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Fra gli altri citati in genere duit 'Heinsio e Mo-
io domando a lui chi lo aut origgi a mutar l'aC- Cento scri vendo άκῶν per ακων onde dare alia Voce altra derivagione, e con pili ragione domando ali' Ηeingio e at Munckero perche i' unCorregga e l' altro appro vi la mutagione di δοράτων in δοράτιον , 80l perche o κων quando Significa μιη Θέλων ba ta prima lunga , e quando Vale dardo 1' ha breve 3 Chi gli assi rura che Esichio abbia riguardata tal voce in questi dueaspetii 3 Angi quando egiste una vera disserenga considerando it vocabolo in Caso retto e in genitivo plurale, da cui ben per analogia pud fig-sarsi ii suo nominativo, perche Cangiare ii testo per trascinar lo scritiore a furt0 significarequello che essi opinano Θ Ma Ja voce ΑΚΟ: del
dica I' asta ; των ἄκων vale , secundo Esichio , hastarum; durique ha ragione ii Guieto, ed hantorto i dotii che lo hanno contradet to . Se pol mi si domanda della rappre Senian ZR ,ris pondo che non so deci Daria A me pare C On- tenere una di quelle tante favole , Che non SO-
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tio a noi gnante . Fin ne i tempi anteriori ad Omero erano ricev uti alciani racconti , di cui non troviamo ora alcuna tra Coia , COm'ha ottima mente avvertito ii dottissimo Heyne net suo hel comento at massimo dei Poeti si) . Non puοIuaravigliarsi, che uri mortale sguaini it ferro Contro una Dea, chi ha letto nello steggo Omero che Marte d serito da Diomede sa) . Ma idue combattenti esser posson anche Dei , cheomero se talora aggustarsi come i mortali . Pare in fine evidente che l' un degli armati fugga perseguitato dati altro , ed in questo la Dea fac-cia Ie sue vende ite .
Venere traita in cocchio da due Amori . Amore Sedente svra un Cervo.
care che Venere scenda invocata ad accellar
propigia i sacrifici de' suoi devoti , due Amori agglogati ad uti cocchio traggono la Dea delpiacere , che con briglie e flagello gli governa:
ti) Cf. ad Iliad. lib. VIII. v. 362. et alibi . 2, Iliad. lib. 5. v. 858.
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Ιl tema d assicurato da parecchi e med agite della famiglia Giulia, in cui per I' allusione a Venere, dalla quale pretende a discendere , cogi laDea e rappresentata I) . Nella seconda un amore si e de gragiosa mente sui tergo di uia cervo iL' avere ne ite parti sessuali scoperte patentissimo indigio di viri lita non ita accordarmi col Sig.
Occorre far ricerche negli antichi per rintrac-ciare descrigione delia nostra pit tura . Rappre-Senta essa uno di quei tanti capricci frequenti dei pari agit artisti che agit scris tori leggindri . II solo comento che pud farsene e ii mostra rnela coerenga. varie sono te opinioni de gli antichi s0pra Amore . Chi ne ricon Osce Uno, Chi due, chi tre , chi piti. Per te ire prime genteia Ze si poss0no veder gli Ercolanesi 3), che ne hannora colle te autorita. Per J' ultima si ram menti quel luogo di Stagio nella Selva seconda dei libro 1. OV e uta Amorino sorto dalla turba dei fratelli mentre dice a Venere di aver serito it cuο-
re di Stella per Violantilla la chiam a madre )
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Venere la cura dei Clelo, agit altri quella della terra , e it secondo per adulare gli Sposi este Ee anche ai Begi ii governo di Cupido, e lascid alia plebe gli strali dei fi gli delle N infe .
Ninse , ci presenta certo in e8SO un' immagine t-ta degna di Anacreonte . N eppure effigid a casole tigri nei lati dei cocchio . Vi stanno per morsi, Hymn. 54. U. 8.ssi Icon. p. 77O. Claud. de Nupt. Honorii et Mar.
