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di illasianco, a vero ita ibe se parti si se ritrovonno Dura alta iacier, seneta mentire.
fieramente si porton nolitro li Mantovani arditamente, Mantoa per foret superon no.
Mora , mora ti auto dicta Morta e ferita ne su noli a L nte In quo punio gra soccori venia A Manto vani, ch 'eran barat tali. Per o soccorso preser vigoria.
Veronesi cli erano assannati Non potero et soccors durare, Assa fur rotti, ed a morte an nati. Verones com incia vano a scam pare. Mantova die troci persequia. Si face tra loro gran gri dare.
Mantovani di loro si prendia. Cinquecento sessant fur ligati. te rigio di Manto conducia. Ancora i Manto i congregati Da piodi e a cavallo a Ualcon nor in te parti di Verona alloggiati.
Fecer balli e Manetani ri ZZOnno. Dentro Verona si face tirare. Molta gente di dentro si ammaTZOnno. Cran fame in Verona si vien a fare,
Perche loro ric collo non Via. Dentro la Terra era gran lamentare.
Veronesi conscio tracior facia. Deliberonn alturio dimandare. Lo Ducera' stericli si re queria. Per lor ignor lo volean accellare.
Da Manto vani se ii di fendesse Tost facesse se iacea di fare. Lo Duce volle, consillio si esse. tra i suo lo fati si dicia E que che a lor pare , si dicesse per que consigito si se concludi ,
Che quest era cosa da ove fare , che si faceta tosto, gnun dicia. Veronesi i avea fati portare L Ram diere de to Duce a te Porte, in qu le Torri a Mantova mostrare.
Mantova combat ter pi forte. Scaram acce ani pior nota facia
D ambe se parti assa ricevia morte. Duce con sua gente si iungia, Mntro di Verona si is en trato. Mantova , che questo si sentia, Lo suo eampo si s ebbero levato.
'inata mente si se tornonnO. Tutici lo campo a Mantova arrivato.
Verone liberati si se nno Quelle asti fecero uastare.
L. Duce ambasceri se mA' Manto vani per vole sapire se pace o guerra lor Oleano fare.
Fia traitato di .it , a vero dire.
Verona tornii sera a fallire. Dietro un tempora Duce si partia. In Verona Capitani lasso e , Che per suo nonae a Terra reggia.
quello Capitan si comand Oe, Ch gius fiat ad gnun ovesse lare.
Poscia ne suo paesi cavat coe . Verones face an grande allegrare, Perche edea d avet uno ignorae Da dilander chi mal li voles fare. Dava si vo tempo se nra timore. Ma pure Mantovani forte di ava. Voleant male sena alcun amore.
Fino a Mille e varanta ei durava La tenoria de Duce , che ser Uonno. Poscia 'animo loro si ambiava. In quella ignori si rebellon no . Lo Capitano lor acclaro via Di Verona Con ergogna si andonno, Jaco da Sum mori. si facia Capitano de Popolo e Rettore , molio en a Terra si reggia. Quando lo Duce in te socio tenore De Uerones , cli eran ri bellati
Ne lo animo ebbe u gran dolore, Alduni suo Baroni fur mandat, . Tutio oriatio a loro si contava. Giurava a Dio, che ne saria pagat1.
Mandaro a luce la sua ambasteria. La sua ambasciat aliora ordinava. At Duce i Ambasciatori se ne i a. Boletano lor ebber trovato, Per parte de Mantovani dicia :Che Ueronesi 1 l avean effato. Questo non Oves se vole passare , Ch sempre o saria vergognato. Angi volesse gran venderit fare Ch Manro an in tutio ' offeria o Ester concivi a questo vendicare. Lo Duce lor molio ii iacia, Rin ra; tolli di alcior ambasciata , Quello accellando che lor detis avia; Pregando loro, che a questa stata
Mantovani concivi si dispones se, Ch Ueronesi sentacia sua spata.
Fati tra loro ut te te promesse ,
Ch a tale fati era bisomo fare, Dissero a Duce, licen et ii desse.
Licentiati preser a caUalcare. In breve tempo a Manto fungia
Quel ch era fatio loro recitare.
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E di presente in ordi si mettia L Mantovani concia loro gente, Aspetiando lo Duce, che Uenta. Lo Duce non tardava di niente A. Pe suo Baronici fece mandare, Che si in ordine tuit Ia sua gente. Verone sonet alcun tardare In forteret acia Terra si mettia, E di nuovo a lacer palan care. E mola ben in ordi disponia Lecior forteare, e uon ordine ava,
Dove di fende con gran Ulgoria. Lo Duce con sua gente non tardaUa. Giun se a Uerona con grande furore ,
Di qua dat P Adice lor si sermonno. Ueronesi in torno Illadiati allore Era ' Aprile, quando ii assedi onno.
Raccollo Verone non poter fare. In breve tempo te blade manconno.
