Barbarorum leges antiquae, cum notis et glossariis : accedunt formularum fasciculi et selectae constitutiones medii aevi

발행: 1781년

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menZonar la differentia, vi si saper permith. lui e impedito , si che non pu venirho gi in cotae per guardar il tuo termine contra et tale de la tal co O, & nominichi , & de che, per3 sis contramandato ii suo termine con noi, O uoi per Iui frimo saper a υoi , alia corte ei suo ini. pedimento I cy' se Coi Signor , d lo tartocle Ii dete it tyrmine, non credete cheista impedite , si come vi dicemo, mi famoprompti a fure di ciδ p sei xbe la corte te,

deue commandar a la corte di cognoscerche deueno fare quelli che son ve initi adire l' impedimento di colui che ha contra- mandato it suo termine' et parmi che lacorte deae co noscer che i debano gitur ars pra li sarrui, chei tale, et lo nominii Io,

Ii ha mandati iis per contra nandar et suo termine, O fur saper el suo impedimento at Signor is Ia corte I et pol et Signor

deue commandar che sita portato Vno Euar gesto , et quando sara portato, Commandara quelli dot che facino et sacramento, si come la corte rha cognosci uto, et quelliel deueno sare et sel fanno cosi, coluiche havera contra mandato it suo termine con essi, rhauera contra mandato ben co- me dolaeua, et non perdera la sua differentia per guardar di termine; inii se non faranno et ditio sacramento, et non hauera miga ben contramandato it suo' termi ne , cosi come doue ua, et perdera lasua causa, per guardar di termine, se ilsuo aduersario guardera, b contramanda rhil suo termine, come ii deue; et i 'aduersario ei colui che coni: amandera it suo termine , non pub opponer come testimonii per segno di battaglia alcuno de quelli dolhomini, per che si offeris cono certificar et Signor, et la corte che de te ii termine 1le parte, & lo certifica per il giuramento de dot homini, per b deue effer ben cretio;& se quelli, che velagono ii far et contra- mando det termine, non trouano et Signorat loco doue fit a termine est ut che li hamandato per contramandar et suo termine,

alciano che tui habbi statuito in suo loco, de ueno venir in quel loco doue su a termine coliti che li ha mandati, & offeri r di sare in presentia de doi, b tre homini di qtiella corte, b de ptu, quel cli' eordinato che si debba fare de tal costi, &dire, che se hauessio trouato et Signor, ouer' homo in suo loco in corte, con cor- te, b senZa corte, che haveriano ditio, &fatio a lui quel ch'ε ordinato di sopra inquesto libro, che si debba fare di talcosa,& pol pregarii esser ben memori di quelehe disseno, & si offerseno, si che quando sera bisogno a colui che J ha mandatila per conti amandar il suo termine, ches' acordino come son ventaria hora, &tem-

po per dinotar at Signor, a la corte set, hauesseno troiiati, b homo che susse in loco det Signor, come colui che li ma dati la e impedito in modo che non haposlato venir a guardar il suo termine, &per che non hanno trotiato et Signor, nεla conte la, doue fu a termine colui che lilia mandati, i hanno offerto a tempo, Schora in presentia sua quel che hanno inte sis; & se colui dei quale e la causa, hapoi bisogno di quel recordo, et deue fare si cotae ordinato at Capitulo inan Zila doue dice, che si deue dire, Sc fare, quando r homo ha guardato et suo termine, C me si deue, la doue fia a termine per guar-dar il suo termine, A et Signor non fu laquei gior O, LX. Chi e is termine per corte, sit -- se is fora, θ' tempo per venir is quia1 dar il suo termino, per j rada si vieiurat impedimento chel non puol andar oguardar si suo iermine, come, per chiel de e contramandar, cloe notis Car. LXXXIII. se colui ch'ε a termine per corte ε suor de la terra che hebbe ii termitie, & si moue a hora, & tempo perguardar il suo termine la doue t 'hebbe, de non ita seco, eccet to vn' homo de la lege de Roma, in quel ponto p uol contra mandar il suo termine per altro Christian sel

Iudeo, b Sarasin, col quale lo conti amanda sel vole, quando sara tal cas b, via 'homo di quat nation si si a deue effer cretio de rimpedimento de colui che i'ha contramandato , ma chel giuri se condo la le-Ze , Che colui che eontra manda et suo termine , & fa saper il suo impedimento pes tui da la strada venendo a guardar il suo

termine, cli' et non ha possuto venir a gua dar et suo termine; & et non troua homo, per et quale possa mandar et suo in pedimento, & troua alcune persone, a te quale poti a mostrar et suo impedimento, et deue sare, & in ques X. casio sara cretio vn' homo di che nationse: sa, set non pubtrouar altro per mostrar et suo impedimento , ma chel saci et ditio sacramento; Scchi cogi contra manda it suo termine non falla at nato parer in el guardar il suo termine , angi rha ben guardato, pol che dalui non e rimasto de venir a guardar il suo termine, la doue la corte rha ordinato agitardario; dc cosi deue esser de quelli perii quali mandano a notificar il suo termine, se alcun d'essi E impedito per preson, b per suoi inimici che li haueffino assaliato, b tenisseno la via, per ii che non potessino passar senga pericolo de morte, b

gnosca efferti ad uenula per impedimento, et deue valer pollendolo mostrar, come si deue chi cogi mostra, che alcurio de lii inpedimenti ii si a peruenuto ne la via, perii che non ha possuto venir a hora, &tem- po a guardar il suo termine, et non deue

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m ga perder la sua causa, per guaidar delsuo termine at nato parere, & cleue venirin corte, Sc dinotar et stio impedimento ilpiu presio che potra, & dire at Signor, δca la corte, com'ε si, impedito, & osserit si a protiario, si come Ia corte terminara , b cognosceri chel debba prouar; lacorte deue Eognoscer at nato parer, chel iuri sopra li finii, d 'hataei si in ostio aliora, & a tempo per venir a suas dar il suo termine, Sc che fu impedito, per ii che non ha possuto venir uardar il suo termine

homini de la lege di Roma, che gitii inoso a li santi hauerto villo impedito ne lavia, per ii che non ha possuto Venir agitardar il suo termine, la dotae sit terminato; Sc sel su impedito in loco doue non eran gente de la lege di Roma, & ha dot Christiani di quat nation si sta che fici noel ditio sacramento; b set fu in loco doue non hauetia Christiani, & hau ea Iudei, bMori, che gi urino, come si deue, secondola sua leae, me pare che tui ha fatio ansai a guardar il suo termine, de Che non ha persa la sua causa per guardar de termine , per che da tui non ἡ manchato desuardar il suo termine a hora, & a tem- po come deueua, gia che hanno giurato etiam dot homini con tui, che per impedimento rimase, & non ha possuto gua dar il suo termine, contra mandario ; Regii d ben rason at nato parer, Sc che C si deue esset, per che ogni utio che si m ue a venir , guardar il suo termine, nonh gia dot homini de la lege di Roma

