Synodus Laudensis octava quam illustrissimus ac reverendissimus d.d. Cajetanus Comes Benaleus Dei et apostolice sedis gratia episcopus laudensis ... celebrabat feriis 3., 4. et 5. post Dom. 12. post Pentecosten, idest diebus 29, 30, 31 mensis Agugti

발행: 1857년

분량: 333페이지

출처: archive.org

분류: 그리스도교

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la gravita dei costumi, Pintegritu della vita, la sani ita dei le- sempio, la sana dottrina e quella unitu e fraterna concordia, si calda mente raecomandata dat Divino Maestro a'suoi Apostoli in quel discorso ad essi tenuio la vigilia delia sua morte, che si come ii suo testamento. Questo h quanto considia monet Signore di ottenere nella presente Sinodale adunanZa. La vostra docilita e pronteZZa n et corriSpondere allenostre domande; i suggerimenti, i consigit, unche to studio, o la latica da molti di voi sosten uti ut compimento di quest opera; il ritiro spiritualeche con generale edificarione te a veto satio precedere, te pubblicho preghiere di tuita la Diocesi, lasrequeneta dei populo at Sacramenti, PIndulgenZa concesSadal Somnio Pontosice, i lumi che abbiamo invocato dat lo Spiritu Santo, i ' ulo che imploriamo dalla SS. Vergine n et cui templo fiamo raccolit, rintereessione dei nostri Santi Protet tori Bassiano ed Alberto at quali in questi giorni prestianio

uti culto straordinario e Solenne, e t 'intervento dei nostro Arci vescovo, tutio ci sa sperare uti selice e salutare risui tato.

Percio io clitudo it mio discorso, esortandovi colle parole diro ite da S. Cario in simile occasione at suo Clero.

- Bis excitatis rationibus, fratres, in hac saneta tractatione synodica, non remisse, non leviter, non negligenter, non dis-8imulanter, ged gincere, sanctaque sollicitudine, Deum solum spectantes .persiciemus, duce Spiritu Sancto, omnium actionum moderatore, eui gloria et honor in sempite a saecula. -- Domine Iesu Christe, qui Apostolis tuis in uno loco congregatis Spiritum Sanctum tuum misisti, nobis quoque

hodie in nomine tuo in unum convocatis ade8to, quw3umu8, mentes nostras divini tui luminis splendore illustra, bonitate fore, 8apientia rege, ut ossicia et munera nostra ita salubritera68equamur, ut tandem n et fideles Dioecesia nostrae unum in te effecti sempiterna gloria in te uno Deo pers ruamur. Amen.

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Α Voi, o Venerabili Fratelli e Cooperatori Nostri inquesta porgione delia vigna det Signore, che a noi e assi- data da coltivare; a voi rivolgiamo di nuovo la nostra parota in queste unioni si nodiche, che tentamo net nomedi Dio e sotto gli auspici della gloriosa sempre Vergine Maria Immacolata e dei Santi tutelari, te ceneri dei qualiriposano in questo templo, siccome caparra dolcissimadi valida protegione. Il nostro euore δ ripieno di speranga che ii Signore si degnera di benedire atropera nostrae di sarta fruitare alia gloria e ut bene di questa diletia Diocesi. Not lo preghiamo e lo pregheremo sem pre c0nlutia Paninia. Ma la nostra sperangu dopo di tui riposa in voi, perocchd ii Sacerdoχio h il solo che possa coirajuto di Dio rimediare at mali che affliggono la Chiosa. Di questi iptu dannosi sono te massime anticattoliche e mondane chelianno invaso la mente di non pochi, e la depravagione dei costumi che ne d derivata. Ora per distruggere queSte maS- Si me non puo esserui meZχo piu emeace di quello adoperato

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da Gesu Cristo per convertire ii mondo e da tui comandato a' suoi Apostoli ed ut loro successori, voglio direla predicarione det Vangelo. Di questa disse l'Αpostolo: - Placuit Deo per stultitiam praedicationis salvos facere credentes I. Cor. I. 2 3 -. Essendo ad unque ii Sacerdoχio costituito da Dio depositario delia sua dottrina e rivestitodi una missione divina per annungiaria, si ii solo che possuri mediare at mali che asiliggono la Chiesa. Gli errori d'ognimantera, te salse massime dei mondo e Pincredulita da

Dio si chlamano tenebre, e te tenebro non poSSono eSSeredissipate che dalla luee: o noi, o Dilettissimi, not flamola luce dei mondo: - Vos estis luae mundi - , noi si amoil sale delia terra: - bos estis sal terrae destinati a

preservare i sedeli dalla corrugione dei vigii. Ma perche la parota di Dio che not annunχiamo dat pulpito o dat consessionale si a Vera mente luce e sale, si necessario prima di tutio che non sta salsata da concelli profani o da mundana filososa; ma sta come dico S. Paolo:

