monastero,
di modo ebo nessu no presuma nδ di darenh di rieoxero a te una eosa senaa it eomandamento detrabale, ne avere a leuna tosa di proprio, nhssuna eosa al tullo, ii h libro,nh ia voletle, nἡ siile, ma niente total mente non essendo ne aneo letito a 'monaei avere
pria, ma luite te eose a loro necessario ledevotio sperare dat padre dei monastero, nicosa aleuna sia loro lettia d 'axere, la quale non gli abbia dato ouxero permesso rabale. E iuita te eme a tulit stano eomuni, eomeh serillo, ne ale uno presuma di dire ale unaeosa esser sua; o se ale uno si trovera di- leti arsi di questo pessimσ virio, sia amm nlio la prima e la secunda volta; e non si emendando, si a solioposio alla eorregione. Biehiurationa dei evilolo XXXIII. ovo la ganta regula dice, dasse radiei.
incinaehi liab Mad ahant ullam meis palpaetalla sa tuta Moandum.
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ei. ω. h. viii comanda elle nessu no di nos ira congrega-isi eus lodi feci da uno o pio da lati a tala Mne, benelth superiore, possa a ere o pos-jussirio, actio ad arbitrio dei superiore se ne s. . s.s sedere come propr1, nh pure a nome de lipossa dispensare a cla scheduno secondo i 'oe- eonvenio, heni immobili e mobili, o denari, eorreiara. o entra io, o eensi, o limosine di predielle. Ogniano, eriandiu i superiori di quolsista v i, eo in o di messe da eelobrarii nella propria chimairendirions, stiano ulla mensa eomune, alo altrove, o propine di letiere, nδ altro, medesimo pane, vino e eoinpanatico, se Num. a. bonelth por qualsisia loeita industria o sa-inon fossero impediti per insermita, nδ siaiiea o eugione o nome t 'abbia aequislato,iloro leelio usare per proprio cibo eoso sin-eriandio the lassero sussidi de 'parenii, doni, golari; e elii irasgredisse, non abbia in quellegali o eariis di persone pie; ma tutiolgi orno per suo alimento che pane ed aequa. quelis elle it monaeo in qualsi vos lia modo Tulli i superiori, ne ineno esclusone ii vita .ei via atquisia, aequirit monasteris, e pereio lo deveimedesimo generale, ehe a eagione delle loro 'subito consegnare at superiore, e incorpo- eariche godono massiori provenit, prae urino rario e consonderio eoli altra roba, rendite,ssar notare con distin sona a sedet mente iadanari ed en trale dei monastero, amnetigiun libro par lieolare la loro en irata e Mei- se ne possa comunemente sumministrare a la, la quale non s' impleghi in altro cha iniuiti it vitio e vestiis. cosa necessaria per il loro ossa. oceo ciri via λα. ι. Non Sia lecito a 'superiori, chiunque stirendo che de vano dimorare in quale he m η' siano, concedere a 'loro sudditi, nε a ver sinastero, mellano quivi in eomune quelladi questi, ale uti hene stabile, bene lih a nomaisomna a di danaro hastante per gli alimentio di uso, o di amminis irarione, o di eom-iloro e di thi vieno in loro compagnia, s Num. s. menda, deposito o custodia; ma di quanto condo it presertito delia regola a eosiliu-sara loro toneesso per suo hisogno non vi rioni. sia elii pretenda possederio o serviraene eo. Si proibisce a ' superiori locali Pammini- v.tatu. νε, Nisis. 1 me cosa propria. I irasgressori di tuile etsi rare beni, e dispensar roba, o danari, o .irilia'. dui s. eisse una delle sudde ite inibi rioni non solo enitale det loro monastero, ianio a nomeincorreranno nelle pene dat suddetio sacro proprio elie dei monastero. Ma et o si aspelli suo. u. Ν,- r. concilio preserille, ma in attre ancora molloia ire padri det medesimo monastero, eomepiti gravi da imponersa ad arbitrio de 'su- si h dello net ea p. xxxix della prima parie, periori; ne quat si vortia licen ra o dispensa ovo pure si deseriva quanto Clemente IIII de su portori sta haslatile a salvare elii pos- eomanda ei rea la loro in eumbeneta at n. xui. ,hda bhni mobili o immobili, sicelth non Olire li sopradde ii detreii di Papa fle- n.e . . eoa. in eorrano ipso Delo nelle colpe e nello pene mente Illi, si comanda avere la dovula H- .i: Mata sale dat medesimo concilio, heneli 4 gliissessione o la piu esatis osser ama di quelli 'εψM si ossi superiuri lassero di parere di potere emanati reeen lemente dati a saera Congrega in tio dispensare, a ' quali vorti amo ton ilirione sopra la disciplina re lare, per or- sommo ponte se e clemente ulli the non siidino delia felice mεmoria det sommo pon. presti sede. ' lesee Innoeentio Xu, in speeta di quello
dato solio ii di 18 Iuglio 1695. in eui aliohbedienti s 'ax a lorano ton la promessa delpremio, o i irasgressori si minaceiano eolla severita det eastigo. con quelle parole :a Seiani vero superiores, eos, qui praelata omnia sedulo, ut par est, adimplere curaverint, specialem a sanctitate Sua ei Sede Ap stoli ea inituros gratiam et proiectionem, ai-que , in iis praecipue quae ad antedictam observantiam stabiliendam pertinent, favorem
xti manebi at necessario. Le vesii, o panni, si lane eonae lini, dei padri. e ogni altra suppellei illa si porti in quale he luogo e modo det monastero, e quivi diligentemente
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omnem ei auxilium experiuros. Qui vero e eonira negligentes, aut quod absit) eontumaces reperii fuerint, gravibus poenis pro modo culpae, et ei iam privationis ossiciorumae perpetua o inhabilita iis ad ea aut alia imposterum oblinenda, puniendos fore s.cip. XXXIV. - Se Iulii Gualmenu deuanoriserere re cose necessaris. L hi aeri mn . Sit eo me o serillo: Si dilidera a elaseum.