prompti ' menarii seco, set sardi impedito per la via, che possa contra mandar il suo termine con quelli, ne cadami che si moue a uenir per quar lar il suo termine, crede miga esser impedito per la via, perii che non ε marauiglia sel non mena pensata mente gente con tui, con li quali posus a contra mandar il suo termine, se ii sus sede bis gno an cor chel sa tale che habbiail modo di menarii che molle fiate eadue-nuto, & po tria aduenir, che colui ch'ε a termine per corte ὁ sano, & in tal lococh 'el crede venis securo, δc saluo I hora, & tempo, per guardar il suo termine ladoue e a termine, δc sii moue solo, b conalcuno altro in sua compagni a. de tui se impedisse per la via tal mente che non pOtra andar a guardar, contra mandar ilsuo termine; & se cosi fuisse, che per alcimo de ii preditti impedimenti conuegni Dse perder la sua lite, questo saria torto es presso, per che alc uno non deue de rason perder la sua lite, per non guardar iltermine, se non resti da tui, I per suo manchamento de guardar, b conti amandarit suo termine, si come deue. LXL P r che ι' homo , disi quale alauno si lamenta in sua presentia in corte , non si deue partir de corte seneta responderae la dimanda, δ dimandar termine. LXXXIV. Colui dat quale alc uno si lamenta in corte in sua presentia, guar di de non si partir de corte, se non respondeprima a Ia di manda che si fa de lui, bdomandi termine, b si offerisca alimen o di responder, fel Signor, Sc la cor teli voranno aldire, δc di questo chlami la corte intestimonio, per che se una de te predit tecose non fai 1 auanti che la corte se parte, b non dice rason, per che non deueresponder a la di manda, Sc tal che la corte lo termini, b cognosca, et perdera lasua causa, per ch'ε aissa, b viaiaha al Rea- me de Hierusalem, che chi non respondeli la di manda che s sa de tui in corte, d ue tui ε presente, b non fa l 'una de te predit te cose, chel debba perder la sua causa, se la corte se parte, &lui non haue ili fat-to at cuna de te predit te cose, auanti chela corte sit parta . LXIL Per cἴ colui at quale visu imputato altuu desidio in corte, δ at quale si recbieri alcuua cosa, deue responder, Cy n

gὰν δε ι' altro si osserisse protiaris.

LXXXV. Chi rechi ede ad altro at cunacosa in corte, b l' impura alc uno delicto,& colui a cui vi en imputato ii delicto, bal quale si domanda, non nega quel cher altro si offerisse pro uar contra de tui in coite, & la corte se parte auanti che luilo nega, b osserisse a responder volendolialdus et Signor, Jc la cotae, b non dicerason, per che non to deue fare, Zc taleche la corte et termini, b cognosca, tui Econuitato di quel che li sti domandato, ouer imputato ne i sopraditio modo, se nonia alcuna de te dit te cose auanti che la co te se parta.

LXII L. Come, per che non si puδ dia

mandar nisute a colui che Gien imputato alitino detricto in corte, Iut lo ne

lo auanti che la corte si parta. LXXXVI. Q uando uno si lamenta in corin te de via altro, b l' imputa alciano delicto, & eolai k chi si domanda, ouer alquale. Jien imputato ii deli, to, nega que Iche t imo: ita, b la di manda, b attramente, Et l a 'ore, b c qui che imputa ii delicto, non se offer iste prouarto auanti chela corte se parta, io credo che tui ε quietato, Sc alibito da quella querella, none piti obligato de responder k colui che silia doluto d'esso, b che li ha imputato ildelicto; per che cosi come tui dat quale si duole in corte in sua presentia, bal quale Vien amputato et delicto, set non responde a la di manda, b nou denega et deli-

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non si Ofletisse responder, se ii Signor , & la corte ii Voranno aldire, δ non dimanda termine auanti che la cortes parta, b non dice rason, per che non deueresponder a la di manda, b a la imputation, & tale che la corte et termini, bcognosca, E conuinto de cib che liseia lin- putato, b dimandato, b altra mente cosimi par esser quietato colui dat quale se hilamentato, b al quale ha imputato et delicto, b dimanda, b attramente fel denega, & i' actore non si offerisse pro uario auanti che la corte se parta, per che la rason deue effer neutralo, & non sere emiga in questo caso, se cost non fusse.

LXIV. Che deue dire , ct fare, chi vol

recuperar possesso det quate su so

sa, & dica de che, peia vi prego, oer ebis o mi faciate remet ter in possesso di quelche m' hu spogliato, o quando is farδ nolmio possesso, fel sis domandarini cofa alcu-na, io li render) rason per Ia vos, a cor-ie I s se voi, Signor, non mi credete chesia cis , come vi hὸ disto, Di te la inquia

ι' usa a di questi Reame, come a Do Uato de nouo , & pol et Signor deue mandardoi, b tre de ii suoi homini ad inquerirque io, & li deue sconeturar per la sede, che ii de ueno, de inquerire per inquisition reale, se colui, che dice effer spogitato de novo, era in possesso di quella cosa, delaquai dice effer spogliato & quando haueranno inquerito i deueno dire at Signor in sua corte quel che hanno trouato; & se itro uano hauer quarant a gloriai, b manchoche ih spogliato, et Signor subito et deuesar remet ter in possesso, & commandar hyaltro in presentia de doi, b piudeli sucii homini, chel non si me ita in possesso, &dire che sel sa, et mettera doue potra, bdeuera, ma set crede hau er rason chel domandi come si deue, & lui ii Dra rason per la sua corte; & se colui, at quale ilcommandamento sara farto cos , si remettera at possesso seneta termination, b sen Zacognition de corte, b senZa licentia det Signor, sara violentia, & set sara conuinto, o prouato, sara a la mercede det Signor, come conuinto de violentia; & chi sopracib vora far leat inquisitione, deue ventralloco, doue k quella cola, chel ha ditio effer spogitato de novo, ' inqueri r per sacramento li pili vicini di quel loco , & quelli che si lien piu leali, & si crede chesa-piano me glio la cosa, quanto tempo hich'el presente possessor se misse in possessio dapoi et possesso de traltro, & chi era in possesso ultima mente auanti che colui se Teposto in possesso, b che si ha posto in possesso, & secondo quello che aldi ranno direst quelli a quali saranno la inquisitione domandando, inquirendo at me esto chesiperanno quel che crederanno poder esse cacib siano piu certificati di quella cosa; &quando inquiri ranno it meglio che saperat no, deueno dire at Signor quel che haberanno trouato; & se do, b tre de quelliche domandaranno per sacramento dirannoche colui ch'E spogitato de nouo era in possessio, & te nitura de quella cosa, b altriper tui, quando quel, che at presente lati ene, se messe in possessio, et Signor eldeue remet ter in possesso, se l' lia quarant agi orni, b manco chel su soogitato; per chese rha piu de qua ranta gior ni chel su spo-gliato, & lui non ha rechie sto at Signorche lo remet a, b faci remet ter at posse Dso di quella eosa, b chel faci inquisition come de sp gliato de novo, et non piab, ni deue chiamar quel possesso spoglio nouello, per che parche t 'ha dis preciato, &fatio iniuria at Signor per eger dimorato tanto a mostrarii ii suo spoglio, & dimandaroe ii possesso di quella cosa, b di serela inquisitione preditia, b chel si x stato negligente , di mandar et suo dretto, tanto chel termine statuitio de potersi doler de

