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golamenti con rigore I). Q iando questi Regolamenti si alao mel si in elacugione, se ne faccia avulsata la mi a Grande ZZa per dat ii pol gli ordini di cib, che doura farsi.
Quanto a quel frumento, orgo, olio, e lane, che paga in Ogni anno la gente, chepossie de terra, de' quali traitano ii Regolamenti, ed a tuiti quei frumenti, orgi, lane, ed olj, che gi, si sono es alti, e si trovano conservati, come ne fanno sede te carte, che la tua Persona si trova avere gia rimeso alla mi a grande Persona, la mia assai grande Pa 4rbnanga approva tutio quello, che sin ora ha fatio la tua Persona. La mia
GrandeZZa non ha che cosa dirti di piu, ii tocca la testa, ii saluta assai, e si solari.
It grande Fadrone, per la Dio gragia, Mulei sa) di Aadet Eum et Ch bir Κairuanli 13. det me se di Canun Alassam 213. di Μaometto. Et d, 18. det mese di Giam adilaud rue o. abbiamo mandato in Susa una barca con lettera per il nostro Mulei, ta quale di eva di questa mani era.
fian con la saccia per terra hacia te mani delia GrandeZZa sua, e te notifica, co- me net glorno . det mese di Rabiaikem 23 p. sono partiro da Balii mu con uir esercito di quindicimila uomini. Prima delia mi a partenaa ho lasciato it governo alla gente dei nato Consi glio. Nel giorno Io. dei detto me se giunsi con la mi a gente nella Citta di Μudahali, mi sono riposato per due giorni in quella Citta insteme coimiei, at quali si sono aggiunti alti l cinque mila uomini, che mi ha Diti travare pronti l 'Emir di Mudakah. Prima di calare ii sole era meZκ' ora di camniino iungi d alta Citi 1 di Ne helu: mi sono accam pato, ed ho fatio riposa re la mi a gente. Al fare dei glorno dei 1 . dello stella me se abbiamo dato ii nostro grande a Talto, che sebbene ci sta costato grande fati ea, pure ebbe felicissimo esito, e poco prima di calare ii sole dello stes giorno era vanio gia padroni di quella Citta ). La gente che non potε fuggire tuita ita passata a fit di spada senaa ris parmiare la morte ad alciano, glacchE tuiti ave vano conabat tuto contro di nol; sino te semine ci get lavano delle piet re di sopi a li bastioni, mentre che ii diroccammo. Subito divique che ci si amo resi padroni di quella Citta, abbiamo pollo campo, e lio fatio riposare la gente. Nel giorno I . dello stest a me selio fatio numerare i nostri, e lio troUato, che erano morti mille cento, e treatas et te uomini; della gente ne mica non li morti, non avendone tenuio conro, mλ tost
che surono raccolii si sono bruciati. Dico perci alla sua grande Persona, che sono statipiti dei nostri. Ho fatro raccos iere tutia la roba, che era conservata in quelle abitastioni, e l'ho fatio dividere alia mi a gente, e ne retib contenta assai. Si sono trovaticinque mila carichi di frumento, e due mila di orgo; li ho satio conservare net Castello per provvisione della gente, che ho lasciato di guarnigione in quella Citi Didanaro si sono raccolii venti mila peZZi di argento, e se imita peZZi di oro, e una casias a plena di oro, ed argento, che usano te doniae. Ιl danaro di ramel'ho lasciato, perche serva a pagare la gente, che deve acco inodare ii dii occamenti salti ne irassasto.
Ho dato ordine, che si ris orasse ii Castello, pli' δ assai bello . Nella gior nata de' et S. det mese di Rabiaikem sono partito da Nehelu: prima delia mi a partenga ho lasciato
1ὶ Questa utilissi na isti iugione dei pubbli ci grana j , cho facilita l est raetione dei granis toti Sicilia , si deve alla savi erga degit Ara.