- Sermo meus et moedicatio mea, Non in persuasibilibus humanoe 8apientiar verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis ut sides vestra non sit in sapientia hominum, sed in virtute

In secondo luogo si necessario che chi parta abbia autorita e concello presso it populo, quale ambasciatore di Dio. Ma questa autori tu e questo concello non si aequis tache con una condotta in tutio ecclesiastica ed esemplare. Chi prodica verita alle quali contraddice colla sua condotta,e un cembalo senZa armonia: egii invece d 'essere accollo come ambasciatore di Dio, si molieggiato quale impostore; tradisce it suo ministero e si merita it divino rim provero:

uare tu enarras justitias meas et assumis tegiamentum meum per os tuum' Psal. 19) -.

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E dunque necessario che tutio it Clero sta irreprensibile ed psemplare nella sua condotia. Dico tutio it Clero,perchsi formando noi un corpo Solo, soggetto alle SteSSe

leggi e discipline, gli scandali anche di pochi sanno cadere

ii discredito su tutio it corpo e sui ministero che esercita. Tenaeva anche S. Paolo, che it cattivo esempio di pochi Corinti potesse avxilire ii suo Apostolico ministero, e percio

scrivea a toro: - Nemini dantes ullam Ofensionem, ut non vituperetur ministerium nostrum Il. Cor. VI) -. Aneti Gesu Cristo medesimo ha giudicato necessario it suo esempio a conserinare ed avvalorare la sua dottrina e pero provocava spesso i suoi discepoli alia sua imitagione: - Discite a me: - Gemplum dedi vobis tit quemadmodum ego feci, ita et vos saetatis. - Ε l 'Apostolo S. Pietro pariando delia passione di tui, dice: - Christiis passus est pro nobis, vobis

relinquens exemplum.

Come era stata sola data la Chiesa, cost volle Gesu Cristo che si perpetuasse sino alla sine dei secoli pari menti coirinsegnamento delia sua dottrina e eolresempio di quelli,cho ha costituiti in terra suoi vicarii od in ligniti det suo sacerdoZio; at quali nella persona de' suoi Apostoli ha deito: - Vos estis luae mundi. - Le quali parole indicano non tanto la luce deli' insegna mento, quanto la luce det buoneseinpio che si disson de colle opere sante, secondo che los tesso Gesu Cristo disse: - Luceat lux vestra coram hominibus, ut videant opera ve8tra bona -.

Ogni Sacerdote ad unque per divino precetto si saccola poSta Sul candelabro, - ut lueeat omnibus qui in domogunt. - 0ueSta casa h la Santa Chicta, come spiega r Apostolo: - Christus tanquam si lius in domo sua: quae domus 8umus nos Ηἴebr. III. 63 -. I 'Apostolo in piu luoghi delle Sue lettere raeeomanda questo dovere agit Ecclesiastici,

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a Tito - Esto eaeemplum sidelium -: u Τimote In omnibus praebe teipsum exemplum bonorum operum -: a tuiti - In omnibus exhibeamus nosmetipsos sicut Dei ministros-: Sic nos existimet homo ut ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei -. Il che Vuoi dire: mostrarsi, largi Vedere, compari re in tutia la nostra esteriore condotta, osenapiari e senZa macchia Veruna - sicut decet sanctos -.

uella deceneta, diceVa uno Zelante vescovo delia Francia at suo Clero, quella deceneta medesima, quella ste38a cire speetione e gravita con cui ei presentiamo agit altari, deue seqvisci duper tutior e siccome in Ogni luogo fluvio sit inpialidi Gesia Cristo, eosi dobbiamo sempi e sostenere la dignitis di questo carattere ' diversamente direntianio Meerdoti dicommedia.

luindi ii procotto cho PApostolo S. Pietro da a luttii Sacerdoti o Pastori di animo: - Pascite qui in vobis est

gregem Dei, providentes non coacte, sed spontanee secundum Deum : neque ut dominantes in cleris, sed forma suetiyregis eae animo I. Pet. 5)-. Ed ai Τessalonicesi S. Paolo: io poteva, dita, comandarvi ed obbligarvi con rigore, inalio giudicato meglio di eccitarui col mio eseinpio: - Non quasi non habuerimus potestatem, sed ut nosmetipsos formam daremus vobis ad imitandum nos II. 5, 93 -. Laonile ilΤridentino, te di cui parole dobhiamo venerare come deblato datio Spirito Santo, nella Sess. XXII ci sa conoscerela necessilii od ii vani aggio det buon' sempio dei Sacem doli: - Nihil est quod alios magis ad pietatem et divinum

cultum instruat, quam eorum vita et exemplum qui se d sino ministerio manciparunt ' in eos tanquam in speculum reliqui oculos conjiciunt, ut eae eis sumunt quod imitentur - .

