Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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. anali dirilli E G, G F, F N. Ν C, questi ancora si passeranno in tempo piis breve, che ii duo E F, F C, o continuando di deseri vero dentro alia medesima porχiono dioerchio uia condolio composio di piis e pili canali rotii .sem pre it passaggio per ossi sarii pii, veloco. E sinat monto

essendo comprest ira i me desimi termini E o cho sonodi disserenti lunghegge, net quali i tempi dei passaggi sono at c0ntrario di quello clie comitiast mente si sti merebbe sem pre piis brevi nei piis lunglii che ne i pili corti , o si ual-

mente lardissimo Dei cortissimo, e velocissimo ne i lungliissimo. E queSto Sono conclusioni vere , o da me dimostratunei sopi addetii libri det molo. Quoslo che io dico o vero universalmenie. non Soloquando la supersicio dei quadranto E C susso oretina Squadra Sopra i 'Ori Zonte Λ B. ma anco quando glis ussu quanto si Voglia inclinata, purchsi ii punio E si ae levato piu det punio C , accio vi si a qualche pendenZa . e che t 'E D , perpendicolare a C I , si a posta parallela

ait 'ori ZZonte 4 B. Ma per levare in parte l' Ombra, che Delprimo pronunZiare di lal concello sorsu Occupo la mente de illudit Ore, rappresentandolo como paradosso e manifesto imp0ssibile , consideri amo quolio che accade net canali

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LETTE RE Iu GALILEos alta. Vedasi pari mente, cliu noli' alii u sigure, compostedi pili linou, la pendenZa superiore si Sempro maggiore, esinat monte noli ' is fesso quadrante si maggiore che in tu tui' alti e ligure. Λ 'eva pensato in queStO luogo di non loco a re altro accidente pili strano in aspello, e che ma Schura it vo rocon saccia di men Zogna pili che t 'ailro cose det te : magiacchis mi vidiae in lagito, dicas i, o gl' increduli aspellino

in breve la dimos traχione concludente con necessita , Onde ossi restino appagati, sed io Sincerato e conosci ut a per Veri dico.

D paraita di sorbilanga il pronunZiare, che i due canali E F, F C si passino in manco tempo che ii solo I ma quale assurdo parra it sentire cho ambedue Si passi nopili prosio che uno di iuro, ciosi, che pariundosi ii mobile dat termine E. in tempo piu breve si conduca at termine Cper ii duo canali E F, F C, che pel SOlo F C, partendos idat punio FZ o pure tale accidente si vero. Da quanto di sopi a lio det to , vori ei che i Signori inge-gneri e periti ne cavassero ian avi ei timento ma sorsu digia l' anno Osservato in circa it compartire la penden a Dei canali e letti du'si uini, che si di non la distribuire tigual

mente per tutio, uia an dari a sum pro diminuendo verso illine det cor so, come per HSempio:

DOVendosi cavare uti alveo di si uine dat principio Λsino at termine C l , tra i quali est remi vi Sia la pun-den a notata AB, io non giudicherei l ' ollimo compar timento di ossa ponden a ossero ii distribuiria per tutio eguai mente, cavando it solido det lotio secondo in linea Λ D C, sicci,si tu suo parti fossuro tuti e eguai muni inclinate, la quat linea non Sarebbe retia, uia colina in meZZO, di vendo quasi Secundare la cui vita dei globo ter

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i est re : ma crederet offer mugito stare ii compartimento secondo la circonserenχa Λ E i , ciosi dando maggior ponden a nullo parti verso Λ, o diminuendula Sum pro verso C, love non avrei per di sordine quando bene Per qualchespaZio i' aequa douesse andare sun a pendenZa. 'si tumeret, cli' ella iusso per alluntare ii suo corSO, OSSundo sicuro, che nul plano Ori ZZoniale quando non vi sion impedimenti esterni ed acciden lai j j la velocith concepita dat mobile nul modo precedente Sopra uti plano declivosi c0nserva unis Orme e tale, che uel plano passeris Spa-χio doppio dei passato Deli' inclinato, in tempo eguale allem po dei passaggio per i inclinato, mentre it Suo principio su dallo stato di quiete . come io dimostro nul mi sopi annominato libro det moto. E qui Voglio mellere in consideraZione , come ii temere, che ilia' ac lun corrente Dei paSSare per una pars edet suo canale, in quale a VeSSe minor penden a che luparii precedenti possa ri tardare ii suo corso e sarta rigonsi are , e sinat mente sarta traboccare , si, se non in 'in- ganno, limor SOVerchio e Vano, perclisi io Stimo, ohe non solo la minor pendenZa non ri tardi l 'impeto concepito nulla precedente maggiore , ma che iasi ancho it puro livollo si ahas lante a ri tardario.

