Antiquitates Italicae medii aevi : sive Dissertationes de moribus, ritibus, religione, regimine, magistratibus, legibus, studiis literarum, artibus, lingua, militia, nummis, principibus, libertate, servitute, foederibus, aliisque faciem & mores itali

발행: 1773년

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Per Io io consilio, fario, Cou ovo nouero pace se facesse ,

se a se sero a no si mandasse, Che isesse grami di no stra refensone,

perdonanet e pace dimandasse, Io dico , he la nostra rios sone Debb essere mire, ed a certare, e uel che dimandan', heu agione.

Un si levb, e in dominor a lodare Lo dire, che colui et to si avia. tuti gli altri I'ebber a firmare. Subito mandb che Comaschi ii a.

Fecitarono uel cli' era pariato.

Tratiar la pace lor si die balia, Con quelli alti, ch'era agionato. Comaschiis avia se 'andava, Con i a glori si ebber pariato. Dille che Milanesi di mandava, Che a Milano ovester an dare, dir, che a pace bucina ramaba. Mal contenti si ovester chlamare Dei anno, che a Milano alto visit. In ta modo a pace volia fare. Pavesi, che questi pati s udia, Dicea Per ouesto no gia su Baremo, Ch tra no e se bona ac sis. Gli ordini che da dar era, si demo. Ambas coria bella si cavescava. Cremasthi e Lodigian seco andenno.

Tulli insieme a Milano arrivaUa. Furno ricevut con grande nore. In un Palagro tuti dismontava. I altro torno pol con grande mere Insem tuiti si furno a partare, Non ricordando alcuno suo dolore. Paves umilemente agi are

Cc Milane a loro si facia, Pace dimandando a dehbia fare. I anni a Milan alti increscia. Buuna pace loro si domandava. pristi ter tuti lalciati a. Milanesi, che loro si scollava La dom1nda iuri de ii avesi, Dei suo uo dire moti l lodava. Di uona olonta fur tuiti ac si Far uona pace sicior respondia, Dimenticando tuti l ollati.

I. p. ce palmeau lor saeia. Cntenti 'iana parte e 'altra ava. Lo Popo di Milan, he id sentia, Grande sella per a Terra me nava. Pace gri data, avesi partia A avia con eran festa si tornava.

I rigi cinier lasciati si eni a. La pace in Pavia si se gridare. Comaschi e Lodigiani a casa gia.

Felle prandi in Pavia secer fare. Cialcun' allegro si se dimolirava. Bagordi accan, aliar' cantare. Per o simit' a Milan agordava. Fiacer, solaZZo tuti si das a. Danni riceuuti non ricorda va. Anni Qua tirocento mitu corria, Di Marro a merra su com Inciata. Ne Quat trocent enti ire pace facia. quando a pace si tu risata, Dei mese di et tembre era ali Cre. Ogni parte rimas consolata. Dimenticate era tuti te et te.

per usa parte, e Mant an per

IN uello tempora se possedeva

Per Mantovani di ad lo fume.

Reggiani e Modenesi impacciare De sume di P loro si volia.

Dicean, heci volean aves fare, Perclia lo suo terreno lor si avia, Che a uello ume si confinava. Per que che avean, lor parte volia. E uno e altro questo dimandaUa AE per 'ole questo lor' ottenire, Ambasciatori a Mantova mandRUais i Manto Vani si ebbero a dire La accenda , per a quale i venia, ch a loro si do veste piacire. Ch que chera domandava e queri , Lor os complacium senEa qui itione; Che forte2ge in a riva far volia. Mantovani ris se sua intenrione Non era di vote lor compiacire Di cosa che uastasse sua regione e

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De suo terreni torcior non olla, Anet volia sue agio conservare:

Di far forteret si ii respondia.

