Barbarorum leges antiquae, cum notis et glossariis : accedunt formularum fasciculi et selectae constitutiones medii aevi

발행: 1781년

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no visto occorrer molle attre volte tal castin corte, & et reo ha di mandato terminea la differentia, & non Phebbe gi 1, 1 mepare che rae ore ha prouato a sufficientia, chel reo non deue haver termine di tal disserentia, & perb parmi che dissicii mente sipub prouar assisa che si habbi intesta dire, & ehe se habbi visio viar come assisa, bche si ha sempre per consuetudine Vsato 1 fare in la corte di tal casi, b de simili; mi se ractore non potra prouar questo, et non perde altro, se non chel reo hau eratermine; Sc h meglio per lui chel suo aduersario habbia subito et termine, set non

puo prouar che sita assisa, b v sanZa , b consuetudine che tu ol et termine, che flongarn lite per tante termination, Cona' h p

ditio, Sc perder pol et termine, & questo faceta se li pare chel possa proaar come si deue , che sia assisa, b vsanaa che tole iltermine in pila breue spacio, che non E iltermine di xv. giorni, & set non crede protiar in pita breue spacio, lassialo hau erit termine it piu presto che si pub, ma chequesto sia per termination di corte. XLV. Come ι' actore deue Leuiar et puto. LXVIII. Se ractore vor breuiar la lite , ceda qtiello chel reo dira in la causa che crede perder per termination, bcognition de corte, se non susse cosa per laquai

perdesse la sua questione, b de la quat re-

ceuesse morte, b Vergognia, b dishereditamento, b altro danno, che tat cose non te deue ceder, nὴ consessar in corte alcu-no per due rason; Vna, per che per spacio la corte non to terminara gia si come intende lui; raltra, che ancor che la cor te et doueua terminar cosi non to dota eualui fare, per che l) manco mal, A manco dilatione, che cib sia terminato percognition de corte, che per sua cessione, bconsessione in corte, cli' alcuno non deue aliacuna de te dit te cose ceder, ne cognoscerin corte, menti e si potra guardar, & dis-fender.

te , deue far intrauenir in corte tanti de lis ot amici quanti potra, & pregarii chesi no alenti le parole che sat anno ditte 1la lite, & intender, & retentrie bene, per sepelle ricordare a te termination, &a te cognition se ii bisognera, & che se ivederanno, & cognosceranno quando stranno le termination, & a te cognoscan Zede la sua lite, set accadera, che se quella terminarion, b cognoscanga n perlui, clienon la differis cano, anai dicano ii suo p rer seirga indusio, se i sono pensati, Scse ii altri voranno flongario, non to comportino, ma li facino astrenger per et contestabile, come si deue, b per colui chesera in suo loco I la corte, & domandara li homini che dicano ii parer suo; di iii questo modo ii poterano astrenZer, per chedigando it suo parer, se ii altri non vo-glion dire et suo, ma voglion indusiar perpensar, b consigit arsi, b flongar la lite, dicendo lor non esser molio ben pensati de dire, & quelli che hanno ditio ii parer suo, io rechi edeno at contestabile, b a colui che sat 1 in suo loco ii deue dire; DCi commetto per et mio Signor tale, et lonomini, che voi dictate ii parer vostro , δche ne quietate come douete; & se quelli diceno che non sono gia penati, si chepossano dire, con pura conscientia sono

quietati; & pol quelli che hanno ditio ilparer loro, po trano scri uer in presentia dei Signor la termination che feceno, se i sono dui, b pia, per che pol che parte dela corte ha ditio ii suo parer, raltra parte ancor che sia maZore non 'ib suspende ela lite, se questo non Ede volunta de quelli che hanno ditio ii suo parer, per cheliponno far astren Zer, com 'e preditio per et contestabile, b per colui che ii signor ha- uera statuito in suo loco h Ia corte st domandar; & se non susse ii contestabile, nδalcuno statuito per il Signor in suo loco perdimandar questo, quelli che hanno ditio ilsuo parer deueno venir auanti ai Signor, mandar 1 rechi ederii chel commandi ad al- eun di suoi homini, che sono in corte, che debba astrenger come si deue li suoi homini che non hanno ditio et suo parera dirio, b che se quietino comet de ueno, et ei Signor deue commandario ad alc uno

de ii susi homini, & colui Io piab fare coni et contestabile; & quando quelli chenon hanno ditio ii suo parer seranno quietati, si coni'ε preditio, quelli che hannos atto la termination la ponno scri uer, se isono dui, b piu, per che pol che dui l'hanno fatio, la corte rh, farto, per , che lidoi sono corte in questo casio, per che quelli che dicen che non sono pensati, de sono quietati, comet de ueno in quella te mination, b in quella cognition hanno perso voce de corte; & colui che non dira ilsuo parer, b non se aquietara auanti chela corte havera scri ita la termination, selsara astretto com' δ preditio et contestabile, b colui che sara in suo loco, et deuedire at Signor, subito che la terminations ara scritia, Sc se colui che non sera quietato de dire ii suo parer, b non rhauer 1 ditio, deue seruitio personale at Signor, et Signor pub hauer tal rason da lui, comedi colui che li lik mancato de seruitio, perbche tuiti quelli che deueno seruitio perso

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

nale, Jc sentano in corte, quandoquella se termination b cognition, deueno diret suo parer, quietarsi come si deue, se i se-ranno astretii net modo preditio, per chedeueso questo seruitio at Signor perb chese cost non fusio, et Signor non potria te-gnir corte, come si deue, ii actori ha-ueriano la sua rason, se ii Signor non potesse astrenger li suoi homini, coni'ε pr ditio 1 far te termination , b te cognitionche a loro sono imposte de fare; & coluiel 'ε quietato dei semitio personale, si deue partir de la corte, b dire ii suo parer,d quietarsi come ii altri; & se ii amici dei' actore cognosceranno che la termination, h la cognition li deue ecter contra, si chel perda la sua causa, per questo facciano ilsuo Gorgo de prolongar la termination, selponno fare senZa errare, Sc sena a peccare,

perb che disserendo havera tal persone in corte et giorno che la differiranno, per lequale it suo amico non perdera migala sua causa, angi la guadagnera; & et reo deuesar simit mente esser in corte tanti suo i amici quanti potra per adiutario, & guardaria sua rason net preditio modo; ma si co- me si amici de ractore unliono distini flati te, eosi quelli det reo la deueno prolongar quanto ponno con rason, & sena a pec

cato.