pel quale si a corso it mobile, o cho Oliro 'at B debba passare ne ita parte B C men O inclinata, dico, che la velocita per A B non si diminui ris altrimenti ne i seguente canalo B C, an i continueris di crescere, So vi Sara punt O di ponden Za , O si con Servera quando si a posto a livello. Dubito bene, che poti ebbe imi Se ac cadere, che 3lc uno con uia Poc ad 'equivoco si persuadesse, che diminuendosi la pendenχa in B C, in relaλiono di Λ Η si dovosso anco diminui re la

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lo avrei alciane alti e consideraZioni da proporro in torno ad ultri particolari, ma perclisi la somnia dei presente ne-gOZio , come prudente monte nota l' ing0gnere Barto tolli , consiste in questo punio principalissimo Sin qui assai Ventilato , mi riserbero ad altra occasione a discorrere circalat materia piis copiosa monte, non convenendo anco it tener V. S. Ecc. occupata sena pro in neg0χj gravissimi piis impedita in cose mens, importanti. Diro solo qualche cosa per concludere in torno alla delibera Zione da prendorsi pel restauramento dei si ume Bison Zio , clio io inclineret a non to riuiuo Pre dei suo isti lontifico, ma Solo a nullario, allargario, e per diria in una parota at a re gli argini dove ira bocca. e sortificarii do 'oriem pio. E quanto allo tortuosita, se ve ne si alc una Ol- tremodo cruda, o che oon qua lolist iuglio breve o di poco

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incoin ido e danno alle possessioni adiacenii si possa lo-varo. la leve rei, bducti si ii bene si io che Si possa ritrariae non si a di grati ritie 'O. Ci sono molle altro in como dith o dissicoli1 quasi insuperabili promosse e messe in consideraχione dati' in gegneri an ioni nulla sua scrit tura , tu quali non mi si paratio di do-V P replicare, uia solo conserinarie come importantissimon et presente nego i O.

Questo che ho det to si stato por ob bedire at cunno dolSereniss. Graia Duca nostro S ignoro significatomi da V. S. moli 'Ill. ed Ecc., alia quale dedicando mi e conserinando mi Servitore, con riverente assello bacio te mani. e prego

l) u Da questa Relarione pilo dii si che avesse origine Della Τoscana I'Λru Philoltura deli 'acque, po icho in seguito in occasione di doversi esstguire deliore bonis a i0ni a sitimi, o lorrenti Dei Τ0ςcano Dominio, o di larsi delle di- Spendiose operaZioni Idrauliche per riparare i terreni dat danni, che pol ea nou arrecare tu a quo, O per liberarii dat lo frequenti alluvioni, O per asciugareu i palluli, si prevalsero i Sovi alii Medicet, e loro successori non gia degi Inu gegneri meramenio pratici, ina de propri Matomatici, varie essendo te rela-u Zioni saltu dat Torricelli nul breve tempo cho visse addotio at servi io ΤΟ - iscano, ed in sinite quello det Sig. Vincen o Viviani , e molle iisti P. Λbaleu D. Guido Grandi, ed in ultimo du' celebri Prosessori Signori Λb. Leonardou X iniones, Dolt. I Ommaso Perelli Λstronomo duit' univorsit, di Pisa, o delu Sig. Can. Pio Fantoni, Omollendo di nominare gli altri. du'quali se registratore it nomo di Matematico negli annuati Λlmanacchi deIla I Oscana. a uesto pruden/iale esempio su imitato negli altri Domini d'Italia, ondo spuo dii si che questa scien a si a propria in Origine dogi' Italiani, e non pia uduit 'estore naZionis. Nulli, Vita cli G. Galilei, pag. 488ὶ.

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Prega por ili tui meZZo it Granduca a sollectiare in Roma la licen a della stam pa det Dialogo do i Massimi siste mi.

Come fa V. S. Illustrissima, io sui a Roma per liost n-χiaro i mi ei Dialogbi, o pubblicai gli con te Stampo, e Percio gli consegnat in mano det Reverendissimo P. Maesii Odet Sacro PalaZZo, ii qualo commesso ni P. Fra nassaullo

correggersi; it che sece esso con Ogni severita, cosi pregato da me ancora. E monti e io saceva ista nya dulla licon a, edella sosci igione di propria mano deli' istes so P. Maestro, Volle sua P. Reverendissima luggergii ossa stessa di nuOVO: e cosi sit, o mi resu il libro soli osci illo e licen talo di suo pugno, on de io dopo duo mesi di di mora in Roma me nul Ornat a Firen Ze, con ponsi ero pero di rimandare ii libroth, dopo cla' io aves si satio la lavola, la dedicatoria, e altro circos tange, in mano deli' illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Principe Cesi, capo doli' Acca istinia de' Lincet, accio si prendesse cura della stam pii, come ora solito stare

di altro opere mi r o di altri Λ0cademici. Sopi agglunse lamorte di esso Principe 2 , o di pili l 'intercision dei commercio 3 talchsi lo stam par l 'opera in Roma su impedito: on de io presi partito di Stam parta qui, o trovai e conveniat col libra j o stam patore idoneo. Per lo che procurat la licen Za

