Josephi Paschalis Cyrilli consummatissimi J.C. et in regia Neap. Academia primarii antecessoris Opuscula varii argumenti poemata item varia quum Latine, tum Italice scripta collegit, ac in lucem edidit Franciscus Leggius ..

발행: 1823년

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lochio se clie venulo a morte ii Santo Padre sece serbaro una Pa to deli' Eucari Stia , linrclie si sepellisse col corpo suo Or con SI salta eerimonia voltero i Padri , se io non fullo , em n dare la Supersti Eiosa e re usanra de' Pagani , i quali , pol clie credevano , cliei' aut me de' morti dovevano tragittarsi dat vecchio Caronte uli' altra sponda des sume infernale, solex uno porro in hocca a cadaveri undanam , percite quindi si pagas,e ii noce hiero. Or per tornare at mio isti tuto . ncin soloisne i salti si studia- vano i Cristiani di tiou imitare i Gentili , ma retiandio, Delle Parole . Cum Conoorsiatio diuinaeidis miliane diceva Teriuatauo f Non factis lautum , Pertim e tiam oerbis Periclit Iuri, meminissa debemus , esse in oenbis quoque idola nivise incursum praecaocndum . Quindi non ' mai nomina vano i Dei dei Gentilesimo, e se maisi presentava loro oceasione di no in inarii , sol evan dire, I Dei fal

ili ei b it Lelo dei Graii Padre.. Tertulliano . ehe non consentiva , Chei Cristiani insegnasser latine te tollere , percite ne lis sporre , cle e sace vano a giovanetli i libri latini . douevan pallare degli Dii edeIlo savolo . cindi e piona la Belinion do Genli io; it perelae victa- uo UC nerui i Romani Pontesciolo studio .lsella Romana Giuris-

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studiavano Euelide, Aristo Me, Te rasto, e Galeno; o proso dalla eleganeta dullo stile si faeeva pol besse delia troppo semplicitὶ dedi liri Sanu ; come di un certo Tristilio Vescovo in Ci pro racconta il

Trilioniano in molio Costitutioni det Colice, e speetininiente in mia Costiluxione su) di Alessandro Imperador Gentile avesse inito Viala sormola pagana , a messavi Ia sermola de' Cristiani . con cui a tempi di Giustiniano Imperadore comuuemente si giuravn.cbe direm pol d' alquante voci , te quali , sebbene da se non sesso P Ve , come se anetiduite , man tuti avia flaggito da i Cristiant2 Certamente e non dicevan mai Te Io, Fano, o Delubro, Michh le reputavano voci proprio dei Paganesimoe . I a Clite de Cristiani ora si die a Dominicum , eloe la casa det Signore , onde la famosa Clitosa , cui die cominciamento in Antiochia i l m- perador Costantino, su per la sua magnificenta chlamata Dominicum

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re dovet te comitariare ad usarsi ne tempi di Costantino; michh egli probabis monte su ii primo , che die a Cristiani te Basilicite de Ge tili , vale a dire te case pubb.icho , in cui si riducevatio a sentirle cause dei Popolo i Principi e i Maestrati αὶ. Oe pol che la v ce Te to era Stimata per voce pagana , intendo bene , in quia senso die me San Gemulino b) , che nella Chiem di Gesu Crisio non v' uran Templi, e che da persecutori te Basilici 1e si vol-gevano in Templi r intendo , in quat senso dicesso otiato Mileuitano che i Cristiani non entra van ne Templi : ed intendo 1ιnal mente ii detis di Aureliano a' Senatori se Mi or oos, Patres Suncti , tamdiu de Merieudis sybulinis dubitasse librιs , Perindes quasi in Christianorum Ecclesia , nora in Te D Dcorum omnium tractarctfis . Ne osta , cite Lenone Veroneso scritiora det III. Seco lo net Serui. sui Saliuo ra6. scriva cosi : Conoontus qui m M CIesiarum stoe Tomyli consuetudo nostra ori domum Dei solita est nuncu'ura, uel Te tam . POiche certamen te questo Logo h