Splegando pol ii Santo Concilio in quali coso dobbiamo

dare buon' eseinpio, dico: - Quapropter sis decet clericos

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in sortem Domini et oculos, vitam more ue. Suos omnes eomponere, ut habitu, 9estu, incessu, sermone aliisque omnibus, nil nisi grave, moderatum et religione plenum praesesierant. - Ε nolla Sess. XIV avea detio: - Monebunt propterea Episcopi suos clericos in quocumque ordine constitutos, ut conversatione, sermone, scientia commisso sibi Dei populo

Uesempio, dice S. Αgostino, - est assiduum praedicandi genus ' plus elamat vita quam lingua. - Un Sacerdote, unParroco, quanto bene non sa col suo esempio virtuoso IBasla che egit si mostri in pubblico per essere di edifica-Zione: i suoi costumi e la sua condotta irreprensibile sono una continua predicagione at Suo popol0, e creScono Rutinrita ed efficacia alia sua parota sui pulpito, net consessionale, nolle private osoriagioni: anche ii solo suo aspello euna emcace ammonigione e corregione, come dice S. Ambrogio: - Plerisque justi aspeetus admonitio eorrectionis

Il dovere ad unque di dare buon esempio per divino precello h di tal maniora unito allo stato sacerdotale, che luat unque anelie semplice Sacerdote, it quale nolla sua

condolla non sta esemplare, deve ritenersi suori di stradaper reterna sua Salute. Ε qui sono da osservarsi due cose: primieramen leche per essere esemplare un Sacerdote non hasta che siastenga da gravi mancange; non basta che non sta ne intemperante, nh aVaro, nsi collerico, no Vendicativo, ne superbo, nsi disonesto O mondano: no, it hvon'egemplo o cosa positiva: - Ut videant, dice Gesu Cristo, opera vestra bona; - Iah si puo dare buon'esempio se non coireser-cigio o colla pratica delle cristiane virtu e coli attendere alia santita propria dello stato sacerdotale.

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0uando i Apostolo raeconianda a Τimoleo e a Τito diessere eSemplari, Suggerisce loro ii modo; la pratica cloedello buone Opere e di tulte te virtu cristiane e Sacerdotali. A Timoleo dice: - Εsto eramplum sideliu--. In cliecosar Aggiunge e dichiara: - In verbo, in conper8atisne, in earitate, in side, in castitate I. 4, 2) - Sectare

justitium, pietatem, sidem, caritatem, patientiam, mar uetudinem I. 6, )-. E a Τito: - In omnibus teipsum proebe exemplum bonorum operum, in doctrina, in integritate, iustraritate ' verbum ganum, irreprehensibile, ut is qui eae am 'erso est, vereatur nihil habens malum dicere de nobis II.

E da osservarsi in secondo luogo, che maneando notanche in coge te quali per sh stesse e net secolari non sarebbero che leggeri colpe, gravi e scandalose poss0no divenire net Sacerdoti; laondo it Τridentino comanda aiSacerdoti di evitare - lepia etiam delicta quin in ipsis maxima essent -. Ne danno la ragione it Pontesce Innocengo III e S. Gregorio, dicendo: - Plerumque quod in lateis

culpa non est, hoe crimen est in sacro ordine constitutis, quia peccata Sacerdotum maxima judicantur, tum propteroseii dignitatem, tum ob perversitatem exempli: multa hine sunt laicis venialia, quae mortalia sunt clericis

Da questa veritu derivano due pratiche conSeguel Ze: la prima che si troverebbe in un sunestissimo inganno luel Sacerdote ii quale volesse mi furare la condolia di sua vita coi precetti e colle regole generali e comuni aiseeolari; e percio esporrebbe, ut dire di S. Agostino, apericulo la propria eterna salveZZa: - Ouia, dice ii Santo

Dotiore, si mortalia pro venialibus accipiantur, mortis aeterme periculum incurritur -: la Seconda, essere molio facito cho uia Sacerdote dia caltivo osenapio niache eon

