Josephi Paschalis Cyrilli consummatissimi J.C. et in regia Neap. Academia primarii antecessoris Opuscula varii argumenti poemata item varia quum Latine, tum Italice scripta collegit, ac in lucem edidit Franciscus Leggius ..

발행: 1823년

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overo ii seivo per suggitivo , pur non lasciuva ili dubitarne. Semiduli quo e non liberi eruia coloro , qui se uenia os V Ititubant ἐπ' Presso Ulpinno. Ma come i servi se uenales postules fiant 8 ldu , oiit supcto , Iaa de' si ammonti uelle Pandelio . ches non dissicili socipartiti si pili dogi' interpetri : dove alcim de' pili oculus gli ha be-ria monte recati a di famina, dissicilissimi eli lia trovati : la quat e sa a duo infra initi e non 'di radi, solicona sente riti sella, a Giacon . Cujacto , e ad Antonio Fabro. Di tal forta e 1 descritto Dain meu lo di Ulpiano . Siliora in qua tiro diversi modi si e sposto , Seuis che si spositori se ne sieno grati cosa brigati ; e puro te qualtro interpretagioni , che gli si son date , avendolo in lungo templa mvolle per I unimo , te lio trovato at cune det tutio salse , alcune Rcran pena probabili , Sicclic di attre notioni si a uopo Per SoStener te. E di vero la prima interpretatione h, siccomo avete udito , dimacomo Revardo a chiusi oechi segnito dat laborioso, ma poco numve luto Pitisco a ; od io I'lio mostrata ei a salsa . La seconcla i ierpretarione e di molli chiarissimi nomini, come ii chlama Samues

Potito nos suo Commentario fullo Loggi Attiche b . E disono , obe parti Vlpiatio des servi , i quali a vendita si evonevatio nella

CataStu, la quale era una machina di logno, o sia un tavolato, e Chela catasta si a il luogo, Oxo Ulpiano dice , che solovan Venire, qui Se Penates Pos ululant. Cho scoticia o ridicola in lorΡrclazione. Us- servo bene it Petilia , e puo agovolmente avvisar eius cuno , Chu quia Semi nqn es ponevano essi Inc desimi a voti dita , como suona la si λ-

se di Ulpiano, qtii se uenaus postulant, nisi orano da padroni con- dotii alia catasta , Peresie i com pratori gli osservasser tutii da cap n pie . I enales gladiatores in catasta ponebantur, Son par ouello Scoliaste di persio o , ut in eis possent omnia mUmbm Con vici . Era dunque da dire non gia qui se oonales postυωΠι , m qui ν uales ρroducuntur. La terEa lutcrprolaetione e det Iodalo Samuel Petito. Porta egit opinione d oversi spiegare quel testo do' se

Vi , che per tornare in liberta ρostulabant clod da alciano do loro amici; cioh che I' amico suetendo di comprarii col proprio danaro come Per se , si comperasse in satu col danam altrui per multorii iu

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in liberta : eosa usitatissima in Roma, e datio Legeti approvata, ςic- come e clitaro PCr uiolte auiorita done Paudoue ia . uu ia i ut e-pretagione clat Potito a questo modo proposta io rigetto sat liuientucosi di e Ulpiano, cli' ora in Roma un luogo, ove usavan ili an-dar coloro, qui Se oenales P tuliaba M. E quil inui ora ii luo , ove an lavano i Servi a cercar d' iiii antico , che sosse di loro ima uario comi ut re , sicco ne it clitania aitrove b, it medesimo Ulpianor In qualutique tui go Pubblico o privato pol ea cercursi uuamico. E pol quat pol exa essur mai la rugion di dubitare, se sus- se , o non siisse suggitivo Iuel servo , cho usando deu' opera di uuamico si iacea ricomyrare, quando ora cio Per te Romane Lego