bi. II vederii continuati a' te mei nos ri conpicciole variarioni di melodo , lebbene collos esto spirito, fa credere , che quantunque non si an si rite nutε te stellis e spressioni presso at Normanni, e primi Aragones , sotto a' quali non si nominano Che Porti , e Portulant, pur non os ante pol rebbe creder si continuatala stessa isti turione, e ch noi volgarmentechiam iamo Caricatori, o leggi di Caricatori. α Ιl vedere dissimulato it nome dei Μalet ei ha fatio dubbiosi a segnario ne i margine , ignorando it tempo preciso , in cui mori Ibrahim ben Aalbi . Abulis da asse gna in quEsto anno la di tui morte ; questo nesso Scrittore ci cons glier ebbe a nominare per di tui successere Abu Ecal di tui fratello . Anno 123. Icil. an. 837. obiit Rex Africae Zejuda tollab, filius Ibrabimi, flii'ι Aglabi e cui frater , u Ecalol Aglab successit. ribuli. ap. Reis . Annal. Mostem. fol. 191. Ala il nqstro Codice , te me da glie , e te notigie ricerca te da Maro cco ci additano ii nome di Muham med ben Ibrahim, di cui parte remo ranno 2 et S. col a tuto delle me da glie . Fors e che la moltiplicita dei nomi usata da gli Arabi ci porte- rebbe col nomst di Abu Ecat, e di Μuham med ben Ibrahim alla siessa persona, com est at o di Leiada tollat, con questo Ibrahim benAalbi; o fors e che Abul sed a Scrittor di Storia Universale Misi mana cinque se coli do pq
de' te inpi correnti, non abbia a viato solio gliocchi e salti originali tiello scri vere la Storiadstr Africa . Not contenti di avere a vvertitoi lettore dolia ragione , per cui pud creder- si mancato in questo anno Ibrahim ben. Ralbi. ci stimi amo abilitati a notare ne ii 'anno et rue. per Μulei III. Μuham med ben Abrah m.
33 s 'espugnatione della Citia di Notoviene confer mala d alta Cronaca Araba .
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sei mila uomini di guarnigione , alli quali ho i inpollo, che mandassero a prendere te loro donne, e figli, per abitare in quella Citta. Ordinat ancora at Governatore, chedoves se dividere tui te te terre, dei te quali ci si amo impadroniti, e che doveste soccorrere con quel frumento, ed orgo lasciato, la gente rimasta di guarnigione, e che pol mi desse eonto di cici, che sit sara consumato. Nello stesta giorno, in cui sono p1rtito da Nehetu, giunsi nella Citta di Μuda kah; ivi ho lasciato quella gente, che si eracola at mio essercito uinita, e vi di morai cinque gloriai. Nel giorno s. det mese di Giam adilaud ruet. sono partito da Muda kah con la gente, che mi era rimasta, e ne lgi orno o. dello stesta mese di Giama dilaud 23 I. giuia si in Balii nata: appena giunt otio licenetiato la gente, perchε ognuno andasse a casa sua: ho .
Uico alla sua GrandeYZa, che tuiti li frumenti, ed orni deli' anno scorso conservatine' magaggini surono gia venduti, e quei tre uomini dei Consigito, che ho mandato per fare i conti cogit Emiri, mi hanno portato quatri O mila Zarmalibub, e diecimila Krus, che la sua Grande ZZa trovera dentro la casta, che ho spedito in sieme conquesta lettera. Dei polio, e delle lane te sute non si h vendulo niente . Faccio ora presente alia sua Grande ZZagana:
J grandi quanto E possibiler se di
questi servit anno per conservare la roba,
che viene da suori della Sicilia , e sei altriper conservare quaelia, che si manderas ori della Sicilia.
S condo. Quando la gente Siciliana , o nostra portera la roba in Dogana perestraria dati a Sicilia, prima di introduri equella roba ne i maga Eglai bi stagna, che ilpadrone vada dat Grande Dogantere a dire la quantita della roba, che V uole portare in Dogana; it Graia Dogantere f.ua poliara con la licenZa di patere queli' uomo metiere la sua roba in Dogana, madoura ritenere presta di se la nota delia roba, che avra queli' uomo riposta in Do-
mesta dat Gran Dogantere di poter ripor- re la sua roba in Dogana, doura portare
quel biglietto, che gli ha dato it GranDogantere, at secondo Dogantere; e ii secondo Dogantere gli sera si tua re la roba in magaZZino. Dopo che la roba sara messa in Dogana, it secondo Dogantere doVra portare la nota delia quantita delia roba,
Salatere, per fare ii consponto se sala stes sa quantita; e qualora si sera diversa menteda quello, che stabilisce questo regolament', colui che portera la roba, perdera ildi piu , che avr1 introdotio, ed ii se condo Dogantere sera subito levato di officio. ι arto. uando la gente della Sicilia
avra messo la sua roba in D Igana , e sitrovi compratore, dourassi concertare ilpreZZo della mercangia in presen Za delGran Dogantere; e quando sara fissato ilpreago, si doura pagare ii due per cento pra quella mercanZia, e ii Gran Doga niere farci la sede, che quella gente abbia pagato. Con questa polima alia mano siandera dat secondo Dogantere, a cui sies, hira la poligna dei in an Dogantere , e que i doura riteneria, e farne usaltra solioquello, che ho pensato risitardo alia Dostri ita di propria mano, in cui attesta, ehe si ano stati pagati i diruti, edour1 fare u scire la roba in sua presenaa. Che sinus eii a roba di piti di quella, che sara notata uella poli ZZa, ii patroni delia roba perdet anno quel di piti, che sara olire alia quantita notata ne ita poli ZZa , e ii secondo Daganiere fara privato d'impi ego. Q iando it se condo Dogantere avra fatio u scire la roba a misura delia poli Zga, quella poli ZZa, che aver rice vuto, nella quale si assi cura, che queli' uomo ave va pagato,doura consegnaria at Graia Dogantere. Quinto. Se la scriti ira delia vendita della roba, che si compra per suori della Sicilia , non si fara in presenga dei GranDogantere, quella vendita sara nulla, e ilcompratore doura pagare cento Κrus di pena at Gran Dogantere.
