Barbarorum leges antiquae, cum notis et glossariis : accedunt formularum fasciculi et selectae constitutiones medii aevi

발행: 1781년

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CONSTITUTIONES

AB ARABIBUS LATAE

IN USUM INSULAE SICILI .

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IN CONSTITUTIONES

AB ARA BIBUS LATAS

MONITUM COLLECTORIS.

A Rabes occupata Sicilia incolis reliquisse usum Romanarum legum , quubus antea vivebant, Archipraesulis Francisci Testa. I sententia fuit, quam firmant ea , quae non uno in loco leguntur in Codice Diplomatico Arabico-Siculo, quem nuperrime Italice vertit Clarissimus Ioseph Uella Arabicae linguae summe peritus , & aeque selix interpres. Quin & in iis, quae ad Siculorum leges , & consuetudineς pertinebant , uti consiliarios habitos fuisse Episcopos scribit eruditissimus Archipraesul Alphonsus Atroldi a)in Arabicis antiquitatibus exquisite versatus , cujus cura praefatus Diplomaticus Codex lucem aspexit. Uerumtamen Conili tutiones quaedam latae suere ab Aglabitis , quae potissimum ad jura publica pertinent. Circa quae nil singillatim addam iis , quae in aureis suis Praefationibus atque notis animadvertit praefatus Praesul Alroldi : ex quo tantum repetam , sanctiones hasce ab Aglabitis constitutas adeo Probatas suisse, ut receptae quoque fuerint a Fati mitis, qui post Aglabitas Siciliae sceptrum tenuerunt ca . Immo sub titulo consuetudinum locum quoque habuere- regnantibus Nori mannis ; & plura instituta hodieque in Sicilia servantur, quae originem repetunt a regimine Aglabitarum ). Conjector , Constitutionum ipsarum usum e Sicilia traductum etiam suissὸ in quasdam Africae regiones , quae amplis imae Fatim irarum ditioni parebant. Etenim hujusce gentis Imperator Almoliadius expedito Magno Siciliae Amira, ut Alexandriam suo adjiceret imperio, praecepit ut Alexandria domita Constitutiones in Sicilia observatae ibidem pariter observandae forent i 3 . Adduntur & paucae sanistiones latae sub Fati mitis, quibus tuta redditur commercii libertas mercatoriis navibus etiam inimicae nationis, quae ad Siciliae pomtus appellerent. Haec providentia maximo emolumento Siciliae fuerat , quae venalium quantitate Sc multitudine abundans immensas lucrabatur opes ex ex

terorum concursu.

Alia in Codice interspersa occurrunt constituta , & banorum memoria digna charitatis instituta, quae Arabici regiminis indolem praeseserunt & quae singillatim recolere supersedeo , cum omnibuς nunc praesto sit Diplomaticus ipse Cod ex haud sine ubere fructu consulendus non modo ab historiae, & antiquitatum studiosis , sed ab aliis quoque , & ab iis praecipue , qui renendis p pulis praesunt. D

;i . , P 0gressu iuris Siculi praefixa Capituli, Reerii Sia

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REGO LAMENTIA

PER LA SICILIA,

ABrahim ben Aalbi, per la Dio graZia, nato Mulei, e padrone grande assai: Aa

dethum et Clibir con la sua testta per terra bacia te mani alia sua grande Padron anga, e notifica alia sua assai grande persona, che ho latio venire in Balirma tuiti quelli uomini, che res arono su oppi negli assedj, e battagite: ho. fatio consegnare tali Eselii si), e dat Nadi, ad ogia uno di loto la sua moglie, e li sigit, e tritio questortio fatio esstguire alia mi a presenga. Ora penso di rimandare que ili uomini stroprii n- sieme con te loro donne, e li figli in quei luoghi, donde sono Venuti per coitivarequella terra, che ad emi si dara, venendo gli ordini della sua Grandeaga con la conferma dei regolamenti da me fatii col parere di tuiti li Κad 1 , ed Eselii. Dico alla a grande Persona, che Musa ben Aall si h portato assai bene, e con grande prodegeta in sieme con tu ita la sua gente. It di tui valore, e giu digio mi ha recato somma inaravi glia, per avere in una stagione prela tante Citta, e luoghi, come sono Risestu, Maggaranu, Blatea, Ambe kari, Geluna, Μininali, e Bidis. Tra questi luo 1 vi so'no Blatea, e Geluna, che sono Citta grandi assai. Il valore di queli uomo ha fatio tanto che la mi a Valaros a Persona non avrebbe potato far di pila in una sola cam- P Ena, e con poca gente; ma egli ha avulo cosi grande gmdietio, che 'lire lya ente, fece in molo, che raecolse 23s . Siciliani, e li uni at suo. e ser cito . Ora dacib deve conside lare la sua Grande gga quanto saggia mente pensi queli uomo . At prese te Aaus man ben Multam med si trova nella Citta di Zanklah con tutio I esercito da Iutcomandato. Multam med ben Aabd Attali si trovainella Citta di Gi argenta con tutiata sua gente, e Musa ben Aali si vitrova nella Citta di Gel una con talia la tua gen se. Danque, o mio Malei, e padrone, dico alla sua grandissima PadronanZa cio, chς io ho pensato riguardo at resolamenti, che si douranno dare in Sicilia, Ogni volta,