Permesso A reniter probabile la spost Elou dei Petito di diis attre

chi piu povero di uia servo 7 che nulla ha di proprio 3 Pub hev egliri comprato clio Fia colle opere sue plenaniente soda istare at cre ii Ore ana Se egli appena ricomprato si inuore , non rimari . il creο-

tore, di qualuitque sua speraneta ingannato p Coine duitque poleva ilservo irOvar danaro 7 Micva talor per tui dario o promet terri uuamico : e hen ta mentione to flesso Ulpiano altrove d) di un servo ricomprato amici bemescio: ma h verisimilo , che 'l piu dulle Volle convenisse ut serio di saro , como usan di sare i si si di sa-miglia bisognosi di danaro , i quali non trovando clii 'l desse loro in Prestaneta , si abbatidonavano ut capriccio di un seneratore , qui PEcuniam incretis nominibus crederet , como it modestino Ulpinuo

testimonia in iiii altro Iuogo dello Pandet te e ; ciosi che desse il lanam ad usuro sopra 'l modo delle Leggi, da pagarsi dopo la mor te det Padre: che tanto sono incerta nomina di Ulpiano , quat iis occultum foenus cli Oratio I , clod usura per inoilo mi Su tu , che nori permetiendosi datio leggi, celat amento si proinui leva g et

e rici dat conlesto di Orario non oscuramente ricavasi , Multis DC culto crescit res foeriere . A sonoratori ad unque emia soliti di nudare i servi per procurare a qualunquo grande usura dunum da sa

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Ina certo Inogo , ove si flavano I seneratori . Nella elli di Plauto essi sta vano in quella parte dei Foro , che volgarmente sub oetoriatas si ii i uonii nava ; sub Oeteribus ibi sunt . qui diant , quique accipiunt foenore a r nella et, di Persio e' si flavano ad Pieri Scribonii Libonis. L antico Scoliaste di Persio sponendo quel verso ι , si putat multa cautus umire flagellos dice cosi , Focneratores iad Puteal Scribonii , quod erat in Portiora Iulia, ad F.

hianum consistere solebant. A colesto lilogo solovano venire i Ser

vi non per cercare d' un amico, che li comprasse , che degli amici potevan cercare in Ogni luogo, uia per procurar danaro, che al-l' amico si desse , ii quale coit danam non suo cosa che a sar lacompra imaginaria era per legeto Romana necessariamente richie- Sta li comprasse . Vengo ora alia raetion di dubitare. Certa mente cra per legge conceditio at servo di sarsi riconlprar da uia amico rPerche dunque Labeono e Celio dubitarono , c es sessu suggitivo II dite via' ultra nita congellura. Le si salte compre talora si celebravano sapendolo' i padroni, talora soneta lor saputa. Coti neli' uno me uel ultro laso eran te coinpre dalle lcggi permesse ; se non che quiando it servo seneta sapula dei padrone si fac a ricomprure ,

ora quegii dalle loggi di prava indolo o di mal costume notato ; e siccome te loggi det servo sugnitivo dicovano , cli' et sacca surto dise modesimo ui Padrono o cosa dei servo , che seneta sapula delPadrono si iacea ricomperaro , dicovano , cli' egit in mal modo alSuo Padrone Νi logii ova .. Ne si a testimonio Papiniano . Portandoquel Giurisconsulto des servi , eho soneta sapula de padroni si sace- vano ric imprare , dice d) ra i si mala ratione dominis auferunt . Tali servi Polovano a prima giunt a parer suggitivi , polebhaxevano' i' animo di non far pi. ri torno a padroni, cu in uia certo modo Si riit Lavano a coloro , pol hu set Lene i pudeoni di lor con-

po te celate arti des servi, non I avrobi,or nita per nulla. A quoslo modo si sa probabilo in si sietioli det Pelilo . Sequo la loreta inte Pretinetione da Accursio propocla , e da molli moderni Iut Petri, e Spectat mente dat Gotosredo adornata . Bappo lan ossi ii testo di Ul-Piano ad una Costitution di Antonino . Λ i,or freno ulla crudeliod 'padroni si sa cho quello Impera lore per una sua stiluetione ordino , cho se i sorvi non potendo piu fAsrire l' aspro suVemo , che i padroni sacoan di toro, si risugetivnno alle statue de' Cesari , Potevano sar istaneta di esser venduli ultria da' lor padroni , cd era