Sesto. Qua ado Venga qualch e barca di ori della Sicilia con roba per venderia in Sicilia, subito che avra dato sondo, ii Capitano delia barca doura an dare dat Graia Do-ganiere, e presentare la nota scri ita di itit tala mercanZia, la quale nota doVra rite ne i ta at det to Gran Dogantere, e consegnet 1
una copia di quella, che gli avi 1 dato, at Capitano delia barca, e ii Capitano
quando ricevera la copia contrassegnata dat Gran Dogantere, doUr a portaria at se condo Daganiere, ii quale do po che l' avra
letto, doura destinare uia luogo Comodo,dove quel Capitano posta conservare la sua
Settimo. Qitando i Paesani andi anno a comprare quelle mercan Zie venu te da suo rian Sicilia, it traitato colpadrone di quella roba doura farsi in .ptes en ga dei Grande Do-ganiere , e la scrit tura pure; e se non si sa-ra in questo modo la vendita sara nulla, eii compratore, e Venditore doVranno pagare cento Krus di pena per Ognuno at Graia
Ottallo. Chiunque est rarra roba suo ridella Sicilia, e sera scoperta, la roba sala acquislata a colui, che scu re it contrab
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hando, ed ai padroni delia roba non sida-Ia alculi gastigo, bastando it perdere laroba; e cosi eguai mente se qt lche Peis
ita sbarchera q ualche cosa, e si a scoverta, colui, che avra sco verto it contrabbando, acquisiera la roba. Nono. Tuite te mercanale tanto quelle,
che es cono da Sicilia, quanto quelle, cheenrrano, devono pagare ii due per cento,il quale danaro tara consegnato at GranDogantere, e in Ogni cinque si orni dour1il Graii Dogantere portare quel danaro alpEmir Clibir. Olire at due per cento do
vranno pagare meZZO Κrus per cento alse condo Dogantere, e questi Ogni cinque piorni doura portare quel danaro at Graia
Dogantere, ii quale pol con quel dana rodovia pagare talia la pente, che assisle in Dogana, e tello, che a vanZal O terrii perlui. Decimo. In ogni me se tanto it Graia Dogantere, Quanto it secondo dovranno portare tuti e te poli ZZe, che avranno dit ut te te mei canZie Uscite, o entrare , all
ste, o vi sia istode . Undecimo. Q iando passer anno at cuni anni, e fa premo cib, che fruti eranno te Do-
gane, si douranno dare in gabella, nongi, tui te ad uiro, ma si dovi anno distribuire, ciol chi prendera la gabella di ungenere di roba non poti a prender quella diuia altro genere; e se alcuno fia sco verio, che abbia presio altra gabella nascostamente, senZa che egli comparisca, appen a sco- verto do via pagare cento Κrus a colui, che r avra scoberto, ed olire at danaro,
che avra pagato gli si daranno sessanta ha-stonate con la corda sopra te reni avantituita la gente, acci ocche via' altra volt a non contraUVenga a quello, che dicono liRegolamenti. Duodecimo. Col Graii Dogantere doura
to at Graia Dogantere, come it Graii Uoganiele sata solamente soro etto ali ' Emir
glio: se placeranno alla sua grande Persona li confer mera, altrimenti aggiunga, e levi tritio quello. che parera ineptio alla sua Grande ZZa . Non lis cire cosa dire diptu alia sua assai g, .m de Persona; aspello gli ordini per es eguilli, e cottamia faccia per terra baeio te mani della sua Grande ZZa, e mi segno cost:
della sua GrandeZZa, e te noti fica: Primo. Nella giornata a O. det me se di Sciaual as . ho rice vuto la carta delia sua Graim eZ a, la quale ei a daeta rael gior no a. det me se di Sciaual 233. , in cui hovelut o scritto ii nome dei nato nuCvo grande Padrone.