dir la sua lite , set reo fune per laser ina fugita prin,pal dei piari.

ue parqle, & eiu intelligibile chel potra,& rechieder subito termination det suo ditio per diffinir la lite; & set reo fige perta prima de te ire predit te vie principat de

Ii piadi non attendendo a la terminationde ractore, ma metiendosi d' attre cose a termination che di quella che ractore Ii rechi ede, & se mette per far passar la te mination vola, & slongar la lite, diea tractore; Io non υWlio che se resti per aiacuna de queste cose , che hauete disto, non vi acosiando is Ia mia termination, che me fac ciate quel che vi hJ domandato, d chevi acoliate is Io mia termination , M' D hJprima dimandato, se ia cone non se termianati υo Iio che voi mi faccine quelche Di b) dimandato primu is corte, δ chemi acosiate a Ia mia termination che hδ priama dimandato, tu quat precede la vostra, per Ob σ vfanna, δ consuetudine, d usis, d raseu in queso Regno , che la termina- tibis prima rechisa deue andar auanti Iadoncha e chiara cosa chesi deue acosiare , per che non si acosanda la non potria preceder, per che non si faria alcuna termination , Me la corte non pu) far at una ter mination non si acosando ruuo de Ii litiagonii a l' altro a termination I Ο pρνδ ecina certa , che si deue a star de termina- Tom. V. tion a colui , che primo Γ d manda, cho

a Marsi is Ia termination de ι' actore, perche la termination prima rechises a deus preceder, et non si acosaria, se nou Sol tia, non si acosando non potria effer mai conuinto; adoncha non valeria niente i' alia corte di quesio Reame, pol che non si potesse conuincer lite , ne hauer rason , ecce to per soluntis det reo, ii che Draue manifeso torto , contra Ia rason, cou

gno I per tulte te rasen pre iste , 3pera Duna d' esse Goglio obe sol mi fate quelche vi domando , δ che si ac iste is D mio termination che vi hδ prima rechielio, laquai deue preceder D vostra, se Ia corte et termina, di queso mi metto is la termination de la corte, saluando D mir r fon I & parmi chel reo non si pud diffender di non si acostare a questa termination, & aco standosi parmi che vi sono due termination, rtina sopra quel che ractsi e disse, non voler per cosa chel reo liliditio che resti a farti quel che li ha re-chi esto in corte, b che si acosti a Ia sua termination, che li ha prima rechi esto, sela corte non to termina, saltra terminatiora sopi a quel che disse, che li faecia cibche li domanda, b chel si acosti a la sua

termination, che li ha prima rechi esto, laquai doueua preceder la sua, se la corte et termina, Sc dice la rason, S: si messe 1 latermination de la corte, saluando te sue rason: L 1o credo che la corte deue fare queste due termination inlime, Ut deueterminar che non debba restar per cosa chel reo dica che non faceta a l' actore cib cheli ha rechi esto, b che non se aeosti latermination; δc subito pol hi corte deue far Paltra termination, & parmi deue te minar chel reo debba far a P a S ecthcheli ha rechi esto in corte, b clidi si a costi 1 Ia sua termination, che li h 1 re hi esto prima, & che la termination prima domandata deue preceder, & deue saluar la rason de ii dot, se vi sono; & dapoi queste

due termination, mi par che non valeno te rason det reo, per che conui en che fac-cia Ia sua recli testa de l' actore, b che si acosti a la sua termination, & parmi cheli eo non pub piu fugir per la prima fugit a principat de ii piadi, se I 'actore eis a com'δpreditio; & quando te dit te do terminationsaranno fiat te, flaccia i 'a flore subito la sua di manda, si come i' lia fatio prima ; Sc seli eo non fa la rechiesta de l' actore, b non si acosta a la sua termination, &perte si ierason saluate dice ale una cosa per fugir lalite , non si a costando a la termination deractore, dica ractore at Signore; Signor, sol , la corte sauepe intes la terminatiou che fece la cori , & dica quat E stata, oe et tale, & nominato, non vi his fatis o uel cho tu corte his terminato, ne

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dice, che mi mi fretate fire quel cle lu

non se facciate, io non posso manchar a ι' actore de non li fare quel che la mia co te his terminato I & se lui pol non si acosta a la sua termination, b non li in ta sua di manda, et Signor desie fare se aga indusio quel che ha rechiello, per cheli Signori de ueno fare obseruar te termination, &le cognition, & li recordi che te corte

XLVIIL Con e s deue refrena er ii piado, quando et reo fuge per la Iecon a fugit a principui de ii piadi.

LXXI. Chi Vol es pedire la lite, quando si reo fuge, & vol fugit per la seconda fugit a principat det placitare, se lite de instantia seirga libello, b dimanda che tractor faccia at reo, dica ractore in te sue prime parole subito chel havera fiat tota sua instantia, che vole chel reo li saccia quelelie Ii di manda, te la corte et termina,& dica tui te te rason chel crede, che lide ueno giouar, de metia te sue rason; i cset reo dira chel non vol respondor a la sitare chiesta, nὶ at suo chlamor perla tal, elaper la tal rason, digando te rason chel crede efferti bone, per non douer responder,

dica ractore; Io non Gog lio coe resti percina cle voi dicere, obe Coi nou mi respondete, se la corte et termina, per Ia Ial,

per la tal rason I Sc dica te rason cheia a preditio, set non si pare dir megliore & se ii pare che attre rason vagitano pili di quelle che rha ditio, dicate, & quando te havera dit te dica; Io vo lis per leraseu che hJ disio , che Coi mi respondete , ct mas namente cy' e .an i, δ cost e,

termination prima domandata deue preceden I per3 e Giara cina chel reo deue responder is ι' actore, per che nouli respondendo non potria haver termination I per3 chela corte non pu), ne deue far terminationde lis dimanda, δ instantia de factore, set reo non responde is la sua divi aura, δν bissa, non disputa seco la terra: uarion, ne puδ far termination la corte d'una parola, per il che la termination prima di- mandata debba audar auauti, e li e cofacerta chel reo deuo responder a la dimanda

de radiore, ρο disputar con tui la term nation, per obe sei non facesse nou patria hauer termination senea la Coluntis det reo, nὰ la termination prima rechisa potere bepreceder, A che Draue contra r fa meta, δ