Che fortegre non lasciaria fare, Porche in processis ii porri avvenire, Che te forterge faria uerreggiare. Com uo vicini li debban enim, Ch da loro vera buona amistate, Apparecchiati a farra suo iacire. Quando loro obbero bene notate L parole, heri antovan faciat De Mantovani tot sero comi ate .

le o Terre pol si se ne i a. Ciascheduno a li suo si recitava

Quello, che Mantovani de to avia. uelle Comunita si se turba va, Edon siem si fur a configlia re In effetio loro si rei minava, Che a Mantova si se debba mandare Per fare a Mantovani a sapire. . Che intende vano vole lavor e . si suo terreno era suo volire Due forteet Ze che lor far si volia Con agio non si potia contradire . Quando questo lor terminato avia, A' an iovani suo Medi mandaua,. Che sua ambasciata molio en facia 2 Mantovani in questo si turbava Conoscendo la sua in tenetione,

Mendae βλαοι perci Medi e direm , Che non Uliam che fortem si faetata

Mandaro per Messi persona saeta.

Venuti ii Messi, lor si dicia

stra inteneton deita vi sis No non taliam di ques eo entire, Ch forteata a P per Dun sis E chi pure υub anto ardire, Ch sorteetet facem cominciare, Ch mi faria, s V orremo edire. Li Messi comi ato lor tornare I odena suro tosto arrivato, ii Remiani a Modena trOVareis De Mantoant 'intenZion contato. Udito uello loro si turba va. tra di loro hber terminato. Pe maggiori di egetio, si mandava, Che con Ioro consigito volea fare. Dodici de Reggiani cavalcaUa. Furono insieme tuiti a parbare , tra horo per ferino concludia, Per Mantoani non si ebba stare. Che una forteetet appresso ad fia La qua si forte, e farta vardare se

quella de ii Modenesi a. Un altra postia si se debba fare, Che si per i Remiani a sua dilasa.

In qua luogo an, si e a terminare, Per ii Modenesi a parte e resa. Dou' Rever, a forteTra si laeta, Che si forte e di gente en' artesiis. Percii Reggiani θ, ove Hor pia2a, Uri altra forteret si ebba sare,

Terra linato che an molio iaZo,

L ordine de te genti facea dare che si cerna omini di vantaro ,

lavoranti, e eo te arme an dare,

F che 'i Castello ominciato sia; Francamente si debba lavorare. La gente ordinatamen te si glar Caste per Modenesi comi iam. A auar fossis si comine iam pria.

Modenesi e Reggiani sopra stare

Armati ramore sollicitaUa, Ch presto si ovester lavorare- Uditori Mantova non dimorava.

Maggiori racior consio facia. CVera da fare loro si partava ordine di presente fi dasa

Di gente in quantitade ire vare,

L quali utri en armati a. in seruis si debis dimandare A Bresciant, cherat serva di gente

Per u suo fatio, che vorrebbon lare. Brescia mandaro di presente.

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Capitani ora conducia. In Manto giunti, Manto a se lare

Due ila elsere ii se trovare Arimati bene, e tuiti ammina Vaverso dei ci secero omo andare. Navi erano apprestate che passava. Di nolle io Pado lor si passonito.

A campo Moden et si arrivava. Mal in ordine odenes trovonno. L allatio grande e gran rida facia. Modetie e Reggiani barat tonno. Subito quella alti combattia.

Non era per ancor forte compita.

In poco tempo quella si se a via. Tutia la gente si era confit a.

Novecento inquanta ne pigilava.

Tulli legar li fecero a la drita. te pri gionis Manto li manda Pa. uel Caltello si secer loro fare,

con gran pente molt lo uardavR. uelli terreni Riviera chia mare.

Ognun tu terra di Pado dicia. Per Revercio Casle nominare. Bre sciant alletri a rescia si redia. Modenesi e Roggian dolenti flava,

Percia ara rotta che Muto aviae. Manto vani gran festa si me nava, Perche eraeno lati litorios. La Terra in gni parte ' mi grava.

Modenesi e Remia desidero si

Le sis genti a te rigi C tirare, Di domandarii eran Uergognos. i errares loro rit ornare, a li Parminiani an cor regaVae, Che per lor si ovesser' adoprare. Cheo Mantovani, che li odia va,

foris che ne aveano agi ne, Si moveranno a pace Li pregava,

Ch a Ior piaccia opera te sue persone In overe partar o Mantomi, Checie passate osses lor perdone, offerendo concior ii vole piani, Semper se a con uono vicinare Com non vicini, e li volere sani. suo pristis restitu ire e dare in placeta, di raetia i domande; esto dono non lor debba negargo Non dubitiamo, he Dra s grandem aereor, vostro buon dire, Cheraeis i mretiranno a te bimavis.