condo. Nello siesso gior no de' et . det me se di Sciaual giunsero in Zanklali ven timila utimini, che sono quelli, che ha spedito la sua Glande aga, ed ho sapulo che erano arrivati in quello stesta gior no , perche mio figlio mi mando imuomo da Zanklah per da imi ravviso che gia si era unito con la gente spedita dat lasua orande Peis ira e net glorno et s. det me se di Sciaual 1s . da Zanklah ε pasi:
to nella Kalafra con reser cito di quat antam ita uomini; ma ancora non sci ci b che ab-bia fallo et pes ercito: giudico perb, che non essendo tornato in Sicilia, ἡ segno, choilia passando avanti, dei che io mi complaccio Ter . Insieme con questa lettera ho spedito una cassa suggellata ces mio nome, entro alia quale la sua GrandeZZa trovera li cento cinquantam ita Κciis, che ho obbligodi pagare in Ogni anno alla sua grande Person Quarto. Li quarant a magaZZini, che ho satio Libbricare per collocare in elli la Do- ana, gia sono finiti, ed at presente si s a facendo una torre da 1ervire per abita Zione dei Grande Dogantere, e secondo Dogantere. Dico alla sua Grande aga, che la fabhrica della Dogana e riciscita assai bella , perci E l' ho latra circondare di mura alte, e visono due porte; per una entra la roba, e dati' altra esce dati a Dogana: in entrare mDogana si trova un grande cortile; in me ZZo si sta facendo la torre, che servira perabit arvi it Grande, e it secondo Daganiere, e dove doura stare la gente che scri-Ve, e la gente che guarda li magazZini: nel giro dei cortile sono fabbricati si magaz-
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1 illi: vicino la porta della torie ho Atto fare ima fontana grande, la quale ε assai bel la, e servii a perchε beva la gente: nella porta, che guarda dentro terra, quanto inquella, che guarda it mare, ho fatio due grandi fontane una in Ogni porta, che sonori uia scite assai belle, e queste serviranno per bere cosi gli uomini, come te bellie, cheri asportano la roba in Dagana. Qunto. T A gente, che ha in gabella lel , Vogane, non pub dormire net magaretini; ma la sera dour,ognuno chiu-dere, it suo magagetino, e portare seco la
Sesto. Quando tramonia it sole, si de-vono chiudere te porte delia Dagana in presenZa dei Grande DIganiere, e non delsecondo Dogantere, e te et lavi delle portedella Dogana doura prenderie it Grande Do-ganiere e portarie in sua casa. Settimo. Se di nolle alciano aprira qual-che magaggino, e rubbera qualche co-sa , doura pagaria it Gran Dogantere ma se si rubbera di giorno, non dour1 pagare it Grande Dogantere , perche ognunOdovra guardare ii suo magaZZin O. Ottaυo. Se alc uno rubbeia qualch e cosa, e sara preso, ii K ad 1 della Daganad ovi a subito fare impiccare quel ruomo, che avra rubbato; e se non avra rubbato, e si trova che stia per rubbare, doura anco farto impiccare. Nono . Se di nolle si troverti dentro laDogana qualch e uomo, o donna, che non debbano partare con it Grande, o secondo Dogantere, o altra persona, che sia diguardia, it Kadi ii doura fare impiccare,perchε quella gente mostra essere en trata
Decimo. Prima che si chiud a la Do-gana, it secondo Dogantere doura visitartuito per Uedere se vi si a qualche uomonasco sto, e se mal se ne incontret I alcu-no, ii Kadl doura farto impiccare; se stara dormendo si dour1 svegliare, e mandario fiori, prima che si chiud a la Doga-na ; come anche prima che si chiud a laDogana it secondo Dogantere asse me colGrande Dogantere do Vranno girare pertulti ii magagaini a vedere se sano chiuu
DIco alla sua grande Persona, che ho fatii incidere questi Regolamenti in una lapide, e rho filio in castrare net muro della porta della Dogana, che guarda dentro terra, acci chὶ la gente sappia li Regolamenti, e lemi delia Dagana. Doco ora alia sua Grandeaga la divisione, che ho satia dei magaggini, e come hodato te gabelle. Primo. T I magaggini li ho diviso in que- . sta inani erat venti di essi servono per conservare la roba, che viene das tori Sicilia; e quella roba doura entrared alia porta di mare , e se si fata entiare per la porta di terra, sera presa in comti abbando. Gli altri venti son destinati per conservare quella roba, che esce dati a Sicilia per suori; e questa doura entrare perta porta di terra, e se alciano la introdur-ra per la porta di mare, sera prela in cor trabbando. Secondo. La roba, che si estrae , do vi auscire per la porta di mare; e se alciano farii u scire la sua roba per la porta di terra, sebbene aveste pagato it dritto di Do-gana, quella roba sua presa in contrabbando, e ii Grande Dogantere doura dividerequella roba alia gente, che guarda la D
D i Dori Sicilia vengono quese Merci. Primo. o Oba di feta, e seta non tes suta. La Dogana di questa si E data in gabel-L l. i per due mila e trecento Κrus in Ogni anno: e lio assegnato un naa-νZZino a colui, che ha preso la gabella, per conservare quella roba. Secondo. La roba di panno si E data in gabella per cinque mila Κrus rani anno, eho destinato tin magaZZino per Conservaria. Ieri est. Ho dato la gabella delle teterie per se item ita Krus rini anno, e ho desit gnaso vn magaZZino per conservarie. Quarto. Ho dato la gabella delle cose di odore, prosii mi, e medicamenti per due mila, e cinquecento Krus panno, e per te quali cose ho destinato tin magaZZino. iunto. Ilo dato la gabella dei serro per quattromita Κrus ranno, con tin magaZZino per Conservario.