Alio che mi faciate quel che Gi rechieri ,δ che mi respondet te a Ia mia dimanda, δ is lis uita in tantia, se la corte es term na, di ciδ, io mi metio is la te in tiou di corte, saluando te mis rason; & se Pactore sara cosi, parmi chel reo non sipub dissender de responderit in ii meriti;& contra stando seco, hauer, due termination insite me, set reo non dira cosa, peri

quale debba restar di responder a la instantia, b dimanda de Pactore, b se non dira cosa che para 1 la corte, che non si de-ue responder, 3c che i hai3no spacio de di re; δ pol subito la corte deue fare r liliatra termination; & in questo modo mi pare chel deue dire, & responder et reo a larechiesta de ractore, b farti quel che lidomanda, & la termination prima domandata deue preceder, A che 1 hanno spacio

de dire; & da pol ques e termination, mi

par chel reo conuieta responder a factore, set non dira tal rason, che para a la cor te chel non dehba responder, per che lesue rason non si valet anno niente es parermio, dapol le dit te termination, per fugir pila per quelle vie, pol che la coite terminato, che la prima dimanda deb-ba preceder, Jc chel cleue acostarsi per lerasion predit te, per che sel si acostera. Ontilene chel responda a la di manda de lari re , Per che alti amente non si ac staria hia sua termination , nE la termination pri qm a domandata precederia , se ricia rei pondeua; per ii che non potra piu fugiriperta seconda fugit a principat de li piadi; χse ractor dimanda, & et reo dice non volresponder a quellae dimanda, se la corte

non to termina, et dice la rason, per chel' actore non li pub impedir et termine per responder net preditio modo; D nc u vo lis che resi per cina che voi dice, te, che nos respondeite is tu mia dimanda, se la cor

te et terminis p r la tal, per la Ial raeson; et dica tui te te rasin in sieme in una Volta, che crede douerit gloriare, acci 5 ch dilresponda a la sua di manda, et di cib semetia a la termination di corte, saluandole sue rason ; et cost saccia tui te te Volte, che ii reo dira non ii voler responder a lasua di manda, se la corte non to terminarendendo rason, per che, et set reo non si responde a la sua di manda aucnti che lacC te se parta, b non rende rason tal che Ii corte termini chel non deue responder, lactore havera guad agnata la sua di manda per ch'δ a stia, b vsanga in questo Rea- me, che chi non responde a Ia di manda, che si fa de tui in corte in sua presentia auanti che la corte si parta , b non dicerason per la qual la corte termini, b c gnosca che non debba responder, b offeri γ

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si , responder, fel Signor, δ la corte ii v le aldi re, se non resta , responder ala di- manda che si se di tui, per che et Signor non vole aldi re, et perde Ia sita lite, Scraeglio non si pub re strenaei una lite, cheguadaginar la sua di manda .

XLIX. Set reo fuge per la terra fugit a principat de ii piadi, come si

LXXII. Set reo fuge per la terga fugit a principat de ii piadi digando non volersa re a ractote quel che ii domanda, se sacorte non to termina, per la tal, & per Ia tal rason, dica ractore; D non voletioche resi per cosa che voi hau tes disto, chembi non facciare quel che vi rechie o, perta rat , per D tal rason I & dica tut-

te te rason in sieme in una volt a chel crede effer bone per lui, per rebulare te rason det suo aduersario, & hauer quel cheli rechi ede; & per questo dica sem pre ilpid breue, & il piu intelligibile che po-tra, tanto chel conuin Za, ma non lassi de dire cosa che si a necessaria a restre ager lacausa, partar breue, & guardarsi bene tractore di mettersi 1 termination che passivola, che la sua lite sara prolongata, &lui tenuio simplice; & parmi che l' actore si pilo ben guardar di questo, & tal mente

che non si me ita a termination per alti acosa, che per qtaella, chel suo aduer uiosi metre; & sel suo aduersario non si acosta a termination, astren Zerto si eo ε ditio a traitio capitulo preditio, accib se acostia termination, & quando si mettera a te mination, dica sempre non voler che resti

per cosa chel suo aduersario ha ditio, chenon li saccia quello che ii domanda, se lacorte et termina, oc di cib si metia st latermination de la corte, saltiandole sue rason, I metia te sue rason in ogia i termination , b cognition de corte in la quale

se mettera.

L. Come si deue domandar termine in i Ittio te dimanti che si fa di tui in corte , eccetto is quelle de te quale suris conuiuio, se non responderis senea dimandar

termine.

LXXIII. Chi se lamenta d' altri, quelio, dat quale si lamenta, deue domandarteimine in la di manda che s fa di tui auanti che responda, effiendo noua causa, senon E alciana cosa de quelle che sata conuinto, se non responde a la di manda chesi fa de lui, linga domandar termine' &quelle cose sono dit te apresso in questo libro, come si deue sare ractore deuecontra star et termine, si com'ε preditio iii questo libro, che si debba dissender de te mine, ecce ito a te di mande che rassi satust ii termine.

ion tu scriptura la causa tat quat e . LXXIV. Chi se lamenta d' altro, & et reo domanda termine , & rha da la co te, ractore, & et reo deueno far me iter in scriptura come, Si de ch'ε stata la d manda, & che giorno, et a quanti dὶ dequet messe sara et aermine de xv. giorni, de lit quali sono a termine per corte , &doue sono a termine per guardar il suo ter

mine, & et nonae de quelli che son flati

in corte, quando li su dato et termine perta corte, si che quando te parte obseruano et termine, che ractore si a ben memore come h1 dimandato, accib che domandando et di che sono in termine per corte, non si tro ui in la di manda, crescimento, nE mutation, & accib chel, reo non

habbia termine dei crescimento, b mutat on de la di manda; per che se visara crescimento, b variamento in la di manda, et reo havera nouo termine, set rechi ede per termination; & per, Pactore et deue fars critier, acci, infra et termine in presentia de molli homini de la corte, quelli clierien per pili amici lega la scri itura, Sc s' a recordi coinet se e la di manda, & acibsiano memori, etiam in che loco surono a

termine per corte, & a quat di, & pregali che stano ben memori, se sara biso-gno, per che se ii accade in ricordar la coi te la di manda, b alciana de re predi trecose, b tui te in sieme, chel sapiano fire sen-ga crescer, b smin uir alc una cosa, di se non se aricordano, saccia ricordar li su iamici tanto che lo sapiano bene, 3c selordis menti caranno ari cordami telo, & saccia tanto chel si a certo che i sapiano 1icol darbene a la corte, quando bis agna, quai sula sua di manda; & ii reo deue smilmenia te scri uerta, ac ib che se ractore ut termine, b da pol sera mutation, b crescimento a la di manda che fara de tui, li domandi

nouo termine, & acib che se ii conuegnita responder chel sappia variar la di mandache li δ satia, se Pactore la resa, si co- me la fece ait re volte; δί se vora variaria di manda variaria, per flongar la lite; S: se saltio et contrastalia, metia si a latermination di corte che l' ha ditio cos , come tui l 'ha est sto, Si a questo modo polr i s longar la lite aisai . LII. Quando te parte sono in termine per

debano satiar u permine tuo. LXXV. Qitando vn' homo si chlania P

in altro, dc ii reo ha di mandato termine,& ractote rha contra stato, bcla eorte haterminato che rhabhia termine, et loros no termine per corte, runo, et l'alrro

