Beispielsammlung zur Theorie und Literatur der Schönen Wissenschaften

발행: 1788년

분량: 673페이지

출처: archive.org

분류: 미분류

331쪽

mine, e trinoee, ora col far cavalleri grandissimi diterra, e di Iegname, che sopra facessero te mura deIIa terra : per Ie quali opere tirate innandi coti grandissima uecisione de' suoi, era anco diminuito notabiImente iInumero di quei di dentro tanto che stracchi dasse comtinue fatiche, emancando loro Ia polvere per artiglierie, non potendo pio resistere a tante molestie, gittalo interra dati' artiglieria gran Parte delle mura, e Ie minopassato in molli luogbi delia terra. nella quale Ioro peressere espugnati i primi luoghi, ε' andavano continua. mente ristringendo, final mente ridotii ali' ultima necessita; capitolarono col Turco, che u Gran Μaestrogli lasciasse Ia Terra : ch egit con tuiti l Cavesieri enodiatii potessero utare salvi cou iaculta di portar secoquanto piu robba poteVano e per avere qualche sicurth, eho k Turco facesse partire P armata di quei mari, 'discostasse da Rodi cinque milia P essemio di Terra ipur virtu della quat capitulatione resto Rodi h Turchi.

et Clistiani. essendo onervata loro Ia sede, passarono In Sicilia, e pol in Italia, avendo trovato in Sicilia uti armata di certe navi, che sy Ordinava. ma tardi pereolpa det Pontefice, per metiere in Rodi come avellerou vento prospero, Tinfrescamento di vellovagite, odi monitioni: e partiti che surono di Rodi, Solimano In maggior dispregio della Cristiana religione, fece lyeα-trata sua in quella citi. il giorno delia Nativit. deI Fi-gliuol ae Iddio net quai di celebrato con infiniti canti e musicho nelle chiela de' Cristiani, egit sece convertire tuite te chiela di Rodi, dedicate at culto di Cristo ita Moschee, che secondo I uso Ioro, esterminati tuiti axiti de' Cristiani. sumno dedicate at culto di Mao. metto. Questo fine ignominioso aI nome Crstiano, questo fruito della discordie de' nostri Principi Ebbe. I Anno mille einquecento ventidue, tollerabile se alismeno P essempio det danno Passato avello dato do eu-

332쪽

mento per Io tempo futuro: m. continuando si te di cordio tra i Principi non furono miliori i tra vagii deli mille cita quecurato ventit re. Nel principio de qi talei Mala testi eo noscendo si impotenti a rosistere alle forae . deI Papa. per interpositione deI Duca d' Urbino. fuisTono corate uti lasciar Rimini. ela sortdZZa. avula inistetitione benche incerta. dyavere qualche iastenta- metito per la vita di Pando lso: it che non ebbe esset toalcutio. Atido di pol ii Duca de Urbino at Ponteiice.aPpreta atquale. e Della maggior parte delia Corte, tacendogli favore Ia memoria gloriosa di Giulit, Potileneo otteti ne i assolutione dalle censeue e d elsere rinvestito dei Ducato d'Urbitio, ma colla clausula senEa Pregi dicio stelle ragioni, per non pregiudicare ali applica.tione cli' era stata fatta a' Florentini deI Montefeltro;

i quali dicevano a vere questo da Lione per dilata diquet Ducato, ducati trecerito cin quanta mila, e dya-πervi spesi do po Ia morte sua in diversi luoghi per laeoti servatiotie dello stato della Chiosa pisi di sellatitam ita. Ricevh ancora iii gratia it Ponteiice ii Duca di Ferrara . rinvenen dolo non L lamente di Ferra rho di toti O qu ullo, Che irinaneti alla guerra molia da Lio De contra i Francesi, posse leva apparietate alta Chiosa, maIasci anilogli eZiandio con grave nota sua. 6 des mitii. stri elae Diauatio male la sua imperitia, te castella di S.

Fefico, e det Finale, quali acquistate da lui quando Toppe la guerra a Lione, e di pol perduia inti angi alia sua morte, aveνa di nuovo ri prese per I'occasione dolia vacatione delia Sedia. Obligusti it Duca di Ferrara ad ajutare con certo niam ero di genti Ia Chiela. qua odooccorresse per Ia di ista dei suo stato, e si astriti se congravissime Pene, sottomet tendosi ancora at ii cadere delia in vellitura. et alia privatIone di tutio te sue ragioni, in colla che in futuro offendesse pili la Sedia Apostolica. Dettegit ancora it Pentulice non piccola intentiorie di

