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terea aliquis contentionem inter Maroam et Apollinem in hunc modum narraverit, videndum est 1). Non ha certamente la cetra rovesciata Apolloche presente Margia la suona ne i Vaso riportato alla ta v. 5. det tomo tergo: ii quat vaso do-vrebbe spiegarsi per primo tenendo die tro allacronologia della favola, che da ad Apollo it
Primo es perimento in quest, contrasto. Ma ilVRSO, Che, Come sopra ho notabo, da la chiave per interpretar gli altri, dee anche spiegarsi innangi a loro. E' questo alto mo 1. tav. 33. Ve-desi ivi via Satiro, che guonando te due tibiosi ede su di uia fasso vicino a una Colon n&, 80prRCui ripoga un tripode. Sul capo di tui e scritto MΟΛΚΟΣ. Alla sinistra dello spetiatore δ una figura femininile con Veste e sopravveste e fa Cenella manca colla epigrase ΝΟΟΣΤ. Alla destra si riposa sit' piedi in crociati un gio vane nudo , se non in quanto ha ravvolt O un pallio 8ul brac-cio sinistro , net quale pure ha Jungo ramo dilauro, di cui anche e coronato. Sul suo capo e
rimanendo l' I nascosto dat ramo, o facendo ne
ii Lo stesso Heyne at luogo citato lodo la in gegnosa spiegazione dei Ch. Boetii ger, che Apollo pone jugum fdes pulsaverit. Io credo questa sola la vera interpreta Eione d 'Igino. Apollodoro ha τήν κοάραν sulle quali parole vedasi il lodato Heyne.
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il figio Ie veci; e certamente rappresenta Apollo. La figura che piu interessa e Marsia; onde da let incomincio la dichiaraetione. Ellae chlamata ΜΟΛΚΟΣ, come sopra e deito. Chilia pratica delia mitologia non pud rimaner sor- Preso in venere uno ste880 80ggetto variamente appellato. Lo abbiamo sopra notato in Meropeda alcuni chlamata Perihea; e mille esempi se ne Potrebbero addurre anche coli autorita dei solo Omero, Se n011 fosse Cosa notissima at dotii. Orso periti sono molli autori deli 'antichila, se tuite non si sono Certa mente da loro riportate te tradietioni, in is pecie te particolari di alc uni po-
giunti; tanto piu che questo vaso e di tanto Chiara rappresentanga che quasi pud dirsi chel a pittura da lume ali' epigrafi. Stabilito uri talCanone colle leggi, come a me pare , di bu0na Critica, non discrederemo che Marsia fosse chia- anato Μολκος. Questa Voce, h vero, non haal cuia significato in greco, e neppur Si trOVa radice alciana a cui poteria noi richia- mare. Ma non d ii primo nome pr0prio acui manchi tal requisito . Io perd credo ches vanisca Ogni dissicotta , quando si p0nga mente ali affinita det γ col κ, onde i Greci han scritio per re carne οβemPi0, γναμπτω
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si, V. Maitta ire ling. Graec. dialect P. 2. et 378. 2) V. Magna n. Brut. num is m. p. 6. tab. 22. Spanti. de
ling. lat. p. 6. 3, Ad U. Μολγος. V. ibid. notas in ed. Alberti. 4) Ad Aristoph. equit. V. 959. ο) Ad eun d. VerS.
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se ivi tat voce si adopra meta fori Camente, Conpiu ragi 0 ne pote usar8i rael nativo suo senso clim ungitore . Cid stabilito, e facit cosa it provare Che questo nonae heri conviene a Margia . Si nove ra es 80 fra' Satiri; ma da 1gino e det to anche pastore sa): uligio cui va il mungere necessaria- mente Congiunto . Sebbene non ci si a noto ilrnotivo, per cui Marsi a pote Chiamar81 antonomastica mente ii in ungitore, non do v rem per quo sto arre8tarci; potendo si ben conge iturare Chefosse prima Marsi a Chiam ato Me ρσυας ό μολγος, o p0i Semplicem ente Μολγος; Come Omero or disse 'Aρης ἐνυάλιος, or sola mente 'Eνυαλιος a dic hiarar Marte; or Ηφαιστος ἀμφιγυήρις , Orunica mente Aμφιγυήςις a denotar Vulcano; OrΠοσsιδων εννοσίγπιος , Or 80lO 'Eννοσίγαιος a Significar N et tun O . sub anche tentarsi altra via per is pie gar talvoce, e for8e parra a taliano Con pila Su Cce880. Rimanendo fisso che Μολκος si agi scritio per Μολγος , perche parmi evidentissimo , pud tenergiquesta parota per intera, e Sen Za a ferest; e Co- me tale, fit an Che considerata dat compilatori
dei digionar j . Fra' diversi significati, che te si ab tribuis cono, lascio sortito Polluce sil) che nel-
i, Marsyas Oeagri filius pastor. Fab. I 65.
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la lingua dei Tarentini valeva βος ο ν ά to ν, Ocredi pelle di bue. Da uia passo perd di X ifilino bende duce Arrigo Stetano, che significasse anche in genere sacco dicuolo. Or rac conta Eliano si), chela pelle di Marsia era appes a in Celene . Cib avea innangi a tui narrato Erodoto, te cui parole vo-glion riportargi, perche at nostr' uopo Opportunissime . 'Eν τs s ΚελαιναῖςJ ὰ Σιληνου Μαρσυ εω ΑΣΚΟΣ εν τη πόλι αν ρε ματαti sa). M0lti dotii hanno opinato che Erodoto usando la parota sic εος volesse significare, che delia pelle di Marsi a se ne era fati O ian Otre edappeso. It Perigonio comentando it citato passo di Eliano si oppone a tuiti, e 80sti ene , che ne i luo go di Erodoto et tὰς non altro significa che se inplice mente pelle . Seguo la sentena a dei primi, la quale veggo anche ad Ottata dat Burmania O. Licet άσκὰς, dice quel grand' uomo,
pellem notare po8Sit 3), non tamen puto exten Sam
I, Var. hist. lib. I 3. C. 2I. V. Stat. Theb. q. U. I 86. Lactant. ad eun d. v. et ad i. 2. Theb. v. 667. Lucan. ΙΙΙ. 2O6. Eustath. ad Ρerie g. v. 32I.