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ile ueno domandar at Signor, doti e commanda chel termine sita obseruato; et sel Signorit dice ; Guar telo la done io Drδ', cadauno de te parte deue dire, ouer colui alquale et Signor et dira; Si non nominamiel loco de certo , doue io possar ve vir fer-mamente vel termine che la corte in sis dato per guardar et mis termine, come sono obligato , et sel non ii vol nominar loco ferino, b se ii nomina loco doue non po-traiano esser at termine dicati; Saluando lagratia vos , Signor, io nuen intendo do-

Eer accet ar tal termine come mi fate , accetar lo τ' lio, se Ia corte nou lo term na , s la rason, per che voi non mi no

non obseruanse et termine, per cat a ch'io

et metra te sue rason; et non mi pare chel Signor possa dire cosa at contrario, per laquale la corte non post a terminar , chel Signor li deue nominar loco certo, et tal chele parte possano effer at termine; et se et Signor ii nomina loco certo, doue habbino a guardar il suo termine, et tal che ipossano effer, i deueno vegnir in quel lo- eo et di che si hauera dato la Corte avari. ti chel sole sita a monte, b almeno auantiche te stelle apparano in Clelo, et me naro ni uno de ii suoi amici, che siano homini de corte, quanti ne poti an o, et ractore deue haver quanto piu poti a de quelliche surono la quando la corte ii de te et termine; et se troua et Signor ii de te sardi re in presentia de dot homini de corte,

et de tanti quanti piis potia ; Signor, lacorte mi dete termine per ii dὶ de hoe icontra et tale, per la tal causa , et dica lassa di manda, de la quat io me lamentat de lui, voi, Signor, mi comandas th'io guis, dasse ii mis termine; Siasor, io hosse tuto is hora, rempo per Axardar et mis termine, O lo gitardo come debbo, ehiavio a teysimonio mi, O la Cosra con; te cb' ὸ qui , et questo faccia dire do, brre fiate auanti che te stelle apparano incieto ; et ii reo deue simit mente fare, et dire coi h ordinato de pactore, eccet tochel deue dire ; Signor io qua do et mio termine contra ei tal de la tal co , che si his lamentato di me; et nominar ractore, et dir de che cosa che si ha lamentato; se runo, et traltro guardaranno ii suo termine come deueno, subito che r si floret Auera ditio quel ch'h preditio, et et reo simit mente, ractore deue replicar la sua di manda ne rinfrascritto modo.

LLIL uando te parte Ioan is termine, O

gnardano ii suo termine debitamente, comedese replicar la sua dimanda ι' actore. LXXVI. Quando te parte guarda Pannoil suo termine debita mente, et sono presente in corte , ii di che la corte ii hau era dato, se l' actore vora replicar la sua

limanda, dica; Signor, Coi, ia cortehatte: e intes li es passisti comes, di Gio me lamentat is Coi det tale , ct in sua presentia, oe lui domun G termine 9 respon

, uine Φ log et I Signor, tutio coia come mi lamentat at hora de lui, io 1 ut lamento ancora , ct vo lis hauer rason ter uoi, G per la corte I et deue far cogi r actore , perche sagando de nouo la sua di manda, te lacresce, o Varia in alc una cosa, r altro ha- uera nouo termine dei crescimento, b delvariar che ii farli a la di manda; et se ractore dira che non h1 cresciuio, Uariato la di manda, et reo dira de si, chelia qualche crescimento , b varieta , che luid ira hauer fatio a la sua domanda, et semet tera at ricoido de la corte, et sarh d longata la lite tanto che sit faccia et ricordo de corte; et cogi potra dire molle co-

se, et pili fi ite, chel ha cresciuio, b Variato la di manda, et havera molli ricordi ;ma chi domandera si come I altra fiata hadimandato, et non pub hauer cres an Za, nἡ varia mento de dimanda, ne ii reo li. po-tra dire, nἡ di longar la causa piu d una

terminarion, et Vn recordo.

LIV is do si obserua ii termine che si his per corte, r actore dimisu a , fi

me his dimandato r altra volta, comedeue responder et reo . LXXVII. Se r actore domanda at termine dat toti per la corte, si come ha dimat dato altra Volta, et reo deue responder et

me io che sapera a la di manda fatia perlui altra volta, de la quat E 1 termine per corte , per responder a quella di manda que ldi, se vora bre baiar la causa; ma se la vora flongar, dica; Signor, a la jua dimanda non vo Iio responder, se iis corte non lotermina, fel non fis la sua dimanda a Gyri u presentia mia, accu sis pia responder ala sua dimandis, er di, δ la causa I perche faria troppo nocitia cosa a fare , s strania de res onder is Iu dimanda, che non his fulto in q19 si 'sora in presentia mia,

per che potria errare, non respou er

me si deue, per non mi recordar quat sula dimandis cle mi sece, per obe la memθ-ria det fom' e molio smentisabile, p tria perder la causa, per non esser memore de la domanda fatiami ali re volte I ei perὰ non Toglio responder, se la corte noulo termina, la divinuda, chel fa fati odi me, come la fece albora , se adesso non mi dimanda in mia preseistia I i cid

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mi metio a Ia termination de la corte, fauetiando D mie rason; et contr' a questo ractore pub dire; Signor, e vero, Me Suo

e li possisti giorni io mi chlamni a voi, is D ebrio de tui in sua presentia,

REGNI HIEROSOLYMITANI.