ς be saranno dalla sua Grandent a consermati, e sono si laguenti sa):

Σὶ A questa operagione, dove la decen-za, e la puritia de' senti menti ne fa i impor tanga i ha satio presedere ii Eschi, che sono i capi della Moschea. x Doro varjicons gli tentati, propone

Aa dei: uni l 'abborto dρlla legis laetione, chaper mi plior intelligonga si riduce a que lununti. II primo oggetto e di amicurare te rendite, si ii serviti militari della Rεpubblica.Lρ prime si rica vano dat te terre, con obbligare i posse flori a una certa contribuetione dicen Eri: non si reputa utile rite nere te ter te conqui state da pote: e dei , onde si di vi dono at soldati bene meriti, colla distingto-

nρ di darias margiore Iporgione apti in vallat, e minore a coloro, che POisono faticare al- ra porgione ai Governatori, ed aura at ire

Generali capi. per cogi diro , di Provincia . Gli alti alla salica sono tenuit a militare incaso di bi igno. Li Go vernatori devono man- tenere te guarnigioni, e li tre Uenerali cinque mila uomini per cia scheduno; tuiti que-

si individui in tempo di spedietioni sara o

alimentati dat te soro comune, o si a dat Ἀρ-nerale hapremo. Alia contribu Zione in Une si diserna chlamare in appresso anche li Sici- Iiani possesso ii quantunque non a vel Iero ier. vito. Ognuno si a padrone delle posse ilioni concesserit, e poma alienarie solio certe formalit a d 'inter v Anio di Κadi , ed Eschi, e consenso det supremo Signore . Og nono post a fab-bricare case nelle proprie pol fessioni. Le leggi quando sono nella semplicita fanno conto detra Eione personale, Cosa sono an cora queste, che se in pre sono persecutoria delia persona in tui te te mancanze. Si proi bisce la monetarione, come di suprema aut Orita, e si puni μ il ratio, e la violen Za severament ε . Li Go vernatori de' tre rii petii viri pari linenti devono riferire, e dipendere , edare i conti deli 'esit neta alli Ggnerali , e cos oro pari menti ai Generale supremo. Legia iis ditioni alse gnate ai Governatori delle It ta, e Casali colli K adi , sono a prendere pro cesso, e sarcerare: tuito si deve tras mettereat Generale delia Provincia . ed egii col suo Kadi deve pronungiare la sentenra lino pila

pena di morte . . . .

Per te cole morali, edi religione gli Elchi, capi della Moschea, e li Parochi dei Cristiani, cias cuno per li uomini loro de'e invigilare, che si osserva me la legge ris peltiva , collincarico di fare pastigare ii contravventori. A essi si deve sopra te ter in de posses lori una certa potetione di prodotti, e frumento, e pa glia, e lana. Di tutio cici, che sit sara accolio si ne dara meta alia Repubblica, e ii resso si a rite nuto per il luo prio sostentamento, e quando si man hi dat possessore alla presta: et ione egit si possa incorpora re it fondo. Nipermet te inoli res la liberta della Religione Cristiana , si v uol curata ta sicure2ga de Monasteri delle Vergini. e de 'Monaci, e lasa it 4 delle Chie se. Queste senaplicissime

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CoNsTITUTIONES AB ARABIBUS LATAE. ars

Primo. Enso di dare a quegli uomini 1 stroppi, tanto delia nostra, quanto della gente Siciliana, che sono diverruti tali per prestarct ajuto negli assedi, un poco di terra in porgione eguale, seneta differetneta, per colli varia . Secondo. Penso di assegnare a questa gente stroppia tanta xerra per Ogniano dies sit, quanta ne pubgirare in Tondo Unuomo camminando a pie di con passo giusto seneta correre per lo spagio di uia' ora; conrobbligo di dare alia mi a Persona due carichi da cavallo di frumento, e due cari chi da cavallo di orgo in Ogni anno nelmesse di A lul, e a chi non sara pronio adare quel frumento, ed orgo ne i messe si Allul, gli farh togliere quella serra,che gli avrb dato, e la darb ad un 'altra persona, dovendo cominciare net me se di Ailui a soddisfare quel frumento, e ΟΓZO, Clae dovi anno pol portare dove destineta lxmia persona, Te o. Penso, che la gente, che ε in

