Le opere di Galileo Galilei

발행: 1855년

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Edigione oria inalo ili Loida dei 163 i.

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SALV. Largo campo di filosofare agi intelleui speculativi parmi che orga a frequente pratica de famos arsenale di vo signori Veneriani, e in particolare in quella parte themeccanica si domanda; attesoche quivi Ogni Orta di strumento e di macchina vie continuamente post in opera danumero grande di artesici, tra i quali e per te osservaEionis atte dat loro antecessori, e per quelle chera propria RVVertenZa anno continuamente per se tessi sacendo, e Orga obeve ne iano dei peritissim e di sinissim discorso SAGR. V. S. non ' inganna punio e io, come per natura

curioso, frequent per mio diporto a visita di quesio tuom e la ratio di questi che noi per certa preminenZa che tengon sopra i resto della maestranga domandiam proti laconserena dei quali mi a pii volt alutato eli investiga-χione delia agione di effetti non sol maravigliosi, a r condit ancora e quasi inopinabili. vero che alvolt ancomi a messo in consusion e in disperagione di pote penetrare come ossa eguire uello che, loniano da gni loconceito, mi dimostra i sens esse vero e pur uello hep ac is ci diceva quel uo vecchio si un etlai e una proposiκione bene assa vulgata; a per i ta reputava in

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t uti vana, come molle attre che sono in Occa dei poc intelligenti, da loro, credo, introdoti per ostra di aper dirqualch cosa in torno a uello di che non On capaci. SALV. V. S. uo sors diro di queli ustimo pronun latocli ei proseri mentre icercavam d intendere, per qua ra-gione sacevano tanto maggior apparecchi di Osiegni, armamenti ed altri ripari e sorti sicagioni in torno a quella grangalea ZZa che si oveva varare, che non si a in torno a vascelli minori dove egli rispos ci farsi per evitare it peri- colo di irenarsi, oppressa dat gravissim pes delia sua vasta mole inconveniente a quale non son oggettim legni minori Τ SAGn. Di cotest intendo, e sopra tuti deir ultima conclusione ch ei oggiunse la quale i ho sem pre stimata con- ceti vano de vulgo cio che in queste ei attre simili macchi ne non bisogna argomentare alle iccole alle grandi: iterche molle invenχioni di macchine iescon in iccolo, chein grande vi non sussisiono. Μ essendo che tuti leuagionidella eccanica anno i Mndamenti loro ella geometria Delia quale non edo hera grandeZEa ecla piccolerra saccia

cerchi, i triangoli, i cilindri, i coniis qualunque attre figure solide Oggeti ad altre passioni queste, e ad altre uelle quando I macchina grande si sabbricata in tuttici suo membri consorme alle proporrioni della minore, che si valida resistente ireserci Ei a quale ella e destinata, non 8 Vedere perche essa ancora non sta sente dagi incontri che O- praggiugner te posson sinistri e distruitori. SALV. I det to de vulgo o assolutamente Vano, e tal- mente vano chera suo contrario si mira profferire oon al-trettanta verith dicendo che molle macchi ne si Otranno sarpi perseite in grande che in piccolo; come per sempio uia Oriuolo, che ostri e bait te ore, tu iusto si ara di unaia grandeχχ che di un'altra minore Con miglior sond mento usurpan que medesimo deit altri tu intelligenti, iquali delia riuscita di tali macchine grandi, non consorme quello che si accogite alle pure ed astratie dimostragionigeometriche, ne i meitono a causa vir impersegiones della

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materia, che oggiace a moue alteragioni ed imperseχioni Maqui non so 'rio miro, senZa inciam pare in qualche nota di arroganga dire che ne ancori ricorrere alle imperserioni delia materia, potenti a contaminare te purissime dimOstragioni ma-tematiche, basti a Musare l' inobbedienga delle macchine in concreto alle medesinae astrati e deali tutiaviai pure ldiro assermando che, astraendo tuti te imperseχioni della materia, e supponendola perseitissima ei inauerabile, e da ogniaccidental mutagione sente, ultavia i solo esse materiales chera macchina maggiore, sabbricata deli istessa materiae con ristesse proporgioni checla minore, in ut teci' attre condigioni risponderit con iusta sim metria alia minore suo chenella robusteZEa o resistenga contro alle violenti invasioni; quanto tu ara grande, tanto a proporgione Sara tu de te E perche o suppongo la materia esse inalterabile, cloesempre 'istessa e manifesto che diraei come di asse ioneesterna e necessaria, si posson produr dimostraaioni non men detral ire schieti e pure maiematiche. Pero, Sig. Sa-gredo, revochi pur ' Opinione che teneva e sors instem contuiti gli altri che ella eccanica an sati studio che lemacchi ne e te sabbriche composte delle medesime materie conpuntuale osservanga delle medesime proporatoni tra Ie loro parti, debban essere eguaimentem, per di meglio, proporat naimente disposte a resistere e a cedere alle invasioni edim ii esterni perche si puo geometricamente dimostrare sem- erae maggiori essere a proporatone me resistenti che leminori si che ultimamente non solo di iutterae macchine sabbriche artillatali, a delle naturali ancora, si un termine

necessariamente sortito, lire a quale ne rari ne la n iura possa sapassare trapassar, dico, O OSServa Sempreristesse proporatoni coli' identita delia materia. SAGR. I gia mi sent rivolgere it cervello, e quasi nu-gola dat baleno repentinamente aperta, ingOmbrarmis la menteda momentanea e insolita luce che da loniano mi accenna, subii consonde ei asconde m maginagioni stranterme indigeste da quani ella lia deti parmi che ovrebbe -- guire he lasso impossibi cosa Osiruire due subbricho del-