1iato, b cresciuio, & ves elle la corte chelia aldito la prima di manda , . citates aetiana questa, si ricordi , se i ha cres luto, b mutato aletana cola, b non, et che di cib richi ede ricordo di coite, et to vol hau et la corte et termina , et inerte te sue rason , di ea ractore; Mi recliedete recordo de cosa in o euiente, o tal cho Goi non do uete batier recordo di ciδ che sol dicete , ch'D hobbia cresciato, δ variato a D miadimanda, non dicere de che, per chella, ist III Ion cLIIama o ae sui in tua a manus, non dicere de che per chepresentia at termine che ia corte mi dei te faueria da far iroppo Ia corto, It coutuito cori come mi chlamat at hora, an- ue uisse re evir, ricordor ad instantia

ue responder a Ia dimanda ob' io seri dilui, si come la feci in corte in sua presentia, quando hebbe termise de respouder a quella dimando, ne vos lis che resti per co- fu eho P his fatio dire de non responder, se Ia corte nou lo termina I la rason, per chv io me lamentisi di lui albora in comte, in sua presentia, ct tui dimisis

termine a responder ala nata dimanda M'e

, nando da lui, si come dimantii albora I non vo lio per c a chel dicis si resti de respouder a la mis dimanda, se la cortem, Io termina I di ciδ, io mi metto ula termination de la corte, saluando te mi erasu I & io credo chel reo non pud dircosa, per la qual la corte possi terminarche non li responda a quella di manda cher ha filio di tui altiora, per che rha di-

mandato termine a responder a Ia di manda, che. rastor sece di tui altiora chel dia mandb ii termine, et rhebbe per corte et questo E ii termine che t 'hebbe per co te , at quale deue responder a quella di-

manda; et se la corte fa la prediit a te mination, et reo deue domandar at Signor, che la cori' et facti a memore, qual sit ladi manda, per saper respondet come si de-ue , et ei Signor che non deue errar, et deue far fare memore; et quando hau eracosi respondesto a la di manda che la corteli hauera commemorato, come si deue, che contra quella di manda non pub trouardet reo tui te se piro, cse ii aduocati dicendi in corte per drcliaris , δε i' his cresciu-to. ia dimanda, d non, senea nominar cheha cresciuio I non puδ, nὸ deuehauer termine, o tu corio non deue farrecordo, te i ha crestato, δ non, se coluiche dice effer cresciuia, non dico Me cofaba crescisto I s per te rason M'io h)dit xo, o cognosciuio, δ per alcuna d' est e, nouso lis che voi habbiate Iermine, chela corie facta quesio recordo, se quella uou Io Iermina; di cio is mi metio is la termination de la corie, fluando I mie rasos Iet a me pare, chel reo non prib dir cosa , per la quale la corte debba far qtiel recor do che rechi ede, set non dice qsiel che l'ha crescitato a la di manda, deue tui ha-

Uer termine per tanto quanto ha dito, marti 1 modo de dire. LV. Se rvno de quelli che suom terminrvien at suo termine, l' ait, o non visu, ne Contra nauda come si deue , che deuedi e , fare colui che Gen. LXXVIII. Quando alc uno h a termine

per corte, et viene a hora, et tempogitar dando it suo termine, come si deue, et i 'altro non viene, nἡ lo guarda , b contra- manda, come si deue, quando vellera apparar te stelle in cieto, te deue mos rar doi, b pili de gli homini de la corte, et tali che creda esserit amici, et pol vestia irin presentia det Signor, et dirii; Signor,

o hJ ben guardato ei nato termine, come

ca rason, per che non Vol responder a que l- cieto, Mandele a Uedere V et ei Signor leta di manda, cogi attende i actore net mo- deue mandar a veder ad inflantia sua, per do che ditio, che si deue conuincer homo dot de ii suoi homini, b pisi, et quando non fug1r per la seconda fugit a principat te hau eranno ville, et de ueno dire at Si-d li piadi, & se i ad ore non e certo che gnor in corte; et pol colui che guaidb ilquelli de la corte s'aricordino la sua di manda, flacciata darecatio it pili presio chelpotra, dc guardassi di non crescer, b muter alc una cosa la di manda, accib chel suo aduersario non habbia nouo termine per che set non rinoua la sua di manda elpotra hauer danno, se la corte non e benmemore de la sua di manda; & chi rino ita Ia sua di manda, se non cresce, b muta al- cuna cosa, i altro drra, che t 'ha cre- se tuto a la di manda, dica che non ha, Scset domanda termine digando che l' ha va- suo term me, deue due at Signor; S nor, io doni in i a Us, ct a la corte, uno dris p fati glorui, ita tal cina, et dicache, et di chi, Iui di nundδ i , mine a Iamia dimanda, is ei contra ai, lui

reserito in corae I perδ vi prego, ore i do che succiate cognoscer a la vos, a corte,

187쪽

2 6 A S S

s is h) hen guar Io et mis termine, comeriti uis I &-Signor deue commandar ala corte, che laccia quella cognitione; &la corte la deue sare, & deue cognoscer come credo j chelli, ben guardato it suo termine, co era obligato; et subito de-ue dire at Signor; Si nor, vostra cortehθ cognostiuto th' io h) guardato ei inio te; mine, conta era obligato, il mio adsiersario non his guardato it suo, cout ra- mandato , come doneus, perδ vi per o, echie o che voi facciate cognoscer a vostra orte, s io Auardando it mio termine hὰ diasitigato Ia mia differentia, che domandat

dato et mis termine, tam era obligato, Di it fiso nὸn f his guardato, ne contramaudato, come doueua; et Signor deue commandar a la corte , che facta quella cognitione, S la corte la deue fare, & deues come io credo i cognoscer che h. a distrigato la sua differentia, se ii suo aduersario non ha guardato et termine, ne contra mandato, come do leua; & come si de-ue guardar et termine, & come contramaia