333쪽

restitiairgii Modona, e Reggio. bencte da questo. essen dogli di pol dimostrata Ia importanga delia Cosa, e perto eslampio degli antecessori suoi la infamia, che ne perverrebbo al sno nome, si alieno coli animo ognigiorno piu. Nel quat tempo it Castello di Milatio strettoda ea resti a d ' o ni cosa eccetio che di pane, e pleno δ' in sermith.ycoraverane d' arendersi , salve te robbe, ele persone, se per tutio it glorno quartodecimo δ' Aprilo ori era soccorso ; at quat tempo osservata Ia conventione appari essere mortala pili parto degli nomini, che vierano dentro. Consenti Cesare con laude noti Piccola appresso agit Italiani, che fosso con gnato in potest. dei Duca Fhaticesco Stareta: nh si teneva pio altro peri Francela in Italia che u Castello di Cremona, provisto ancora delle se necessarie abbondantem ente: e nondi. meno questi succcsIi non sollevano la infelicit. de' popolidi quel Ducato, aggravato cccessivamente dati' esseroto Cesareo, Per non ricevere i Pagamentit it quale essendoatidato ad alloggiare in Asti. e netl' Astigiatio. avendo tumultuato per la medelimae caseone; predis tutio ili'aese insino h Vigevcne : ici modo che i Minalesi perfuggire ii danno e V perteolo det paeta furono costretia Promettere loro te paghe di certi tempi, che importa- vano circa ducati cento milat e nondimeno non si mitigava per questa acerbith in parte alcuna I' odio di quel popolo contra i Francesi, detiendosi serini parten timore per la memoria dellyos se falle loro, parte lasperari Ea, che su mai cessa M il per colo, che in Re di Francia di nuovo non assaltasse quello stato, cesserebbono tanti pesi, perche non Drebbe necessario che Cesare tenesse piu soldati in ques Ducato. Trat lavali in questo

tempo medesimo coratinuamente la Concordiaitra Cesare, e i Vinitiani, laquale per mesto dissienit. eho nascevario, e per varie dilationi interposte da Iom -- neva sospesi di quello ine avesse a segiarne, si animii

334쪽

di Halanno. Aecrelibe la dilatione e sorse anco te disseisit. di qnesta praticula morte di Gieronimo Adorno,il quale est endo persona di grande spirqto. ed sperieri.

cori destreκ a singolare, in luog id et quale vi su mandato da Milatio in nome di Cesare Marino Caracciolo. Protonotario Apostolico, ii quale molli anni pol su da Paolo Tergo Potitofice promosso alla dignith dei Cardi. natato. Trattaron si queste cola ini vinetia molli min. perchii da altra parte ii Re di Francia saceva assidia mente per gli Ambasciatori suoi diligenza grandissima

in Contrario. Promet tendo Ora Con laetiere, Oi a cori u Omini proprii di passar presto con potentissimo esse resto iti Italia: perchh tra i Senatori eratio varieth strande di pareri. ed assidite disputationi: perci, si molli configlia. Vario, ebe non si abbati donnal se la confederatiotie dei ne di Francia, considando si che Presto avella h mandare .l'essercito in Italia: la quale spe anga il l e staretandosi icori lamma diligetiza di nutrire, a Meva nitra molli autri mandato di Dia ovo Ren κο da Ceri a Vinetia h pro- 'mettere questo medelimo, ed h dimostrare che gia Ie. Cose era NO Preparate: altri Considerando per in i spe Tioriza uelle coso passate te neglige mi esecutioni di queine. Non confida vatio che avelle a Passare, e qtie lata DPimibne sy accresceva per te lettere ui Gio vanni Badoero.oratore loro in Francia r il quale pri stando Nile a quello. es gli era riserito dat Duca di Barbone . il qnale gi, congiori te occultissima mente contra it Rc, disidera va che i Vinitiani si unissero cori Cesare, assermava che Ine di Francia per queli' anno noti Passerebbe, risi man. ctarebbe iesibrcito in Italia. Spaventa va altri la mala fortuna det Re di Francia. la prospera di Cc lare . ii considerare. che in Italia segnita vatio Cesare it Duca di Milano. i Genovesi. e i Forentini cori la TOscutia tutia. e si credeva che avesse a fare ii medesimo it Pontusicollas is ..ῆ - ae a a suo.