2, Lib. r. C. 26. 3j Forse quel dotio ebbe in mente Aristo sane che alv. 4 l. delle Nuvole ha δέρειν. Staveren ne i Comentare Igino propos e la ricerca se da quel tuo go dei comico greco potesse trarsi partito per la spiega Zione data alia voce ἀσκος dat Perigonio. Io, a dir vero, Credo che no . Ιl verbo δείρω derivando da pellis cortina, racchiu de in se la nogione di toller la pello
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pellem hominis excoriati ita vocari poSSe, sed recte si ita sit Suspensa, ut interius utris formam habeat , et talem fuisse hanc pellem Maroae docent praeter Herodotum , auctor de fuminibus , Plutarchus vulgo habitu S , in MarSγa , et qui eisdem verbis
senga bisogno di accoppi arsi a un sos tantivo che la significhi. Potrebbe , nol ni ego , rispondersi clic talpleonasmo non saria nuo Vo nella lingua greca ; ma si avrebbe contrario io Scoliaste di esso Aristolane oagii Scoliasti credo che debba spesso deferirsi in co- se grammaticali ) che dichiarando it passo indicato glos-
Sa : σωμα-; colla Cui interpreta Zione e d 'accomdo Eustagio , che scrisso adoprarsi la voce ἀσωος per significare ii corpo deir uomo , vivo o morio Che sin v. Steph. ad v. αωκος i. La credo nata dalr aver questa voce it significato di Otre che in qualche modo pConforme at Corpo Umano; dei che tanto piu mi persuado , quando mi ram mento che Antilane presso Ateneo, Chiama ἀσκον un grasso b evitore .
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po delia seminina or Or ram mentata . Ella e Cor- tamente Diana, che si rappresen id tal volta consi) In un bel vaso illustrato dati' eruditissimo Sig. Millin T. I. pl. 3. in ve de si in duo nomi raddoppiato it Sigma; in m eZZo pero, non in fine, come qui: QCredo che se ne abbia a dedurre it motivo dalla pro- nunetia di questa lettera , la quale essendo Un mero sibilo do velle credersi necesssario raddoppiaria ove si proferisse con forZa . Rammenti it mio lettore che ipit tori dei vagi non erano letterati: di somi glianti esem pi Ogni nazione polrebbe ad durne , traiti dalia mani eradi scrivere det suo volgo . Deo pero avvertirsi cho disimit raddoppiamento det Sigma in sine di parola ah biamo e sempio nella lingua Osca. V. Lanai Saggio di
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una face, come qui, tal altra con diae, comen et vago che fra poco illu8tre rem O . Delta su
faci e pur figurata in med agite . Ella , secondo Callimaco, chie se ed ottenne da Giove dioggere con piu nomi appellata ) . Non sarancerto giunti a noi quanti te ne attribui I' anti-chita; Onde non e da 8tupire che uno insolitone appari Scu net 1108bro monumento; tanto piuche colle noti Zie, te quali si hanno, e facit cogam ostrare Che Je Conveniae. Se te favole Osseroa noi giunte quali furono nei loro prim0rdj, non avremmo mai forse vestuto darsi tal 110me a
Diana . Ma pol che i p ieti ciclici, i tragici , i grammatici , e sino i filosofi rivolgero ad esse it loro in gegno , non dee cid far mara vigila . I primi te cangia rono guidati solo dalia fantasia : fra' secondi gli uni te confugero it piu delle volte agglugnendo i loro pensa menti ineltissimi, ni altri te interpretarono Coerente menteai dogmi di loro se ita: di che abhiamo assai
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antiolii vestigj si) . A questi ultimi gelaga alcun
du bbio si dee ii nome che attribuisce a Dianail presente vaso . Si s0 vvenga il mio lettore che Diana e la stegsa che la Luna; e a cid giova qui in i specie p0r meiate, perche CD me Con face d rappresentata Diana Lucifera , cO81 talorra in med a glie d figurata Ia Luna . Ora sappiamo da Stobe0 sil), che Zenone ciZiege την Σελήνην
Meno ci occupera la figura, che resta ad illustrare . Che questu sta Apollo lo indicano patente mente e it ramo d' alloro che liene in im-
li V. Heyne Comment. ad Apollod. p. XXXVIII.
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cini , che te ha confuse : Onde Coloro , che adonta delia luce , Che ogni di piu si spandesu' vetusti monumenti , son usi attribuire indistin tamente remotissima etae a queste fit ovi-glie , hara qui novella condarina dei lor pensanienti assurdissimi . It tripode pol , che si os- Serva in questa rappre Senian Za , indi Ca a nato Credere , Che la Contega fu falsa in Juogo sacro ad Apollo , come narra appulato Diod0r0 )Semplicissima obmp08i Zione , sebben Variata al-Cun P0 CD, e pur quella che e incisa alia tav. 64. dei quarto tomo della prima rac Colla hamilto Diana. E' quivi figurato sedente ii Satiro in alto di suonare te doppie tibi e sotio cui e unvaso glacente cinio d' ellera ; e die tro ad esso si ede in alto Diana, menti e dati' altra parte Apollo con ramo paria a Minerva che ha