glio effer chia malo nouello, se colui nonera in quel termine suor dei paese, ouerimpedito tal mente de la persona per malatia, b per preson, b per che ii suo Signor rha uelle citato per seruitio, d perat cun' altro impedimento che rhata esse ii lauto, per et quale infra ii quamnia gio ni non ha possuto venir in corte auanti alSignor rechie der questo cli' ἡ ditio di s pra; et Signor, b colui che dice, chei 'ha spogliato, dira, non creder chel saimpedito, come dice tui, deue dire; Ioson prompto a fare sopra cia quanto Ia corte cognoscera, ch is debba fare I Sc la corte , credo, deue cognoscer chel deue dire in presentia det Signor, & de la corte, che perta sede che deue at Signor, fel ε homo delSignor, che te sta impedito, si come haditio, & se non δ homo det Signor, deuegi urar sopra li santi. & altri dot de la lege di Roma con tui; & chi cosi far a po-tra ben chlamar il posseta novello, per rason infra altri quaranta giorni, pol che dat impedimento, Sc non da lui rimase clienon ha fatio quel che dolaeua sopra cib, coiri'ε preditio; & Pera suor dei paese quando fu spriliato infra ii quat anta giorni, da pol la sua venula puot vegnir auanti alSignor, Sc dirii com 'ἡ sta spogitato de novo, & domandar che lo faccia remet terin possesso di quel ch'E sta spogitato de n uo, b inquerire, & farti quel che si deue, come de spoglio nouello, & et Signor Eobligato far sare r inquisitione com' ε pre,

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REGNI HIEROSOLYMITANI. ISI

ditio, oc Lel trotia per i 1n qu 1sitione comeditio, e obligato farto remet ter in posse , & fare ii commandamento preditio

k colui che t 'haue ua spogitato; ma se pas- sano quarant a g orni, non piab dire che quel spoglio ε nouelio, it Signor e piu obligato farti de quello per rassisa, bulanga, come di spoglio nouello; & se colui eli'. spositato lassa pasnar ii qua ranta giorni,com'ε ditio di sopra, senga far rechiel aal signor, che li faccia fare l' inquisitione dei sptatio nouello, et non pub piu hauerdi rason et possesso di quel che dice effers paeliato de novo, se non per domande, resposte, per proue, et testimonii, at cheliauera diffido de battaglia, se la disserentia sara de piu d' una marca d 'argento, et se la ε de una marca d 'argento medem a mente, et imponendoli violentia a la di

manda per il possesso, et si offerisse a proiiario, i et havera diffido de battaglia se l'

altro nega Ia violentia, et se non la nega, sara conuinto de violentia, et caduto, l' arbitrio det Signor, come conuinto de Violentia; et sel non fa una de dit tecose, et rechiedera per corte 1 colui che rhatie-ra spogliato, tui litigara come possidente, et potra dire, et fare molli scampi, et fugite , & tanto che colui che sara spositato, sara trauagliato au'nti che Io rodita, set reo sapera, Sc vora farto, δc in que-potra hau er gran danno r actore &non E miga savio colui ch'e spriliato d' sc una costa, se questo non ἡ per ramisa, b rus anaa, b termination, b cognition decorte, che non Vien il piu presto che pusta uanti ai Signor in sua corte, & non limostra ecter spriliato de nouo at piu presio chel pub auanti quaranta giorni, &nonti reehiele farti dar et possesso, d far rinquisition, come de nouo spoglio, che que

LXXXVIII. Tulli diceno che la fortadi Turchi non tuole it possesso; questo δvero in molli casi, ma non in tuiti, &palmi che simit mente si pub re hauer' aute- ne che vn' homo nominato Piero renitia es Daron, come suo 1n tempo de la tri egua pacificamente, δc senZa calumnia, & quel Piero fece dot figlioli l ' uno nominato Fu

hebbeno moglie , di figlioli, & accade clievivente Piero si fece guerra, & il Daron si peἡse, & lo tot seno i Mori, Ic interimehe li Mori et tene uano more questo Piero, Si restano i suoi do figlioli seliga ha- uer possesso det Daron , ne d' alciana costache Lille di sua Signoria, de pol more I u-

Tom. Q.

co it primo genito figliolo de Piero, sen-κa hauer alc uno possesso de te predit te co- se, per la sora a che li Mori li se ceno, et resib uno figliolo de Fuco nominato Tibi at, et vene a la reta, et pol si fece trie-gua, et et fu restituito a li Christiani; et Otte, che su figliolo de Piero, Verre auanti , et rechie se et possesso det Daron com' elpiu dretto herede apparente de Piero chesii Signor de Daron, et ultimo possessore, come di suo seudo, che da pol la sua morte altro Christian non hebbe possesso, ni renitura, Et se at un dubita. he Pirro nou milesiua per suo figliolo letit imo , is suprompto

sse; Signor, io dimando et polysesso det D

ron, come piu Aesto seriae apparente v

pa ire deI Daron, io non debbo mi a per quem perder ii mio dretto, ne ii mio possesso, per M' is non intendo, che la fore s

nou crede, che Piero teniua Fuco per suo

Piero, come primo genito si isto, suo. dstitio herede, is su prompto di mouarto ,

cmrte et termina I et 1 me pare che Otte figliolo de Piero che se, ultima mente inpossesso, et te nitura dei Daron, come di suo