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qui ancora dat Reverendiss. Signori Vicario e Inquisitore, odali' Illustris s. Signor Nic colo Λntella, e Parendo mi conveniente dar conto a Roma a al l . Maustro di quanto passa va, o degi' impedimenti che si oppone vano allo stam paria in Roma, consor me a che gli ave VO dato intenZione, Scrissia S. P. Reverendissima come ave vo in pensiuro di stam- parta qui. Sopra di cio mi sece intendere per via deli' Εccellentissimo Signor Amba Sciatore, clio volvvn dare via' al- ira vista ali' opera, e che pero io glieno mandassi una copia. Onil' io, com 'ella sa, sui da V. S. Illustrissima per intendere, se in quoi tempi Si sat ebbe potulo mandar a Romauii volume cosi grande si cura mente; ed ella liberamento mi disso che no, o che appen a te Semplici leti ero passa van Si curo. Io di nuovo scris si dando conto di late impedimento. u Osserendo di mandar il proemio e sine dei libro, doue ad arbitrio loro potessero i Superiori agglugnere e levare, emet ter proleste a lor piaci mento, non recusando i O stesso dinominare questi mi ei pensi eri con tilolo di chimere, sogni, paralogismi, o vane santa sie: rimetiendo e sottoponendosem pre it tutio ait 'assoluta sapienZa o certa dot trina dello Scienge superiori ec. E quanto at rivedor l' Opera di Duovo cio si pote a sar qui da persona di s ditissa ione di S. P. Reverendissima. Λ questo si quieto, e io in dat ii prouinio se ii sine doli' opera: o per novo revis ore appro b it M. R P. Fra Iacinio Stesani, consultore doli' Inquisiχione, it quale ri-Vedde con est rema accurale λZa e severilli cosi anche pre-gato da me) lutia i 'opera, notando sino ad alciano minu Zieche non a sh flesso, ma at piu maligno mi O avversario labanche do vi ebbero arrecare ombra di scrupolo; an Zi Sua Paternith ha avulo a dire aver geliato lauri me in pili di unluogo dei mio libro, ne i considerare con quanta uni illa ore Veronte sommessione io mi solio pongo ali' aut orith de' su Periori, e consessa, come anco sanno iiiiii quelli cho hanno

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LETTERE DI GALI LEO

opera, e non intraversato per molli ri Spetit, che ora non Oecorre ad durre. Mi Scris Se piis Setii manu e musi sono ilΡ. D. Beneddito Castelli aver pili voltu incontrato it neverendissimo Padi e Maestro, o in teso dat me desimo come ora per rimandare ii prouinio sopi ad dello, o it sine accomodato a sua intera sod dissa ione; lulta via cio non si mai Seguilo,nsi io piis ne sento inuo ver parola: l' opera Si Sta in uia canione, la mi a Vita si conSuma, o io la passo con tra vagito continuo. Percio veniti jeri a FirenZe, prima cosi comandati dat Serenissimo Padrone per vellere i di segni delia sacci aiadet Duomo, e pol per ricorrore alia sua benignita, accio sen-lendo lo stat O di questo mio nego Zio, restas Se Sel Vita , Colconsigito di V. S. Illustrissima, di Oprar si clie almanc O si venisse in chlaro deli' animo det Reverendissimo P. Maestro: e che quando cosi pareSSe a loro, V. S. Illustrissima, d'Ordine di S. Λ., Scrivos se ait ' Eccellentissimo Signor Λmha- sciatore che si abboccasse col Padro Maustro, signi sic anilogi iii desiderio di S. A. S. essere che quesio nego io Si termi-DaSSe, anche per sapere che qualita di uom O S. Λ. irat tenguat Suo servigio. Ma non solo non poletii abboccarini conS. Λ., mn nsi anche trai tenerint alla visi a clui di segni, tro-vando mi assai tra vagitato : e pure in questo punio si comparso qui uia mandato di Corte per intendere dello Statomi O, ii quale si talo, che veramento non Sarei uscis O di letiose non ora l' Occasione e ii desiderio di significare a V. S. Illustrissima quest O mi O nego io, con Supplicaria che quelloche non ave Vo pol illo sare io j0ri, mi facessu gragia di Ope rare ella siessa prendendo ii Sopra dilutio Ordine, e procurando con quei me Z i, che olla conosceris me gli O di me os Sere opportuni, di cauar res alia tonu SOpra questo assare, acciocelisi io ancora possa in vita mi a sapor que Ilo che ab-bia a se uiro dolle mi e gravi e luit he statiche. Rice vera S. Illustrissima la presensu per mano det sopi adduit mandato, e i O sfaro oon desiderio aliendundo di se nitro dat Si