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sorta, chi ii padroni ii vendessem, e a buom palli . Questa e lapili coruune . e tu pia naturale sp ieti uia di quel luogo , si quis ira

asylum confugerit, vel eo Se colemi, quo solent Ocnire qui sereniales 'Os i ni, come lo avosse scritto Ulpiano , si quis in vis Itim confugerit, oel ad statuas Principum. Grati cosa uditori . clie di tanti iraerpetia , che lian Proso in cotest o senso te parole di Ulpiano, nivno ancora si Sia accorto , che la ragion de' tempi nota Pub solli ire , clie in quei senso si prendano . La sacolia concedula a servi risuggitta alle statue des Principi di sar ista pia tae esset venduti su data loro prilia Mileti tu dati' Impora lore Antonitio , Ina colora , clio ni Sser quoi diabbio suco io Labeone, e Celio, A nil Lmbeonem . et Caelium quaeri ur - E non E cosa Sconcis rima a Peu tare, che I abeone, it quale si ori ue' toni Pi di Augusto , o Culit, .cho xisso solio Vespasiano, avebScro Par lato di cosa , di cui s pi id la prima volta solio I' imperiis it Antonino 3 Pur nulla ost ante cotesta gravissima dilis colla , te parole ut eo se conferas quo solent oenires qui Sct oenalus Postuliant non si possono lutealere , che di quo'serxi , clio si suggivano allo statue degi 'ImPei ad H, e facet ano istanae di esseo vendi iti ; cili si di inostra clitaramelite cost.

Due diibbii propongono Labeone e Celio , P uno se siggitivo sin il servo, che risuggesi ali' asilo, cloe at Templo degli Dei ; I'alteo se sta suggitivo colui , qui eo se confert quo solent oenire qui se venales postulant : a colesti due dubbii risponde Ulpiano MoPuto non esso eum fugitioum , qui facit, quod ρublico facere liceres arbitratur : quindi venendis a particolari soggiunge Ne eum quidem, qui ad statuιΠn Caesaris confugit, fugitium cnbii νυν, nou enim fugiendi animo hoc facit. Idem puto et in eum, qui in avium confugit. Nelle particolari riςposte, che n proposti dub-bi ronde Ulpiano , di asilo e di statua di Principe si sa metietione; dimque di statua di Principe e di asilo si do vette nc' propusti diibbi traltare. Di asilo nei primo dubbio chia ramento si tral-ta : dunquo it secondo , di cui oscuro e 'I senso , dolia staturi 'del Principe intender si dee Ma come tor via la gran dissicol i , chedi sopra tio proposta Io pro lurro due in te conget ture , te quali

pero , che mi mran da voi menale hirone . Si potiebbe tentare non essere stato it primo I' Iua Peradore Antonino , clio avesse Permesso a servi risuggiti si alle staliae des Cesari di ne istaneta cli es- aer venduti . Che ii primo sosse stato Antonino, comi inemente S iu-segna Per testiinonianeta , cho nelle Isti tuta ab Trilmniano ne n . Ma primi eratnente non dico Triboniano , che Antonino sos e stato ii primo ad introdurlo Dice solamente major averitas domino

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libet delle leni , non puli ignorare , clie da si salti modi di dire