fe udo, et it piu dretto herede ad hauer et Daron, et it fetido di suo padre, dei qualaltri Christiani non hebbeno possesso infra lor doi, deue inegito venir a lui che ilI nibiat suo neu odo figliolo dei primo genito si liolo de Piero; et s' et neu odo suffeptu dritto herede, per quella rason medema sariano tuiti quelli che fusi eno deseesida Fuco suoi pili dretii heredi per fin ar ultimo dei se colo d'hauer et feta do prima che Otte s liolo de Piero, la quat c

sa saria disconueniente, et det tutio con- a tra

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tra rason, che pero b l'usaneta delReame de Hierusalem non si pub domandar, havex laudo che dica esserit perve-nuto, se non damultimo possessore che lotentua come suo; et et figliolo ε piud retro herede apparente dei padre a hereditarquel che vltima mente hebbe ii possesso, et teni rura , che non E il figli 'lo det suo primo genito figliolo; et per queste rason, et molae attre si pub ben cognoscer, chesorga de Turchi tuol et possesso in alcu- ni casi . LXVI. suando et Iiistante deue assumeria proua in si, O quando Ia deue darat suo aduersario , ct come si deue prosar la negativa.

LXXXIX. Chi vol effer bon litigante,

conui en guardar sopra tui te te cosse in leti te, te quale bisogna proua, come possa assumere la proua in si, quando li necessita, se la pub fare, & non la podendo fare, daria at suo aduersiario, per che, per prouar bene quel che si offerisse in corte siguadagnano te piu lite, & per error di pro-uar si perdeno, & la proua prima offerta deue preceder per rassisa, b rusanga delReame de Hierusalem, & alcula non pu ollar proua de non, se non in tal modo, bsimile ; Io dico chel tes homo non e nato deIegillimo matrimonio, oe dirδ lucis a I lui

nascete prima che suo parie xyle, et lo nomini, s maridasse inu sua male la tale, la nomina, o quem is su prompto de

prouarti turto, cos; come la corte termina-

in quello modo, b per simile, si pub pro-uar et non, & altra mente non si pub pro-uar at nato parere, per che 1 questo si pro-ua et non, perb che la proua cade so prata parola afirmativa, & non gii sopra lanegatiua .

LXVII. Come si deuo difender de iuον iaproua in si, quando it suo aduersario Sol

che tui prout per suo quelis che sis, o

rien per suo.

XC. Se homo b donna δ al possesso, et

tenitura d'alcuna cosa, et ruta come sua,

et Vn altro la rechi ede digando quella non esser sua, et tui vol imponer la sua in alti cun modo per soli lita de la lite, colui chepossede, et liene la sua robba, si pub bendissender in questo modo, et non tuor laproua in si al mio parere, quando coluiche ii rechi ede quella cola, dira che lanon E miga sua, ii deue responder, chesaluando la pace sua egit e assai chiara colache quella E sua, et trita, et lieno comecosa sua, et ii suo possesso, et v so prouano che quella E sua, et quanto a questo et non intende douer sar altra proua per hora,che dei possesso, et te nitura che ha, et hebbe , et se cosi non lasse, ma li conue-gnisse prouar clascuna cosa che ha, et Iiem

ne come sua, M la quale ha viato, et usa come di sua cosa in altro modo che peril possesso, et te nitura sua, et per la sua usau - a, ii possessi, et leni rure Valeriano poco , et molle persone perderiano per questo lesue rason, per ii che non Vole per hora fax altra proua, se la corte non to termina, et di questo mellasi a la terminatioudi corte, saluando te sue rason; et a leat ire cosse chel suo aduersario dir, , responda at meglio che sapera senta attachars de pro uar attramente, che per il suo possesso , et tenitura , per che quel che ha, et liene E suo , et chi cosi et fara, non mi pare chel suo aduersario li possa imponer i proua di quel che ha, tiς ne, et usa comesuo, ne pub dire cosa, per la quale la corte debba terminar, chel debba prouar per suo quel che ha, et liene, et vf4 ςomesuo, eccetio per il suo possesso, sua te nitura, et se vianga, se ii suo aduersario non prouer, prima d 'hauer aes ion in quel .la cosa ma prouando hauer action , ii con-uiene da pol prouar chel era sua, in modoche la rasori chel suu aduersario prouara non li vaglia, et se non potra prouar dapoita proua dei sito aduersario, perder1 quella cosa, et ii suo aduersario rhauer1 gua-d agnata per rason et chi vol prouar per

sua cosa che altri clipi suo Signor ha, et liene, la deuς prouar per priuilegio, d per

recordo di corte, b per restimonii;. et pro-uandola per testimonii, se la sua robba valuna marcha d' argento, b piu, et vi hi diffido de battaglia, se colui contra et quale si proua vora diffidar per segno di bat-tasia uno di testimonii .

prouar in rat a corte.

XCI. Chi vol pro uar in l'alta corte, deue prouar per priuilegio, O per recordo. de corte, b per testimonii, et non si puolprouar verso et suo Signor cosa che si nomina per suo studo, se non per priuilegio , b per rocordo di corte, ma cosa che l' homo

chlama parte di suo studo, det quale vi hin possessis, et tenitura, si pub pro uar ver

so suo Signor per sacramento, et 'erso Iut

ii gli altri si pub prouar per priuilegio ,

et per recordo di corte et per testimoniit ut te te cose, b sia seudo, d altra cosa, et conui en che siano dot testimonii, b pili de la lea: de Roma, se non ἡ per pro uarata, b parentella, per b che si ponno pro-uar tui te doe queste cosse per Ogn homo, b donna, pur che sano Christiani battigati, et fiano doi, b piu, et Paccordino bene is sieme a una parola, et non vilianesia

sun dissido de battaglia contra testimoniiche prpuano aeta, ne ςontra quelli che pro- uano parentella, eccerto in uno casio,

quel caso sara declitarito da pol in questo libro; et in ratia corte dice raduocato per ii testimonii, et in quella dei vis conta

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REGNI HIEROSOLYMITANI.

tado dice ogni testimonio da si la sita depositione.