Lo Duce in gni parte se guastare Le biade, che oercii campi troVava. Anche te a se si facia bruciare. Mi Manto an pel simi quastava.
Fu res da Ueronesi gran gente. Ne te prigio di Manto li mandava. Ueronesi a diis sa francamente, Molli Alemanni fecero morire. Trattava sem pre pur di tradimente. Pado an e Vicentini requiri re, Ch a loro alturio ovestero dare, Che trista mente no i lascia perire. Loro sposer, che lascia van fare, De o Duce loro tem e avia, Checie sue terre non isse a uastare. Ogni giorno a te Porte combattia. Li anga ne a Terra facea trare, Gran parte di casse a terra mettia. M a final mente non potean durare, Perche a vittuaria li mancava. Lo Popo dentro ea gran lamentare, Ambastiatori a lo Duce mandaUR,
Checia Terra a tui dare si volia, Ma una costa a lui lor dimandava. Checia roba e persone alvo a. Lo Duce aliora non uol fare niente, Vuo che liberamente si se dia. Aliora Veronesi di presente Lo Duce chiamon no per suo ignore,
Le Porte fer apri re immantinente, Mantoant entronno con grande furore , .
Percio simile o Duce facia. Le Porte se serra come ignore, La Terra a saccomano si mettia,Li Veronesi si facia pisti lare In cani parte uanti lor potis.
Assa di loro pressero a campare Per timore de la morte fuggendo. Paflava Adice hi sape notare. Mantovani li giva perseguendo. Dura prigione a lor an minacciare, Tre mila Ueronesi allor prendendo. Assa donne ne furo vergognate.
Tod eschi di uelle molae presse, Ch era belle , in Alemagna mandate Uittavo torno consigito si feceL Duce. I Mantovani di mandava, Crude vendetia far de Verones. Di farti mori re tui si partava.
Ibi Mantovani non gli consentia. Di far altra vendetia agionava. Contrario Duce Mantova dicia :Gran crudelia faria farti morire. Ptiniam per altro motio sua follia eL Duce disse, che ovesse dire De la vendetia ch a lor parerave, Che Veronesi ovesse pati re Dissero Mantoa , che constaraVe,
Per terna memoria si facesse Uendetia una , che sempre si dirave. Checio suo naso a tuiti si agilesse. lo Duce questo molio iacia. Fu refoci' ordin, he far si ovesse. Di prigio Ueronesi uor trasia. Al suo uom si furono menati. Tema grande di morte oro avia. Presso de to Batti sterio as Iunati, L nasi a lor si fece agitare, Falto questo si furo liberati.
Per Verona facia gran dolorare. Femine e pulti in gn parte plangia. La sua roba ede altro portare. Li Mantoani allegri se stasia.'L Duce Verona libera lasci ava. Mantuani a Mantua se gia. L Mantouani gran fella menaUR. Bagordi e sciit re si secero sare. Per vitacia Terra gnun s allegrava. Tu . et tore , t debbi en norare
Che pol che Ueronesi obheres osses a Decii nasi agbati e de rubare ,
Sempre u male a morte palesa Hanno voluto a li Mantovani, sempre contro a Ior sua mente accese.
De fati lor non fer a paria sani. de ii anni suo s' anno gloriato. Contro a lor non 'lan fati, Mantoani. Lacior grande disiuraria ben E stato Che ad gni suo vicino voalia male.
Da matteZeta ne te questo peccato.
Per gran superbia in arruantia sale.
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tIn ara consigito tra lor si faeta Contro de MIanto an a farcie osses. Sul Mantovis Veronesi corria Con grande gente Bellianae pigilava A Verona tutio si conducia. Mantovani a te pristion cacciaUa. L Mantovani molt disdegnati Sul Uerones forte a Ual 'ava.
le Porte di Verona fermati, La Porta di a Zeno or bruciare. Nel orgo i Mantovani fur entrati. Loiaste di an Pier seneta fallare uel ebbero e per terra clo ition no. Fuor de a Terra fer suo ritomare. In surae Porte suo campo fe Onno. Gran combalter'ogni torno facia. Mantoan molli presi e morti lanno. Bresciani loro si se in temonia Di pace tra Mantoan e Uerone se. pi in uel 'Anno pace si facia. Mille Cento inquanta no pale se Veronesi ero edificare o Castet 'ostia con bello arnese
L Mantovani se ne corrucciare. Grande rosis TZ tra lor nasci a. Di questo Mantoan gran lamentar . Pur a compromesso si veni a.
Mille inquanta Du sententia data. L Vesronesi ostia si se obtenta. Mille Cent inquanta e cava Icata dero Uicenti sul erones . Molt Ueronesi res a uel Ia fiata. Nel Caste di Montorio foco accese
Per modo che turto lorcio bruciava. Alcurro non ne pote a diisso. Misse Cento Sessant Doe en trava L Imperator ederico strui eva
Mille Cent effantam inque in contravae Bonifacio Io Conte in Antiochia Lui mor1 corpo suo lassava Mille Cento Sessant a Du diseraria Venn a Verona checla su bruciata Pe Uitentin che da ma non si faetia. Ne Mille Conto Sessanta ei data Fucia confitia a lo Imperatore Percii Lombardi ave mala errata.