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ristema matella simili e diseguati, e tra di loro con eguat proporgione resistenti e quando i sta sar anc impossibile trova due sese aste deli istem legit ira di iuro simili

appresso. quesio chera dico deli stat di regger se me- desimo intendas detio di gni lira costituχione e cos seu corrent potra reggere it pes di dieci correni suo eguali, una trave simile a tui non mira attramente reggere it pesodi dieci sue eguali. a notino in gragia V. S. II Sig. Simplicio nostro quanto e conclusioni vere, benche ne primo aspello sembrino improbabili, additate solamente qualche poco, depongono e vesti che te occultava no e nude e semplici sanno de loro segreti ioconda mostra Clii non ede comeu cavallo cadendo da n alteZEa di tre bracci ο quailrosi romper te ossa, a n cane da una tale e u gatio da una di it dieci, non si sar mal essu no, come ne ungrillo da una torre, ne una formica precipitandosi atrorbe lunare I piccoli lanci ulli restano illes in cadu te, dove i pro-vetii si rompono gli tinctii, a testa. E come gli animalipi piccoli sono, a proporgione, piu robusti e sorti dei mag-giori, cosi te piani minori meglio si sostentano e gia credocli amendue o apprendiate cho una querciaraugent brac-cia alia non polrebbe ostenere i suo rami sparsi alla simili iviline di una di mediocre grandeaga e chera natura non

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polrebbe sare unia vallo grande per venti cavalli, ne n gigante dieci volt pi alio diis uomo, se non o miracOlos menteo coli altera assa te proporgioni elle membra ed in particolare deli'Ossa, ingrossandole molio e molin Opra a si- metria deli ossa comuni I crede pari mente che nolle mac-chine artifiχiali guat mente iano sat tibili e conservabili legrandissime e te piccole, e errore manifesto e Osi, per sempio, piccole guglie, colonnet te ed altro solide figure sicuramente si potranno maneggiare, distendere e riZZare enaarifico di rom persi, herae grandissime per Ogni sinistro accidente anderanno in peZEi, e non per altra agione che pelloro proprio peso. qui e sorZa chera vi accontion caso degno vera mente di esse saputo, come sono tuti gli accidenti che accadon mori deli aspetiagione, em si me quando i partito res per uviare a uno inconveniente riesce Oicausa potissima de di sordine. ra una rossissima colonnadi marmo distes e posata presso alle sue est remii Sopradu pergi di trave cadde in pensiero, op certo tempo, adun meccanico che osse bene, per aggiormente assicurarsicbe gravata a proprio pes non si Ompesse ne meZZO, Sup- porgit anco in questa parte un tergo simile sosiegno parvet configlio generat mente Olto opportuno, in P esito lo di-mostro essere stato tutio Γ opposito, at iesoche non passarono molli est chera colonna si trovo lassa e rotta, iusto sor

SiuP. Accidente in vero aravi glios e vera mente prae-ιer spem, quando pero lasse derivato dati agglugnervi ilis novososiegno di meZZO. SALV. Da quello sicura mente derivo egit, e lauiconosci utacagio detre ito leva la aravi glia perche depost in plana terra i due egri della colonna, si edde che rino dei travi,sul quale appoggiava una elle testate, si era per a lun-gherga de tempo infracidato e avvallato, e restando queldi eget durissim e sorte su causa che a meta della o lonna restasse in arta abhandonata dati estremo ostegno: ondera proprio foverchi pes le sece sare uello che non avre e satio se sola sopra i due primi si lasse appoggiata,

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percii ali'avvallarsi qua si iussera loro, ella ancora ravrebbeseguito. qui non si uo dubitare cheria accidente non sa-

colonna grande.

SAGR. Gia si qui est io assicurato della verit, detressatio ma non penetro icta agione, Ome ne crescersi a materia non de a coli istesso agguagii multiplicarsicia r sistenet e gagliardia e tanto pili mi consondo, quant perr opposito ed in liri casi crescersi molio iura robusteEgaecia resistenga a rompersi, he non cresce r ingrossamento della materia che se, v. g. sarann due chiodi siti in unisuro, uno i grosso it Oppio deli altro, quello reggeranon solamente Oppio pes di quesio, a triplo e quadruplo. SALv. Dite pure t tu plo, ne diret lontano dat vero, pereli eos ii dimostro i nostr Aecademico eis auro giorno ii Omprenderem dolia quarta proposiaione delia sua Monaseienaa ne quest effetio contraria a quello, ancorche in sem-biante apparisca cos diverso. SAGR. Adunque, Sig. Salviati, planateo questi scogit dichiara teci queste scurii , se ne avete i modo, che enconglite itur questa materia delle resistenZe esserem campo pleno di belle ed utili contem plagioni e se vi contentate chequesto si ii Oggeti dei nostri agionamenti 'oggi, a me, credo a Sig. Simplicio, ara gratissimo. SALV. Non posso manca di servirle, purche la memoria serva me in Omministrarmi quello che ia appres datis

sim Accademico che Opraria materia aveva salte molle speculagioni, e tuite, conforme a suo solito, geometricamente di-mostrale in modo che non senga ragione questa sua mirebbechiamars una uoua scienZa perche sebbene alcune elle

conclusioni sono state da altri, e prima di tuiti da Aristotile, osservate, uitavi ne sono delle tu belle e uello chepit importa), da loro primari e indubitali sondamenti connecessarie dimosiragioni provate. Ε perche, come dico, voglio dimostrativa mente accertarvi, e non con solamente probabili

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