Seso. Ho dato la gabella dei ranae per due mila e quattrocento Krus Panno, e hoasse gnato un m gagZino per conservari O.
Set imo. Ho dato la gabella per te cose, che servono alia tintoria delle robe, e permni forta di legna me, per mille set tecento, e sessanta Κrus Panno, ed ho astegnato
per conservarie tan magaZZino.
Ottaso. Ho dato la gabella di tui te quelle robe, che saranno ricamate con oro, edargento, tanto di feta, quanto di lana, per duemila e qua tirocento Krus ranno, con
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un magaggino per uta di esse. MM. HI dato la gabella di quelle cosse di ferro, di rame, di oro, e di argento,
che siano lavorate per farne uso, per Ottocento e tren tot to Krus ranno, et ho desii- gnato per esse un magaZZino. Decimo. Ho dato la gabella delli datieri per mille, e se icento Krus t 'anno, e hodato due maga gini per conservarii. Undecimo. Ηo dato la gabella . mille cinquecento C trenta ....
' anno, e lio assegnato uia in a ZAZ in I per . . . . . . .
Duo bcimo. Ilo dato in gabella la pete, e te corde, che servono per te barche, ebasti menti, per trecento, e sessanta Krus ranno, ed ho destinato uti magaZZino per conservarie. Q ueste sono te Dogane, che si pagano di quella roba, che viene da suo-ri Sicilia. Merci che si fraggono da Sicilia. DElla roba, che si estrae da Sicilia, ho dato te gabelle delle Dogane ne i modo,
che siegiae rPrimo. Ho dato la gabella dello aucchero per nove cento Krus t 'anno, e ho dato un magaZZino per conservare quella roba. condo. Ho dato la gabella delia cera per se icento e quarant a Krus ranno, con unmagaZZino per riporvela dentro. Ηo dato in gabella it mel e blanco, ed ii mele nero, per mille Κrus ranno, e un maZZZZino per conservario.
Quarto. Ho dato in gabella te lane, che si es traggono da Sicilia, tanto tessule, quanto greggie , per se ite cento Krus panno, e lio a siegnato due magaggini per conservarie o finio. Ho dato in gabella rotio per novecento e sessanta Κrus I anno, con due magaggini per conservario . Sesb. Ho dato in gabella it riso per duecento Κrus l' anno, con un magaZZino per
nitimo. Ho dato in gabella il legna me, ehe si manda suori, per cento, e trent a Krus ranno, e non vi ho asiegnato magaZZino, perche il legnam e si conserva suoride' maga ZZini. OIta υo. Ηo dato in gabella tui te quelle cose di creta, che si sanno in Sicilia , e si mandano su Iri, per cento e Venti Κrus ranno, Con tan magaZZino per conserVarie. Nono. Ho dato in gabella it marmo per set tecento Κrus i 'anno, e gli .ho allegnato
Decimo. Ilo dato in gabella irargento vivo, che si estrae da Sicilia, per cento Krusi anno, e lio assegnato uri magaZZino. Undecimo. Ho dato in gabella it pesce salato, che si estrae da Sicilia, per tremita, e venti Κrus Panno, et ho asse gnato a tal uopo tre magagrini Duodecimo. Ho dato in gabella la carne, che li Genove sit vengono a salare in Ogni anno, e la gabella Phanno presse essi stem per duem ita quat trocento e cin quanta Κrusi' anno, e lio asiegnato tre maga ZZini per conservare que a roba. Deci notereto. Ho dato in gabella te olive, che s 'esti aggono da Sicilia, per cento, elassanta Κrus ranno, ed ho assegnato per cib due magaggini. Decimoquarto . Ho dato in gahella il lino ,'e ii canape, che si estrae da Sicilia, per quat trocento Krus ranno, e lio assegnato due magaZZini. D cinioquinto. Ηo dato in gabella te corde , che si estraggono da sicilia , per cen to Krus panno, con ian magaZZino per conservare quelle robe: e questo maga ZZ in e uno di quelli destinati a conservare la roba, che viene da suori Sicilia, desquali ne sono avanaati sei senZa destino, e percio ne provvedo quella gente di Sicilia, che do-vra est rarre la roba per Dori Sicilia. Decimos seo. Ηo dato in gabella te uve passe, i schi, te ciri egie, e priagne, Ch si seccano ogni anno dati a gente di Sicilia, e si vendono at Bisani, e Genove si . Qiaesa gabella rho data in appalio at Genovesi per cinque mila Krus ranno, e ho destinato due magaZZini per conservare questa roba. Decimo ettimo. Ho dato in gabella it butiro , ii biuro, e sol maggi, che si e straggono da Sicilia per tremita cento, e venti Κrus ranno: gli appaltatori di questa gabella sono Bisani, e lio assegnato ad essi due magargini per conservare quella roba . Decimottavo. Ilo dato in gabella tui te te pelli, che es cono dati a Scilia per se ite- cento e Venti Κrus ranno; e questa gabella rhanno pretio li Geno vecti, alli quali ho