das, d declitarito in questo libro; & a me

pare, che se colui ch'E in termine per corte pilol mostrar, corne si deue, cli' et simon a tempo, & hora, per guardar ilsuo termine, & per la via hebbe impedimento tal che non posse te venir a hora,& tempo a guardar il suo termine, ' chelui de la, doue s'ha impedito , contram an db ii suo termine λ hora, & tempo, si come doue ua, dc quelli, per ii quali contra mand b, ciοὶ mandaua a scunili, hebbeno impedimento, per ii che non posset enoa hora, 3c tempo venir in corte, & direii suo impedimento, & sar quel che liliauea imposto de dire, & fare per contra- mandar il suo termine, colui che non h. 1guardato it suo termine, ne contra mandato a hora, & tempo, per impedimento chelui, b quelli chel contramandaua hebbeno, non ha perb persa la sua causi per il va dar det termine; & queste cosse deur farie sapere at Signor, & 1 la corte, & offerira molirar, come la corte conoscera , b rerminara , chel deue mos rar, si coni' ἡ ditio in quesio libro, che sit deue mostrar tal co- se; & subito che la preditta cognitione ara fata, et scrita, pactor deue rechi ederat Signor che li facia hauer, et deli urar quelche ha di mandato, et guardato per hauerguardato it suo termine, et ei Signor et de-ue sat deli urar il piu presto chel polr1, et senga indulsio, et meitello in possesso di quel che ha di mandato; et det reo potia molli ar il suo impedimento, b quello de coloro, per ii quali contra mandaua ilsuo termine, si come la corte terminara, d cognoscera chel deue mos rar, et Signoret deue remet ter , 6 far me iter in tal posus eo, et te nitura cona' era auanti di quel

che messe, o fato me iter ractore in ponsesso, et te nitura, come di cosa chel hadis rigata, per hau er guardato it suo termine , perb che non E gia distrigata per termine guardato, pol che t altro hauerum ostrato it suo impedimento com' predit

to et e et Signor non vorii far faret edit- te cognition, colui at quale non te vora

tendo che Coi non douete manchar de termination, ne de cognition de cora ea quelliche Cela re hie eno in corte I p νδ me ii

uete sar fare la cognition che vi hὸ rechi sta, pol che se D recbisi in corte, come colui che fete obligato per te Gaude,

rason nseca, per volpa causa, ne effer prolongati d'hauerta per man hamento d' haverte ination, δ cognition de corte I per tui te te rasou cb'hθ ditio, δ per alaune δ' esse, Vogito che me fa late fare ditia cognitione, se Ia corte et terminaris

queso ins motio is la termination Ee Ia corie, saluando te mis rason; et ei Signor lideue far la ditia cognition, ouer 1i deueniet ter con tui a termination con quel cheli domana a termination, b due rason, perche non la deue fare, et tale che la corte termina, b cognosca che non la deuefare; per che altra mente ii Signor non de-ue manchar de termination, b cognition decorte a. homo, n) a dolana, chela recli 1ede in corte; et se ii Signor sit melle pero uello a la termination di corte, et non mi pare che possa dir cosa, per la qualela coite debba terminar chel Signor non debba commandar 1 la corte de farge ditia cognition; la corte deue cognoscet sco- me credo j che colui che ha sua: dato it suo termitae , come doue ua, ha dat rigato la sua disserentia, set suo aduersario non ha suar- dato it suo termine, nἡ contramana at CD- me dolaeua , et perb deue la corte in que ito caso metierio si cona'ὴ preditio; perche sel sa la cognition senZa metierio com epi editio, colui che sara impedito per strada, et havera conti amandato 1l suo impedimento ii hora, et tempo da la via, bda la sua casa, si come doue ua, et quelii per ii quali et contramandaua hebbeno tali inpedimento per la via che non hanno possitio vegni re a hora, et tempo a direr tuo impedimento, et stare quel che doue uano, et prouasse tutio questo si come la cortet ei minasse, b cognoscesse chel deuesse sare, et haveria con tutio questo persa la tua di

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REGNI HIEROSO OMITANI.

manda, che scuta, altro non li haue- rebbe valesto, lagando la cognition senZaque sto, com'. preditio; et questo parmitaria iniusto, et torto euidente, che per impedimento non deue rhomo perder lasua causa, non guardando it termine set Contramanda, com'ε ditio di sopra, ouersa it suo si orgo ne i modo sopraditio, si de-ue fare la ditia cognitione iret preditio modo, et coSi me pare se condo I a Iustitia ,

et la rason, che altra mente non saria ditio impedimento valido ; et subito che sera fatia ditia cognitione, se colui che ha guar- dato it suo termine E actore, deue domandar at Signor che ii debba consegnaruello che ha declitarito, er et Signor eleue fare senga dilatione, et de colui chehi guardato it suo termine ε reo, deue domandar la cognitione net modo sopraditio, et pol ricordar te dit te cognitione in cor-

te Ι quelli che furono la, quando son stas alte auanti ai Signor, ac ib che colui contra et quale havera distrigato la sua differentia guardando it suo termine, b alcuno altro che rechiedeua lui, b a li suoi heredi, b altri per lui quella medesima differentia , et post a ben prouar per recordo dicor te, quando ii sera de hi gno, che quella disserentia ε sta dechiarita guardando iltermine, per it clie δ quietato, et deli-urato, et non E obligato pol de responderad alcuna persona, sia chi se voglia; mase pactore auesse impedimento per la via,

b quelli per ii quali conti amandaua la sua

scura, et lo potesse molirar, si com'ε preditio, ractore non havera miga distrigatala sua differentia, per te rason preditte, angi saria a tal effere t 'uno verso raltro, con 'erano auanti che raciore si lamentasse de tui. LVI. Che deuo dire, o fure ibi Gol guar-

mine per conte , nou iroua et Signor ,

ne homo sint uiso in suo loco. LXXIX. Quando quel ch'l a termine perta corte viene at loco doue hebbe it te mine per i e non troua et Signor, bhomo statuito in suo loco, in presentia delquale debba guardar il suo termine, fac-cia, et dica in presentia de tanti homini det Signor, quanti potra, b de dot almeno, quel ch'ε ordinato di sopi a chel deb-ba dire, et fare at Signor in corte, quando viene in corte per guardar il suo rermine, et to Darda, ecce ito ii domandarrermination, et cognition de corte, et pol, moliri a loro te stelle, et prega, et rechie

dati che fiano memori di quel che hannovisto, et intes o, si che Paricordino quando sara bisogno; et pol il piu presto chepotra tro ui et Signor,. et dicati come haguardato it suo termine come do aeua contra et tale de la tal differentia, et lo nomini , et dica etiam la differentia ; et se ilsuo aduersario non rha guardato, contra mandato it suo impedimento come doue ua, dica at Signor come h1 distrigato la sua disserentia guardando it suo termine et pregi, et rechie da al Signor che li facta cla consignar quel, di che vertiva differentia con it suo aduersario; et ditio questo, Hel Signor vol effer certificato, come haguardato it suo rermine debitamente, tui et deue far certo per et ricordo de ii homini de Ia corte, che furono la quando et gua db ii suo termine; et se ii suo aduersario e in corte, et dice che non ha gia gua dato it suo termine, come si doue ua, Iodeue prouar verso lui per libri cordo de lipreditti homini de corter et chi de te predit te cose vora certificar et Signor, b pro- uarie verso it suo aduei sirio deue fare cosi; deue dire at Signor, quando vol esse Pcertificato dei suo ditio, o quando it suo aduersario denega che tui habbia guardato