Mille Cent Ottant otio a Dio Onoret , Ponte de i ut in fu omine lato. r.inde allegreret Mantoan' allore. Lo Ponto, he a a San Gioretio puniat.
Li Pilaifri di que si cominciare, Di Iegna me otio si fu solato. Mille recent Cinquanta n si ire
Tutio in volt quello Ponte i enno. Come si ede e come ad sesso pare . velli damonet aga ordine denno Che ' si facesse eos laborato, attre eos che fur di maggior enno. Mille Cento Ottant Nove puniatos a rata che tenta It errare si I Ueronesi 'labbe a suo ma grato. presi suro assa de Ferrare si . Verona si furono menati. In carcera i secer Veronesi. Mille e Cento Novant appuntati, Fedri eo Rosso Imperator moria. Le sue genti rimasser consolati. Mille Cento Novanta n corria,. Brestiani dier confitia a Cremonese,
Mille Cent Novantaquatit in paleis L Re Sal ad in Saracen moria Maggior di tui non suone tu cortesiis Mille Cento Novant Otto corria. Mantoa sui reganti sul errare se
Ferrare gran confitia asia. Gr ri quantita di errare si prese. E. tuiti a MantoUarii menava.
Ne is rigioni metie sicii fisse. Mille Cento Novant Nove andava, Che i Ueronesi a Cipada venia, i MantoVani gran confitia ava. Mille iugento uno si corria Cho i MantoVani a li Molenesi Sormengono confitia asia. Mille Dugento Du lo a corteis Eccerino Roman guerra facia. Brescia ebbe, e assa de Bre sciani preseoEccerino concia sua Compagnia, Clio tuiti era gente trista e ria, Assai male in sua vitae laeta.
fotierro Longino Martire neu'Onodi Sarar Andrea
Lo Conto Bonifacio di valor Con a sua Donna in anto stata. quella Donna si se grande onore.
Per nome Beatrice era chi amata.
Di Dio e Santi avia gran timore.
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Questa Donna da eias cun era amata; Saggia e valente gnun la tenta. Di nobi sangue la deita era nata. Bonifacio uno suo servo si avia, Lo quale Adalberto era chlamato. De la ista degli occhi mal edia. Quest Adalberto, sant uom ri putato,
Neli Ospita di Sant Andrea stasia.
' vive suo oracia deputato. Non era an cor Sant Andrea adia,N Chiusa grande atra era ancore. Spedas'era, che ove si tenta.
Ad alberto di io uo servitore, Una noti dormendo, gli apparia Lo Santo Andrea postolo maggiore Lo quale a deit Adalberto dicta:
Leυati fuso, e da ea trice ae. Dille che per certo tener debia,
Ad alberto marrito ' que svegliare, Di questo sogno a pensa si venia, di presente si se mise a andare. Biatrice di pretente se gia Tuti l sogno a ei si accontava, Che Santo Andrea a tui et to si avia. La Donna questo et ii te alcollaUa, Ma pure 'ne non gli ava sede, Che ver osse uel ch e manifestava. Pur sopra se, non credendo, si sede Par che a cosa esse non do velle Di far crede I animo si risede. Adalberto aliora si se es presse: Madonna non Rate di far caυare, Perche ' Sangue benedet to ' avesse. La Donna a lui si se presse a partare, con minacce a tui si se dicia. A us loco i s far cercare. se non si trova, che verita sa, Decio tuo freno ii far pentire, Peyche ' tuo ire si trου fugia Pol dat berto aliora res a dire :
Se non si trova fat inro volire. Laionna eo Adalberio ' andoe. Lo loco a quella Donna lui mos rava, Che sanio Andrea a tui di segnoe, Furo tro vati uomini, che cavava, ' suo cavare con des facta ,
Sa Donna allor turbata si diei a Laseiate Da di piis ole cercares
Adalberto si se res a partare, quella Donna molis lui pregava, Di fario balter no facesse fare. E a Donna ammodita si tornava. Licenti Adalberto, e lui se gia Ali' spital, ove tu abitaVa. Questa ri velation , he fucia pria; di qua tiro di arro veramente lui atta si fu per Sant Andrea .
La cola taee, e non si dice niente. Lo primo 'Aprile ii ritrovava. Sant Andrea dice immantinente
Che a Biatrice tui si ebba an dare. Ad alberio ' andare dubitava. Santo Andrea a tui: Non dubitare ;Vanne aciei, e per mi parte irai, Chae di sesente a faccia caυare. Una ambasciat ancora te arat, Ch la olouta di Di Creatore Per mi parte tu a sape te fatu Che caυare si debba a loco ancore
Pe sangue di Cris o ero troυctos Per te non fila d avere ques,' onore Adalberto si se mise ad an dare, Beatrice tost si fu an dato. Tutiora fati si te ebbe a contare.