LXIX. Como si deue effer fornito de prium

egio , δ de recordo de cori P. XCIL Chi vol domandar net suo ter mune cosa che sia di studo, deue esser forniuto de priuilegio sel pub, b di recordo dec rte lo ricordi, di corte pilol effer in dolmodi, truno si E de Ia donation, l'altro, se la corte hi visto in possesso, et tenit ra di quella heredita usandola, comedi suo seudo, colui che la rechi ede, b suo antecessore; et sel ε de l' antecessore, et ei Signor vora dire che colui id suo antecessore, contaien che l' actore prout la parentella, et se la pol prouar per dot testimonii homini, b donne leali de la lege di Roma ben basta, et in testificar de seta, b parentelia non vi e nessun diffido de battaglia de differentia che sia dat Signor ar homo, ot da rhomo at Signor ; et ii testimonii non sono miga obligati da dire; Mi sapemo chel tale su dei tale homo I malanto deueno dire solamente; Mi hasemo

legitimo et tale, o G tenitia tui per suopadro eos, chisma i'uo ι' altroo chih fornito di tutio ei b che di sopra se conti en pub dimandar segura mente quel ch'ε. seuda, b de seudo; et non fiando mrnito, set Signor vora andar cum bona sed di podendo saper per testimonii antiqui, b per voce commune, b per alcuna fama che laheredit. era de ii antecessiori dei rechieden te, et per longa te nitura de infideli, bal tri inimici ε si, longamente spostato et Iechie lente, b li suoi antecessori, gliel deuerestituir non volendo malignar; et di talrason aduene vn gran scandalo in Siria, imperb che imposeno at Signor mio barba elvechio signor de Barutho, che facesse una termination in Siria, quando vi era i I perator, dei che tutia la corte s' accord, con tui, et disse per termination, chi e lui chi Vol rechi eder seudo at Signor, nonio pub hauer, se non hὶ priuilegio, b recordo di corte, mi it provido homo errbassai, et disse ben ch'el non fu miga cosi,ma aduene senZa errore che la Principessamadre dei Principe Rubin rechiese rheredit, dei Thoron, et disse chel era de ii suoi antecessori, et si offerse di prouarto, sic

me la corte et terminaua come quella cli' era ben sernita, Monsignor de Barutho te mirib senZa errare, et con tui la corte,

che se potetia prouar la donation, δ il possessio per priuilegio, b per recordo di cor te, & il parentado per dot testimonii com'ε Preditio, che questo saria assa , & disse ilvero che questo saria assai, ma per questo non di' miga, che fel Signor si puol certificar in altro modo, che non gliel doueis se restitui P.

LXX. Chi sol prosar per testimonii, quali, quanti deueno esseri suoi testimonii. XCIII. Chi vol prouar per testimonii

deue cercar tal testimonii che non se lipossia dire alcuno elie non ponno portar testimonianaa, i quali per Dio, per la lea ti, & per lui portino quella testimonia Ea, & fanno quel che deueno far i testimonii de sacramento battaglia, attrec se, per che ii Signor, nε la corte non puolimpedire testimonio di portar testimonian-Za in r alta corte, & colui chi vol prouuper testimonii, che se die guaesar chel suo aduersario non sappia quali sono quelli testimonii , che deueno portar quella testim nianza, ac th che non li dilata, b con doni, b con minaZZe, b con alcun' altro modo , b chel non aparechii cosa per la qualeli me ita in tal ponto auanti che portino latestimonia Za, che non potessino portae Mella testimonianaa at termine che tui h uerit da la corte de menar quelli testim

nil , & prauar per essi quel che si offerse

prouare.

LXXI. Che genre non pono testscare in I alta corte . XCIV. Questi son quelli che non pinnis testificare in Palla corte, & i quali noahanno voce, & resposta in corte; speriuri, mentitori di sede, traditori, hastardi, quelli de ii quali i campioni sono vinii in campo, quelli che sono re negati, b chehanno seruito anno, & giorno, de Saraei nico tra Christiani, b Graeci, b gente di tat nati , che non sano obedienti la Iezedi Roma, nὶ pub testificar in ratia corte

contra persone che non sono di sua nation , set non E per prouar aeta, b parent ado,nὸ donna, nε prete, nὲ clerico ancor chesia de la lege di Roma, nὶ ponno portar testimonianaa in r alta corte, eccetto, per prouar aeta, b parentado, nὶ figlioli me-nori di aeta de quindese anni non ponn portar testimoni anga in i alta corio, &iaul

lo pub testificar in i alta corte in quellacosa per la quale E pregionem, nἡ il ser uo non pub testificis. LXXV Go deue fur colui contra si qua, si τοι prouare per priuilegio. XCV. Uel vostro aduersario vol proua contra di voi per priuilegio, si alento denotar solii mente ii ponti dei priuilegio 1 saper se uoi per alcun ponto pode techiaypar il vostro aduersario, & fario fallirhia sua proua, Sc sel vi ε alcun ponto at quale voi podere chiappario, salo dis far la sua

proua, mostrando rason, che la sua proua non vat, & fatilo si chiaramente cne laςorte lo intenda.

197쪽

LXXIV Quando si vot prauar alatina cosa

per recordo di corte, che deue fare, e dire colui contra H quales vol prouare. XCVI. S'el vostro aduersario Vol pr uar contra di voi per recordo di corte, &vi e in corte alcuno homo che non sia vostro, ii quale non ha voce in Corte, chevoi dubitate chel portara tal recordo comtra de voi, lo douete opponer da la co te, per che chi vol opponer homo da laCorte che non E suo paro, H che non haVoce in corte, deue dire at Signor, & λla corte ; G pre o Me non comportate, cheliale, δ et tale, & li nomini, che non δε-no mei pari, δ che hanno perduro voce in corte, sano aI far de questa termination, δ de questa cognition, δ di questi recordo, per ch' is non intendo che i pessano giud car cosa che sta de la mia persona, δ delmio honore, δ deI mio furi, ne fare termination, δ cognition, δ recordo, per cVὸrale che non is puδ, nὸ deue fare, dicaquei ch'e' per) io non voltis che Io D cia, se la corte non is termina, oedique-so is mi meito a la termination de la corte, saluando D mis rason I & se tui non E suo par, si che lo posa giudicar, b non

E tale che rhabbi voce in corte, et non pub dire cosa per la quale la corte term , ni, chel debba sentar in i alta corte, persere termination , b cognition , b recordo

de cosa che sia de la sua persona, di suo seudo, nε di suo honore; & se quellide la corte son tali, che non s pub opponer alc uno dat recordo, noti ben quel chela corte scri uera d' haversi ricordato, & sevi h cosa in la quale si potra at achar, &far restar il suo aduersario da la proua,

intentiu amente chel potra.