L .q aerendo ne fuerea it bisoano. Dove noi nondi pano a atquanto di hexere, aetioeesse al-l ora della restrione servano at halelli loro seneta mormorarione e grave saliea; ma nei piorni solenni aspellino insino elie hanno dei le te messe. Li quali set ii manari, eost quotli ehe en trano, eo me quelli elie estono, la domeniea. subito sinito in eoro te laudi si gellino a' piedi di inlii li Dalfili, doman. dando elie sta pregato per loro. 0uello cheoseo dalla solitin ana dira quesio verso : Benedicius es, Bomine Deus, qui adinsisti me ridici amo elia net monastero sia aeeerione di persone il elio non piaeeia a Diri, ma eon siderarione d hil' insermila ; di inaniera elie, ehi ha hi gno di maneo, ringrarii Bio e non si eontristi, e chi ha bisor no di pisi, si umilii per l' inseriniit, e non si insuperbi sca per lamiserieordia, e eost ivile te membra saranno in pace. Sopra tutio, ii male della mormoratione, per qualfixoglia causa. in ale una quan-lunque piceola parola o segno non apparista. E se a leuno sara trovato in questa colpa, sia punito di grave pena. CAP. XXXV. - Dei Muimanari detra eurina. lc. I. D. M. Li statelli eost servans I uno ali altro. elia l .iari. .et nessuno si a se usaso dat Possieto delia eueina, lua uisu ι sal Vo elisi per insemila, o per occuparione in leos a di maggior utilita. perelth da questo lmargior mercede s 'aequisla. hi daboli giano proe urati aluit, acci che non 'saeeiano questo eon tristerra, ma tulit ahbiano aiuloseeondo it modo della congrρgarione e posi-riona dei luogo. se la congregarione sarii maniore, ii eellerario si a scusato della cu-eina, o eost altri, eoine abhiamo dello, sossero occupati in eosa di magii oro utiliis; tulit gli altri eon carita si sorvano 1' uno ait 'al-iro. duello elie deve useire dalia selli mana,il sabhato ne iti it luilo, lavando i panni eoi quali i halelli si a seiugano is mani e i piedi;
eost quello elie esce di selli mana, eoma quello elia entra, lavino li piedi a tuiti, e rieongeis gnino li uasi dot loro ageretrio monili e saniat eollerario; it quale eqllerario simit menteli eon segni a quello elio en ira, acetoteli hsappia elle eosa da o the coga rite ve. Li set-timanari, un ora innanai alla relatione, pistino, olire la loro parte ordinaria, uia poeue insolatus es me: e eio detio tre volte, useM- do, pigii la benedi Et ono. Ε quello ehe en ira, shguiti, e diea : Deus in adiutorium metim intende, Domine ad adiurandum me festina: ereptieaio detio verso ire volle, uscendo, pilli la heseditione, ed aniri at suo osse io. Biehiarationa δει eapirati XXXV. Bove dies, seu afo, dichiariamo luiti li ge- s,tilo .
niori essere seu sati come cellerario peri. e. u. a eis.
essere quesit oecupati in alito impiogo phrema est ut iur. prosillo det monastero, e per te eose spirituali ed eduearione di pili piovani, e peroa quesit si a bene di servir qualli nella esse
temporali. Bove dice, inmitur alti restrione, dichia- n. mi alatiis
riamo che non solo i relatiorari, ma ii φη leis ore delia prima mensa, e tuiti quelli
elis iret tempo della medesima sono Meu. pali, e devono in angiare alla seeonda laia vola, possano lare colarione innanai, quando
portano perteolo di pati re. Meelio che naitiorni di digi uno di preeelio: ma quanto alia quantita a qualita, si osservi la santa regola, ehe dite si vulas biberes ei panem, etoh poeo pane e poeo vino. Bovo dies, ae sit seisino α' piedi, die hiariamo the s liano genuflessi a xanti I 'abale, e Meondo la consuetudine si dieano i var- selii a te orarioni solite poste net breviario
Ap. XXXVI. - Βου stalatii inserint. Avanii d)ogni eosa, e sopra tulie te cose, ubi d. . usi devo avsir eura degi 'insermi; eost sta a 2 etatis. 3loro servito, coma a Cristo, come in verit, gli si serve, pereli/ lui proprio disse: et Iosia in sermo, e voi iiii visitaste; e lutio