mando di paria su lo suo ominre, Ferrare e Parmigia respontia:

Apprellat che sur, dissero, Anderno. in via si miler'. A Manto arrivava Postia tra lor': Audiam direrno. li et tori anto an artava Per Modenesi e per Reggia dicta i dole emente loro si pregava. Che que Comun acco mandati si a. buona pace rende lor i piara,Pcrdono e raetia a lor lare dubia. i rigioni eri lalciare si aza Dispolii ad gni cosa vole fare, Che si Iec ita E que per sermo Lai Compito ch'ebbero lo suo partare, Manto vani a loro si respondia. Cli aveano in te socio partare.

della pace, che lor si dicia, di lascia tuti ii rigionieri,

Sopra quella parte si respondia. Acconci era di fare,olonti err que Comuni cib, che dimandavso Pur che facesse questo a primi eri. Di Pado, de lo qua si tenZonava, quello in tutio in unciar oveste, simi lo Caslel, che fabricava. Ancor, he que Comuni promet tesse, Ch mai per lor non si ebba tentare, Ch in uelle parti forteetzera esse. suo terre si debban lavorare. De suo far en se se contentaremo.

Quegi Ambaseia tori: Mi prome temo,

Piso corto giorni a tot Pornare. Speriam cheratione nia e porterems. Loro partiti, a Modena romare.

Con quella Comunita si partava. Tulli i attici ebber a recitare. Alciden est e Reggian si contentava, con git Ambasciatori orian asia, Che si facesse id , he bissignava. Un Modenes e uo Reggia tolla Sindici per cartacii lacer fare. Cib che aranno, affermato si sta. Tulli in se me a Mantova ' andar is L pati e la pace si concludia. prigioni eri secer ritalesare. D I parti te Carte si facia, que Sindici a loro si iurontio

Servare attes cili che promettia.

Gli Ambasciatori a Modem tornonnO. Priglomeri allegri seis' andava. Modenesi gran festa enonno. Da posci in quae poco si curava

e Comuni di douer aequi stare Nella Riviera, di compra lasciava. Di tempo in tempo a dilacqui stare melli Comuni si se anno curato, Tanto che loro no clara piu che fare,

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Anni inquecento Venti appuntato Correa quando a guerra comincloe, De meie 'April, non e punio errato. Mesi nove deita guerra duroe.

Modenesi e Reggian si furo saggi.

Di duarietis Imperadore.

MAeri ius tetro lui si venia

Ann inquecent Ottanta re allore. Uigini anni si steti in signoria. De Italia in uel tempo era signore Agilus, che tutio signoreggiava. Mauriri in Italia venne allore. Italia uita lui si acquislava. In ombardia lui se ne venia, Tutta di sopra sibi cuperava. Cremona a lui rendersi non volia. M per orga di gente i acquistonne, quella a saccomano si mettia. Posci a Mantova si se cavalconne. Manto vani non se gli clea dare, Maurigi i Mantovani diffidonne,

Gran combat ter a quella iacea fare. Mauri Zio gni sorno i combattia. Pure alia in oti seco e accordare

Mauripio in Mantova si ne glaCon molli Baroni di grande vagii is Mantoani a loro grande onor facia. Veron si s aecorda senZa attaglia, Mauriri a Costantinopongia. Asia rimaser eo danno e traua ia,

mones pei fume cogito. NE' reti tempi ancora si nascia

Gran8 discordia tra i Cremonesi Wi Mantovani, qui ctio lacia. Lo tum d inlis, esie fa sue discεITra 'l Mantova o u Cremones andare, Cias cun per sia volea far dises.

Lo Mantoan non Eole comportare.

Molae navi di mercan1ie uilonas. Cremone dicis si turbare. Per tat agione uerra comincionno Grandi et Maggio parti si lacia. Classes di loro graci Nate assum a. Οgni giorno per tutio 'essendia, In qualunque parte si se Irovava, Si r ava, UdaVa s Cuccipia.

BC DE

Le case in gni parte si bruciava. Tagliares vigne gli arbori agitare.

