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lochio se clie venulo a morte ii Santo Padre sece serbaro una Pa to deli' Eucari Stia , linrclie si sepellisse col corpo suo Or con SI salta eerimonia voltero i Padri , se io non fullo , em n dare la Supersti Eiosa e re usanra de' Pagani , i quali , pol clie credevano , cliei' aut me de' morti dovevano tragittarsi dat vecchio Caronte uli' altra sponda des sume infernale, solex uno porro in hocca a cadaveri undanam , percite quindi si pagas,e ii noce hiero. Or per tornare at mio isti tuto . ncin soloisne i salti si studia- vano i Cristiani di tiou imitare i Gentili , ma retiandio, Delle Parole . Cum Conoorsiatio diuinaeidis miliane diceva Teriuatauo f Non factis lautum , Pertim e tiam oerbis Periclit Iuri, meminissa debemus , esse in oenbis quoque idola nivise incursum praecaocndum . Quindi non ' mai nomina vano i Dei dei Gentilesimo, e se maisi presentava loro oceasione di no in inarii , sol evan dire, I Dei fal
ili ei b it Lelo dei Graii Padre.. Tertulliano . ehe non consentiva , Chei Cristiani insegnasser latine te tollere , percite ne lis sporre , cle e sace vano a giovanetli i libri latini . douevan pallare degli Dii edeIlo savolo . cindi e piona la Belinion do Genli io; it perelae victa- uo UC nerui i Romani Pontesciolo studio .lsella Romana Giuris-
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studiavano Euelide, Aristo Me, Te rasto, e Galeno; o proso dalla eleganeta dullo stile si faeeva pol besse delia troppo semplicitὶ dedi liri Sanu ; come di un certo Tristilio Vescovo in Ci pro racconta il
Trilioniano in molio Costitutioni det Colice, e speetininiente in mia Costiluxione su) di Alessandro Imperador Gentile avesse inito Viala sormola pagana , a messavi Ia sermola de' Cristiani . con cui a tempi di Giustiniano Imperadore comuuemente si giuravn.cbe direm pol d' alquante voci , te quali , sebbene da se non sesso P Ve , come se anetiduite , man tuti avia flaggito da i Cristiant2 Certamente e non dicevan mai Te Io, Fano, o Delubro, Michh le reputavano voci proprio dei Paganesimoe . I a Clite de Cristiani ora si die a Dominicum , eloe la casa det Signore , onde la famosa Clitosa , cui die cominciamento in Antiochia i l m- perador Costantino, su per la sua magnificenta chlamata Dominicum
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re dovet te comitariare ad usarsi ne tempi di Costantino; michh egli probabis monte su ii primo , che die a Cristiani te Basilicite de Ge tili , vale a dire te case pubb.icho , in cui si riducevatio a sentirle cause dei Popolo i Principi e i Maestrati αὶ. Oe pol che la v ce Te to era Stimata per voce pagana , intendo bene , in quia senso die me San Gemulino b) , che nella Chiem di Gesu Crisio non v' uran Templi, e che da persecutori te Basilici 1e si vol-gevano in Templi r intendo , in quat senso dicesso otiato Mileuitano che i Cristiani non entra van ne Templi : ed intendo 1ιnal mente ii detis di Aureliano a' Senatori se Mi or oos, Patres Suncti , tamdiu de Merieudis sybulinis dubitasse librιs , Perindes quasi in Christianorum Ecclesia , nora in Te D Dcorum omnium tractarctfis . Ne osta , cite Lenone Veroneso scritiora det III. Seco lo net Serui. sui Saliuo ra6. scriva cosi : Conoontus qui m M CIesiarum stoe Tomyli consuetudo nostra ori domum Dei solita est nuncu'ura, uel Te tam . POiche certamen te questo Logo h