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colanio inflegno d'un Principe Cristidino . e Teodosio iusne tois evia it prosano Collegio clo' P tellei, e no die al Fisco te Possessioui, ali' avulso di oncisio Pativino. Or pensate voi , qual dovello esser mat lo silcgno e I dispellade Gentili in veggendo , che i Cristiani cotaulo abhorrissero te loro usan Ze. Eglino usarono sena premat varie arti e colori per indurreil populo batteatato agit emiri riti di lor religione. Τalvolta si studiavano di sedurii col pretesto dei ben pubi lico , come avvenivatalora in que' bacri sietj , cho si sacovan in qualcite comun poricolo , o per la salute dci Principe: nia tutio in vano ; imiche i Cristiani an pronii a Spargere anai ii proprio sanguo , clie interventro a' S crisi zj di simit satia : e imicho venno l' Imperio in Inan di COStantino, die suori l ouinio Principe o sorso a progluere de i Cristiani una cisti tuaione rapportata nol Codice Teodosiano a , in cui confieveri S me Pene ordina a suri Ministri , clic non assero ina venire di cosi riguere i Cristiani ad tu, Portim sacri ia celebrianda : Sacra setj , che d' ordinario si sacevano o per la secondita de' campi , od in qualche eomun li in ore : oudo Lucano b . Mox jubet et totam, auidis a cioibus iarbem Ambiri, et festo purgantes moenia luStro LUNAG Per extentos pomoria cingere in Pontifices - - con quoi cho Stygue . Quindi non si de' prostar sede a cio te raceonia ZOstino c , Serittor buggiardo ed inimico dot nomo Cristiano , cloe che Papa Innο- Ceneto Utempi cleti' Impera loro Ouori , , melilre si temcva il rovinoso itiolidumento de' Goli , pernit e clio pubblicam nle si lacessero alciani sacris 1j da' Gentili, rnelata Publica salute mae OViuio-Πi. Ne ii qui da tacersi una sedeuotissima Costituetione duil' In pu- Tador Valentiniano rapportata anch qςa nel Codice Teodosiano d): Quisquis Iudex seu a paritor ad custodiam Tem lorum homines Christianae Noligionis adposuerit , xciat non saluti mae , non fortunis esse Par endum . Egli su costume de' Gentili di destinar soldati ulla custodia de' loro Templi , per die respignessero I foreta altrui , o non facessero disturbaro i sacri riti: il Porcitu scou- Sigilava aertulliano la initi hin a Cristiani se . Et excubabit P noin Cristi no Pro Templis, quibus renuncia, ut or solevario i Pagani destinare a tale iis io i Fedeli, per mel terti cosi nelia dura necessi 1 di assistero agit olliati sacrifietj : ma ncit consenti pe' suoi tem- Pi l' imperador Valentiniano, mo se , come ci loce it credere , dat-le giustu dolorose querole do' Cristiani , e sorse culle i,tanae , che

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Andh piu estre aneora Ia ra Ia Paginerems . Nedendo irigani, quanto si guai dassero i Fedeli di toreare qnes cibi, che sierano offerti in sagris letio Agl' idoli , a dissogare I pio talento a levano costrignere i Santi IIartiri a mungiarne , eonae si letae ili Atti dei Martire Luciano sa), sebbene volle angi it Martire va-oroso morirsi di dura fame , eho toecarne un P O . M stessa arte uso pik il tiranno Giuliano in Costantinopoli; poiche , secondo a testa it Baronio h), sece una volta, che niente si v Messe in pia Ta, che non lasse pria sacrificato agi' idoli, perelie cosi stret i datula dura necessith De mangiassero i Cristiani et fel, ne e toro seia guendo it considio det Martire Teodoro ad onta dei tiranno non Presero alim eibo, che mento totis, sacendo C si cadere a moisto Ie arti insidiose dei Principe idolatra . Ε pure Potevano hen' glino con sicura cosciema in se grave hisogno mare si falli cibi seis condo Hoc hi3 serisse I Appostolo. Quicquid is macello renditur, edite, nihil discriminantes ρ ρfer conscientiam. Di satio avendo altra volta Io flesso Giuliatio contaminato con e acqua lustrale ilPane, te carni, P erbe . e tuiti i sonti della Citia di Antioehia ;non si rimase percit, di mangiame e di boeme u pvolo Anii Cheno ; e, comoechh altri si scandaleazasse, ii di se non pertanto Teodoreto c) . E DI so fine, Perche temo , che troppo lungo in- Crescevole ri ea it mio regionamento , serbando in altro glomo lemolle cose, che mi h convenuis intralaseiare.

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Non d' atra e tempestosa Onda marina

Quaternario et Nori ae atra e .

pensiero lenevasi lontano .