335쪽

is mora M Italia erano congiunti seco I' Arciduca suo D telle vicino allo stato de' Vinitiatii e I Re d'In philterra. ii quale continua mente saceva Ia guerra in Piccardia. Fella quale variet. di pareri non meno tra i principali det Senato , che Degii altri, non si potendo per Ia m Z turit. delle cola, e per la istanga grandissima dogii Ambasciatori di Cesare differire piti it sarne deli heratione, convocato final mente Per determinarsi ii configlio de .Pregadi. Andrea Gritti,, uomo per important Issime amministrationi, e fatii molli egregi. di lamma aut orithin quella Republica, e di Dome molio chlaro per tu ita Italia. ed appresso a' Principi esterni; parto secondo si .dice in questa sentenZa. I ' , Ancor chylo conosca esser peri colo, Prestantissimi Senatori. ches io consigi iero che noi non ci parti amodalia confederatione det Re di Francia, ut cuni non im .iterpretino, che in me possa pili it rispello della Iunga conversatione, ch i O ho avula Co' Francest, che quello deli' utilita della Republica; non mi asterro per questo da esprimere libera mente ii parer mio. come . Pr pr ametite ufficio de' buoni Clitudini: angi h inutile. e Citta litio e Senatore, quello, it quai per qua lunque ea gione siritrahe di persuadere agIi altri quello, che in se medesimo sente essere ii beneficio della Republica; Benche io mi persuada cho appresso agit uomini prudenti non avra Iu Ogo questa interpretatione; Percho considereranno non solo quali fiano stati in Ogni tempoi costumi, e lyattioni mie, ma che io non ho traitat coI Re di Francia. no cogit uomini suoi, se non come

uomo vostro. e per vostra Commessione, e commandamento; e mi giustificherk olira questo a' io noti m inis ganno. Ia probabilit, delle ragioni, te quali mi sanno Condescendere in questa sentenga. Non traitiamo se si idebba fare Duova confederatione con Cesare, contrae in

336쪽

che abbiamo col ne di Francia : cosa che h gindicio

- mio nora vvol dire altro, che stabilire in modo Ia po-

tenga die Cesare gia terribile a cia uno. che non si essendo mai piu ri medio di moderaria, b d ' ah bassaria.

Crelca colatinua mente in nostro pregiudicio matii sestissimo. Non ah biam O cagione at curia che possa giustificare

questa deliberatione: perchὰ ii Re ha iam pre operuato Ia nostru coti sederatione, e se gli esletti non sono staticosi pronii a ri novare la guerra in Italia, si conosce chia ramente che pol che . questo lo siti molasiano i prooprii intctelii; non h procedulo da altro, che d agi 'im. pedimenti; che ha aviati, ed ha n et Regno di Francia, i quali halano potiato prolungare i di segni suo i, ma non potra Diaogia an nihil argii: Perchὰ la volo ut i h si ardente alia ricuperatione dello Italo di Milano, la potetiza eligrande, che sistentati che avra questi primi impoti de' minici. i quali fosterra facit mente, ni una cosa io ritaris deris, che di riuovo non mandi forete grandisti ine di qu. da' monti. Vedemino deli' una cosa, e deli' attraptu volt e t ellem pio det Re Luigi, ii quale ellendo a Ll altata la Francia con armi molio pisi poterati, che non latio queste. che at presente la molestatio, Coragiura togii contro quasi tutio ii monito, colla grati degga delle suo large, colla forteZZa de' luoghi che sotio su i conlini, colla sede de' populi facilinente si diste , e quando eranell) opinione di tuiti gli uomini, che per lastra cheZeta della guerra gli fosse necellario it riposo di qualchetem po . mosse subito in Italia potenti essercili. Non fece questo medesimo ne' primi antii det Regno suo u

presente Rey quando cialatano crudeva che Per ossernia ovo Re, Per aver trovata es austa la Corona, per lespese inlinite deli antecessore, sosse necessiitato clitterire Ia guerra ad uti' altro anno. Non ci dolibo ad unquesta ventare questa tardit., tib sarcbbe lassiciunto scit sadulle nostre variationi, perchh il confederato ri lardato , - ae 3 non

337쪽

non dilla volontῆ. m. clagi' Impedimenti sopravenuti. non da giusta causa di querelarsi at compagno, no Desto colore di partii si ii alia collegation o. aesta deliaberatiotic ricerca ita no i ii ri Ipetto doli' onesta. it ri petio delia dignita dei Senato Uinitiano. ma non Iari corca me nosti rispello deli' utilita, angi della salii tonostra. Perche chi h, che Doti coriosea di quanto prostio ci I a. e da quanti pericoli ci liberi. se 'l ite di Fraticia ricupera I O stat O di Milano, e quanto riposo Partiarisca Per molli antii alte cose Dostre 2 Ammoniscet essem pio dolio cose succedule pochi viani innan Ri. Perche t avorto ricuperato questo ne su Cagione, chenoi. che prima con gradissime spe se e poricoli dis eti- devano Pado va. e Trevigi, ricuperastimo uictaia o Verona. sia Cagione . Clio mentre, Che egit teiano paci. fico quel Ducato. noi possedestinio Cori grandissima Paco e sciaria tutio P Imperio ii ostro, est empti, chu citi anno . Diuo vere molio pili che la memoria antica

