Josephi Paschalis Cyrilli consummatissimi J.C. et in regia Neap. Academia primarii antecessoris Opuscula varii argumenti poemata item varia quum Latine, tum Italice scripta collegit, ac in lucem edidit Franciscus Leggius ..

발행: 1823년

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Αi primi assania sues,

VENERE, E R C O L. E.

Ercole.

Erm Chi mi chia malrin. Ercole a me ti vo'si. e. A tanto lumeta pupilla non hasta. Ven. N nova negli occhi tuos Virtu gia viene. Or tu mi gaarda. e. oh Diol

La tua grand' alma immerse. Ero. E un' altra vesta or mi viene a sed urre. Ven. Ercole ago ita. Due te Veneri soni 1' una e Celeste. Percho nata dei Cieli Terrena e 1 uilla. Perche nata det mare.

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Ile lo pallide Cure;

Dolue destre des principio eterno. Cosi chiusa in suo vel si pasee e beaII Anima disiosa In quelle pure ed immortali forma,

Che sono at genso ignore;

Che ne' corpi riluce, Un raggio e sol. che da Ia diva luce Scende, e percuote in terra; Segno 1'alma quel raggi , Ma non si perae in quello, Ed al primo rigate eterno Bello. or Ia vener Celeste Erces son' io: Ie sedi mi e son queste. Ere. Ah hella Diva, errat: Trasse ii volgo me seco: io pur credet Quelche Iaggili la stolia gente estima . Cha la tua Stella amor non sano ispirar bi cosi tuo Santo Nome in ira.Ven. A che non e gospinta I 'anima dat mortale, Ond' ella e ciniat Chiusa ne la sua Stella Arde di puro amor 1' anima ignuda.

Pol la grave materia, che Ia Veste, A Io terreno forme si I' inchina, cha fovente in esse Folle s immerge a tal, che la natia Flamma , e se stessa obblia; si mal polendo per lung' uso inserma Dat reo placer ritrersi.' Di sua si este geta, come puta, si seu a. E le stelle nemiche, elato accuSa. m. Oh come a ' delli luolli pensier si schiarai Oh quai si accende

Bella fiamma nei sexol en, Par la tua meo to non is saetia apPieno Νeli' alta Ssera , Laddove imperali maggior diu me; Di nunxo lume,

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La mente, ii Core

Si accenderti. - .

Comprenderat Uu sornu O oggello, Ed arderiti D'amor perlatio, Per quanto dura L' Eternita. o. Ah si rompa ogn' indugior in seno at vero. Diva. mi Scorgi. Ven. II grati momento attendi Scritto no' Fati.

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Tempo gia volso; il gloriuetto coro firmo di nobir ira, Che l' anima sospinge a sorti impresc. Si dat placer ii tra se Cosi Eroe li formo : se in orto vile Λ vessi corso i di l' ordine arcano Dei pran Consiolo eterno or' io ti a velo Alcide, Alcide, or non saresti tu Clelo.

Cinto il eriti di verdo allore Torna lieto ii vincitor. Mal nel mar , che irato Sorae, Il noechiero un di su visio, E Da r armi at Duce cors Per la gnaticia it sangue misto Colla potu , e col sudor. Or volgi it gnardo a questa Bella Diva immortal, che fia tua Sposa. Erc. Diva, net tuo bel viso

uuanta parte di Clelo io veggio accortalA te gili Paluin ho voltar

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Io Io in aere a cosa Ne te fortune tue, onde si grave Gih traesti Ia vita, o consigito ti porsi, o dolce alta: Io ne' dubbj destri,

Variamente movendo i Levi spirii, Per cui vieu, che a volae Pastina a'intaini; Or' uno, or' altro assetio Nascet ii iaci in petist Per me tema non vile Dali' opre perigi se

L anima altera torse, E per me nuovo ardire at c π li eorse. Ne compagna. . Seguace, Ercole, a vesti sempre in guerra, e in pace, Caro , fui teco Ognora Per valli, e monti , e selve. Tra crudi mostri, e helve , Nel tempesto O maz.Τi prese it cor talora Freddo timor di mortet

Per cento impreae e Cento.