LXXIV. Come si δευε imp diri tostimonii,

ct come opponer, o come diffidar. XCVII. S'el vostro aduersario vor prinuar contra di voi per testimonii, se vi sono tali che ponno testificar per tutio, &voi li cognosce te, S non volete che testifi-chino contra di voi, se uoi hau et erason inquella causa, & voi credet echequella testiufication tuol le vostre rason , met teli auanti che portino quella testification vn talponto, per et quale i non possino testificar contra di voi, & se to volete far, facosi; quando it vostro aduersario havera termine per corte di menar questi testimonii, va tu in la corte prima de lui, &quereleue, b fati querelar per quat uno altro, d'alc uno de quelli che voi sapeti chede ueno effer testimonii contra di voi, Rimputareti alc uno delicto, & tal che locon-Uenga prouar per testimonii, che vi habbia

diffido de battaglia, & offeriue di prouartitat imputation, come terminara Ia corte,

h cognoscer1 chel deuete prouar; & la co te parmi terminarὶ che voi et de uete pro-uar per dot leat testimonii, & quando sa-rk terminato, nominarat testimonii tantolontani, che habbiate tanto longo termine de me nar i vostri testimonii, che ii termine dato at vostro adue ario per corte demenar i suoi testimonii, passi auanti chevenga it termine a voi datio per corte demenat i testimonii, & prouar contra coluiche deue esser testimonio contradi voi; depol quando haveret e fatio questo, s' et v siro aduersario menara at termine si testimonii a quali voi imputaste ii delicto, de vi offer isti prouarto per testimonii, & luivol effer testimonio contra di voi, quando it vostro aduersario ei menara in corte, &lo offerira per testimonio a deponer, dira ial tellimonio subito auanti chel depona, et auanti che se ingenochi a far et sacromento che sanno i testimonii; Sta su I et chlamalo per nome; et pol dirai at Signor Signor, is non lio che questi testimonio sta receuuto contra di me, ne uel depona contra di me, set non purischa et delicto imputatoli, per che non pud resia scare, ne fare quet Me i testimonii pon-no , Ex deueno fare contra colui che la sua deposition solesse opponer, P et non haueris prima puriscato et delicto imputatoli, impeta che sonao al quale Cien imputato raι

delicto, coni' e imputato a cosui, se ligerisse de prouario come la corte termina- να, d cagnosceris, la corte terminaria, δ cognoscera, come se si deue prauar, noustud, ne deue ser testimonio per ι' assisa, δ r u neta det Resine do Hierusalem, sucho non havera purisicato debitamen te et delicto imputatoli, s cb' et possis ester is monio, o fare quel che i Dal iesimonii

tra di me, ne quella vaglia al mio aduersario, ne a me noria, se Ia corte non utermina, ct de quem me metto a la termination de la corte, saluando D mis rason I et ei testimonio, ne colui che rhimenato in corte per effer testimonio non

le la corte debba terminar, che colui deb-ba effer ad messo per testimonio, fin che non havera purificato in corte, come si deue et delicto imputatoli in corte, et auanti chels isse nominato, d offerto in corte per te stimonio; et se uoi volete impedir et i stimonio nel sopradueto modo, notaralle parole che l' aduocato de ii testimonii dira per loro, ii piu solii mente che potrai mo-istrando cause, et similitudine de rason per cassar, et variar quelle parole, et se volnon to pode te fare, b non volete, b non sapete , quando l' aduocato havera ditio peressi, et ess1 se sanno auanti per giurare, auanti che Pingenochino per giurare, dia colui che voi volete opponer de la testimoni anza : Tegulae I io te dico, che tu non

198쪽

REGNI HIEROSOLYMITANI. rῖ

sei tuis, Ge possate effer testimonio contradi me in quesio, o la rason, per che tus, tale I et di quel che sapete delui, Vna de te cose specificate di sopra in questo libro, per te quale rhomo non pub effertestimonio in palla corte, et offeriue de prouarti quel che rim putate, si come lacorte terminata, b cognoscera chel de uete prouare, per che attramente te vostre parole non valeranno niente; et questo faraiauanti che facino it giuramento, per che se colui che volete opponer dela testimonian-ga hauera fatio it giuramento, non ii poterete imputare piu alcuna de te predit tecose, che Vi vaglia per opponerio da la testimonianZa, per che se fara quel che deue-ua far leat testimonio, et uoi non rhauete contradito, impedito auanti in alcuno de 1i modi preditti, ii vostro aduersario hauera distrigato quella causa contra de voi, et

quadagnata la lite, se quella non E causa, de la quale voi volete diffidar uno dequetuli, come falso testimonio, persegno de battaglia, Sc leuario come spergiuro; & se ε de causa, de la quat vi sia batta-glia; et voi volete diffidar uno de ii testimonii come falso, et leuario come spergium, se ii ditio loro ε ta , che non lopode te contradire, et te persone son tale, che voi non te pode te interciimper, nhimpedir, nὶ contradire, per te rason sopi adit te; quando hau eranno giurato quel cheve imponeuano, polrete leuar uno d'essi quel che vore te, & combat ter conlui, conta vostra persona, & me iter campion in Uostro Ioeo, se uoi se te tale che lo posse te,& doue te fare per rason; & se non Volete

far questo, faciate cosi; subito che colui et quale volete diffidar haver fatio it giuramento, prendeto subito perit pugno primache si leua, Sc di teli e Tu menti, come falsa testimonis, ii Duo come speriuro I &

prouartelo con tu mia persona, contra ia tua,

s renuerti morio, 3 pentito inspacis de Un

rb che l' assisa, b viana a det Rea me de Hierusalem ε tale, cha in la differentia d' una marcha d' argento, b de ptu, vi ἡ diffido

de battaglia, quando si offerisse a prouar, Come la corte terminara, b cognoscera cheldebba prouar, & che la corte termina, bcognosce che si debba pro uar per dot leat restimonii de Ia lege di Roma, δ: si pubdiffidat runo de ii testimonii, come falso testimonio, & leuario come speriuro, &C8mbalter seco, dico chel saccia da pol elgiuramento , per che nessiuno non pub leuaret testimonio, come speriuro auanti et siuramento, per che non E speriuro dei sacramento che i ha a fare , se non sa et glu-

ramento, nε lui E falso testimonio, se non depone la testimonianeta falsa, nὶ falsamente deponera, fin che non speriureri ; &chilo levara auanti chel faccia et giuramento, non to levara gia come speriuro, ne to oponerλ come falso testimonio, & se com- altera con tui, se mettera in falsi pegni,digando che tui ε speriuro , se tui non lofacesse, per che nessen non pub con ragtondire, che tui sia speriuro se non ha fatio