salute, abbia tanta terra, quanta ne pubstrare in tondo ua uomo cam mitrando api edi senaa corTere per me ZZ'ora, e Iossesso penso di dare a quella gente Siciliana, la quale ci ha servito, e ci sta se vendo , e a questa gente penso importe didarmi quattro carichi da cavallo di frumento in Ogni anno ne i me se di Allul; edi piu obbligaria a mante nere un caVallo, O una giumenta tritio ranno, acci3 queli' animale sos e sem pre pronio per te ςccasioni, in cui la mi a Persona lo ricerchera. Quarto. Penso di ordinare a tutia quella gente tanto nostra, quanto Siciliana, che avra avulo la meZZ'ora di terra dame, che quando io la chia mero debba subito venire con it suo cavallo, o giumenta alia mi a presen Za, o pure trovarsi inquel luogo dove io te darb ordine di an- dare, e chi non obbedira tosto, perdeia quella terra, che gli avrb dato, ol trechεfarb castigare. uinto. Penso di dare alli Covernatori, che mandero in quei luoghi, di cui si amo, o saremo padroni, tanta terra, qtlanta ne pub girare in tondo uni uomo a pie-di eamminando di giusto pasta senZa correre per ii tempo di . ore di caminino, con o ligare ogniano di essi in Ogii' anno per ii meis di Ailui a darmi venti carichi da cavallo di frumento: e per Ogni cento alberi sermati di uti vi quattro carichi da cavallo di otio, e a douer mantenere dieci cavalli, o giumente sem pre pronte a mia richi esta, e se mai mancher anno,

ritoglierb ad esti tuita quella terra, cheloro avrb dato.

Sesso. Penta di lasciare nella Citta di Zanklah Aa uisan ben Muliani medrinella

Toma

providen Ze si contengono nelli tanti capi,

cha si propongotio da Aadellium in legeti per

Cirta di Gi argenta Multam med ben AabdAllati, e Musa ben Aali nella Citta di

Icalaat Geluna, o in Blatea, doue pareram egito a Musa ben Aali. Aquesti tre uomini dar, tu ita quella terra, che sara rimasta seneta assegna Zione, dopo falle ledistributioni a tutia la gente, con obbligare ognun di loro a mante nere semprepronii s. mila uomini in quella Citta, do-ve si tro vano di xesidenZa, a' quali devo-no dare a mangiare inenti e che non fanno attuale servi Zio, ma quando anderanno a

fare conquiste somministrer b io a tuiti glialimenti.

Settimo. Penso di obbligare tuiti coloro, che postano faticare, e a cui ho dato

terra, a presentarsi pronia mente at loro Governatore quando intimera loro di an dare a far delle conquiste col loro rispe t-tivo Generale, e se non obbediranno ri-toglierb di un subito la terra, che avrbdato, e fa b lorio lagitare la testa comeri belli.

xi, ii quali si trovano nella parte di Zan-klah, debbano stare soggetti a Musinan benMuhammed; quelli Goveritatori, che siti ovano nella parte di Gi argenta debbano stare soggetti ai comandi, che ad est 1 da-ra Multam med ben Aabd Allati; quelli altri, che si riti ovano Governatori nella parte di Gel una devono stare soggetti a Musa ben Aali, e tuiti li sopradetii Governatori devono mantenere per guarnigionenei luoii, ove goVerner anno, quella gente alli comandi det loro Generale. Nono . Se alc uno de ' Go vernatori non obbe dira at suo Generale, la mi a valorosa Persona, tostochε avra noti Zia che non ab-bia obbedito, gli fara levare la testa, etuita quella terra, che avrb ad emi data,

Ia togliero at loro figli, ii quali resteramno poveri senZa niente .

Decimo. Se alcano delia nostra gentessorgera qualche donna , se quella sara delle nostre, io pronia mente farb levare latesta a queli' uomo: se sarὶ donna Siciliana , lo farb subito abbruciare. Undecimo. Penso di dare liberta a tutiata quella gente tanto nostra, quanto Siciliatia, a cui avrb dato delia terra, di potere fabbricare o vn Castello, o una torre, e tui te quelle attre case che Vorranno fare in quella terra, che loro auro data . Duodecimo. Tuite quelle persone tanto delia nostra gente, quanto Siciliana, cheli anno aUuto la loro porgione di terra, Uolendola vendere, bis gna che prendano ilpermessi, dat loro Generale, e non dat Go- vernatore dei luogo, e contrada di quella

terra, che si doura Uendere.

