Josephi Paschalis Cyrilli consummatissimi J.C. et in regia Neap. Academia primarii antecessoris Opuscula varii argumenti poemata item varia quum Latine, tum Italice scripta collegit, ac in lucem edidit Franciscus Leggius ..

발행: 1823년

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mitor doli' li alica gloria si ac inse con timcalxu rriera genteastin x οneroqa ed a tuiti i Socoli motu oraLilo venula, in quosio Regno dilibellicoso Germano occupato e ili fisso: or la sua fortuna, e quar in mentera , cUm V in ques tern po , net quale Po i glii acci, e lier

to si mise , D in Pi0ggia si sci lso , non cadde grandino , o nu olarii nugghio ; ma Fereno o ri lucente Paere, e plano uitranquillo si acquo it mare : Dra it suo valore , e quὶ rimembror i come IeCastella o te Boccho doli' uti nemo e deli' ultro da lui comital lute erollarono, e e 'me la Bitoni tua Caul pagna di sanguo. ostile si tin- se, o hi anchrygio foramento di ossa Germane : or la sua Cleme za , or la Sua Giusti etia . e si rimnoscera benigno e audi iore de Prio glii , e dello rettudi aliissimo vendi calore. Volgora l'altra in Inente te sue graudem: , o te sue virili, oci,aVvisundo, Che , Siccome in parte e locuta , ovo nionio alla pione ara te manca della Sorte

Regale , e a quella persi 1ion di spirito uggiunia ait si , ove it termine h posto dolia uniana selieitade , non avera clie idee limpie , FPlendide, Sublimi, o puro, o dii illo; o picue sempro di quella

Lincondita , che dolia ccinoseenta si attinge det Vero e det hvono . Re solamente Puno e P alira in se me destini ma P tino,neli' autra mirando, e P altra noli nno non in magineranno. che modi

rar di Vederin Pia, avx duta , prode magnanima, generosa , E dii ut ii que' Somini pregi sorti ita , cho ne suoi ottii ni Genitori ritum no . Non h 'l mio sorte tinni, inaro cho si bene adorni iI suturorne io mi cre do di potero per P umano intendimento te venture m-

quella virlia , onde per P uomo eois da cosa dirilla mente ricogit si, diviso i lontarii vori simili es Ietti di pro otiti eouosciuie cagioni. Ed oli se fosse a' nostri forni tanto spatio segnato, che non Cilia togilasse ii vellere ali' eta vomiti dol valore o dei consigito i Regi Figliuoli , eoi vedremmo noi pinnovollata in loro la virtu delia Coppiat Ma vedremmo ancora per la Coppia , e per la Prole Venire ni Regno.nuova grandoetra e selicita'. Egli e vero, clie lamandeteta dei nome Napoloiano tulta dat suo propio Siguore diri- , e uou u di noi, es. noa vegeta restaurate per lui tu belle artiae inm

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d' in egno, restituita in qnesta Cilla la gloria dolle armi , agovolati i commereti , di nuovi onori ornati i nobili uomitii , et i volgari di spessi e pili largiti stipendi per lante riuovo opere e δε rna riisiche rimunerati ; pure, dapsiccite quel bene, clie durevole nou, appena e si duo dire che si a vero belle : la grande ita di que-sio Regio alle faustissime Noetae a hii in diritto ascei ver si debl, este non altrimenti e ci si puli sorbar lauto Leue che per i Augusta Priae, di cui bella speranna ct porgono la costante sinita , igiovani anni, laAcastu. , e 'l vicen levole Iielissi rio amor delia Coppia . Per si manifesta utilita , elio a 'populi torva da i in tritaggide loro Sovraui , F ne surouo P r uti certo natural senso cornuue

sti spiriti risu egi turbi, quali secreti uio vimenti di generosi agetit

. . I X a nou

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non ci sentirerno sarri nel euore dati' alia presenxia or de P in Illa Coppia , or della magnanima Prote 8 Le nobili Donne , ii animi, dclle quali da pigro Oaio e dagii agi talora a vani studj son vol-ti ,'Drule P0ι la prole men serte , e mcn generosa riesces elle con