V giuramento, nὶ puol esser battaglia peri assisa, nε per rusanea, ne per rason de

cosa che rhomo Voglia fare, fin che non si a fatia; per che chi volesta saginar vn' homo, b tradit et Signor, & giurasse so-pra li senti de fatio, non to potria alcu-no chlamar fassino, nὶ traditor, fin che non haueste fatio it sessinamento, bili radimento, per che molle cosse rhomo atam me de fare, & dice de fare, te quale non fa mi-ga; & per queste rason, & molle attrechesi potria dire, E chiaro a cognoscer che si deue lasi ir et testimonio fare it giuramento , auanti che sia diffidato, o tornam coia me falso testimonio, nὶ leuario come speris

iuro , nE se at achi con tui per segno di battaglia, nἡ si me ita in iusta lege de bati glia contra tui; & et testimonio ch'ὶ leuaro ne i sopraditio modo, come speriuro, de-ue responder subito a colui, che cosi et leua; Tu menti, is seu presio de prσuarta nita lealtis contra di te, dissendermico a Ia mia persona contra Ia tua, o rem derii morio, d pentito in Dacis de vus

Signor deue rece uer i pegni, & a Tegnarii et termine de Ia battaglia a li qua rantagiorni, se non fusse per homicidio, doue non ita se non tre giorni di spacio de labattaglia, cosi come det saginamento; &quel gloria o che ii Signor li assegnarΙ, de-

ueno venir in presentia sua, et offerirsi de fale la battaglia, apparechiati in ordine conie sue arme, com E ditio apreta in questo libro, che deueno fare ii campioni ditat differentie, come haveranno dato i pe-gni; et ei testimonio ch 'ε cosi tornato, et leuato com'ὶ preditio, se non purifica lassia lealta perdera voce, et risposta in co te, et sera tenuio per falso, et disteal intuita la sua Vita, et colui per et quale vo- leua portar la testimoni anga perdera la sualite, per che la protia non sara miga valida, pol che lἡ tornato subito, come falso

testimonio, et leuato come speriuro, et seli offerisse pro uar, fin che non havera chiarita la sua lealta come si deue. LXXV. Quando Uno Cauaglier testifica contra homo che non e Caua lier, conte si puὰ rebuttar , come di dar . XCVIII. Se vn Cauaglier porta testimonianZa contra Vn che non δ Cauaglier de

eos a che habbia diffido de battaglia, et co-hii che non ε Cauaglier et vol diffidar persegno de battaglia, et combater seco, cideue fare net modo ditio di sopra, comesi diffida 1l testimonio; et se lo ct cogi non mi pare chel Cauaglier si posse dimen

der di combater con tui per effer Caua-glier s

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glier, et g altro non , ancor chel Cau siernon ε miga obligato de mettersi in batta-glix con homo cne non ε Cauaglier, chelo appella de fassinamento, b de tradi me io, b de molle attre cose, set non vora finche si a Cauaglier; per che pol cli' et Ca-uaglier se mette di sua volunta a portar

testimonianχa contra homo che non ε CZu lier de cosa de la quale vi δ diffido dehattaglia, est ε ben euidente che di sua volunt, si met te a la battaglia, se colui

contra et quale porta la testimonianZa vora leuario, come speriuro, et diffidario co- me falso testimonio, per che ni stan Signor, altro non to pub ssorZar, nὶ astrenae rde portar testimoni anga in tralia eorte, se non to D di sua volunta; et rassisa, b l'usanZa E tale, che chi porta testimoni anga in P alta corte de cosa che sia differentiad' una marcha d' argento, b de pili, b dela quat si perde vita, b membro, b l'honor de chi E conuinto, tui et pub diffidar

me falso testimonio, et leuario come spe iuro, et combater seco per segno de batta-glia, nὶ Cauaglier, nὲ altro non ε e sento in rassisa, nε in rufanga; et E beniusto, et cosi mi par che deue essere; che se cosi sufe, cli' et Cauaglier potesse portar testimonianZa conte attre persone, et che non si

potesse diffidar per segno di battaglia, si

Cauaglieri haueriano assai grande auantaZosopra tui te te attre persone, et l' attre persone da Cauaglieri sariano mal tractati, et potriano tuiti effer samati, et destruiti, quando i Cauaglieri volemno cosa che non pub, nὶ deue effer per rason , nε peri' aD

sita, nε per rusanga det Rea me de Hierusalem; per che r assisa ε tale , che chi porta testimoni anga de cosa che la differentia sa d' una marcha d' argento, b de ptu, bde cosa che si deue perder vita, b membro, ouer honor, eUel pub diffidar et testiumonio per segno de battaglia; & in questo non deue miga effer quel che si dice,

ehel Cauaglier non deue combater per se-gno de battaglia con homo che non E Ca-uaglier, per che non ε suo eguale, perbche se eotui contra et quale si porta la testimoni anga non sapera indouinar, che C uaglier deue portar Ia testimoni anga contra

tui, per ii che non si Dra far Cauaglier,& eel non to potra diffidae, b rebutiarsei non E Cauaglier, tui hauer, persa la sualite, per che ii testimonio se di S rebutiarauanti chel faci et giuramento, & diffidario subito che rhauera fatio, non podendo colui che non E Cauaglier far questo, senon E Cauaglier; per ii che parmi che lopuol ben diffidar, ancor che non sia lui C uaglier, & combalter con tui, ma cli' elsa Cauaglier quanἐo ventra per offerirsi che se non futi Cauaglier a romerit, &al far de la battaglia, non mi pare chel Caua ier sia obligato k combat ter con tui, per cli' et Cauaglier nonὲ miga obligato per ramisa, b per rusanga det Reme de Hierusalem de combat ter con homo chel diffida sel non ε Cauaglier, per che per rassi- , b r usaneta det Reaine de Hierusalem,l' actore deue seguitar et reo in ta sua sede, & homo che non e Cauaglier non de ue combat ter a la lege di Cauaglieri, Sechiara cosa parmi che quando homo che non ε Cauaglier diffida Cauaglier, che conui ea chel si faccia fare Cauaglier auanti chel cor batta con tui, Sc questo h in questo' caso; mii in altri casi conuien chel sia Cauagliee auanti chel diffida, b chel Cauaglier noa conabat tera seco, et et casta che t nomo chenon E Cauaglier non E paro det Cauaglier. non pub dire, nἡ fare costa cha li vagii a contra et Cauaglier, ε specificato in questo libro, la doue paria de la stanchisia de li. Cauaglieri sopra te attre persone; & se vix Cauaglier Vol portar testimoni anga contravn' homo che non e Cauaglier, &luilo votopponer de la testimonianaa imputandolivna de te preditte cose, per la quat non si pub portar testimoni anga, & se offerisse prouarto, si come la corte terminara, bc gnoscera chel deue prouar, lo pub fare, S: se lo sa parmi che la corte deue terminar , b cognoscer cli' et deue prouar per dot