non Si pulli si curamento ra cogitore it primo aut Ore di quosla o di quella Costi luetione. L' i m peractor Codaulino a in una sua Costitutione ci lascio scritto , clie auca gia diangi per altra sua Costiaturion ordinato, esto non si rice vessero in gindi χio i testimonii seu-2a cilira in cnto Iuri urandi religione te ςtes , Priusquam Perhibeanet timonium, jam diutum a rota i Praece imus: e Pure indubitata usa e , Hae sin di,' teinpi della Republica libera una tui lone era in Boma , sicconie per molli luoglii delle orarioni di Cicerone si sa. uaquain to vi piaccia di credere quel clie Per tulli si crede , clie di quel co uine ii priuilem autor fosso stato I' Impera lore Autouino , Propori b ili' altra inia congellura. Sospico dunque, che quirile Purolu aut eo suc ferae quo solent oenire , qui se Ocnales Postularat, Sintio Patule non di Labeono o di Celio , mi di Ulpiano , ehe Scrivea di lio la Costitutioii d'Antonino . Rendor. probabilo la Inia congcitu a questo modo. Cila Ulpiano non uno, ni i due Giurisconsulti. Prul Liabeonem et Coelium quaeritur : Dr non essendo Verisimile , clie 'Ilio' duo G iurisconsulit avessor proposio'nc' loro libri que dubi j colle medosi me parolo , e da credere , clae Ulpi tuo ne ave Se CSprcssa la sola sentcneta eon parale tuitu Sue . Quali Parole a- essem usule Labeone e Colio , io di certo nol so; ma P0ictili Ul- Pi Πυ nella risposta , che sa a quot diibbio , se Sia suggitivo qui CO So confert quo soloni o ni o qui se octiales Postulant, notad 'li' istan Ea di farsi vendore sit motitionis . via dei solo risi irrivli' Si ii πη , ne eum quide. n , qui ad statuam Cac re is confu- ι fugitidum arbitror . si suo probabit monte opinaro, che 'I dub-bis, Se suggitivo sosse quot solvo, non ita cesse dati' istati Ea di Drsi Vendere , tu quale non avra tuom nolla olis di Lubeone e di Celio , ina dat solo essersi risu et iii, alia statua . lo clio si si ceva a ''lii V l napi, si come dat solu risu et ipsi ult' a ilo it primo dubi to

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la plebe Romam non polendo pili portaro in pace it claro governo,

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mam nunquam confugisse , ποrtet mm id praestare . Tolla e si di meetrio te due disticolla , Hie nascevano da due tuoghi di Plauto e di Ulpiano , mi lusingo , che almeno per verisimile avrete quel che io contra tulti l Giurisconsulti e i Filologi nil aono studiato in duo legioni di illinostrare , che non mia su permesso ad uom lihoro in Roma di vender sua liberia.

Sulla maniem, colla quati i cristiani si inar uero di parere. cha imitassero i Gentili. vendo io dounio per vostro gentit eomando in troppo cor to spaetio di tena , rubatomi in parte da pubbliche e private cure, formare un ragicitiamento ror P Adnnanza di questo giorno v luto ripi gliar u da me intraIaseialo argomento, din orno a cui tena ia con voi sermone altra volta su l'entrar di quest' anno οῦ vale aire e me e quando si gna assero i primi cristiani di non parere che imitassem i Gentili. E hen volentiori mi son disposto a laveniar su di eio per Ie niolle cose , che io da gran tempo n' avea Pensate e Scritte; onde mi h slato agevole in tante strettexte ditemPo raccozetarie , comu per me si e potulo it meoio , sebbene non mi e riuscito di dar lom mi glior ordine e lume. E per eominciar da' sacris1j abominandi . the osse iva a D moni la Ueca Gentilit e d agit alles speltaeoli or crudi e sangui nosi . come quelli det Cineo, ora impuri e lascivi , tome quae di Berecintia e di Flora opli non δ da porsi dubhio, che se ne astein nessero i Cristiani . Ε eomecobh molle si lassemo te casoni deli dio , che portavano i Gentili a Cristiani , una certamente e si suquella, siccome testimonia r Antore dolle Costituetioni Appostoli

nitenti , e lieti mi per l opposito in que' giorni che si dicevano da Pagani dies atri , giorni infausti, e tali erano i forni duo te calende, is none e gi' idi ; poiche , at dir di Macrobio c er evano , elis

vi lasse un eerto che d infausto neIIa partieella post , eton cui de ii glorni si spiegavano da i Latini . Egli non e pero da prendermaravigii a , Se aborrissem colanto i Fedeli xpellaeoli di simit saltapient α' idolatria e dissoluterra , qnando tra Gentili ancora riora mancava Chi si recasse a costienta a intervenirui . E Rui torna be-