Dico alla sua Grandegeta, che ho mandato set uomini dei mio Consi glio per avus stare tuiti li Governatori a noi s oggetti, e gli Emiri, acciocchε pubblichino che ne sibino pub fare uscire roba dalla Sicilia se prima non la pprti in Balirmu; e se al-
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euno e fraen roba da quale te spiaggia di Sicilia, e sar, scoperto, colui che scoprit quel eon trabbando ne far, atqui sto, e con qi resto mea Zo non si far, contrainando. In appresso penso di fare una Dogana in Zanklah, ed una in Κ1 marinali per dare eo modo alia gente; perchε dat Iutatii lontani riesce di molio incomodo it trasportare larobx in Balirmu, ma per ora bisogna sare come lio scritto alia sua Grande1ga. Da tuiti quelli, che hanno pressi Ie gabelle, lio elatio anticipatamente rannualit ,ed ii denaro l'ho tutio conservato a nonae delia sua Grandea Ex . Non ho dato gabelle a gente dei Conligito, an Zi ho ordinato, che se si1 scuoprira , ehe aleuno di essi sita a parte in qualch e gabella, subito sara levato dat suo implego. M aleuno dei Consigito vorri prendere qualch e sabella ε il padrone; ma prima di pre dere Ia gabella dour, ri nuntiare l' ossicio: sinora nessimo ha rinunZiato per te gabelle. Dico alla sua Granderga, che tui te te gabelle l' hanno prese ii Pisani, e li Genove si , e tre sole ne ha preso la gente nostra. Quando passera un poco di tempo, bis aena D hrieare degli altri magazaini per stabilire attre gabelle sopra certe altre cose, che e scono dati a Sicilia; ma a poco a poco tutio si sera. La gente non ε restata dispi aciuta di questa Dogana. Dico alla sua GrandeZZa, che per r anno nuovo uscirb per andare a4 assediare laCitti di Sarhusali, e perci, mi sto preparando plano plano, Spero, che la Grande Zeta sua approvera turto quello, che ho fatio sin ora. Non ho altro che dire di piu alia sua Grander ea; aspello li comandi della sua grande Padron anga, e con la mi a faccia per terra Ie bacio te mani, e mi sostrivo di questa manierat
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quale alia mi a GrandeZZa sono flate recate Che . . . . Persona .... ha letto la mi a Grandea a
li Regolamenti, che . - per la Dogana, e come hai date te gabelle : se inpre sei stato uomo di giudiato grande. La mi a Grande ZZa su di cib ti consertam a tutio quello, che hai fatio per te Dogane, e ii dice la mi a GrandeZZa, che fiat fatio acti bene ad esigere anticipata mente ranirtialita da quella gente, che ha preso legabelle, per chh cosi certamente non perderemo. La nata GrandeZZa ti dice, che dourai mandarie quel d. anaro, che hai es atto sopra te Dogane, e la tua Persona dour, rite ne re it dieci per cento per questo anno: uia altro anno stremo altra con 'en Zione, perci Ela mi a Grandeaeta pensa di proporti di dari e uia tanto in Ogni anno , e restare Per tuo eonto quello, che si eligera dat te Dogane. Devi fratranto ris et tere, che ora in Ogni anno sem pre piu cresceranno te sabelle deste Dogane, per chὴ la gente sana maggiore otia ferta sopra la gabella presente. Per altro dat te poli Zge delle mercanZie, che e scorio da Sicilia, e che vengono, potrai v edere quanto si a ii si Latro glacet, in questo anno, sic- come h la prima volta, te gabelle si sono dato a Occhi chiuii, perche non sape vi quello, che esce, ed entra in Sicilia. Li Bisani, e Genovesi sono se ibi, e perciti si sono impegnati ad effere arrendatori di quelle Dogane. Cit, pero, che suadagnei annosa loro senedetto. La mi a GrandeZZa ha letto, che l' esercito comandato da tuo