testimonii leali de la lege di Roma, chosacino come leat testimonii, & che sano Cauaglieri, parmi che cosὶ deue effer , come hb specificato in questo capitulo pecdoe rason; runa, che li Cauaglieri portano la testimonianeta voluntaria mente senZaesser astrettidanetano, &lor sanno, &de- ueno saper che chi porta testimonian Za contr

uaglier deue chiari r la sua lealta contra colui ehe I' imputa di fleatia, per che quan do si dice chel non pub portar testimonia Ea, come Cauaglier nato de legit timo in trimonio, che non E conuinto, ne proua to in corte d alema dele cose, per te quale si perde voce, S resposta in corte, is pub, & deue chiari r per leale contra cla-stuno si a Cauaglier, b altro che iri ut aper disteale, b per alc una de te sopi adit tecose, per te quale non pub rhomo portar testimoni anga in l' alta corte: & se lionioche non E Cauater porta testimoni anga contra Cauaglier, & et Cauaglier et volopponer de la testimonianga, & leuario co- me speriuro, combat ter con tui, et com- baltera seco eome fante, imperb cheracto re deue seguitar et reo in ta sua lege, &el Cauaglier in questo caso E actore , & ellante ε reo; et se Cauulier vor, diffidat homo che non E Cauaglier, et l' imputa at cuna de te cosse per te quale rhomo notipub portar testimoni anga, et tui si essetisse prouulo come la corte terminara, b c

200쪽

REGNI HIEROSOLYMIΤANI.

per dot testimonii leali de la leae de Roma , et a far questa proua, si accella altroche Cauaglier at parer mio, perb che la proinua E contra d' altro che Caua glier.

LXXVI. Che termine s sa per menari sues iesimonii secondo et

loco che si nomina . XCIX. Chi se Oiserisse a prouar per testiumonii, et ii nomina al Ream e doue Mui,

vi ha quindeei giorni de spacio di menarii

in corie, et prouar per quelli, quel che se offerto a pro uar; et .chi ii nomina de .qxi, des mare Dor det Reame, vi likqua tanta giorni de spatio, et se lὴ in uerno,

et ii ha nominaeti in loco, doue conui en .che passino et mare, hanno tre me si dispatio; et chi ii nomina in Romania, et δde instate, vi ha tre me si de spatio, et selh de in uerno, vi ha sei meli; et chi ii nomina oltra mar, vi ha vn anno, et Unogiorno de spatio μL VII. Quando se presenta i tsi nonii in corio che s deue dire, o fare, Crche deueno dire, oe fare i iesimonii ,

C. Quando colui che ha nominati i suoi testimonii li deue menar in corte, et deuesar dire at Signor per et suo consultore medi vi Ii i stimonii dei tale, et lo nomini, che r sa menato per ius char queIebe se his serto prouar con quelli, δε- prompti de tes care, γ fare come Dattesimonii u distrii consultore, per dire u sparota, oe test cure, se come li furis imposio I et ei Signor deue dir pol a coluiche havera me nato i testimonii; Quosi δε-no i s ri testimoηH - et tui dirri ij v lideue dar consultore tal come lar domanderanno, se non to retie ne a guardar la sua parota, se non l'ha dato at consulto det altra parte, per quella differentia; et quando haveranno consultore, et consultore de-ue dir per loro la sua parola, quel che t 'imponeranno, & set non vora dire la lor

parota, loro, b colui ter et quale testificano, de ueno hauer vn homo a parechia toche dica la parola sua, perb ch'el Signor non pub ssorZar a te uno de ii suoi homini che dia a consultore de dire la parota, set non Vora, ancor che li posta sBrgar de da li in eonsulto de colui che ii rechi ede, polche ii de ueno seruitio per onale, & perbde ueno si testimonii hauer homo che dicata sua partita, per che la sua testimonian-za deue eger portata inseme in Una v ce , che in r alta corte sanno dire instemela parota de la lor testimonian Za, & polgi urano insieme che IE cosi, come coluit lia ditio per loro, quando se offerisseno far et giuramento; & eolui per et quale testificano, set ia come savio et sara bencerto auanti che li mena in corte, che te-ρificaranno per lui, cosi comes' ha offerto,p che faranno dei siuramento, & de tabattaglia accadendo, tutio quel che i testimonii de ueno fare; & quando saranno contenti de consultore ii deue dire in presentia dei loro consultore; Io qui menai quὶ per is car Ia iai cofa che mi ses aprouar per Sol come per tesimonii, &lidi- ea la cosa che si h offerto a prouar, &come Plia offerto a prouaria, oe vi pr go, rechisaeo che mi portate quosa tes

ri che cosi sia, & podendo far come leutestimonii li de ueno dire; Mi hemobrem mori che cos u, come moi dicet , di .cia nol is caremo per uoi, faremo co- me Ieal tesimonii , dc pol deueno imponerat loro aduocato de dire per loro, che istrono at loco, Sc nella piaZa, doue hanno visio farsi, & dirsi la tal cosa, & dicano che, secondo che cara la testimonian-Za che voleno testificar, Sc che si offerita

et Signor deue far portar Vno Euangelio, R dire a li testimonii; Vegnite auanti, iurate eger cosa, come bis disio it vosmaduocato per υui I lor si de ueno far auanti, per fare et sacramento; dc pol colui, contra et quale testificano, set Vol contradi re alcuri de loro, δc opponerto da la testimoni anga, et deue fare auanti che testi-

chino,. b che i facino et g iuramento, dcc et vora leuar, b diffidar per battaglia al-cuno d'essi, et deue lassario far et giuramento, δc leuario subito, come speriuro , dc diffidario come falso testimonio, Sc ata charsi con tui net modo ditio di sopra. I xxVTV Per cs' et tesimonio viso pu3 te siscare per ei morio, Comst deue testscar. CI. In ralta coite pub testificare et vivo per et morio; Sc quando at cuia vora pro uar per testimonii vivo, 3c morio, de-ue dir at Signor, quando et suo testimonio vivo h in corte at termine, che deuoprouar quel che sh, offerto; Signor, Iavosra corte mi dete termine per horai de prouar per do Dat testimonii quel Me mi

dire; Portarat tu iesimonian al tale per uoi, ct per et tale ch morio, di quel co Iete nominato per i simonio Θ dc tui deue

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