Decimoterato. Quando si Drὶ la strit D d a turata Sicilia, e conchiude di volere lare un Con

sitito permanente.

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tura delia vendi Zione, si debba fare conlacondigione di continuare a pagare in Ogni anno ne i me se di Ailui quella imposigio ne , che ho fatio sopra quella terra , e se i compratore di quella quantita di terra non fara li pagamenti, verra a perderia, perchὶ io glie la toglierb, e la daro ad un

Decimoquarto. Tulli li Governatori, e Kad 1 devono stare attenti, quando Dranno la divisitone delle terre, a non toccarequella terra, di cui si trova in possesso lagente Siciliana . Dechno ii into. Non si deve per ora metiere alc una impcnsigione alli Siciliani sci pra quelle terre, delle quali si trovano in possem , ma quando passera qualche annoli obbligheremo a pagare, come paghera quella gente, a cui avremo dato noi della terra, a milura clol della quantita, chea Vranno, e per Ogni cento alberi di uti Vigia formati ii obbligherb a soddisfare quel

tanto, a cui obbligo Ia nostra gente, equesti in ognitanno douranno consegnare quel tanto, che de Uono at Go vernatore

e a chi dei Siciliani non pagheia , f

rb sequestiare quella terra per uri aΠno, perche a questa gente non possi amo rogitere la loro terra , giacche non gliel ' abbiamo data noi, ma faremo loro pagare la pena

nerali, quanto dei Governatori, di coniare danaio nuovo col suo nome, o qualchealtro nome , subito sara levato dat goVe no, e se sara qualche Generale, olli e chesi levera dat suo impi ego , si mandera pure at nostro Mulei, e Padpone per gastigario , e se sara Governatore, subito glifarb levare la testa. Decimoyettimo . Nissun Governatore pubdare pena di morte ad alcuna persona tanto delia nostra gente, quanto delia gente Siciliana; ma se taluno fara qualchede litto, ii Governatore lo doura metiere carcerato, e dour1 fare scri vere.dal Κadiit delitio come su fatio, con li testimoni. Ιl Governatore pol doura mandare tuti e lecarte scrit te dat Radi al suo Generale, eii Radi dat Generale dira cib, che si d vra fare di quella persona che avra commessis ii delitto; e questo si deve osservare per qualunque de litto. Se alcuno des Governatori dara qualche gastigo, senZache avesse trordine det suo Generale, o

pure mettera qualche persona in carcere

seneta de litto, subito sara levato dati' om-cio di Governatore , e quel gastigo, cheaura dato agit altri sera dato a tui, e alsuo Nadi, se si trovera, che egii abbia

hammed , Multam med ben Aabd Allati, e Musa ben Aali, non daranno sod distagione di tutio cib, che essi saranno, e di cib,

che Dranno li Governatori ad em sonet ti, alia inia Persona, subito toglier b loro ii comando, e li mander b at nostro Padi ne Μulei, come gente di subbidiente. Decimouona. Se ii Κadi di tuite leCitta, e Castali a noi sotaetti, non faranno la giusti Zia, come ci comanda ii nostro lasset a Maometto, subito saranno levati dat russi io di Κadi, ed olire di estere gastigati, saranno proibiti di potere nuova mente in appiesta e re itare l'impi ego di Radi. Velites no . Se ii Eschi non staranno attenti in fare osservare la nostra religione, come si ritro va ne li' Alcorano dei nostro Proset a Maometto, subito saranno levati di Eschi, e saranno gastigati.

Ventesimo primo . Se qtialchedimo non osser vera la religione, come c' insegna ilnostro Pioseia Μaometto, do facolia a tu

ii ii Eselii di fargii dare quelli gastishi,

ehe dice la nostra legge. Ventes in cando . Si deve lasciare tuitala gente Siciliana nella sua religione, se ci-ga obbligaria a mutare la sua religione per

Ventesimoter o . se qualch e Siciliano vorra cambiare di religione, e vorm prendere la nostra, si deve presentare ali EDchi, ii quale doura insegnargit te cosse deuia nostra religione, e dopo lo farti Milium anor e pol che sara fatio Misit mano, lEschi de Ve dargit a mangiare per lie gior ni se sara povero curer a d' implegario , O-ve potva guadagnai si ii pane; se non avra casa fiet a procurer 1, e gliela dara persem pre

Ventesiviroquarto. Tulli gli abitanti delle Citi , e Casali a noi s oggetti devono dare at loro rispertivi Eschi ne i seguente m do: chi ε paerone di casa deve dare in frumento la quarta parte di im caric' da cavallo in Ogni anno in et messe di Allui. Chi h padrone di otto buoi, o Vacche, delle quali si serve per arare la sua terra, deve pagare in frumento Ogni anno ne lmese di Allul un carico da cavallo, e due carichi da cavallo in paglia. Chi ne haquat tro, o due, deve p.igare meZZo carico da cavallo di frumento, ed un caricodi paglia; e quando non avra pagato, po tr. l' Eschi prendere quelli buoi, o vacchea colui, che non paga, e di piu potra impedirgii di arare la terra, e gli sera pagare ii dos pio det robbligo.