Aspera uerra tra loro si usava. Mantovani fecer suo aflunare Di gran gente, ea Cremona sem' andonno, intomo la Terra loro attendare. Lo suo Carroccio con seco menOnno. molia gente lo facean vardare . In su a Porta loro si sermon no . Cc ii mangant ne a Terra trare. Con quelli molia gente ammaZZaVa. Cremones lacer suo assunare. Con gran gente a Mantova cavalaa.a. Bestiam e gente assa si se pigiloano. Ed a Cremona tutio si menava. Que prigioni eri in a prigio caeci cinno. Grand allegreget in Cremona facia Per quella res tuiti confortonno.

Mantovani, a cui mola dolia, La guerra ben tu forte iacea tare, Si che Cremones alto tenta. Lodigiani e Cremaschi domandare Fecer allor, che lauri ocii esse, Daci Mantovani per poter liberare. detti a i Cremones allor promesse. Con molia gente si ii soccorria, Mantuani o si o b che volet se. Di campo levarsi si convenia. In sui Mantovano si se irava. L'una parte era' alara cordi si mettia. Mantovant i restiani dimandava, Che di gente ii ouesse servire. Bresciant i secer . Gia non imorava. Tulli a gente si fecer orni re. Cias cun in uono ordi se mettia, Perche a tem p a campo Olean ire. Cremone percio mil facia Decie sue genti grand ' ordini ava. Cias cun in punio ad anda si mettia. Venne che Cremonpsi cavalcava. Sul Mantova si furon arri 'ati. Reverso presso a Mincio ς' attenda vet. Mantovi conci suo ordini dati tra Mantova lor si scia, Di uor a Curta toni attendati. Cran uardiacie parti si facia; Ogni glora tra lor scarannucciare. Deli' una e P alara parte si moria. Cremone molio lautian uardarei suo Carpoccio con seco enato. Mantoa percio simi face sare. uno torno ebber terminato

Li Mantovani di attaglia dare. quando P ordine u in tutis data. In noti mandorono ad as Ialiare L Cremones. a Luna lucia. Tatii in rotra non sapea che lare.

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D qu. e di a Cremones ut

La ii parte di o fur i. Dentri, Ianto. li conducia. tuiti carcerati Tre illa e cento si numeraUa, Con orditi dato foster en nardati. Lo suo Carroccio in Manto a mena Ua. Pavi lion e travacche vadagnon .ri alli e arme allat se trovava. Gris ottino tra loro si trovonno Per te gr. robe, che trovate avia, che dentro de a Terra menonao. Cremona era Manto si facia Per a rotta, cli' era lata tanta, ps pragioni che Mantoan avia. Mantova a rente tuita quanta Facia gran festa e grand allegrare

Percia vittoria, cli' avia vula tanta. Dietro unoem po com incjonno a traitare:

Cremone accordo di mandava; Mantovani non to voliano sare. Milanesi a questo trameZZa Ua. Faticando che pace se facesse; Mantovani u lo denegava. Milanesi a Mantoa , che dicesse, Se alc una eos da loro volia, Cho Cremones a lor fare potesse. Che ad gni cosa lor si disponia, Purche i rigioni potessero vire, Dispost a far tutio, che a lor placia. Mantovani volo constigii fare, ii maggiori in sieme assunati. Sopra di questo fecer gran partare. Tra mittadini di senno II en pati Un et Oonsigito pariaua e dicia. Tene metiuo modo ' esse lodati .

anco in no crudelia non M. Pensiam a cofa , he ne faecia nore. Ad terna memoria questo M. Per dar a Cremones lungo dolore, ehe se re eoan a se erameeteta,

Se an que , lor renderem amore. Voler , he ne prometian pee certe a Di far una Porta con tin irone Cnu occa e o Torre di anta alte a. Io torre si fati a re anime,

Domini cento che ut debban stare Fin che V domandato fati fa . Se uesti partiti lor relion fare, I re mila e cento ara a lasciariu

Li Consigheri, cli' erati l assunati, Questo consilio tuti s lodava. Di domandar vel far deliberati. Co Milanes de fati partaVa. Ii Cremones loro parton no, far tutio moliora confortava. Cremone si di ci non contentOnno. Uolia innan' dua tanti dena dare, i Milanesi di questo pregon nO. Milanesi con Mantoa partare. Lo di de Cremone si riferia. Mantovani niente ne volvare. Dicen3' che lor assai denari avia. 1e pati di manda va per onore. Altro modo non uo che pace fia.