sangue tramandantio a fgliuoli , allere madri diventeranno di pro-

iu λιι , clie di Cotesta Begal Coppia discenderanno , si ve-i u eQmP0rre mente e mstume , e eos; poco a poco si desieranno nil anlaco onore des coiisi glio e deli'armi: eol e sigito a disamia si rectierantio te sperante e a diritti della Sedo Regale , e Sei istendora la putenaa colla giusta soreta deli' arvii . Ed oli se . . nia ivo soco la virili immiginatrice mi scalda , cod potesse ilgoeulo intellotio trapassaro nel si sco dei tempo avvenire , sorso D vcdrei movere da' nostri lidi cento guerriere navi me d'uno in ut an mare nuc Giudaiche areno da seconda aura sospinte minacar duolo at Tira uno di Gerosolima . Vedroi agit urti de bellicii umenti crollar te mura dolia comi attula Citia , ed i Napoletani iv.ilieri e I l anti satiare la nolail' ira su te barbare torine', edea ii suiuo di lividi te chi o di osangui busti orribilinente covem, ora ill SOZZa t ille asp rso it vicino torrente, ora stretii i seriuci tu catena , cd ora, poste gilla te vilite baiuliere , tremesar lo u Olli Su e rix ara eri is lorri. Vedrei te paventoso donne me

aui uani inui alti pleui di Holore o di toma pregar PR He ricia 1 o. rei sponto ii profano suoco su P are i inmotade , e ritolia talo ingratine dest impuri sacerdoti , e dei salso Proselabia Saera Otialia di Cristo, e te reverendo in morio dei nostro Heatio Ma beii ure , g 'neroso e pio Vincitore , la nobil scrocia o la to- ut i a icia dei sta , largire a'vinti mei colle, e t i nefandi tomolia rara glirar um volgi nilo rostilliare i non sataguinosi Sacrifici in li

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gramIi. e quanto a traseorsi incoli inaudite, lanio ammirandea' venturi per nostra felicita Ie a presto sine ha condotio . Cost eglii sietissimi auguri delia Coppia , delia Prole, e delia bella ve

inra nostra consermi .

ORATIONE FUNEBRE

ALLA MEMORIA IMMORTALE

oiehu ci δ nato it Principe di Contola Gio oppe Pappaeoda di improvvisa morie rapito , era hon dritto , clie a reverenEa dei dilui nome , ad amnia trevole memplo utimi , ed a nostro consertodi pubbliea diceria la di tui memoria si onorasse ; ma era an OPdritto, Ascollatori, este questo retronio usiato , ct e per me e Per oi gli Si Presta volgendo appena it socoudo vi dat tristo giorno delia sua ainarissima dipartita , si traesse ii piu cho si potesse in Iungo, onde avesse cresculi di uoi poluto avere la liberta di disso-gar luella d0glia , in cui morte ci ha posti . Averei coia poluto iodi tui ragionare con voce intera e non rotta da sospiri, e dat Plan

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o di avreesse eoia potuis Vol eon animo seu riposa minaris, fi Como alla religion dei luogo , in cui sta ino , ed alia dignit, vostrah1 Conventua . Chi e ora che possa por freno alle lagrime , che laseona natura ci sa correr su gli occhi Z Μa o quanto pia duro h et mio stato , cha 'l vostro non h . Vol , che taciti mi ascoltate. Potuin trarre tin qualche sospiro dat pello et pote te bagnare danna qua Iche lagrima ii ciglio , e sospirando e plangendo dis acerba re i' aismo r io, ehaidebbo partae dere uomo , che cruda morte nctha tollo , ne planger debbo , ne sospirare , e Pariar non POSSo seu za pianto o sospiri . N. , Ovuaque io mi volga , trovo cosa, chemi consorti. Le su reo squille , ε i flebili canti , cui dianti si h

P0Sto sine , e cho mi suo uo ancora nella mente et i vostri voltisparsi tuiti di quel colore . elie pinge ii duolo : i neri panni , chemi tot ovo i lieti ragri dei sole : le mura di questa Templo v blite a bruno ; I' alto feretro di qui Posto ad onore : le seris ii suci,

ebe gli ardono intorno, e che sole rompono i I sosco aere , che micirconda ; e 'I non loniano marmo, che l gulato adavere asconde , mi sanno tulli risuggire i hevi spiriti al moro , nh so come non maneo . Previdi bou lo quando mi su dato 1' alis comandamentodi sare quel, che bra providi lo smarrimcnto , che avrebbemi Prem sta tante i minasini di dolore t e mi seci, rome seppi ii me-glio , a Scu Sarmen e : tua tulit aliora hila memoria mi tomarotio i

bil desunto , ed aleiani mosiramo romitori de' lor propri amplissimi

aliri a i solumi gradi dolio Beati Corii sali ii, tra' quali ben merita

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eliosi di Fuscaldo, de' Principi det Colle , o do' Principi δ' At risono note a Cia,Cuua . Ma n uox a splendentissi ina luce alia famiglia