figlio δgist in Kalesia, e che non sat quel, che ha fallor subito che tu aurai delle buone notitie, dourai scri verte alia mi a Grande ZZa. La mi a Grande ZZa proub placere, quando ha letto nella tua carta, che ti sta preparando per andare ad assediare la Citta di Sar us ah ; ma ii dice la nata GrandeZZa , che non it dourai inuovere da Balirm a se non hai prima buone noti Zie di tuo figlio, per qualche tradimento, che possa fare la gente nemica. La mi a GrandeZga δ res lata compiaciuta quando ha letto come hai fatio fabbricare la Dogana, e comprende chedeve essere assai bella. La mi a GrandeaZa forse che neti anno nuovo verra a Vedere cotesta Sicilia, perchε ha sem pre in teso dire, che si a uni sola assai nobile, e che v 1 no delle Citta eccellenti, e percib ha Voglia di ve seria. Dopo citi la mi a Grandegga
non hac che dirti di pili, ii conserma tutio quello, che bai fatio, come hai scri tronella tua lettera, perche in tutio ti sei portato da uomo di giud gio grande, comes empre sei stato, e spero, che in Sicilia sarai delle cosse grandi, glacchε non sei vec, elim dovendo dirsi giovi ne tala uorno di cinquantas et te anni, e perci 5 potrai uiuere assisti, e sare delle grandi cose in Sicilia. La mi a GrandeZZa ti tocca la testa, ti saluta, e si socrive di questa mani era: Ιl tuo grande Padrone Multam med ben Hamnarida Abu et Aabbas, per la Dio pira, ire, Quinto Mulei. Kairuan ii 3. det me se di Sci. ahaban 233. di Maometto.
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che aυρυumo mandato in Tunes nel giorno det mese di Mars 33 o. con effa abbiamo piceuuio una lettera deI nostro Emis Almumenis, neua quale eraserit o di quesia maniers. AL Katem beamrillati, per la bonia di Dio, Emir Almumen in vi saluta, e vidi ee la mi a GrandeZZa, o Governatori della Sicilia ben Alkufi, e hen Aattas, che ha rice vuto la vostra lettera, in cui la mia GrandeZZa ha letto, che abbiate esse guito quanto vi serisse con lettera segnata at 27. det messe di Reginab 326. La mi a Grande ZZa si complace di effere rius esto assai meglio cib, che vi ha scritto di fare, dando it permesso ad ogntino di poter vendere quello, che vitiae per suori Sicilia . Choese si avesse praticato cib, che ave vate pensato voi, certa merite ne sarebbe nata la totale rovina si della gente, che delia stella Sicilia. Avete loccato con mano, che en-trando danaro in Sicilia ii popoli tuiti vivano assai bene, pol chε essendovi dei dana fomnuno spende, ed ii povero trova fatii mente la mani era di guadagnarsit it pane. La mia GrandeZZa ha osservato dalla vostra lettera, che te compre in Balirmu sono stare falle dalli soli Ρisiani, e Napolitani, e cosi sara negli altri liuoghi della Sicilia; sorse che navi di attre naZioni non ne sono venu te per timore di essere falle schiave . Sopra di questo la mi a Grande ZZa ha pensato una cosa I ), la quale porrebbe effereassai vantaggiosa si per ii popoli di Sicilia, che per te nagioni, te quali vogliano com prare te derra te della Sicilia, e percib la mi a Grande ZZa comanda cosi r
mari ne di Sicilia, che approdando bal timento di qualunque naZione per Uolere comprare, non posta fusi schi avo, ma sia a quello permesso di comprare cib, che vralia acqui stare; tulte te volte, cheli hastimenti di quelle tragioni, ancorchεsiano in guerra con nol, siano basti menti
Secondo. iando verra qualche basti me, to di quelle nanioni, che sano in guerracon noi, r Emir di quella marina, Jove approdera quel bastimento delia nazione, che non E in pace con nol, doura visitatio; se lo tro vera armato a guerra, do- via farto schi avor ma se sera montato come tuiti li basti menti mercantili, non solo non gli si douranno fare ostilita, magii si doura permetiere di fare tui te quelle compre , che Voglia . Teretis . Ut dice la mia GrandeZZa, chediate ordine agit Emui, che quando sia perandare a caricare qualch e bastimento di quelle naZioni, che non hanno pace con ΠΟi,r Emir di quel luogo dove avra caricatoquel bastimento, doura fare una carta a), in cui attesta, che quel bastimento abbia caricato nella marina a lui soggetta, equella carta marcata col nome deli' Emir di quelluogo, dove avra caricato it bastimento,