Ven. Vol beli' alme innamorale . Che beate Qui vivete, Di quest' animo si chiare L aure Iieto

Risonare

Fate voi di questo Ciel. Non accolse Ia mi a Stella Una Coppia cos, bella. Si censile . e εὶ sedet.

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Erca

viva Ia Coppia altera , Che Giove istesSo. i. Degna e doli' alta bsera , Cho 'l chiaro nodo ordi. Gior. Vivelo in dolco pace, Anime fide . in bella flamma ardete. Io nel pensier Nuova luce vi desto , e nuovo ardore, Cli' e nuova intelligenZa . e nuOvo amore IV n. Oh quai da te si parto Νuovo raggio , o gran Numeloti como a te gli stringe Coine pili in te.gI' immergo i oh eome assorii Si stanno in fel Giovo immortalel oli coma L' alme a te earo elerna mente bet, E lo sat divente simili a' Deil Flamina nci cor mi scendo. Ne la mia pace ollende. Oh Dio che dolce ardor G. Mi aeconde uia caro oggetto , E non mi asanna it pello. i Dio che dolue ardor Α a. Se amor Ia pace iura. E' cieca vosia impura,

Non e verace amor.

Giop. or vieni, Ercole, at Pallo E piu sereno Cerchio. Ivi amorosa Uiuno ti allendo. Elia molli auui. e molli Γi e stata acerba , o prave τCadde at sin I'ira in let, Polchis tue sorti immole Mirar poteo in quel pensiero eterno, Cli' ogni piu franco cuoro Empie di rivereneta, e di timore.

era i

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D' arabi sumi ,

E gli altri onori

Lo Dio de' Forti

GAp. Λ tarda ellii riserbo Xorro simili a questo, Quanto pud in sua ragion terrena.uosa Adombrae la Celeste. Venere la tua Stella Chiudo te duo grand' Alme. Oh sa potesso Trista cura loccae l'Anime sciolte , Como su i rari pregi Di questo duo holi' Alme avventur ae Ben mille ne ved resti andar pensose lDi quella, che sembi an Ea Vestira di Garaone cietto, Chiaro,

Tro famoso Cilladi andran queerbe: Una non iunge sorgerli dati Arpi E sra Ia Dora, e 'l Po : Citia prim iera e la Ligure terra Sara l' altrat a la terZali hel nome data gentit Sirena. Di quella , che Ia spoglia Prenderi di Don zella, andr, hen lieta Ua' altera Cittadu , Clie te genti diran Citta di Marte .

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n. E quali . . . Gios . Saper' oltro ora non lice.

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La dolenis di Pluto tui erma Chiostra, Dal cieco obblio rivoltu ali' et a nostra Parmi, che gua tau uoi stupide inutiole L .Ombro di quei, ebe Roma e Grecia Ornaro.

SULLO STESSO ARG OMENTO

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Non perta' io tenota, esue i ii pigro interno

Virtu piovete, perch'io formi eguale A quest' alma foveana it suon de' carmi. Si vedrem pol pia che non bronai, e marmi Surgere incontro at tempo opta immortalis Che uoa caggia at solsiae d' Austro, e dicoro Udrὲ eos ei nn vi eoi pleuro eburno Nnover note di amor ne te sue sponde, E sa ch' avampi in metro a Ie Dedd' onde Di doleo soco ii Mechio egro Volturno; E 'n sui consorme at tragico coturno D' Adelaide membrax te gesta immondo Nella cui Regoa a Bitta ebber hen donta mover duolo, ed oeror Marte, o Saturuin Udralla, e sa, cha da 1'ombroso sondo In cui per vecchia eth gia glanso as Onua, Erga la veneranda antica chioma. E ricorrendo Io vetusto Μondo Vedra, che seorse appena, e Grecia, e Roma, Scender virtu si rara in cnor di donua.

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