Pappacodii Si aggluuse pe due Frat' si Salva loro Duca di Giove-tia 11 o Gioseppe Priucipe di Cent'la ultimi mutati di uia si chia. ro Casam, amoudite Roggenti dolla Graii Corto , ante mluc Genti luoi uiui dei a Camera dei no , autendite Ca alteri deli' iusigne ordine ili San Gonnaro , uinendite Cotis glieri di Stalo . Ma pol che di cotesti boni dotiatrice h la fortuna , non Diai peressi a giudi Eo dc' sapienti alcuua vorace lode si aequisla . La Veraliae cosolo PD,ta Hel lacu usarne. Ed O come uelu, , bone ii nostro desunbi Eroel Tanto h lontano , cho ne aves e uiui menat orgoglio, come it piu desii uomini sono usi di scire , clie antagii ebbe seni pro a vile, vago sola monte di quelli , che puri abiud immortali animi essendo a i subiti rivolginionii di sorte non Sog-gi acciono in alcun modo. E di vero pol cli h per la viaiata natura nostra . di molli crrori ingombro I limano intellelio , e ila nisite malitate passioni sospinta at male la volonia , e' non ad altro Pertulla sua vita intcse, che a forni re delle piu seste cognitioni Iamente, ed a comporre ii euore a viri l. Delle pili scelte cognietioni gli, rni rota Ia mente te belle arti d' ingegno: gli coinpose id citurea virili la Cribliana Religione. Solto la disciplina dol nostro Glambattis la Vico nomo d' immorial nome die opera ne suoi primi anni alle latine lettere, e tauta. Vagliezm ne Pre e , che quanti Latini Scritiori dopo it ro vivoso vastissimo discorrimento des Barbari sono a ncii rimast, tulti E'lesse Piu volle , ed ancile pleno di anni , o di cure non lasci ava Pussare

quasi dissi uaa sol glomo , in cui non se ne recasse in munia muno, or uu altro. Sotio lo stesso rast ardevol Maestro apparo l' artudet dire , c tulte dagli Oratori e da Poeti raccolse te belle e Pre-giate forme di ragionaro : ne minor cura si die delle Greche , e dente Romane antichilli. ua piache la vera eloqueneta non altronde cluet dat meato delia Filosofia come da sonte deriva, l'animo a lui vulse. La pili gran Parte pol della pili forma cla sua occupra nc'gru 1 studii leua uate mutina . ne' quali, dappoici id Qebbe i priueipi 'PPre ida Anton Monsorte, e da Agoslino Ariani , che coli molia lodu la

gionava , che i piu dotii Prosessori ne prendeano in aravi glia. E bengraude malavi glia ne prese uno de via iam0si Maleuiatici di Eu-

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ropa venulo un d; h gili degi I anni, nella nostra Real Corie, quando sal tosi a dispntare col nostro vale uti uno Maleuiatico Niccolodi Martitio ili uno de' piu dissicili calcoli Neutoniani, vide scapporriti nostro Eroe, cli' cra poco da lor lantatio . o l' uim regionar diquci punio con tanta prosondita , che non potea Speratai In ggiore. Volane pol tempo, in cui ebbe a sar pruova de' suoi talenti neli arte dilli filissima det gaverno. Ed o quante , e quanto tum tuose Pruove di accori monto, e ili prudenta ei ha date ora rcggendo laGraia Corie. ora sedendo uel Supremo Consistio di Stato , Ora conducendo a buon sinu i molli gravissimi assari, che gli veni vano dat