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colanio inflegno d'un Principe Cristidino . e Teodosio iusne tois evia it prosano Collegio clo' P tellei, e no die al Fisco te Possessioui, ali' avulso di oncisio Pativino. Or pensate voi , qual dovello esser mat lo silcgno e I dispellade Gentili in veggendo , che i Cristiani cotaulo abhorrissero te loro usan Ze. Eglino usarono sena premat varie arti e colori per indurreil populo batteatato agit emiri riti di lor religione. Τalvolta si studiavano di sedurii col pretesto dei ben pubi lico , come avvenivatalora in que' bacri sietj , cho si sacovan in qualcite comun poricolo , o per la salute dci Principe: nia tutio in vano ; imiche i Cristiani an pronii a Spargere anai ii proprio sanguo , clie interventro a' S crisi zj di simit satia : e imicho venno l' Imperio in Inan di COStantino, die suori l ouinio Principe o sorso a progluere de i Cristiani una cisti tuaione rapportata nol Codice Teodosiano a , in cui confieveri S me Pene ordina a suri Ministri , clic non assero ina venire di cosi riguere i Cristiani ad tu, Portim sacri ia celebrianda : Sacra setj , che d' ordinario si sacevano o per la secondita de' campi , od in qualche eomun li in ore : oudo Lucano b . Mox jubet et totam, auidis a cioibus iarbem Ambiri, et festo purgantes moenia luStro LUNAG Per extentos pomoria cingere in Pontifices - - con quoi cho Stygue . Quindi non si de' prostar sede a cio te raceonia ZOstino c , Serittor buggiardo ed inimico dot nomo Cristiano , cloe che Papa Innο- Ceneto Utempi cleti' Impera loro Ouori , , melilre si temcva il rovinoso itiolidumento de' Goli , pernit e clio pubblicam nle si lacessero alciani sacris 1j da' Gentili, rnelata Publica salute mae OViuio-Πi. Ne ii qui da tacersi una sedeuotissima Costituetione duil' In pu- Tador Valentiniano rapportata anch qςa nel Codice Teodosiano d): Quisquis Iudex seu a paritor ad custodiam Tem lorum homines Christianae Noligionis adposuerit , xciat non saluti mae , non fortunis esse Par endum . Egli su costume de' Gentili di destinar soldati ulla custodia de' loro Templi , per die respignessero I foreta altrui , o non facessero disturbaro i sacri riti: il Porcitu scou- Sigilava aertulliano la initi hin a Cristiani se . Et excubabit P noin Cristi no Pro Templis, quibus renuncia, ut or solevario i Pagani destinare a tale iis io i Fedeli, per mel terti cosi nelia dura necessi 1 di assistero agit olliati sacrifietj : ma ncit consenti pe' suoi tem- Pi l' imperador Valentiniano, mo se , come ci loce it credere , dat-le giustu dolorose querole do' Cristiani , e sorse culle i,tanae , che
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Andh piu estre aneora Ia ra Ia Paginerems . Nedendo irigani, quanto si guai dassero i Fedeli di toreare qnes cibi, che sierano offerti in sagris letio Agl' idoli , a dissogare I pio talento a levano costrignere i Santi IIartiri a mungiarne , eonae si letae ili Atti dei Martire Luciano sa), sebbene volle angi it Martire va-oroso morirsi di dura fame , eho toecarne un P O . M stessa arte uso pik il tiranno Giuliano in Costantinopoli; poiche , secondo a testa it Baronio h), sece una volta, che niente si v Messe in pia Ta, che non lasse pria sacrificato agi' idoli, perelie cosi stret i datula dura necessith De mangiassero i Cristiani et fel, ne e toro seia guendo it considio det Martire Teodoro ad onta dei tiranno non Presero alim eibo, che mento totis, sacendo C si cadere a moisto Ie arti insidiose dei Principe idolatra . Ε pure Potevano hen' glino con sicura cosciema in se grave hisogno mare si falli cibi seis condo Hoc hi3 serisse I Appostolo. Quicquid is macello renditur, edite, nihil discriminantes ρ ρfer conscientiam. Di satio avendo altra volta Io flesso Giuliatio contaminato con e acqua lustrale ilPane, te carni, P erbe . e tuiti i sonti della Citia di Antioehia ;non si rimase percit, di mangiame e di boeme u pvolo Anii Cheno ; e, comoechh altri si scandaleazasse, ii di se non pertanto Teodoreto c) . E DI so fine, Perche temo , che troppo lungo in- Crescevole ri ea it mio regionamento , serbando in altro glomo lemolle cose, che mi h convenuis intralaseiare.
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Non d' atra e tempestosa Onda marina
Quaternario et Nori ae atra e .