Ad Adalberto partava e dicia Ancora a di bugie tu si toruato D iurametto per a sede ia, Se quota fata non sisu troυare,
re conυimi, che grande pena sa. La Donna ancora i fece a Uare, pure niente ancora si troUava.
Ad alberto se molio astonare. Ad alberto ait Ospital si tornava pDi mala oglia forte si stasia. Contra Dio tui si se lamentava. Santo Andrea ancor a tui venia Lo tergo ei di Marro a confortare, per parte di Dio a lui dicta: Che a Beatrice si ebba an dare, Che tempo e e non falcia tardanra; Ches' Sangue di Cristo si ebba trovare. Non de dubitar, en ra fallan ZaLa volonta di Dio onnipotente Vuo che si assa e ben ferma speran Za.
Dille , he Nardi, e ova hene a merite Orto, do la terra a tremare, Ch la facci cavare di preferate.
quello pol con grande diυotione
Faccia torre e raudemetite norare.
Ad alberto con gran consolatione La sede sua molio confer maUM,
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A De trice allearo se ' and .ria, Dicendo che tu non debba rellare. 'er par o si te i
Turto sociatio a tui si ac conto e. Bom facio prand allegrerra avia Colle mani a lomi et i ringrati oe. P una era altro gratia di manda va, Chelio a loro non glie a nego e. Con grande divotion o duatanda vaDio che tanta pratia loro dia, Di trova que Sangue tuli pregava. Bonifacio di presente facta Fel Vescovo delia Terra mandare, Ch Martiale per suo nonae avia Che concia Chieresia debba appretiare, che non acci alc una di moran Za, All Ospita di Sant Andrea andare. Lo Uesco non si fece tardanZa,
con o Clero ali Olpita se gia, Bonifacio e la Donna Leueta fallan Za. La gente de a Terra si rasia Ali Ospita per olere edere uel angue iusto , de qua si dieia. Ad alberto allor si res a dire.
Andiam, a loco, che i molireroe. In quello apparir ver V mi dire Andaron tulit , e ni uno dimoro . Cavaro poco, che la irro Uato
Quel angue ivllo .che cias cun salvoe. Con gran voci a Ciel si fu gri dat Tutia a gente gri dando dicia :Mi ricordia de no Pro peccato. Lo Vescovo con a sua Chio resia Con una grandissima divotione Quel angue benedet to si tolla.
Biatrice con grande contritione, Bonifacio an cor molio regava, Ge u Cristo face an Oratione Dio allor gran miracolo ostra vari Per tutio' Mondo gran splendor paria, Che tuti l genre ara VigilaUa-Anc 'ra gran miracon Dio facia,
Da o ni arte a gente si veni a. Lo est ovo a cia scutio dimostrava L am polletia col Sanque benedet to Colla Soonta elogn uom aravigilava. Postia lo Vescovo que Sangue et to
Concia sua nonga sicio riponia Ne a Confession de to spedaletto.Qubli Ospital una Chiesiola avia,
Ai Gris quantita di et ni lie aridare. Queil. Chio sola molto vilitava Grana Orici Biatrice face lare.
Per utrarat alia a voce si anda vaDe Sanque ver di Cristo ritro vato. la Citta di Manto ognun ira. a. Enrico imperatore uom sentato
iesio :uto ui si veniae a sentire; Con o apa Lion ' ebbe pariato. Di quella In Ventio si vien a dire. Conforto, ' Papa che oves se an dare. Percio anque benedet to a Uedire Acio Papa si piacque o partare. Co suo Cardinali si se mettia
In ordine , a Manto per an dare.
Mand , che per Italia et to sta, Che a a Ascensione tui si se sarae Manto con tu ita sua Chieresa. Che ' Sangue di Christo si ostre rae,
gran perdo naneta liborra dare tuiti que', che la si tro verae Di questo D face gran partare. Gran gente in ordine si se mettia, Per venire uel angue a visitare. Papa Lione a Roma part ari con tu ita a sua Corte arri voe Manto con seco gran Chieresia. Lo Vesco vo Martia lo ricevia; Notabit mente lo fece norare Si che cias cun contentamento a Uia. Lombardi, os cani lene a abbondRre, Todeschi e Frandiosi, & altra genteis Tanti ne vien, che manca 'alloggiare. O nota, e poni qui bene a mente Che tanta fucia gente, che Venia, Che miraco parea a tutia gente. Soti' i Portici e per strade dormia, E la Citiade a questo non basiava. Fuor acie Porte gran gente stasia. Venne to torno pol che 'aspellava.