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he d fallo di Seipione Pontesee Massimo , ii quale , menlr' eranuda grave pestilenea assiitti i Romani . non volle in conto ut uno

permellere, che riuove scene si a prisSero in Roma , e si ei gesseronuo vi spolluctat a' Dei , sebbono avesse ris posto I' O colo, cho non τ' era altro modo da tur via it rio maloroq; persuaSO , ebe non sidovea fgomlirar la peste de' colpi colla poste degli animi e do c sturni: e Len prevalse appo i Romani ii sentimento di Scipii me conim it volere degit Dii, nequo enim erant illi Dii suo Ponti De meliores, come scrisse Agostiuo nes libri delia Citia di Dio a Ci de sare anti mara vigila it v edere , clie si astuticvano i Cristianida certe cose, non percitu da in fossor μι ave , ma o Perclin er.m loro occasione di praticare eo i Geutid .mici perclae sol da' Geutili si usa vano . A dir ve ro ne primi tempi dolia Cluera i Fedeli si te-heum iungi da i Tribunali dei Pagaiicςimo . e non solo i Ulterio, ma ancora i Liaci Portavano te loro lili . coniecche so,ser civili, ai. Sauli Appostoli , coine si ricogite datia Pistola di Suia Paulo a Corini j, o e dice: Audet alimias oestrum habens neg λ itim ad-

persus alterum judicari vi d iniquos. cli' urauo i Gentili. et

non πud sanctos , et eruuo i Vesei vi., giusta i' interpretation dirissideo nelia vita di Salato Aginti no . Si coiiservo auuora , morti est' e' si suron gli Appostoli. iiii a si laudevole disciplina no ledelidi rimet tere alΓ arbitrio de' Vesco vi I loro corii Se , sicco uio e chia

eonsermata dat Graia Costantino in talia sua Custitutione

che altesta Santo A; lino ne i libri de te sue Consessioni .s , clieta lora era impedito di al,I arsi ion Santo Ainhrti io, latia turba de litignnti, i De a prati calca assol lavansi dini Orito at Saul O Ve, o-.vo : e di se bl ediso cotisossa altro c. g , che pes tanti necorj de Laici veni v a distrat lo dalla ι, ratione , indi conclitude e Quibus nos ni lenis res it Apostolus non Diqtie duo , scd ejus , qui in eo lo- qtiebatiar, arbitrio. Quinci ancora suo, che si asten vano i Cristiani di celebrare con loti etia i loro natali. ocumo da' Gentici si Priti cava coli varil gaut tu e bula chelli, o como a xiorni nostri it Pili dolia cun te uiti

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, L PnL ris rin galis . Sec non che rati pidito Poco a poco ii servo ro dolia disciplina velino tra Cristiani ancora ii costu di SPargersori si balsami ed unguenti a sepoliri, g , e talvolla auctae delvino Sulla credetira , che no Prendes,cr placere i Santi, glubta ι'.V

Simplicitias Pietate cadit ma credula Sanctos Perfusis halante. mero graudere sePulcris. Non scin qua da' et tersi duo u ςanae ri prese da Tertulliano in al- crini Cristiani , principalmeille per die potevnn parere introdoti eo dimi laetion de Gentili: i' una era di orare in Chiesa ivisti uin i ga- ni , siccomo saecvano te nationi dinaneti agi' idoli. Hujusmodi

dice it gran Padre ι non religioni sed superstitioni dinutian

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di re per la lestrinonia ueta cho ne sa Arnobio sui coin iliciam eii- te dei libro sesio , ove cosi declama conlro i Gentili: In hac con suos is Parte crimen nobis moximum imPietatis. .ngere , quoanoque aedes sacras Menerarionis ad GFcia construtimus : non deorum alicujus simulacrum Constitiacimus aut IOrmiam , non villa

riti fMricemus , non aras . E. Minuetio Felice net suo Ottavio, net quai Dialogo cosa parta de' Cristiani Gellio : Templia tit bus a de spiciunt , Deos de murant, rident sacra . E quinci a poco. Cur nullias aras hialent, formia nulla, ntilla nota simulacari r Arui sotio nome di Ollavio eod ris ponde Minuetio . Temptam quod ei exintiam , ctim totus hic mundus ejus ope fiabricatus etim capere non possit pin dat detio sin qu .hachi aro, che abhorrivano i Cristiani tui. le quelle pratiche , te quali se non in lutio . in Pario almeno si osservavatio da i Gentili r se non clie talvolt a te moderatano , in quia sat ebe si polossero stancamenter servar nella CLicsa . Coa log-

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