Ventesmoquinto . Chiunque non ha casa sua propria , non deVe pagare niente , mase non sata padrone di c. asa, e saxa padro ne di buci, o vacche , colle quali collivata terra, aliora doura pagare come sono in obbligo di pagare coloro, che hanno buoi, e vacche di fatica . Ventes Veso. Tut te quelle persone, chel anno buoi, e vacche non di fatica, in che fanno nutrire per ammaziarii, O per

CONSTITUT

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fare prodotii, non de Vono pagare nie Ire . mentes Vettimo. Tut te quelle persone, che saranno padroni di cento pecore, o mori toni, devono pagare in Ogni anno nel me-

se di Ail ut ali Eschi un meEgo carico dacavallo di lana; e a chi non pagheria, Eschi pigliera te pecore, e montoni, e li rat terra per un anno, e lo fleta Eselii si prendera it prodotio di quelr anno.

Ventesimottabo. Quando ii Eschi avranno facto turto it raccollo, devono an dare dat loro rispeltivo Governatore, e da linota di tulte quelle persone, che avranno fallo it loro pagamento, secondo sono in obbligo devono consegnare la meta delaaccollo, che avranno fatio; la quale con- segnagione si doura fare at Go vernatore avanti ai Κad 1, e t 'altra meta servira perit loro sostentamento Venisti nono. Li Governatori, quando aUranno rice vulo it tutio dalli Eschi, do- Vranno dare un certificato agit stessi Esthi,

in cui douranno dire avere aviato la con-

segnagione di quella quantita di cose dat loro Eschi, e la carta douri essere sos critia tanto col nome dei Governatore , quanto col nome det Κad1; e se non es egui-ranno questo comanto, perderanno sol tan

Trentesimo Q iando ii Governatori avranno ricevulo te consegnaZioni, douranno ri- Consegnare ii rutto, e darne conto at lorori speltivo Generale, ed ii loro Generaledoura dare conto alla mia valorosa Persona di tuite te meta di raccollo consegnate

dalli Esthi alli subi Gavernatori. Trentes nostri uo. Tuire quelle lane, cheli Eselii r ceoglieranno da quella gente, cli 'ε padrona di pecore, e montoni, te do-

ranno tui te consegnare at loro Governatore, e li Go vernatori, e ii Κadi devotio far loro la carta con il rice vo delia lana, e li Govexnatori devono dare conto delia quantita di lana, che avranno ricevulo aliam Generale. Trentesimosecondo. Qitando li Generali avranno rice vulo Ja nota dei loro ris petii-vi Governatori ad essi s oggetti, di tui te te consegnagioni gia falle, tanto dalli Eschi, quanto da tu ita quella gente, che.ha Obbligo di pagare, subito li Generali do Ura

no mandare una nota di tutio quello, cheaVranno conservato li Go vernatori, dique te consigninioni, che avranno ri evulo,

alia Persona di Aadellium et Clibit, accioche avendo quella nota, mandasse gli ordini ai Generali su quello, che si doura fare di tuiti quei generi, che sono conse vati presso li Governatori a loro soggetti e se qualche Generale manchera a darnea υ viso ad Aadel kum et Clibir, subito e glisti tollieta l' impi ego di Generale solamente . Trentesimoteret F. Tutia la gente Siciliana non E obbligata a pagare allauna cosa ali Eschi, ma cib, che paSa la stragen- Tom. Hie alii nostri Eschi, dour anno li Siciliani

pagario at loro Paroco, ed ii Ρaroco deveconsegnare la meta di tuita quella roba, che rice vera, at Governatore; e se non far a la consegnagione giusta, subito lo le-verb sol tanto dat governo delia sua Chie se . Trentesimoquarto. Tulli li Siciliani se non vivono come insigna la loro legge,