ii suo termine; Signor, el tale, o et talodi υosiri homini, et ii nomini, Drono lis,

oue is guardai et mis termine, alauni altri , de li quali sora non ni' ari ordo , vi

termine I et se i sono presenti in corte, et Signor li deue commetier, che s'aricordino quel che videno, et intest ro; et sequelli che sono nominati, non sono in co te, et signor li deue far Venir, et quando Dranno presenti, deue commet ter a quelli, et a tuiti li altri homini che s'aricordino quel che se peno di questo fatio; et

pol tuiti li homini de la corte deueno vniria se in sieme, et sentar, et ari cordar quel chese peno di questa cosa, et se vi ἡ in co te do i, b piu , che s'aricordino che coluiche ha guai dato it suo termine, la doue era a termine per gua Mario, auanti radipari re de te stelle in cieto, et disse in sua presentia, chel era venulo a suardar il suo

termine contra et tale de la tal causa, et Plia nominato, et ditio la dii ferentia, et

che da pol questo et di morb la, sin che lestelle aparesseno in cieto, et glielelia mo- strato, et pol ii disse; Io vi chlamo pertesimonii, come M gua, dato it mis tormiane , ii preto, re ieri cle sate m mori , s che Si posate ricordar in Cori', quando mi fora biso no I et mi pare chelia ben certificato et Signor, er pro uato verso it suo adueistrio d'hauer guardaro bene it suo terin me, come doue ua; et se ilsuo aduersario non ha guardato it suo tei mine , ne contra mandato it fio impedimento 1 hora, et a tempo, si come doueua, colui che ha guai dato it suo termine, Cona 'Epreditio ha diit rigato la sua di serentia de .

hi tamente, per hau er guai dato it ter ait everso colui che non l'ha quai dato, et n-ti amandato et suo impedimento, comed -

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ueua; che in questo caso ε it ricordo deli homini de la corte cosi valido, &deue

effer cosi tenuio, & mante nuto sermo, &stabile, cona' et recordo di homini de lacorte fatio, b ditio in presentia det Sigam , de ii suoi homini; che in que stoca , dc in alcuni altri, che sono a presso specificati in questo libro, sono, & deueno esset cretii li homini de corte, ancorche non sta et Signore, & te cosse che lihomini de corte sanno senaa et Signor s

Ho te nute, & mante nute come te cosse fat-

te in corte in te quale et Signor, & lis i homini sono insieme , per che se cosi non sasse poche volte si potria distrigar di

ferentia , b conuincer causa, guar dando illermine, per che spesso aduiene, & h accaduto, che li Signori non sono a gli lochi, doue te persone si metieno termine, & per questo non deue restar che leparte non guardano ii suoi termini la do-ue sono a termine, & cosi come ii deueno guardar; & se runo et guarda come deue, & r altro non to guarda, nε contra- manda debita mente, colui che rha guar- dato, cona'ὶ preditio, lik distrigata la sua

causa verso colui che non r ha guardato,nὶ contra mandato, come doue ua; & se al-cuiro dira , che recordo non puo, ne deue effer in questo casio, perb che corte non

stoi homini, b piu non sono con tui, lodico che si deue, & se questo casio adulene, b alcuni altri che saranno qui a presso declitariti in questo libro, deue et Signor commandar a li suoi homini, che P arico

dino quel che sanno di quel fatio; & cheli homini de corte ponno, Sc deueno ri- cordar come corte quel che hanno in teso,& visto, & quel che ricordano deue esserte nuto, & mant enuto sermo, & stabile si come la corte ricordara quel cli' e sta fallo

in presentia det Signor, & molli di subi homini; & in questo caso deue esser quelche li homini hanno in teso, & visto, me-

nato come recordo de corte, & non deue effer menato come testimonian Za, perbcheil Signor non piab, nὸ deue per rusangas rear testimonii a testificar, & pol clienon li pub flaraar, non li pud commandar, per che ii Signor non deue commandar a la corte, a a li suoi homini colache non li sono obligati a fare, b che pomno recusar senZa ei a re, & recusando nonii pub ssor gar, altra cosa menar per rason; & tanto maZormente non de ueno esset me nati come testimonii, per che a latestimonianaa conuiene sacramento, & sipub ii testimonio opponer, b diffidar persegno di battaglia, se la differentia e d'unmarcho d' argento, b piu, et testimoniam tia d' homo de corte tra priuati ε tanto valida quanto d'un altro homo che non sade corte, perb che si pub cosi ben esseropposto, et reiecto de testimoniama come

altra gente, it che non si pub miga far inquello che si ricorda in corte, per commandamento det Signor per che per lasede che sono tenuit at Signor, cheli commauda ari cordar quel che hanno vi sto, etvdito, di quel che rhomo se me te at suo ricordo, per la lealita, che sono obligati

de giudicar, cognoscer, et ricordariealmente in corte quel che hanno Visto, et udito secondo chel casio accade, ii ha dato talfe de cli' alc uno non pub falsificar terminali On, ne cognition, ne ricordo che homodi corte faccia, da pol chel Signor Io havera commandato a fare la termination , bla cognition, b it ricordo chi non volesse salsificar tutia la corte; ma ha ben modo, come si pub imputar de falsita alc uno deli homini de corte de termination, b de cognition de corte fatia, chi non se sapera guardar; et come si pud Dre a chi non se fa guardar, b non si vora guardar, sara dapoi declitarito in questo libro , et CC- me si pub guardar, chi se vol guardar ἀet per te rason predit te, et pili attre chesi pub dire, my sariano troppo longite hmetterte in questo libro, me par che in talcaso, de ueno effer me nati come recordo de corte, et non gia come testimonii; et quando et recordo di homini de la corte ser 1 fatio, et stritto com'ε preditio, se radue: sario de colui che ha guardato it suo termine, si cona'ε preditio, non ha guardato ii suo termine come doue ua, si richi ede alSignor la cognition, b la termination, net modo ditio di sopra; et sel Signor, b ilsuo aduersario contrasta per termination dicorte, che non se ii saccia quella termination senaa hauer cognition, b dira chel non lik gia guai dato it suo termine , disti gata la differentia per termine guardato, et dirὰ tal rason, che la corte et termina-rk, b cognoscera, se recomincia la sua di- manda darecatio, net sopraditio modo. LVII. Quando is persone sono a termine per corte, guardano et suo termine me si deue, er non trotiano homo in presentia dei quat et reo ὸ tenuio re-