Aliora Milanesi di valore

Cremones a far tutio confortava. Cremones con grande dolore, Per sci di migio si contentaUa. Milanesi per loro promettia,

Ostaggi cento in Mantova lasciava. Per belle arte i pati si scri via. Cremone si di pristio lasciati Non e contenti a Cremona si gia. A tempora dieci anni , ch era andati, Cremone tutio lacer fare. Eri suo os ageti si furo lasciati. Mant ni aliora an nominare Quella Porta a QuadroZa chlamata , Ch a re cantoni a fer abbricare.

La guerra es Cremones cominciata, Anni settecento re allor corria,

Fu ne Maggio la deita principiata. Ne settecento inque si facia De Mantova la pace ' Cremonesi, Dei mese di Febbraro si compia.

Omeri Veronesi fecero guen eo lice imp ἈοUni tra Ie detre Citta. Lotario venne posci a imperare. Ann'Ortocent Quarant era Ilore. Quindici anni suci suo signoreggiare. In que tempo si naeque gran rumore Tra Uicentini, e tracii Ueronesi.

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V aequa de Lam heria sue diseesi

Appresso di Honte Bello suo andare Veri Lonigo a que terre diste si I lor confin verones volia fare Che osse Iie, e li terre tenire,

Quella per se confine reputare. Vicentini ovesse loro vireolire del P acquacio suo confinars Per sua confine ii oves venire. Si che P acqua Ovesse trame1Zare Confin da Uicentini a Veronesi. Per tal modo a cosa oves stare. Fin a uel tempo non ' e sta' conte si . Ma Uicent in tu olire si a tenta

Uerso Verona i suo terro disteti. Veronesi bella Ambasceri χA Uicentini per questo mandava, Che sua Ambasciata molt be facta. Uicentini a loro si partava, in quest forma si tor rispondia

Cha grande mente si maravigii ava, Che uello che em pre tenuio Via, Per Vercior venisse a di mandare. Di manda onesta a loro non paria. Le sue agioni non volean uastare, Le agioni d altrui tor non Ol. a, Sua in engione era questo fare.

Veronesi a det to lor si partia. Tost a Uerona suci suo an dare. A' Ueronesi tutio riseria. Veronesi di questo olle fare

Tracior consigi iocii maggior iacia.

In effetio vennero a terminaret

Checi confin fare si devia,

Dove per Ueronesi ex pariato,

Obogii a Vicentini o no che a D assu nar gente ' ordine u dato. Legna meis Maestri fer apprestare E quando tutio fue apparecchiato. Versis Monte Bello loro an dare. In sul Ponte fuit acqua si fermava Di presente ominci a lavorare. Quello Ponte molio fortificava. Con o suo campo li se se mettia, molio bene loro si vardava. Uicentini, che questo lentia Di mala uoglia per questo id stare. Tra loro gran consigito si facia. Tu pro post quello, ch era da fare.

Disser, sae rastion voler mantenire, a questo gnun douesse puniare. Per cias cun is affermato uel dire.

Vicentini ait ordi si mettia

Per vole lor sul erones gire. De la Terra e de to Contado cernia Graia quantita di gente en armati

Per se retoniagne a Verones gia.

Di noti sui Verones arri Uati , A te Porte si fuera suo an darP. Bestiam e genti assa obber trovati. Quando iaceano lo suo ri tornare, Pe campi e vie assai gente trovava. Tulli quanti li faceano pigitare.

Ut cenet lor tutio si menava. I rigioni fur tuti in carceratio Lo belli a me a loci Ut in anda va. Quando Ueronesi furon au vitati

Di mala votii flavano turbati. Farne vendetia allor si dicia. Ma ieentini non avia tardato A fucii alti uon ordi dato avia. Veronesi si e bene assu nato

Da cavallo e da pede moli pante Sol Vicentino sui suo campo a dato oAlle porte ' andaro arditam cita, a velle molio forte combattia. Son rice vult. Non uadagna niepta. Per tutio io terre lor si corria,NJ est: a me ne gente ri trΟUava, Perche ias cun ridotio ' avia

Lo Ponte di Monti bello ivrava, Con gran uardia sello lor latae. Pocni in sieme tuiti si se assu nava. Alie orte ii Uicen et si 1 andoe.