Lo Papa con tu ita iam hieresia Una solenne Messa si cantaUa. Lo di deli Ascensio questo facia. Perche la Chiesiola non era grande, In sucia taetra la es a facia. Delta a Messa a oe si soande , Ch ' Sanaus di Cristo si de mostrare. t uno ali altro ira dice e pande.
Le genti comin clava no a tirare In torno te iaZZe tutio 'empia.
Lo terro de la gent non pote stare. Lo Papa cocio Manto si vestia. Lo Sangue benedotio si mostrava. Tullo lo Clero Oragio facia. Misericordia ac au gridava. Era grancia voce de gri dare Cho atta P aria si ne is nava.
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Molle fiat si conviene ostrare In que di per soddisfar' a a gente. Ch era venulo a Sangue visitare. Quello diu fati compitamente Tutio uello che fare si devia. Partissi una gran parte de la gente. L altro torno che pol tetro venia Lo Papa a Chiesiola o sacrare. questa Sagra su gran Chieresa. At Papa prima si de' comm clare Cardinal atriarcara Aquilia E Uescovi inquanta dei notare. Arci vescovi e Abati di adia :De Preti e rati ii numero su tale,
Ch a clascuno maravi glia paria Fu compito questo ficio reale. Lo Papa gran perdonan Taraasa,
Ch a lavare i peccati si se vale. Di pena o di colpa a conseria A confessi e pentiti, che si trovoe, Ch i suo peccati rimessi or a. Cardinali eri Uescovi di poe la Chiesiola gran perdo lasciate,
Patri arca e Arei vescovi lascioe . Assa fur te perdonanZe date. Lo Papa e gli altri in ordi si mettia Per vole a Roma fare te andate Bonifacio e Beatrice facia io Papa Benigno u grand onore, Per quanto siette con sua Chieresia. Porcio simile io Uescovo fare Di quanto uelli in Mantova si mrnno, Bene alloggiat e bene a mangiare. Lo Papa eri Cardinali si altenno. Vescovi e Abbati ei alanno se gia; Consolati con allegreZZa an lenno. Ancor tuti i forestier si partia Rimas i antova con qneli' Onore; Non a Citta, che in questo modo a. Beatrice Donna di gran valore, Madro di Mati id fu norata , Per onoraro angue de Salvatore. uella Chiesiola pol la majorata Come si ede e come adesso pare ,
per te ancora si s dotata. Abadia te li si facea fare. Dodici Monaci vive douesse , Per gli offici Divini celebrare. Dio piacque, Bonifacio mores , Tra an tetro e San Poto sepelito, In un Arca lo suo corpo si messe. Diatrice poscia tetro acio marito Anni venticinque te si vi Wia. In is allorat lo corpo minito. Pisani sepeli te si facia. NobΗ sepolaro te faciatio fare. dentro in quel lo suo corpo mettia.
Rimas Maii lda saggia in partare,
Clio sua figliuola era molio prudente. Magne cote ella fece e fece fare. La sua toria ne paria grandemente.
Deli' Imperaῶν Arrigo figi uolo di Corrado.
D Arrigo Quarto Imperadore. 'tin altro Arrigo. Di Lotario Secondo Imperadore. Edi Corrado Imperadore.
Di Corrado lo ecchio Imperatore, F un uomo che si fu i molio altivo. Dello Mille inarant Ott era allore Anni undici tui si se imperoe.
Venne a la ' moete, et ebbe grande Onore Enrico uno altro su Imperatore:
An il et tanta Sette si conia. Diei isti anni si stet te ignore. Un altro Enrico suo gliuo venia Anni Mille Cent Uno era allore. Quindici anni steti in ignoria. Lo Conte Bonifacio genti Signore Dei ille inquanta Du in Mantoa moria, Aria Pietro sepelito con grand honore. Mille Cento uindici si corria Lamontessa allida si spiroe; Notabit eos a Mondo si facia. Lotario Imperatore furat eri Anni Milmen Uenti Cinque corria. Dodici anni tui si se imperoe. Mille Cent Trent ac inque non falloe,
Bernardo Vescovo tene a spirare. Veronesi di tui dolor portoe . percio simile venne a mancare Alberto Marchese uel l An moria. Veronesi fenno gran lamentare. Mi Ile Cent Trentaset te a ver partare Corrado Alemann era Imperatore
Quindici Anni fu suo gnore ggiare.
. a quat e de Padoano distretto. Terra si furata di gente plenaria. uello Eccerino si fu iccioletio. Ecceri det to Mona generoe, Cheria di tui, poco tu trandetto. Lo ergo Eccerino, he naeque Oe, Figliuo di quello Monaco chlamato, Ecceri da Romano si chimoe.