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re . Commendo de in questa e ' Petrarea, ma sona AEni aDtro it Casa , it quale di melli rimo e dat comun' uso lontano consciice ardimento condiisse at sine , e spetia linente net maravi gliosa Soncito, che eomiticia μ ρο ab M ostro ec . , Ove aveudo eglinet primo Quaternario usato la rima eice , net secondo su instret todi tormare la purola felee , che vale cel se , da nivno italiano Scrit ore , per quel che io me ne sappia , usata innaneti. Ed a sua imitatione i Poeti , che vonner pol, lodevotinente si servirono della v ne dulce, che suona cel die . Μa si des por cura di non dare it istraueZZe, sicco me ha satio talora ii Dante e comecchh avesse egit una volta dolio ad nn suo amico , ehe non v' era rima in tutia iam a Commedia , di cui es non rimanesse contento , e Che non a ea mai clii uso uia verso ron parota , che propia colanto non seme edneconcia, eli' es potendo desiderasse di rimutaria; io pero credo ,

io sunto , qua lora nil si sa innania qualelio Sonetio det Redi , ilquale da poclii in Dori , che pur vagiton poeo , non si diparti mai

lalla rima ore, rima, eon cui eominciano a schimherar te prima carte gli scolarelli in Poesia . Ponete ancora mente at numero edali' armonia de' vorsi, la quale alia gravita dello stile accouciame te risponde . 1l snon des versi e lo stesso si de intendere dei semmon sciolio ) uopo h che sia alia eosa consorme . Talora dev emerctfPro e rutto , on disso in una sua Canaone it Dante Cωι nol ntio pariar -glio ener auro,' Come negli aut qnesta bella petra :talora dolio e suave , quat' u in tutio qnes Soncito det Casa DOlci son le quadrella , onde amor Pungre zt lora cadente , come in qtitii verso ae un Sonesto dei Mesra satis pur la morte det Bemlios, eram it colle inestinarsi di Parnasor talora grande e magnifico , quat si in tutis questo Qualernario . Vedete come riem pie gli orecchi ii nn mero di questi versi

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n Vossio per P in oritu ἐν Vergilio

Pac sua tacitamente ed a poto a poele allentute commetti tum delle taviae, disse con tu ita proprieta Accipitini. inimiciam imbrem , rimisque fasiscunt.

det Gravina , che per rendere i verit dolio italiano Tragodie, simi-glianti quanto si polina it pili a' versi delle Tra die Grueste , Scru

ti quale mirare , Comen si ea classe denuo te navi per

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smulo , alia eontemplisione delia divina bellereta, e qui, i agus tuiti dolia sacra Filosofia, ed a santissimi ulliu della pica et del

dalle Divitie rurareteci , ed ulte terrene cosei c' incliina ..COdcSli due Demoni o Sie , , iij son per Duo gladiato quelle due anime . the in clascuuo nomo gli. anilesii Filo simu avulsa vano , l'una xv. lolligente ed Pterna , t ' altra sensitivas e mortale . Fra i due m mi son trasmessi tre ultri amori , do' quali ilas condo e posto inuguai distaneta dul Demone hucino . e dat tristo d amore altivo ed umano vi cn detin ; dove it primo , clie ira nouae d' umor co templativo, Piu al liuono, e 'l tormi, cli dicesi amor voluit uos ae ferino , piu at cattivo Demone inclaina . Atua P uomo d' amor coa- templativo , qua lora dat te create tinnia ita ut priino loro bellissimo Facitore sal Eudo in tui riposa e si ac lueta . Ama i' uomo d' amorserino , qua ut unque, volte di sua rogioite a Lusando die tro alle sensibili somno, onil' o cotanto la virili immagitiatrice percossa , at reo placere di abominevoli carnali congi agni menti abbati lonasi . Ama

gnevole , ehe san tu ito im gli uoinini tra loro, scitivo di tutio cito che mal si consente col dritto e coli' onesto altro dilutio e' non attinge, che quel che prendast cla Ila vista di vaga a leggia leufiem hianeta et ne scrinmidosi su Ia poglia terrena , tuti clie quinti tragga Ia prima oecasione ad amare, si complace attresi deI eo qu- me , dei portamento . dolle inaniere, o di tuli ocili cho desto spirito movendo suori pel eon,o come raggio per traSParente v Etria tra- luce . Or questo solo amore di sua uaturaiau'uomo si corivi eneo dat icctio essendo egit ine Eeto tra P immortale e 'I cadum , emcquegli , che non h sciolin spirito , illi solo coriis , quanto gli de tornare in blasimo It amara d anior serino a simul laneta de' bruit , i quali non sono, che pura materia movetilesi,, lanio gli diu. ri seirct Dialagevole I amare d amor Divino , di cui lassu vel mondo

intelligibile sol' ardono in Dio gli Spiriti igniadi . Or quantunque per te loro dissinitioni chiaramente ii seriuo amores dati' uman si co

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