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dilatii, che di loro natura sembrano leggieri. 0uel Pallaceo, per esempio nil interesse ed ulla roba, quei risentimentio trasporti di collera, quei discorsi poeo mis urati, quelle scurrili tu e huta nerie, quot vestir vano non secondo lesinodali prescriχioni, quel troppo lamiliari ZZarsi con secolari di Ogni colore, e prender parte con essi a' soli agri e spellacoli monilani, quel coltivare relagioni con persono disesso diverso, non si direbbero per Se Stesse colpe gravi;

ma te conseguenge, eho ne derivano in quelli che ei osser-Vano, S0DO graVi - propter perversitatem exempli. - I sedetine restano scandoleZZati, Si da motivo a Sospetii, morinoragioni e dicerie: - Non aliunde, dice un Concilio di Aquileia: elerieulis ordinis dignitas fuit ofensa, quam a nimia Micorum frequentia Certe parole, dice S. Bernardo, chenei seeolari sono semplici schereti, diventano bestem in te in

ore Meerdotis. Ε l Apostolo ordino a Τimoleo: - Profana autem et vaniloquia devita, multum enim prosiciunt ad impietatem II. 2, 46) -. Certe relagioni con donne, che per

non essere giustificate dat bisogno o da uno stretio doverodi convenienZa, riescono Sospetie, si se usano col dire: io non saccio nulla di male: non ho mitiva in tengione. Αquesta frivola seusa risponde S. Bernardo: Inormorano dite - ruatici in agris, otiosi in plateis, ebriosi in tabermis,

mulieres domi te laeerant, et tu continens vis putari' Esto ut Sis, sed ego Auspicione non careo: geandalo ea mihi, scandalizas Melesiam, et si esca scandalizat fratrem meum, non manducabo carnes in intrenum. - It criticare certe regole

disciplinari, come statuti dei Medio Evo, non sembra granmale; ma S. Cario dice a questo proposito: - Si qui Meerdotes mali, hos devita-: e quali sono - Dicentes: ad quid tot reformationes, ad quid tot constitutiones et statum p Vm hujusmodi Sacerdotibus -.

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In cosa specialmonio dobbiamo noi ilar buon' ompio 'Nolla elii esu, o nolle saero sunZioni e soprattulto nel colebrare la sania Messa. E abbastanga noto it rim provero iii S. Pietro d'Alcantara ad un Sacerdote indivolo nel celebrare ii divin Sacrificio. Questo flesso rim proVero meritano quelli lutti che celebrano la sania Messa con precipietio, con ili Vagamento, sconelando te cerimonio. E quoslo uno stra paZZo della cosa pili sania, StrapaZZo che non solo ScandoleZZa, ina giunge persino a compromottere, in chiasSiste, la sede nella reale preseneta di Gesii Cristo o laloro dubitare delia sede dei celebrante. 0uesto tremendo e salutare Sacrificio deve essere da noi celebrato in modoche riesca di edisicagione agit astanti, e ii popolo sedeteravvisi in noi cho celebriamo it principale Sacerdote Gesu Cristo che si immola, di cui si amo Ministri in questo augusto

Questo esempio che noi dobbiamo dare at sedeli per divino comandamento, che cresce l' efficacia dei ministerisaeerdotali: questo buon'esemplo lo aspella da nol la Chiosa, io estgono ii decoro dei nostro ceto, la Santita ed eccelleneta dei nostro grado, it hone dei popolo sedete: lo aspellano questa Cittit o questa Diocesi: - me denique, conchiudero con S. Cario, efflagitat Christus Iesus, qui

proelioso sanguine suo red emptas no8trae Dei, curisque rimstris et laboribus commendapit et concredidit, ne si culpa.avι neglissentia nostra ores diripi et per ire patiemur. san

guinem earum de manu no8tra requirat. -

- Gratia Domini Nostri Iesu Christi, et euritus Dei et

communieatio Sancti Spiritus sit cum Omnibus robis. Amen.

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PER LA CHIUSUM DEL SI NODO OTTAVO DI LODIII Sacerdote chlamato nella sorte det Signore deve ser sanio, ii Sacerdote costituito maestro in Israelio devori splendere di luee si talia, che gli uomini veggano te sue opere buone e ne rendano gloria at loro Padre che h nei Cleli. Ma che si richiede perche ii Sacerdote arrivi a quellaeSemplare santita, che Iddio gli impone, e che i laici abiton diritio estgono da lui' Rispondo brevemente, o Fratelli: ehe sia somito dello spirito di sua Vocaetione, ossia delio Spirito Ecclesiastico. Perelisi non tulit i discondentid'Israele erano veri Israeliti Τ Perelisi mollissimi di loro sed eli osservatori delia lettera delia legge, non ne aVeVano, at diro di S. Paolo, io spirito. Perclisi non tulit i Cristiani sono veri Cristiani3 Perelisi multi di essi non hanno lospirito deir Evangelo. Non altrimen ii non tulit i Sacerdoti Sono Vera mente tali, non tuiti onorano Dio, ne edificano ilprossimo colla santith, perchδ non tutti sono animali dat lo Spirito Feclogiastico. Vololo dunque, o Venerabili Fralolli,

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