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iu llo Terro Eccerino li su natola Adeuid de Conti a Mangone, Ch in os cana era i tu parent o. Un altro te acque simit ancrone Di crudelia de Albrigo si chiam ava,
En trambi duo Nero si ri putava, Tani erim i mali che lor facia,
Che d altri limi non si agionava. Ad eleida per ei a seu si dici a Diodo apere e de Ia sua bellerra. Arte diabolica et si sapia. Erano i figli pia d assa alter ra. Quando ei si se in sermo di morte. Chiam i figliuoli con grande dolce ZZa. Instem parton nora assa cole forte Eoraci attre ei si loro dicia :ID Grata che morte mi dia a forte Vollio che a o heu noto e chiaro a
Est e vero , come a No contarcte,
Male contenta e con grande dolore
L mi Marit ma quesio non facque . Certificata te mi arti ancore,
Crudeli nou averet hon ate, Per iuganni errete in ignor a. Le ignori non υra durate.
Le ore Donne e ancor li vostri natι dura morte conviem, morti fia.
Quando a questo paria fur fini dati, Poco stet te che la Donna moria.. Rima se I figliuoli consolati. Eccerino ad Albrigo si dici a
Grana allegretet a se obbiamo vire, Ch uno Demonio nostro adre sa. Mutera a i OIe nostri complire. Pue a far male Obbiam pensare. Da compimento a lo oro defre. Alberico a tui fece a partare. Come tu a detro cos si Fa. Per no non anchi mal o male fare. La adre sepeli in onor facia. Poscia penson no voler ingrandire
Con tradimenti sep per fare e dire, Ad operando lam pre crulallade
Furno ignori di molle Citta de Trevisti, et tro, e ancora Cividate, Pado Va e Vicen Za di bella de . Ancora Verona Citta cale Roscia a Pado Eccerino torna Ua. Trou Alberico suo frate carnale . Di compagnia a suo ala TZ anda vas gran consigito tra lor si facia, Di partir si e Terre ' ordinava. Eccerino ad Albrico si dicia :
Fastu , tradimenti e re fare, cri deitate en d maratore. Ciastin temera di vole fare Coo aliun , he da fare non sia Pii ficu far nos ro dom mare. Fat te e parti Ecce rin a Via. Venne a Verona lui con grande gente. In ordi molio en quella mettia. Poscia die tro non tard di niente. Con sua gente a Mantova cavat coe, campo mis fermo immantinente. Ceres e a a Predella ' alloggioe . Gran dolore i Manto an avia; Difendendo si molari ad operoe. Anni Mi Ducento Cinquanta ei corria, Quando Eccerino a si se attendava, Chela ave Manto a tui gran Oglia avia. Ambasceri a i Manto an mandaUR.
Che loro a tui rendere si oves se. Et i mes Iara termin dimanda va. Fu ordinat, che Consi glio si facesse, Perche Manto a Popol si regetia. Cias cun andb, che punio non g incresse. Fu pro post quel, ch Eceeri queria. Vole di Manto tui esse Signore. Se ' Popol a tui consenti volia. Non ci se alcuno dat grande a minore, Che non dices: Mi olliam libertate,
ques si Ga nosera voluntate. Per tal modo ara messaggi respondia, Rispondendo nitor con miliate. Li Messaggi ad Eccerino se gia, Cherii aspellava con desiderare. De Mantoani risposta facia, Et ecerino in die trocii mandare Con ambastiata a Mantoani allore Che per sua part li debban diffidare. Dicendo, se nol oglion per ignore, Che questo ut si a loro sapere, Ch lor ara gran pena e gran dolore.
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certi si rendano e debban rere; Vigne e arbori si ara agitare, consumarii a tutio suo potere. E igne uove si far plantale, in torno Manto tanto si starae, Ch di uel uino potra abbe Uerare. Mantoani a Messo anderae
Fecerino, e dira nostro olire,
Di non ole Mantoa nimicare, Che non face udo, en to ria entire.
S incominci ben forte a in furiare. Arhori e vigne ui agita facia E comanda va a turta a sua gen e Che ogni mal che far ponno, si fia. Fu bidit lo suo comandamento Nuove igne tui si fece plantare, Cona era stato suo proponimento Gran guerra cominci tui posci a fare.
Ma niente lui pote va uadagnare.
Mantoa molio en si di fendia. Piu fato ii asia gran percosis, Si he a nimici ergogna facia. ne mici gni giorno su e foste
A Mantoani, destri in armergiare, Di or facea , come petore fosse. Eccerino si ven ne tanto a stare
In assedio ch egi non si partia
Vigne plantate De vendem mi are.
Ambasciatori incia Terra manda Ua, Per saper uello, che lor far volia. Fugit rispino, he non bis gnava Lui di Manto far alcu pensamento, Finehe dentro Mantoan si travava. Eccerino allor is partamento Di non voler a P assedi partire, Se non a Vantova acio suo talento. Lo suo eampo si se molio fornire.
Avea puro lia di Manto avire. Uno Corriero ad Eccerin iongia, Una lettera a tui si a portoe, Ch Padova lui perdui si avia. Eecerin o suo campo si levae. Uerso ad ova lui si cavat cava. Padova perduta lui si trovoe. Chi era dentro lui si domandava Fugit deito : errare e altra gente. Quanti Padoan pote si pigilava; Sette mila ne res di presente ; mala morte tuiti se perire, quanti ne prendeva simitinente.