E pur questa , coniecitu grando , non e la sua pili gran lode. La Religione e quella, d nide la pili gran ii de gli vi euc. Nella prima insegia exole ota te voci ascollati lci de pii Genitori, e de 'nia inplibri Maestri in dixi uita sieeve egli iaci moltu animo te mori ne dulla piet, Cristia ua. Quinci tu che tu questi anni, ue' quali per loristogito dei sangue con pili soraevole spingi mento te vagite sortitenella polenaa immaginii trice per olouo , lontano si tenue da que' Placeri, Onde Sox ruto si lasci an rompere gli animi gio vanili , o candide e pure voglie nutri. Clii et vide mal o nelle notiurn r Peri-glioso vigilio'det secolo . o nolle incrii minoroso e Piu on Ste brigate accant O a giovin doliva I Forte temon , clie impura fiantina diam are uel suo giovin pestio nou si apprendesse , lien Persuaso , nouessores passione , da eni pili si utibia 4' uomo a guardare ; cunctu-Siocho ineglio che altra si asconda solio la salsa apparenta di una quat e virtu pei' cui rei Dei more , e pili disseti liuente pol ii' esca, facendone inta illo quot crudo stragio , che alti a mai rion ne saret he et it perclih contra :li Domini mili a iussit ria tanto e si spesso accendo e Si SP Νεο , c l ,rte griduus. Lode e questa cosi propria dulPriniit c Giosep p Pappa coda , icile da oriam et ter non Era, amdiu I erche la sciolia o scori ella gioveniti quel tanto accendersi , e quclmidare si solle a disetto , o prcssoche a Liuslino gli iraeua , Come e contra una si furiosa passione meta di tui si scis scro accest, umeri sorte avomer uridato non stilo i vonerandi Pudri della Chi a .ma i sapienti ancora dol incolo , e i somnii Vati deli' autica geli tilita, che sollo it velo diale savolo te norane delia vita ascondetido, percite quid la venisse a lutti in orrore ed iii abluinii natione , i duricasi ci raeeon tartitio is AP infelice Isi , dclla sciret . Canace , deli' infame Mirra, della dispiciata Medoa, o di tanti e tanti altri; e come se

coula

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subito aruire , ed in serventissima ira trascorre , e quinci a fiero odio , ed a sanguinose vende ite trapassa ; e che talvolta an-eora in amarissima disperaZione trahocca 3 Altra lia mitiai di amore net ca to Petto dei nostro Eroe non si apprese. che quella, Ia qualo tituom da Dio, e 1' anima disiosa a Dio ri conduce. Non e dunquo da maravigliare, obe non gli venisse mal trapassato aleun di , rael quale pili ore non ispendes o o muto e Solingonei cullo interiore, che fassi a Dio coli' intelletio, e colla vo. Ionili. O iaci culto estutiore, che a Dio si ta ne pubblici Tem. pli. E chi e , che. nello sacre adunanZo, te quali con lania esem plavilli nella contigua religiosa Ca a si tengono, non I' abbia piuvolte vedulo ora tutio in se raccollo ascollar la parota di Dio , ora pavido o di messo gellarsi a' pie di di uti Sacerdote, ora pro . strato per ore intere e nella pili stanca et1 sua di naneti a'sanli altari 3 .E poiche non ailronde che da Dio procedono te virtu. que te amando Dio tulte in sublime geado acquisio , e plena mento satisfece per esse at doueri di leat vassallo e di sedet Consi-gliero dei suo Re, at doueri di buon citiadino, a i doveri dimarito e di padre , cd a' rimanenti doveri doli' umanita. Maucherebbonmi i liai chi. la voce de 'l giorno, se inlla Vo- Iessi io noverare tu Cristiano virili, che l'ornarono Di due solo. laro parota , che Iurono a lui pili care, della umilia, o dellagius tria. Νiuno e colpa della guasta natura che non si tenga da piu , che non e . e non voglia percio soprasta a ad al-trui. Che se uiniagevol co a e nella oscur i. ed avversa fortuna domare la nativa allegeta deu' animo e Io ci mostrae futtodi Ia perieneta malage votissiina e sario nella splendida e lieta. E parebit Principe di Cenlota , uomo si alia mente nato, vivulo in tanti agi, ed a lanie dignita salilo. piacevoli, e gentili modi lenea con futti : tulli aveva in pregio re solo se stesso te iacva a vile. Quat maravigila e ora, che piu duro suono uon gli venis. se au'oi occhio , che 'l suono della lode 3 Ed o se te coso diquaggiti dar potessero a i nudi spiriti diletici e noja . quanto e

lieto si niosi verebbe dei non sanguinoso sacrisigio, che POCO aneti su queli' allare a Dio si e rendulo, tanto a noja si rechere,

he la lunerat pompa, che si sa qui da noi ad onor dei suo no-

guaiando allamente riprenderebbemi di quel poco. he dico deliosve lodi. . Quanto amo pol la giusti etiat Ben persuaso di cio, che lamorat Filosolia, e la a testa sacra Teologia ne insegna, che seb-