it loro Paroco li pub fare gastigare dat linostri Κadi, se condo te leggi, che hanno i Parochi ne ita loro religione ; e se ii Parochi tras cureranno, saranno levati dalla loro Chleta sola mente. Trentesimo uiuio . Ibi Parochi della gente Siciliana non devono matri artare quella gente, che si vorra fare Misit naana, percita se mali rat te ranno qualche persona Siciliana, Io flesso maluat tamento sara fatio a essi, e si leveranno dat te loro Chie se Trentesminem. In tui te te Citta, e iii tuiti li Castali a noi s oggetti, subito chesiano da not acquislati, la prima cosa, chedouranno fare ii Go vernatori, sara di fab-bricare una Moschea la piu bella, che sia possibile ; e a chi lo tras curera, sara levatol'im ρ lego di Gavernatore . TV tesimo et tis . Q iando sat anno terminate te Moschee, tuiti gli Eschi do- Uranno Ogni giorno insegnare ai figliuoli lecos eidella nostra religione, e due volte lasettimana devono chlamare ii uomini nostri per i struirii nelle cose deit' Alcorano, esu cib che ci comanda it,nostro Proset a Maometto, per vivere eo me presserive lanostra legge; e se qualche Eschi trascureia.di es eguire quello comando, sar ι levato da

Eschi, e sera sol tanto cacciato come unuomo, che non ε huono a niente. Trentesimottaυo.4Tut te te Chi esse delia gente Siciliana non si de no levare, mabis ogna lasciarie per molli motivi. Trentes nouom. Se alcana persona dinostra gente sera qualche costa cattiva, o

qualelie ingluria nelle Chi esse de' Siciliani, te si dar, quello stesta gastigo, che si da-

rebbe a un Siciliano, che avesse fatio una cattiva cosa, o una ingluria nelle nostre Mosehee. Quarantesimo. Tut te quelle case grandi, entro alle quali vi sono quelle flammine Monache, che stanno sem pre chiase a pregare Dio, bis gna lasciarie; e a chiunque te molester , tanto se sia della gente nostra, quanto se si a della Siciliana, Aa del-kum et Cilbir, subito che ne sara avVe tito, far, levare latesta, perche quelle sem-1Mine sono sem pre chiu se, e non danno fastidio ad alcun D. Quarautesimoprimo. Qii et e case grandi, entro alle quali abitano gli Eremiti, e Monaci, si devono lasciare, perchi quella gente non d1 fastidio ad alc uno; vanno araceogliere la carita, se la mangiano, epregano Dio; percio, chi fara ad essi qual-cbe ina iuria subito sera gastigato , come si

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gastigherebbe un Siciliano, siacendo ingluri alli nostri Eremiti, o Monaci. Qui rantesimo condo. La gente Siciliana deve obbligarsi a corninci re a pagare t sua imposilaione due anni dopo di quellasςnte , alia quale fi dar, delia terra.

Quarantesimoteret . Quando alc uno Vo ra vendere la sua porZione di terra, otte

nuto prima it permessis dat suo Generale, doura farsene la vendita vanti it Κadὶ, er Eschi, e lo strumento, in cui sara scrip ta l vendita, deve es ere segnato col no. me tanto det Radi, che delir Eschi; e sela vendita non si sera a questo modo, sar nulla, e di nessun valore.

sua rasteonoquarto. La gente Siciliana, che non ha avulo terra da noi, perchἡ nonci ha servito, volendo comprare qualche

Iori, che vorranno vendere la loro portio. ne di terra, lpossano venderia prima pe-xb della vendita, bisogna che prendano ilper meta da Aad elicum eI Chbir, e nondalli loro xispellivi Generali; e a chi fa-ra it contrario sara tolla quella terra sen-Za pagaria, e restera con niente.

Garanismo sis . Quella gente Sicilia. na, che ha terra asiat, quando la voglia vendere, bisogna che prenda it permesib da Aadet Eum et Ch bir; e se non prendera laticenZa, quella vendita sar nulla, non pero gli si inllera, O Uesti, o mio grande Padrone, sono ii regolamenti, che abbiamo pensato tanto