Μ Padova lui non poteo Vire. Chi era dentro molio a disendia. Eccerino a Pado si partire.
Verso Verona con gente venia, Per volere ne a Lombardia an dare. Di uelle Terre uadagna volia. Venne a rescia senZ alc uno tardare. Bre scian o ricevia con uo volire.
grande honore si gli fece lare.
Uolendo Eccerino aggrandire, Verso Milano lui si cavat cava, Con a sua gente e con to suo potire. Marti da a Torre signorego ava, di Milano era Protet tore. Fabes e Piacentini domanda va. Comaschi , e Cremone si ancore , Mantoani, e errare si a tirava, Parmigian , Palavicin i alore. Lo Canalis Adda Eccerino passava, Per volere lui a Milano an dare Martino dacia Torre o vietava.
Fugit inaneti is non to lasci andare. o la sua gente lui si Passalia.
Eccerino in die tro uole ornare
Grande gente di tetro lui si avia, Di ombardia di solio venui . Tra queste genti in meret si stasia. Dinan et e di die tro fu assa luto, gran attagii I si comini tonna.
Fieramente Ecceri su combat tuto . . Le genti ' Eccerino non duron ΠΟ.Fu confitio lui , ecia sua gente Eccerino di presente pigit no . Era ferito in un pie grande mente Ne lato sinistro si tamenta va Non era chi di tui curasse niente. La doglia grande tanto a ud ZUR, Cheri sentimenti perde gli facta , furioso lui si se diventava.
In quella furia come an moria. ta Soncino portato e sepelito. cias cun grand' alle greZZa via.
Tut te te genti dici fer partito. Ciascuno a casa sua ritoma Allegri tuiti, e conci' animo ardito.
Lemitta, che ui e Albrico tenta. Tulle quante bito ri bellava. Alberico crude si riducia In Caste Zenone de Trivi sano. Mosi e figliuoli seco conducia.
Ancor a moglie 'Ecceri Romano Co figli tuiti lor per campare, Ma lium fieri or torsear in ano. Pad ani Trivi sano assediare. A uel Castello ancor Uicentia gla; darchas da Est ancora putare. Tante
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rant a Castello in torno si s .ilia, Per sam non poteron pia durare, to Castello a Marchel rendia. Alberico che mal si edia stare, per pietate a vita domandava. Di uello a lui niente si ol fare. lui eo tuti ii suo si pigilava.
dura morte i secer Orire Gittat ara an cli te carni angi ava. La pente pol cia libenne a partire. Cialc uno a cala tua rit ornava Liet e contenti di uello martire. De la litoria 'nuno agi nava,
De te vendet te salte di Nerone, Cia seu no Dio terno instraZiada, Cheri avea ratio di quello ragone.
Eineomine amento de Serraelio aut vano Jatio per a morte 'ace rino a Romano.
Ille Ducent ei Mantovan pensare
Di voler abbricare uno Serragii , Ch li oves a guerra conservare. Perche da Eccerino ebber tra vagii O, Ch in acie Porte o assedi stato Ehber a tui molio grande baraglio. Do.'egii dei Io fu cavato, Una gran soli l far si facia. D una sepe si fece palan cato.
D Eccerin che fidelio da Romano, Apparve n uomo moti nominato. Era egi Cittadino Manto vano.
Sordolio de Visconti si dicia.
Era Casa di grande nome e altano. Da odio sua origine si avia, Che a uello tempo tenta gentile2Za Di gran notabili , he i stasia. Di possessioni e di gran ob ample ZZa Assai 'avea e pure abitava Dentro in Mantova con grande ferme Za. Limittadini molio I onorava. Era aggio, et ardito e uom valente. Miglior di tui allor non si trovava. Fu grande di persona, e si fu ardente. F leggi adro, et avia bello aspello, ben voluto da tuita a gente
Quando era garrone, o suo asset to
E 'imparare avia gran diletto. Venne in icientia a moltiplicare, Che Nan aput era riputato,
Volle de suo sapere ostrare. Un et Libro, o qua si fu chi amat.
Thesaurus They a tirorum , compiloe,
Lo quale Libro si e molio amato. Quando a la bona et a te ui si foe, Che inti cinque anni tui si avia , Lo ludiare a tui non piacque Oe. Far alti 'armi a tui si iacia Torneri e Giostri tui si volia fare, a simi cos lui 'attendia.
Placeati rarre reda et abbracciare; Et era uno leggi adro assalitore, molio en face lo agordare. Ciascuno in tui metieacio suo amore, Percli' egli era iace vol' corte se, fac ea cose a rendere Onore.