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bene sotio diversi nomi ci presentino Ie virtu , nondimeno tuli in sustaneta alia sola giusti aia posson ridursi. o' tanto 1' uino, cheo nel reggimento de' suoi icudi, O nelIe pubbliche cariche, cito per tanti e tanti anni Sosterine, ad altro mai non intes e, che alar dirilto a cia se uno. Non dolorose voci, ne Iagrime: non sorti prieghi, o riguardi vinsero mai la sua costanga. Ed o come in

lat olla gli venivan sui labbro. Non sempre a giudietio de Sapienti vigiosa e l' ira: e nelle flesse sacro carte , nelle qualildilio parta , I' ira in alcun caso non s' imputa in diset O. L'ira Vialosa vien da' Filosoli distinita un subito movimento d'antino disposto a nuocere per vendicare uia osse Sa. Ma non equi

stro sopra 'l discepolo, dat magistrato sopra l' uom reo. Da torvi guardi, da minacce voli parolo 'non va disgiunt a l ira delpatae, det maestro , dei magistrato pur vi Eiosa non e come noua nuocer diretia, ma ad ammendare ii mal salto , cd agiovare Del tempo au venire. Or Padre, maestro, e magistrato era aliorati Principe di Centola . quando venendogli innangi persona , chegli desse mal sospello di se . torceva. il guardo in ira, e duro voci movea. L' amor dei giusto, non issogo di privata vendet tasacengli venire aliora quel ruvido sui volto, e queli' aspro suo no di parole sui labbro.

Mi chiama ora a se la sua morte. Chi crederebbe, cho unuomo, ii quale dalla prima ela sua sino alia estrema veCchieZEa avea sompre bat tute te vie det Signoro, tanto temesso quello ore, che precedon la mortet Si te temova, ed o quantol ua Ia cogi an dol timore non era ne quella mesta caligine, cho SPandendosi aliora su gli Occhi a i pili cari oggetti ci toglie, no I' a. eerbila dei dolore, onde I' anima dat suo Dale si scioglie. Te-meva e-li, secondoche di aluunt santi Domini o scritto, temeva in quelle ore te insidie, o te laodi dei nostro antico avversariore quando gli venia delio , cti' era stalo uti uoin dabbene collo improvvisa mente da morte, o quanta invidia gli portava i Ed oeome Prega a ii Signore, che non altrimento di tui disponesse.

morial colpo, come rompe lalviata teinpesta a ciet sereno, o sol Ore non minacciala da nube. Ascollatori, e morto 1' Eroe delsecola, ma vixerit ne' nostri polli , e nella memoria non solo diquesta, ma delle piu tarde elati ancora; e ranameuleranno i pa-

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eomo forni re di scelle coguiZioni Ia mente, oonte i animo com Porae a virtur Ed ecco queI poco ..che net corto giro di poche ore di ungiorno inchinantesi a sera, e delia seguente mai vegghiala not. te ho io potulo raccorre, e questa mattina a Vol dire delle lodidi uti uomo di poema degnissimo e d' istoria. Ma per quel m. eo, che ne ho raccollo, e ne ho delin, Chi e che non conosca, . quanto si a giusto ii dolor nostro, e quanto irreparabile it dan. nor E donde potra venirci consorio, e Pistoro ΤΝon altronde che da te, Anima grande, noi Io speriamo. Τα, che riunita at gran Principio nostro vedi in tui ea ascottile amare lagrime, o gli assannosi sospiri non solo delia tua deis

solata Consorte, e delia tua dolentissima Figlia, ma di nol tu ti . che qui ii vendiamo questi ultimi uiuetj di gratitudine, e diptela, deli per noi pregando tu ne consoria, e th ne alta. EPoiehe grandi estimatori, e largiti remuneratori dello tanta tuevirtu sono sempse stati I' Augusto Re delle Spagne , e que is Augusto suo sigilo , prega piu , che per uoi,. per Ia IOro telici la, da cui Ia noatra dipende.

Sulla poeta di un Templo deli' antica Cilia di Pompej, chesepolia sin dat teinpi doli' Ini peradore Tito Vespesiano solio leceneri dei vicino Vesuvio ri torna ora alia luce, si e trovato uuMarano pos ovi ad onore di tin tal Numerio Popidio Celsino, in cui si legge ssolpita la seguente inscriZione.

N. Numerius POPIDIVS N. F. Numerii Filius L. Sm . AEDE V. ISIDIS TERRAE. MOTU COVLAPSAM A FUNDAVEATO P. S. pecunia xua RESTITUIT. HUXC DSCURIONES OB LIBERALITATEM CUM ESSET AAΛΟRUM M. ORDINI SUO GRATIS AD EGERUNT

A Il senso di essa e ben agevole ad intendere. I Decurioni dissol pej, perchδ Popidio avea di suo denaro satio risabbricare dat Undamenti it Templo della Dea Iside cadulo per uni tremuolo, it crearono Decurione. Ma piu tuo glii ci sono non agevoli a spor re. die diro io quel, che me ne Pare.

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