Gran ara mucce a quolle lor facia. In fossa est gente ' an negoe. Ueronesii et Vicentino i .

te a se in gni parte bruciars, Bia ae uastando gni male facia. Vicentini tra loro lamentare Dei anno , he facia Uerone se. Pur pensava a ovorsi vendicare ἔCome o trian a loro fare offese r sopra questo molio si partava.

ii di lor a partare si iste se.

Traditi amo no da Verones. Se potiam l simile a lo fare . di nostri secreti e non palesi; Mosyriauno pure , he pace sina Di proferire a lo sanio cortes Ambasciatori a Io mandato Fa, Che consor si se abhiano a parum

Per nostra parte Che piaca debla, Suo Ambasiatori a Vicenet mandare, Che con loro auare mi volemo.

Percia a modo no tener ensemo, Ch li darem buo contentamentos

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Se pre amici taliam 'io traitare. Non ascerem a loro te te a dire. Prometteremo iis , he io vorrauno,

Tutio a piens vorra uno recitare.

Perche grande placer i uso υremo. Una raetia per lor alta ne fa, De la quale molio, uenteremo. Amicen et , per far arte , debia

suanti a Dranno xvii partari utilii, che a Io piaccia o di ques fare, erranno i nostri pati filior compiti. Non pisunt da ουe dubitare, Che con gran Rente toro se erranno Per ede questa nostra fessa fare. I perche anco loro, astranno,

Di secreto si .rranu ad spetiare,

Taneo che V tempo in ordine si sa. Gutti che furanno lor per fare uelis c sisti derte, e is ordinate, Le Porti de la Ter farem ferrare .

Quasi tuti ad una voco lata: Uue ch det to per no si demia fare. ruit cose ' ortim dato sis. Quando te cos deb hono contrare, Che 'i telo loro a data ordinatione, Alcvno questa non uole obviare. Com era stato et loci sermone Per quello Uicentino, che partoe, Tutio a pleno lenZa contradi Zione A' Ueronesi venne, in controe. Di loro a maggior parte scindorno si ceneta, ne alcuno si tardoe. Uicentini molio en ii accet torno. Con gran tu singlie si ii norava, molio bene tuiti l innalZomo. La sera ut te e Porti errava; quando furon noli ordine dato, La notre tuiti quanti l ammaZZabaoLa attina ebber tuti cavalcato. A Monte Bello tuti se ne ala Con qu lle in segne . 'ordin' era dato. L entrata de Castello si facia, Ch que' di dentro non 'ac Orse niente. De la sua stente es Io lor si credia. Ammaetrari or fur sul, ita mente. Lo Castello tutio plana facia. Pochi cappa di tuti quella gente. Uerona Uicentini 'n gia. In tu a Porta loro ' attendavllis Grandi planti in Verona si facia. Uicentini Verona mangana Ua L case dentro face an GVinare Colle gran pietre, clae dentro gittava. Veronesi facia gran lamentare,

Perche si edi an est e consumati Di roba e de te persone diffare.

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DE' aggiori si se fur assunati In suci Sala decio suo PalaZZo, E di grande dolor tuiti affannati.

Cor Manto uani si fu gli a partare. Una ambasciat motro e facia. Li Manto uani motro lui prestava, Cho Veronesi abban 'onati non a. Li suo gran anni a Manto ν contaVa di roba e di genti ch'era morte E eramente si se lamenta Ua. Mantovani tui re a Ua forte Per part de Verone ς, che ' mandaUa, Walutarii voless'essere accorte. Perche Veronesi non dubitava, Se Uicentii Mantoani diranno,

E per oram uo di si moveranno, lo animo suo dur mollificare, Che concordio tra loro si aranno. Compluto ch 'ebbe sua ambas ciata fare, Mantovani allor sibi spondia In questo modo fecer suo pariare Che grande mente oro sit dolia Decii eran anni, ch'a ea ric uti Di roba e gente . corne lor sentia. a reel, che dite, che vi iam outi, Siam'anrsati qui Ua fare, Per ida re Veronisi in saluti

Gli Ambaiciatori comi ato prendenno. Uerona o tost si tornaNa. II alto a Ueronesi recite no . Verone di questo 'allegrava.

Ambalciator Mantovani mandonno Informati A Uicenaea arriva Pa.