io, quanto rutti ii Kadi, e la gente di giudietio, che erano Governatori in queiluogni a noi s oggetti, ii quali penso di non pia rimandare a quel go verno, che ave vano, ma trat tenerii in Balirmu per assister mi, con dar loro degi 'impie glii: in questo modo non opererb di mio solo consi io, e non potib sbagitare. A questa gente, chemi assislera ne i consigit, per ora daro in poco di terra vicino a Bal irinu, che serv per loro divertimento; te darb in olire una casa per loro abit agione s r , e quando sis aranno delle altro conquiste, si d ra loro di pili; e a costoro per ora io dar, ancheda mangiare, e attrest alle loro mogli, et ai figli. Dunque, o mio grande Padrone Mulei, quando la sua Grande ZZa consermera questi regolamenti, rutte te volte, che lesembre ranno buoni, mi fara la graetia di rimandarmeli con rim pronia dei nome delia GrandeZet a sua sa), e subito cheli rice vero, ii mander b ad Aausiman ben Multam mel, a Musiam med ben Aabd Allati, ed a Musa ben Aali; acci ocche ogniano di essi facciagiungere una carta consimile, in cui sano stricii ii regolamenti, alli risipettivi Governatori des loro distretti, ed acciocchὸ tuiti li Governatori li sacciano pubblicare dat litoro Kadi alla loro presenga, e alia presen et a delli loro Esthi avariti tutia Ia gente dique i luoghi; e in questo modo nessu no potia dire, che ignori si regolamenti, e chepercio abbia mancato: e questa pubblicaZione de'regolamenti non solo doura farsi a vanti alia nostra gente, ma avanti ancora alia gente Siciliana. Dico alla sua grande Pe sona, che assai placera alia gente Siciliana la impos Zione, che ad est si Dra; perchὶ cosi verra a pagare la meta di quello, che pagava at Greci 3 . Ora darb ordine, per notiata di tuiti li Siciliani, che a chiunque sara delia nostra obbedienZa, non fa-xb pagare niente por due anni, perche sententosii cib dat popoli di Sicilia, tuiti si fa-xanno amici nostri, e ne mici della gente Greca, e con maggiore facilita conquisieremoli altri turilii. Imperci ch li Siciliani non daranno certamente ajuto at Greci, malo daranno a nes, e se non ci da ranno aluto, siamo sicuri, che non ander anno cometro di nol: perchE, avendo ora in teso, che noi non li mal traitiam o, angi ii lascia mopailroni di tuiti i loro beni, come abbiamo fatio nei luoghi da noi conqui stati, do vetuiti li Siciliani, che non hanno pressi te armi contro di noi, non solo sono rimastipaeroni dei loro beni, ma li abbiamo gratificato con dare case a quei, che non ne avevano, e ai poveri abbiamo ripartite 'elle robe, percid sono molio contenti di nol, e lo saranno in appresso maggiormente . Laonde si deve contare per certo, cho si SicIliani, quando sentiranno tulte quelle buone cose, che si sono sat te, e si saranno in Io-ro favore, non anderanno contro di noi, allor che ci accingeremo a fare delle nuove conquiste. Postb assi curare alia sua grande Padronanaa, che la gente Siciliana non pubpiu nὶ sentire, nὶ vedere ii Greci, e li odia peggio di quello che facclamo noi, clieabbiamo li Greci per nostri nemici. Dico inoli re alla sita grandissima Persona, chequando si sara dato sistema a tui te te cose, talchἡ ognuno sania it suo stato, e ,

i La principale premura era I a casa, esuppli re at instentamento con somministiare ligeneri: quem uso e stato conservato per molisto tempo in appreta ancora in Europa presem attre nazioni, come si ve de ne ili antichi Diplomi di asse gnationi, e si crede va onora Ie molio in dire commensate, non percho mansi assis alla invola dei Principe, ma per clieri

cev esse i viveri della mensa comune. αὶ Non erano valide te leget, se non ri- ceve vano Ia particolare autori getatione colla firma, e nome deI Principe, 3 Li Greci ave vano formato imposigionigra vos e. Teoiane, e Cedrepo ne banno p x lato come di oppres Dione.

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bligo, ehe hα, saris ogni anno uscire uia est miro; ci ὶ in un anno far , useire Aausmanhen Multa inmed; un altro anno sert, u scire M ibam med ben Aabd Allati, e un altro anno Musa ben Aalta La loro spediatone si fari ne i mese di Ailui, e li farb riti rarenet messe di Giamadi laud. A questo modo si faranno delle conquiste, e non e impediri alia gente di potere coirivare ila loro terre, che se ii facessi ii scire uel mese di Aodar, in quel tempo an de rebbe a male tui Io quel lavoro, che aveffero facio uella loro terra: con quest' ordine pero te cose a 'deranno assat he np, perchε li manderb a tardet e conquiste, dopo che te raccolle saranno gia compite. Quando la sua grandissima Persona mandera la ponserma delli rego lamenti, subito spedirb ordine in Zanciali, in Gi argenta, ed in Gelana, o Blatea, dove penserὶ fare la sua resideraga Musa ben Abii, di fabbriearsi dei grandi Magazetini per conservare rutti quei frumenti, orgi, otio, e lane, che li Governatori raccoglieranno da quella gentie, che ha robbligo di pagarequella imposietione, che si saxa; percita comande rh ad Aarisman ben Μuham med , a Nisammed ben Aabd Allati, e a Musa hen Aali, che dessero ordine ai Governatori