da Gn altro Ziorno dapoi cos) come a Lire volt e la sece, che paδ responder el, eo , oe dire. LXXX. Se dot homini sono 1 termine per la corte in loco nominato, et cadauad'essii vi en a hola, et a tempo, per guasedar il suo termine, et lo guardano bene, come si deue in ditio, et in farto, et nontrouano Jk doue sono terminati de guardarit suo termine et Signor, nε altro homo in suo Ioco, in presentia dei quale et reo Eobligato de responder de quella di manda, et tui se ne parte senga dire, b fare altro, et dapoi qualche giorno i' actore troua eΙ reo auanti ai Signor in corte, et si lamenta de lui, ne i modo che attre volte ha do

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

mandato senta sar a la di manda alcunaetonta, b mutation; colui dei quale se lamenta, deue domandar termine a la di- manda, et se lo domanda come si deue, havera per quel che credo et suo termine de quindese di per termination de corte; et chi de tal casio vora di mandar termine, et haverto, et deue dimandar a questo modo, et deue dire, quando ractore si chiam a de lui; Io vo lis fauer termine a questa domanda, er dirδ per che, peta ch' iba questo gismo de horai per que dimanda non sono a termine per corte , per ii chem lis haver termine , se la corte et te Anaris I et me iter te sue rasen; et 1 questo ub dir tractote, che non vol chel ui habia termine, per che alti e volte ha do luto de tui, et in corte di questa differentia, et non ha, nὁ si deue haver termine, eccerto a noue dimande, se non vi Ecrescimento, b mutation ne la di manda,

glia et termine, et questa non Φ miga noua di manda, nό ha crescimento, b mutation, nε ε tale de la quat rassisa toglia

et termine, et ait re volte ha fatio questa di manda in corte, et ancor dimanda, co-

me ha di mandato; per ii che non vol chel ui habbi et termine, se Ia corte non lotermina, et me iter te sue rason; dica et reo; Se voi abre volte mi dimandosio iucone , is dimandat termine, O f έ bipercorte, o guar at ii mis termine come δε-ueua , feci ciδ cta' is fueua per suar-dar et mio termine, ct me liberat δε lamostra dimanda fina a quel termine, o quel gior I ue uti domandase is me, n/ia corte mi deite altro termine per quelladimanda ad aliun giorno nominato I per ilia' is intendo Gyer da quella rimanda qui

rato, assolto, per quanto fh fatio quelgiorno I oe se Coi hora domandate di mes come domandasse albora, per questi non

sia dimanda, perδ Me quos a dimandis pnoua, per che quella, che aifora si sita ,

hauer termine, m lio hauer et termis. ne, per tutio te rason, ch'io hJ ditio, δper alaune d' esse, se la corte ei termina Iet mettersi 1 la termination de la Corte, saluando te sue rason ; et a me Pare chel actore non pub dire cosa per la quat laCorte termina, cli' et reo non possa hauertermine λ quella di manda de quinde se gio

ni, come de noua di manda, per te rason predit te.

IVIII. Quando te perseue sono is termine

per corte, em guardano ii suo termine come deueno, et Sinor non vora que L dar audientia, che ii deue dire, O che li deueno responder. LXXXI. Q iando te persone sono a termine per corte, et guardano bene it suo

termine, come deueno, et ei Signor non

hi spacio de dar audientia quel gior no ala lite, ch'h tra loro, ii deue dire, et commandar che i siano et 1al gior no in

presentia sua in corte, net tal loco, et in tal essere, come sono altiora, et ii deuedire et giorno, et nominar et loco, et di- re cadat o che consenta; et se lo consenteno, i sono obligati d'andare la, et chi non sata perder1 la sua causi, et se ivegnii anno sat anno in quel essere, coni' erano quel giorno; et chi non to consente, set non viene, non perdei a la causa; et seractore non viene a quel termine, et potvn' altro gloria o troua in corte et reo, et

li di manda quel che ii domand b, et reoliavera termine, se lo domandara coni' εditio in questo libro, che si debba domandar termine a la di manda, che stode tui, da la qua I rassisa non tuole it termine, et a la quat non ha res posto in corte, ni

ε a termine per corte de responder; perche commandamento che faccia et Si notin corte at suo homo, b ad altri per tro-uarsi a giorno nominato auanti tui, per farrason a colui che si duol d 'esso, non tuo-le la differentia; ma se tui et commanda a te parte ne i modo supraditio, et et reo consente de venir in tal effer cona' ἡ, et

non urene, et sara containto, et prouato come homo che ha fallato de Venir a render rason a chi Pha lamentato de tui, et che pena deue patir e specificato in altra parte in questo libro, et per 3 nor accadeditia qui adesse; ma se la corte mette 1 termine te parte a giorno nominato, chele fiano in tal essere, come sono altiora,

te non pontio contra dire, ne recusare et termine che la corte ii fa, angi conuiene chesiano in corte et di che sono a termine et che lo guardino, b contra mandino quelgi orno .che la corte ii ha messo a termine, si eoin' et termine che hebbeno per ricordon noua di manda, & chi non to Dr1 pem dera la sua di manda, per non hauer guar- dato it suo termine.

contramandar et suo termine, come se dritie contra nandar per quanto, e per qualhomini.

LXXXII. Chi vol contra mandar come si deue et suo termine, che li ε dato per laCorte, contrai nandilo per dot homini de lal eZe de Roma, che non sano de quelli chenon hanno voces, ne resposta in corte, iquali si ano a hora, & tempo det termine che la corte ii det te per dire, b far direal Signor, b h colui che sara in suo loco,

in presentia de parte de la sua corte a uanti che te stelle appareno in cielo; Signor, et inle, ch' δ ὰ termine per la corte net ldo hos ei contra ei talo, dela tal disserentio, & nominar ractore, & et reo, &

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