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re . Commendo de in questa e ' Petrarea, ma sona AEni aDtro it Casa , it quale di melli rimo e dat comun' uso lontano consciice ardimento condiisse at sine , e spetia linente net maravi gliosa Soncito, che eomiticia μ ρο ab M ostro ec . , Ove aveudo eglinet primo Quaternario usato la rima eice , net secondo su instret todi tormare la purola felee , che vale cel se , da nivno italiano Scrit ore , per quel che io me ne sappia , usata innaneti. Ed a sua imitatione i Poeti , che vonner pol, lodevotinente si servirono della v ne dulce, che suona cel die . Μa si des por cura di non dare it istraueZZe, sicco me ha satio talora ii Dante e comecchh avesse egit una volta dolio ad nn suo amico , ehe non v' era rima in tutia iam a Commedia , di cui es non rimanesse contento , e Che non a ea mai clii uso uia verso ron parota , che propia colanto non seme edneconcia, eli' es potendo desiderasse di rimutaria; io pero credo ,
io sunto , qua lora nil si sa innania qualelio Sonetio det Redi , ilquale da poclii in Dori , che pur vagiton poeo , non si diparti mai
lalla rima ore, rima, eon cui eominciano a schimherar te prima carte gli scolarelli in Poesia . Ponete ancora mente at numero edali' armonia de' vorsi, la quale alia gravita dello stile accouciame te risponde . 1l snon des versi e lo stesso si de intendere dei semmon sciolio ) uopo h che sia alia eosa consorme . Talora dev emerctfPro e rutto , on disso in una sua Canaone it Dante Cωι nol ntio pariar -glio ener auro,' Come negli aut qnesta bella petra :talora dolio e suave , quat' u in tutio qnes Soncito det Casa DOlci son le quadrella , onde amor Pungre zt lora cadente , come in qtitii verso ae un Sonesto dei Mesra satis pur la morte det Bemlios, eram it colle inestinarsi di Parnasor talora grande e magnifico , quat si in tutis questo Qualernario . Vedete come riem pie gli orecchi ii nn mero di questi versi
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n Vossio per P in oritu ἐν Vergilio
Pac sua tacitamente ed a poto a poele allentute commetti tum delle taviae, disse con tu ita proprieta Accipitini. inimiciam imbrem , rimisque fasiscunt.
det Gravina , che per rendere i verit dolio italiano Tragodie, simi-glianti quanto si polina it pili a' versi delle Tra die Grueste , Scru
ti quale mirare , Comen si ea classe denuo te navi per
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smulo , alia eontemplisione delia divina bellereta, e qui, i agus tuiti dolia sacra Filosofia, ed a santissimi ulliu della pica et del
dalle Divitie rurareteci , ed ulte terrene cosei c' incliina ..COdcSli due Demoni o Sie , , iij son per Duo gladiato quelle due anime . the in clascuuo nomo gli. anilesii Filo simu avulsa vano , l'una xv. lolligente ed Pterna , t ' altra sensitivas e mortale . Fra i due m mi son trasmessi tre ultri amori , do' quali ilas condo e posto inuguai distaneta dul Demone hucino . e dat tristo d amore altivo ed umano vi cn detin ; dove it primo , clie ira nouae d' umor co templativo, Piu al liuono, e 'l tormi, cli dicesi amor voluit uos ae ferino , piu at cattivo Demone inclaina . Atua P uomo d' amor coa- templativo , qua lora dat te create tinnia ita ut priino loro bellissimo Facitore sal Eudo in tui riposa e si ac lueta . Ama i' uomo d' amorserino , qua ut unque, volte di sua rogioite a Lusando die tro alle sensibili somno, onil' o cotanto la virili immagitiatrice percossa , at reo placere di abominevoli carnali congi agni menti abbati lonasi . Ama
gnevole , ehe san tu ito im gli uoinini tra loro, scitivo di tutio cito che mal si consente col dritto e coli' onesto altro dilutio e' non attinge, che quel che prendast cla Ila vista di vaga a leggia leufiem hianeta et ne scrinmidosi su Ia poglia terrena , tuti clie quinti tragga Ia prima oecasione ad amare, si complace attresi deI eo qu- me , dei portamento . dolle inaniere, o di tuli ocili cho desto spirito movendo suori pel eon,o come raggio per traSParente v Etria tra- luce . Or questo solo amore di sua uaturaiau'uomo si corivi eneo dat icctio essendo egit ine Eeto tra P immortale e 'I cadum , emcquegli , che non h sciolin spirito , illi solo coriis , quanto gli de tornare in blasimo It amara d anior serino a simul laneta de' bruit , i quali non sono, che pura materia movetilesi,, lanio gli diu. ri seirct Dialagevole I amare d amor Divino , di cui lassu vel mondo
intelligibile sol' ardono in Dio gli Spiriti igniadi . Or quantunque per te loro dissinitioni chiaramente ii seriuo amores dati' uman si co