ad es Metti, che quando avranno serio tulte te raccolle, te douessero mandare,cve avranno ordine dat loro Generali, a' qu li sono frigetti . Or sicco me li Govexnatori non avranno quella quantita di cav3lli, e giumente da potere sere tras portare generi raccolit in quei iuribi, dove sara dato ordine di xr sportarii; eost douranno liGovernatori prendere ii cavalli, e giumente di quella gente, che ha I 'obbligo di man- tenere un cavallo, o una giumenta, per servir si di essi a fare it trasporto, e dopo litoriaera consegnare ai padroni. In caso pol che li Go vernatori non abbiano gente abbast nZa da potere gui dare quei cavalli, o giumente, si doura prendere di quella gente, cli' padroda di quei cavalli, e giumente, e farti gui dare da ess, con robbligo,

cte a quella gente si dia a mangiare solamente per quel tempo, che Pimpleghera in fare ii tra orti sino a tanto che sat anno ri torno alle loro abitaZioni; e quel mangi renon douranno dario li Governatori, ina si somministrexa da cio, che stasi raccolio. Dico alla sua grandissima Person , che l presente nella mi a casia sto sacendo fab-bricare un maginei no assai grande, doue si doura sondere tutio quel roro, argento, erame, che trovasi conservato, per pol coniam ς monexa col mio nome di Aa delicum et Ch bir, come mi ha comandato di fare la sua grande Padronanra; e dei primo danam, che si sera, ne mander 5 alla sua grandissima Persona un saggio, per ve derio, e me me ne ha dato i comandi, La casa, dove abiro at presente, ε gia intieramente terminata, e rho fabbricata vicino alla marina di Khalsa s r), ed ora sto sacendo un altra easa per abitaria neli 'inverno, la quale E dentro terra, Quando si allest ira omi cosa, e com incieta ad andare it tutio per la via sua, locte fara neli anno nuovo, penso di armare at cuni basti menti, e mandarii a fare ii corso, e girare per turte te Isole, che sono in torno lla Sicilia, per re derci padroni dique i luoghi, e per fare quelli basti menti delle provvisioni, particolarinente di roba damangiare, perchὶ le vettovaglie, che abbiamo, mi anderanno a mancare certamente

per vari motivi. Primo, perchE E molto tempo, che non si semina, a causa degli aD sedj; tu ita la gente Siciliana non ha curato di colli Uare te terre per timore, che ave-va di not. Seconio, che ovunque not passa vamo, cercavamo di distruggere tuiti quei seminati, ehe in contravamo: di modo che da quando fiamo ventati in Sicilia, pochisono stati i prodotii. Spero, che te provvisioni, che abbiamo, ci posiano bastare sinoatranno nuovor quando seremo at principio di eo, far, lascire li basti menti a cereare di procuraret delle vetto vagite, per seivirci di queste sino che giungeremo at tempodella ricolla. Imperciocchὶ ora tanto la nostra gente, quanto li Siciliani, principiet anno a coltivare la terra: cos oro gia sono quieti , sapendo, che non faremo ad em al- eun danno; e li nostri, avendo gia la loro porZione di terra, tuiti daranno aeditivare; e cost non saremo piu in istarsςZZa di provVisioni. Μa per met terci at sicii-xo, che non ci manchino te vettou glie, dico alla sua grandissima Persona, che vo-clia mandarei un poco di frumento, e di oreto per poterne somministrare tanto alia gente nostra, che ali Siciliana, onde possano seminare la terra. Conciosi achὶ quelle pro visioni, che abbiamo per uso nostro, sino ait 'anno nuovo, spero, che ci uasteranno; ma se quello, che debba seminarsit, si sottrarra da , che riserbato abbiamo per vivere, certamente nori ci restera da potere mangiare nemineno perim solo giorno. Tut

da- sol. 67. Haec ergo Civitas in plano sita. maris ex uno latera crebris insultibus fatigatur, O iustam n fluctibus retundendis vetus Palatium , quod dicitur Maris Castellum, murosque mu ta turrium densitate munitos opponit . , , Hilgo Falcand. Hi lor. Sicit. Praefat. de Calamitate

Siciliae. Caruso Biblioth. Sic. to m. I. sol. 4O6. 19 Il Palareto alla marina di Kaleta, o si a Rhalsa, pare, che si debba dire quello, ch 'uoggi Casteli' a mars, da quanto ne scri ve Eli. dris Sceri f. ed Ugone Falcando. In meteto aquεsti borghi sta la Citia antica, chlamata Chaleta, nella quata anticament E in tempo di Moste mans era la Sedia Regia, porta di ma-

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