Con Vicentini oro eaeeostonno, Ch eran an dati per vole partare, Ia agione lor si recitonno. E comeri bus vicini debbon fare

Che di pace erat concordia ci emo

Che non, he pagati a no se pare. Che a mendetia in pales se si .

Comune non mai, che per allare , Ch la corretione non basiasse, Che o avete a lor alta portare.

Da m innanti e uesa pii durasse Di far tu anni, superbia faria Non faria aliuno, he non hiasimus . Ri post date a no , he hus naba, di in se υ Dogliam pressare ,

Perche a Ua a In uno placeria. Vicentini a lor venne domandare,

Che infino a re torni siri' at peltasse, Che si olea di questo consigitare Gli Ambasciatori in die tro si ritrasse. lo albergo oro si tornava, Per spetiar fincti per lor mandasse. Vicentini in siem si consigi lava.

Deliberon no di non vole fare ἀPer quelli Ambasciatori allor mandada. Us incentino com in cibis partare. Ambascia tori: abbiam deliberato Persa vis r dimanda si ne are Di far pace per no non sa traircto, Anet euerra grandistima faremo Fin che a Verons durara fato. De a venula s vi ingraeiems. Elandare e stare a tostro iace sis.

mi di stosti a far lor mal se sto rem . Gii Ambasciatori allor si rispondia:

Se nuce a loro non volet fare,

si ci metierem loro a fretare:

ei partire e andare ne Tolemo.

Uicentini aliora si partavae

Non vi stortite a ch altro diremo. di uovo tra lorcii consistiava. Non era impres da ove pigliare, Se t Mantova di questo 'impaeci ava Mantoani a Consgli fer ornare,

Dicendo a loro, che far si volia Quello, che i Mantoa lor consigitare Una costa a saper loro facia,

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d eam si potean hi amare, i. quali erano pie di vanagloria. dati lem pre a ballar' a cantare.

Checi' altra pente per niente teni a. De ben or facto non men Iemoria.

Una Torre a si se abbricava.

Per terna memoria conn non no .

pripioni eri polcia si lasci ava.

Tosto a Verona an cor si evonno, Ne partir, che la pace fer ridare Colli alti, che tra loro firmonito. L Manto vani a casa ri tornare. Per a Citta di Verona venia. fulli latio uno grande Onorare. RingraZiando , he traiti gli avia Di grande guerra e damno grande assare, La quale lor si portar non possia. offerendo si sem pre di portare i Manto vani grandissimo amore, E e margiori sem pre riputare. Manto. an da Uerona allore Partiti, allor a Manto arri Uava. Fulli alta gran festa e grande Onore.

Pol die tro Visentini si partava De Uerones, gran abbo facia, E d auerti tradit li effaυ a. Anni Ottocent Quarant a re corria De Mese di Febbrajo com incion no . De Me d Ottobrecia pace facia. Da che quella uerra in siem piglion no, Non fumat uo vole dari Veronesi A Uicentini sem pre odio portonno. sem pre loro di ut te te osse si Fat te per gli altri a li Vicentini Allegreret mos raron in palest. Invidiosi e mali lor vicini De licior an hi ver contentamento. lor non fer cosita Vicentini. Di falli anni non fer pensamento, Ma attes ero ara loro fati tare, Poco curando suo increscimento. Pur sem pre Veronesi ricordare Delpinganno a Uicentini Uuto, Non ianustulo ma dimenticare.

Ι Mille appunt aliora si corria, Chom Campana si fu fatia far

Suore colon ne sui si mettia. Su a laeta di Manto , cn me pares Beatrice Contes a far facia. Venne fessa che non potia sonare. perche 'era grande a mara Via Piu che nessun 'altra che si sapesse , Per memoria a me iter a facia.

Lo astro, hecia fece sus scrisse uel si versi, come ii quella pare, Accioche ognia di quella si apesse. Hane quoque Campanam cuncti cognoscite faeiam suxdio Christi, Reatricis densque iusta, Andream sancti ad Iaudem suae sit Itbs

Christe. In Mille Domini Oddo Magister hoc opus

composuit. Quod expletum . Deo acceptabile oculi que

omnium paret mirabile. Et dicunt omnes βο-mes et Deo gratias.