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lustriss . , alia quale reverente mente bacio te mani, e progos elicita. Ε perchsi S. Λ. S. si mos ira per sua benignita an-siosa dello stato mi O, V. S. Illustrissima tu poti a significare, che io me la passe rei ragioneVOlmente bene, se it ravagii deli' animo non mi amiggessero.

ij Boechinori, si atullo di Sestilia m0glic di Vincenχο sigilo di Galileo, osogi utario particolare in Corto; it quale gli risponde in salti it di appresso

avere ii Granduca Ordinato che si scrivesse a Roma in consorinita dei suo desidorio. II permesso della stam Pa ventie sinat mente neI Lug7io successivo

ni sponde a una di tui dei di 17 autograsa. in edita, in Palatina colla quale esso Marsili mandava a Galileo partu it' una sua scri t- tura di uia' osservaZione salta nulla Meridiana di San Petronio, Sulla declinaZione dolia medesima, o lo pregava a sariae it riscontro per me ZO det Quadrante e deIl' Armilla posta dat Padro Ignario Dantinetia sacci ala di Santa Maria Novella.

Per il servirio desiderato da V. S. Illustrissima mi eraventito in pensiero che lasse necessario sar Segn Ire accuratamen te una linea meridiana in terra a pio dei quadrante odeli' armilla, che sono nella sacciata di Santa Maria Novella; ma perchsi quivi it pavimento si inegitatissimo, mi si venulo in mente di segnaria in casa it Sig. Mario Guillucci nostro,accademico Linc eo, che Sla Della me desima piaZZa e proS-simo at dotii strumenti: sic chsi stando uno in casa, e t 'altro appresso at quadrante O ait 'armilla, si poli a signi sicaro ilmomento deli 'arrivo det Sole at meridiano: e penso che non Sarebbe se non bene che ella ne ioccasse ura motio at det to Sig. Guiducci. Ma in Ogni manistra io non restero di servii lain questo modo, O se in alti O mi gliore SOvvenisse a V. S.

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LETTERE Dl GALI LEO Si va profuguendo la si impa de' mi ei Dialoghi. mauia poco lenta mente, risi et to che il librato ne i a tirare

gran numero, ci Osi mille, che Poriano Seco gran tempo; mat' opera, quanto alia carta e at cara itere riusce assai bene: Sin Ora ne solio si impati Sei sogli, o saranno in lutio in-

sono, o vidi ii luogo uoue ii det to Signore mi onora colniet termi a parte della gloria con t 'antico Seleuco mate matico ne li' in vos ligagione della ragione dei nusso e risiusso: it che io stimo assai per esse rini in contrato con t 'opinione di si grata sitos oso, cho poli h recare credito a tale dot tri-DI, Se hene vera mente io crede vo di essere stato it primo in tal concello, non diro di riserire la causa di tal esset toal moto della I erra, ina di attribuit gliela in modo che t 'esset lo ne POSSa Seguire, e non in modo tale, che da quello non abbia dependen a alcuna, come sa it Cerigario, it salpino, e sors' anco l' istes SO Seleuco, se si potesse velleroil modo col quale esso lo deduce va; perclisi ii dare alia Terra un moto solo ed equabile non puo causa ro simile al- lora Zione net mare 2

lj Di qui si ri leva, cliu anche prima di Ottenere it finale permesso di Roma, che, come abbiam dolio in nola delia lettera precedente, sit spedito solo nul Lugii O, Galileo avstva gia cominciata la stampa det Dialogo. 2 Cosi termina questa lettera, che sini se nulla copia Palatina se in

In quanto ali 'opinione di Seleuco, it Marsili si pose a rinti acciaria, eptu tardi sit 18 Decombre) cost ne riseriueva a Galileo: u Per adumpi re inu parte a quanto m 'impono ii desiderio di V. S. Ecc. te riportero te paroleu medusime scritie a Don Costan o De Notari Nolano nel ter o dei citique si libri dui suo Mondo Grande, capitulo quinio, in torno ait 'Opinione cheu Ebhe Seleuco malematico dot flusso e resusso det mare, e sono queSie: Seleuco maternatico persuadendosi che la Terra au un perpetuo moto S tἱυ-6 9iaceSse, insequa per coiisequenta che me utre at moto di i i s 'oppone ilu moto lunare , ne nasca it flusso e re pusso dentro P Oceano , quasi esset ii diu cui con forae eguuli perseuera ostinato alle frontiere deir cli Dei Suris n.

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