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strare che la loro serocia non te di fende da glisti moli della Dea rappresentata ne li' in no Orsico 'EPζευξασα βροτου ς άχαλινωτοισιν ἀναγκαις,
ii quat sentimento se guendo Stagio si) le fa dire :Alituum , pecuduinque mihi , durique ferarum
Pud solo se in brar particolare la mani era, Concui di pinge gli Amori avendo dato loro assai delfemininile nelle membra, Come han praticato gliantichi ris petio a Bacco . Ne ho v eduli egem p j in pin vasi; e gl' inni Orfici che somministrata pro-ue di cid pel Dio det vino chia mand0l0 διφυῆ sa).le danno anche per Amore attribuendo gli it me- desimo epiteto 3). Allo stesso m0do deo spiegarsi
IJ L. c. V. I 84. 2) Hymn. 29. U. 2. 3) Hymn. 57. v. 4 Il Sig. Millin che parta di que sit Amorini ait' occasione d ' interpretare uri vaso sacui e es presso it lottis ternio di Bacco Arianna ed Ercole, ha credulo potersi dissicii mente spiegare Peint. de Vas. t. l. pl. 37. i. Sono ouvii in pitture di Baccanali s V. Lanai dei Vasi volg. detii et ius chi p. III. in . Ii ve dorsi essi in vaso presso il lodato Sig. Μ illin T. 2. pl. 5. far corte ggio a Venere che e Sce dat mare. in atrata in aria da un cigno , ce ii de e quasi semprofar ravulsar vera mente per Amori allo rche si in contra non elle pitture di altri vasi. Dissi quasi sempi e , perche penso Che talora rappresentino it Genio di Bacco v. L-
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1' ac conciatura dei capelli, sem minite anch' eg 8a , angi u guale a quella di Venere . Le ghirian de che hanno ad armaCollo Son O quelle che chia- mansi υποθυφυα δες da Ateneo I); e sono statogia per tali rico nosci ut e dat dotti . Ε' pur biggarria quella della ta v. ove AmOre si ede su δ' ian cervo . Com' egit in antichi monumenti e assiso su di uti leone , e tratio dagri si e cingitiali per mostrare Che anco tali fiere gentono tu ita la forga delia sua potente faretra; cogi Di se d qui portato dat Cery0, perpetuos imb0lo della paura per significare it timore, da cui talora compregi sono gli amanti . Dicoc id scorto dalia bella 'immagine di Claudiano sa in cui son0 90sti nella reggia di Venere
Pallor , et in primis titubans Audacia furtis, Iucundique Metus , et non secura Voluptas . g. V. Duello di Menelao con Pisandro . Due guerrieri che combal tono, sono it 80ggetto det vago riportato alta Lav. 2C. Il passato
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interprete vi vide ii duello di Paride e Menelao descritio da Omero sui principio det tergo deli 'Iliade. Pol che in questo divin0 poeta Sono frequenti te et uise di due promachi, e ben difficile it p0 tergit con sicure gra definire , quando P ar-hista non vi abbia posti certi segni che glidistinguano . Ora Omero ci presenta Paride vestito gli omeri della pardalide con dardi arco es pada, e in punio di vibrar due aste si ) provocando cogi i Greci a duellar seco; laddove ilcredulo Paride di questa pittura e in volto in ian
re de gli antichi artisti Je descrigioni dei poeti ;ra a ter g 0 per sermo , che Ja partic0larita della Scure , la quale in quella g fida non da Oinero a Paride deliba farci tener per meta vera P interpreta Zione: tanto pili che essa ci da lusne perra vvis arvi altro personaggio troiano . Due Vol te in Omero si combat te con .a s Cure ἰ e urine
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mio credere it 80ggetto di questo vaso si). Per capriccio dei pittore Menelao vibra l' asta e
non spada , CD me Vu0Je Omero , e per lo glesso motivo ei die a Pisandro, in vece dello Scudo, faretra ed arc O. 1l Cangia mento fatio ali' armedet Greco non gli Varia Carattere, CD me Ognu-no Che rammenti quel che rissetiemino sopra in proposito dello stes 80 Menelao, pud age uotmente conoscere; e lo Ste 880 pur dicasi dei cambia mento di quelle dei Τroiano. L' arco e gli strali erano usati si dat Greci, come dat barbari su) ;ma men frequentem ente dat primi 3). Simonide infalli chiam a i Medi τοξοφόρους Α); ed Euri
de Vas. t. I. pl. 33. , ii quale vi vede ii combattimento di Paride e di Filot tete . Si appoggia a TZet Ze s ΡΟ-st homeri c. V. Ι55. ) pex cui appulato Paride fu ucciso da una Reccia di Filotte te . 2j V. Iliad. lib. 8. v. 67. lib. II. v. 85. lib. I 2. v. 35O. In un bellissimo vaso illustrato dat Sig. Mil-lin t. l. pl. 49. ) rappresentante la pugna in torno alcadavere di Patroclo lancian saette e Greci e Troiani. 3) V. Feith. Antiq. Hom. lib. 4. C. 9. 4, Anthol. Brunch. t. I. pag. I 34. Eschilo ne i persiani se questi feriti dat dardi dei Groci v. 46Q. );
ma avea innangi detto , che i Persiani molio confida-Vano neli 'arco , come arte loro particolare . V. V. 26.55. e altrove .
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stro, dice costume frigio ii portar arco si). II
determina it 80ggetto , che pare non poter e SSer altri che Pisandro . f. VI. Riposo d' Ercole . Non δ piu felice il lodato interprete ne ita spiegagione della pit tura riportata alia ta volanu. Egli vi ha riconosci uto ii principat personag-
cide . Questa interpretagione ha tollo at ch. illustratore il me ZZO di ammirare , e Complac*rsi nella bellegeta della composiaioue di questa
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. ω is . . . TENEO aeterΠum que tenebo
Quantum haec Diva manus , quoties Sudar erit aegiS . Ista mihi, duris famulus cum caSibus omnes Lustro vagus terra S ipSa heu comes , invia mecum Tartara, ni Superos Acheron excluderet, isses . Tu patrem coelumque mihi. quiS tanta relatu