rare libero ii commercio delles derra te inno centi tra io naZioni ancora ne miche, incon trer il gradimento detrumanita. Li Pubblicisti non hanno tanto sperato presso alia culta Europa: essi si contonia rono d 'insegnarci,che fosse lectio alle nazioni nou trali innocuus commeatus, e ne' tempi do po si e visio, cheper assi curario vi e stato di bicogno talvolta di fare allean Ze, e traitati, e sostenere lamamma con la forZa. s 'ingenua politica de .gli Arabi imagina, forma, ed e seguithe ilprogetto coa molia semplicita, e te mis ure, do urii consegnarsi at Capita iro, acciocchε se si in contrasse con qualche corsare tanto S,
ciliano, quanto Africano, non gli faccia ilCapitano corsare ostilita vellendoli est bire lacarta dat Capitano, la quale attesta, choabbia caricato in Sicilia . Quarto. Dice la mi a GrandeZZa, chequando qualche corsare di Sicilia uella sua
nos certo quando ε carico, e se ii carico non r avra fatio, o ne li' Africa, o in Sicilia , in quel caso it bastimento sara di buona preda. uinto. Se qualche eorsare s' in ontrer,con altro bastimento, che non ha pace coanoi, doura riconos certo, e quando si a sen-za carico, dour 1 interrogare ii Capitano, e sapere per doue era spedito a caricare .
Che se ii Capitano mcisti erit at corsare laletlera per ii corri spondente della Sicilia, in tale caso non doura farsi schi avo . Se perbali incontro si dia it caso, che ii Capitano dica at corsare non portar lettera per alcun corris pondente di Sicilia, sulla ra-gione di non avere pressi ancora corri spondenae, ma in ostri it danaro, che seco riene per fare compre at parrivo in Sicilia; in tale caso it corsare doVra accompagna io sino alla marina, dove doVra caricare,
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CONSTi TU T. AB ARABIBUS LATAE.
e cire te compre, e do po di ave clo it cor sare accompagnato, doura seguitare ii suo vi aggio. Qiando perbit bastimento, che non ha pace, non debba caricare in Sicilia, al- lora sara di buona preda. Seso. Se qualche Capitano coriare di- cesse effersi incontrato con alcua bas limento, e di averto satio ichia vo, perchἡ nonera caricato in Siςdia, o pure che nondoveva caricare in Sicilia , e si seopri ra quanto dico it Capitano corsare esse resalso, subito si doura lagitare la testa alui, et alli suoi marinari, come quelli, che hanno tras redito gli ordini, ed hanno satio credere alte Nazioni det mondo, che la mi a Grandea Za abbia emanato que .sta legge quasi per tradi rio. ii Λυο. I TI dice la mi a Grande aeta, che intanto ha ordinato cosi non me no por laV Sicilia, che per r Africa, perche da cio ridonda riccheaeta at popoli seg-oetii alia mi a GrandeZza. Imperci occh quelle NaZioni, che non banno pace con noi, si contente ranno sare comprς a qualunque preZZo dalla Sicilia, e dati' Africa, essendo si euri, che incontrandosi con qualch e corsare non sitano falli schiavi, e cosi v ed cete, ehe lo derrate della Sicilia stranno comprate a preZZi altissimi, e ne risultera ricchera
alli popoli della Sicilia, e deli 'Africa.
mini per P Italia per impadronirci di quelle Citta, che sono sotae ite ait 'Imperatore Κostantino; o de se r Emir di quel resercito vi scri vera domandandovi qualch e soccoris o di provvisioni, o di gente, dourete subito mandargii quello, che vi richi ede ,
perchε la mi a GrandeZga coSὶ vi comanda. In questo modo at presente la mi a Gran- degeta ha pronio un e ser cito di centomita uomini, per tutio cio, che sara per risolvere contro Kostantino, e quarant amita, che ha gia mandati in Italia per es pugn re rael le Citta che sono sogget te a Rostantino. La mi a Grande ZZa vi raccomanda 1l buonDoverno' glaechὶ non pub per ora mandare t 'Emir Chbir in Sicilia dovendo assistere alia mi a Gr ndegra: tutio it danaro, che avete e satio sin ora, doure te conservata