La verita Leitor, qui dei notare. I a Campana, cli' sopra nominato, Si jace, come pria soli flare.

g nato

Quella Campana sopradetia dissece se et fallare Dei mille recen inaranta Quattro

Anni pontato.

Che Pera inti era e voIle altra etiare a Che di Campane astro era odato, Con otio fenestre Ia volt fare . Con et tere 'in torno circondata; Sucia quale scolpi Messere Adamo; Piu grande delia prima bene Crnata. Con alare figure e molao ogliamo Sopra otio colon nulli di pie tra viva lanis dati

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nes, e su e disetto de Veronesi. Ello ille Quarant si is allore

uella ridurre a sua tiranni a. Per ostente che fossi, o potia fare, Se alturio 'altri a tui non era dato.

fur se ne ven ne a overe penitare. Verona ave arande parentato,

eo quelli di Summoriva allore, Cli' era grandi, e tenean grande stato. Cavalc a Verona senZa di more

eo li suo parenti si par lava. De suo oler 1 li disse ii tenore. sopra questo fati ii pregava,

Che con gli amici doUesse partare. Veneali alto se lor 'ajutava. L parenti pn amici agionarer esto atto in segret si dicia, Com' esto lor ovester' a jutare. Perche se a cosa fati a Venia, Ches' suo parente si osse ignore Di Mantoa, a rand'onor se ii terrinis Foseia I saria utile e onore. Ancorali amici uoi ne sentirave. Pregava, a farto ii desse favore,

Conforta , non ovesse ricusare,

Ch anch utile de suo Comun saria, Questo ignor per amico acqui stare Cias cun larga mente promettia, Quando si a data 'ordinatione, Di far che ii fatio lor fati ne sat alte che sono te promessione, tui si ven ne n coro di ione Da Uerona partia di presente,

Et a Mantova in breve arrivava. Avea in suo Compagno assai valente. Tullo lo fatio a tui si rac contava, Pregando che con seco effer ovesse,

Che en per lut cla costa se 'andaVλ. Ma cho in secreto ut si riten esse uello, che lui poc' angi et to avia , Che persona de mondo nol apesse.

Que Filippo in Citta edra stasia

Preflacia Porta ch' deita de Boe. Co Capita grande amistate Via. Con quello Capit an ut si partoeoE ' suo latio e volere ii dicta .

Que Capita si ii promise a cloe .

Li tuo ordini saggiamente dare, Ch a suo latercia Porta ii daria. Filippo non discreta mente fare; Cho la cosa si se ven ne a sentire;

Sicche a Filippo ne convenne andare, Lo compagno volendo fuggire Fu preio , quando lui si se ne pia Al Palargo menalon e a martire.

A colui de ii quassi si dasia,

Tanto che lui it tutio confessava Decio traitato, che alto si a via. Lo Capitani tui si se ne andava, molt altri chera fati sentia. Chi era in colpa tuti si campa P . Filippo campo a Uerona tiraba.

Molli degli altri tetrocio eguia. suo parenti it fati si contava. Ne la roba di lor si procedia:

Tut te e case lor furo rubbati, a lor tollo tuti ci cho avia Mantovant che furono accertati Di tutio ' fati come Pera lato, Di mandare a Verona fur pensati . Due Ambasciatori a Verona mandato, di manda , suo Citi ad in i dia, Perehi gran tradimento avia traitato. Di Manto vole tor a Signoria, Conci'alturio 'alcuni Uerone tr. Manco questo en atto ii parria. Prega Vano che a lor si osse resiQue Cittae in con tuti gli alto dare Di questo non do vester far contes i. Verones ara Mantova partare: Che Verona si era in libertade; Chi ci venia, sicuro pote stare. E che fama gran dii ne stade , Che hi si osse a Verona Venuto, Si esse ad alcuna Comunit ade.

Mantovani aliora si dici di i mal farete, se non ceu dati.

Di ques com e gran romore fa . Come a Mantova fur rit ornati,

Deli' andata, per cui eran mandati. Per quello com inci grande romoro Fra Manto vani e tra liberonesi. guerra grande senZ'alaun amore. Fece una parte alpaltra grandi offessi

Prendendo si e case assa bruciare, Non uardando a vastare Ii paes. Un uo temporaur lo suo a fare. Le parti acces di malo volire.

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