Ei enne in grande fama si pale se, Che per tutia i Italia si dicia Dei suo atto, per tutio si iste se; de a gran prodeZZa ch'egli avia,
Se ne fac eva uno grande partare;
Cias cun che volea con ut lolirare Con langa ros' a e con ferro molato, Non risu taVa di voleri fare. de te tostre I onor acquis lato Era per lui, con ci astu che tostrava, La sua forma per tutio era portato.
Tanto bene di tui si agionava, Che no in Francia di tui si dicta; Roma , ' Puglia si se ne partava. Lo Re di Puglia un Cavali ere avia, Cli'usava 'arte, che Sordello usare. In uelle parti l mi glior non si sapia. lo ferro molato tui glostrare Con lascheduno si se vici' onore. Aila valenti in uello conquis are L Re di Puglia, che diva allore Di Sordello, che gran alti facia, eo cias cun siis' aviara' onore, Lione suo Cavalier dicta In ques parti tu se appreddaro. Au Quo , he in ueste parti M.
Mu ne asere parti no e pravato.
Non se a dei tuo alimente. D s opes, tu fares famato.
Vulis, che mi prometti eramenta D anda in combard a, ii vo mandare. cio mi premetti per sacramente
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che per lui a te non si negato ἰDoυerlo fare per sua cortina . se consente per te fa dimandato, In che forma tu vita n lui fare. Lo modo de far per te, contato.
Tre colpi di ancia e lo hiostrare Per ambedue fore se se debia:
Dei suo ignore, che satio gli avia. lui si rispo se che volia fare Tutio id che a ui si se iacia; con uon' animo tui si sperava
D aver onore , he gli placeria Lorae allor acii uoi compnda va,
Che Liones lo foste eis forni ut o
D'arme e cavalli e id , he bis gnava. Fu dato rordine e u en compluto. Molli genti luomini in compagnia, tra gli altri unia valle ita puto,
In alti ' armi molio nore a Ula. lui pro vato ne bene arme 'giare,
Lionello Io comi at si pigilare
Da suo signore, e via cavat cava. Con sua rigata res e a a Ualcare. In reve a Mantova si se arrivava.
un 'osteria si se su allo'giato. vel Posti ero molio en accelsa va. Quello torno si siette ripo fato. I 'altro torno, che die tro si venia,Co suo i compagni si ebbe pariato. Con esto loro a paria facia tCosa vi pare che olbiam no fare Che a lo nostro farto ordi si dia ρIl tu notabit si res a partare.
Sordello, per no non e conoscitat'. Convien ch altri ce' delba mos rare.
Tolliam roso, che par esse iopulos Di moserorne Sordet, et to gli a.
Per tal modo nos ro penser compluto.
Gli altri odar, che cosi fatio a. Per o suo Osto subito mandonno. Ι 'Osto venne, e disse che gli iacia 2 l Osto limavalieri pari Onn , Ch Sordei locior ovesse mos rare.
L Osto innanri, e loro die tro ny and no. la laetet tuiti in sieme an dare. Sordello con genti luomini stas a A, trebbo, e trarior ragionare.
Ver Sordello Lionello se gia Con sua rigata. 1 Io ita utava. Sorde piacevolmen ii rice via. Lionello a Sordello si partava Corre semente, et a ui si dicia La agio vera lui si gli splicava, Di sua venuba, che tui fatio avia, Per Sordello volere visitare Percia gran fama, che di tui se gia. Per tu ita Italia si face partare Delii gliore Scudier, che a trovato. Vbi set quelis fene alcuu fallare.
Per a cagioue qua ne Ion mandato ςPerche con o io mi ebba gio irare, di uelia me to a comandats. Is vi prego, che taliate accellare. Che ques fa non meri denegate. Gra Tta mi tengo con vo λυer fare. Lo modo talio, che vo o I piate. In ta forma ora nostro perare. per graeti quesso mi comediate.
Pol eo te pade in ano si daremo Fino a che uno di si si conquiso,
Molira ait lia e si it paria ceηcis. Finito ch'ebbe tu lo suo pariare , bor uello allota si gli respondia. In quelio modo lui si comi nitare. Gentiluom, di vostra gran cortesia
Ringradiare non vi porta tanto ,
Acteti di artaelia V vostro quanto. Lo iurno de combat te si vo dire, Perche o fornire se se potemo Di ' ruelle os, che conυien' aDire. Lionello a tui: Cos faremo. Fino a dieci torni se a voi pare. In questo tempo in ordi ci metieremst. Id uno e altro tracior si contentare. Sordello gran proferte gli facia. D'ogniciosa che gli potesse fare.
Lo Re di Francia, it quale udito avia Di Sordello la tua fama ben grande.
Che in gni parte di tui si dicia,
Contr' uno suo Cavalier si pande, concivi cominei ossi di partare, La sua volonta tutio si ii pande. Quel Cavali e Galvano si hi amare. Lo e rega vaci gli deggia iacire Percio suo amor' i Lombardia an dare. uua