Presono Per et purierina quel, Chu non a CUatio Qua Preso per tu vagi urii, quanto detrimento rice essero deli estorsi partiti ualla nostra congiunt lotio, cola Chonta Za comparatione conosceranno mcglio Dei tempor reserate. nul qualo ba questo Ilo per cinulo uri' in1Pc-Ta toro, Principes ut latiti Regni .ie di tanta grandegeta, Ia cui potenga lo necessita a desiderare; ed avere caris- , simalia tiostra consederati uiae. AIa per contrario chi hquclio, cho non Vegga, o che non cora Osca in qNantoszri colo restereti bono te cola nostro, elatu so che sosse

338쪽

quollo, cho Possa pro metiere, che essendo it Ducato di Milatio lana scala di saliro ali' Imperio di tu ita Italia,che abbia a potere pisi in Cesare it rispotio della giustiistia e deli' on est, . che ι' Ptinbuisus o cupidita propriae naturale di tuiti i principi grandi 2 assicureracci sorsola moderatione e la temperati Za de' mitii liri. c' h. in Italia' che sotio quasi tuiti Spagnoli. gente insedete, rapacissima. insatiabile sopra tutio l'alire Τ Se ad utique Cesare, o Ferdinando suo fratello s)attribui scono Milano, in che grado rimanu lo stato nostro, circo iidato da Ioro dalla parte d'Italia . e di Germania 2 che rimedio possit amo sperare a' Dbstri puricolii essundo in mano suo ii Rea me di Napoli, it Pontesco e gli altri stati ae Italia dependenti da tui. c cia scutio degli amici nostri si elausto, cd attrito di forete, che da loro non possammo sperare lavore alciano : Ma se 'I ne di Francia posse-desse ii Ducat o di Milano, vestando le cci se bilaticiate tradu e tali Principi, chi avella da temere dati a potenga deli utio, farebbe riguardato, e lasciato flare per lapo ienta deli' altro: anzi it timore sessa mente delia sua vo- . nuta, adiciara tuiti gli altri; Percli si costringe gl' Imperiali a nuri si inuo vere, is non simpegnare ad impresa

alcutia: pero . me Pare pio Presto ridicola, che spaventosa la vanit. de minacci loro, che se non ci colaiade. Tiamo con Cesare, ci volt erranno contro I esserota come se et muovere la guerra at Senato Viuitiatio Laim prela sacile, e sperariae presto la vittaria, e conte loquesito folle it rimedio di fare, che u Ito die Francia non passalla, e non Pisi I csto cagione dei contrario: percho chi dubita . Che Provocati da loro. Proporremo per necessit. conditioni tali a Ru. che quando benen' avesse I animo alieno; Io indueecthro a passare. Non accadde egit questo medesimo . tempo det Re Luigi, che te inglurie, o i tradimenti saltici da loro . c itida

cecino , stimulare in modo quot Re, quando io di suo

339쪽

prigione diventat vostro Ambasciatore, che at tempoche Piu tem eva cl' essere allat lato potentissima mente in Fraticia. mari do i PIIercito tuo . hetiche con in ala fortuna in Italia 2 Mon crediate cho se gi' Imperiali Pen saltero che la via cli tirarci ali amicitia loro, od 'assicia. rarii delia ventita dei ne di Francia solle lyasIaltarci,c avelle disterito sit,' h qnelio giorno a dat gli principio et

forta che'tiora hanno i Capilatii loro cupidith d' ar-ricchirsi delle prode, o do 'gia ad agni delle guerre: forsa Che non haratio avulo necessit. isgravare it paeta degliamici, e fgravandolo avere faculta di tra rne datiari, di . Nutrire ly essercito ne' paesi d altri: ma harino cono sci ut O cho per Ia potenga nostra, si troppo dissicile loε forZarci. she per loro non sa te mendo Ogni gior nodulla guerra det Re di Francia, implicar si in uri' attraguerra, ne dare cagione . uno stato poterate di foretrie di danaia, di sitiino lar colla grandeZeta dei P Osierte , Francessi h pallare. Mentre che staranno in questi Ras- pelli ed in queste ambiguita; non occuperantio Per se

nacei vani d ' offenderci: se non gli assicura remo daquesto limore, saris in potesta loro di fure uno, e lyal tro; c se tu saranno, como haverisinii te, di chi altripolreuao noi lamentarci, che di no i medes mi 2 o deliano sitra tioppa timidita . e dei desiderio immoderato dila voce: la quale b desiderabile, e tanta, quando BD scurἱ da sospetii, quando non aumenta it peri colo, qu/udo induce gli uomitii a potersi riposare, et allege, rii si dat spe se: ma qriando partorisca gli esselli con trarii, h sotto nonae infidiosa di pace perniciosa guerra, ἡ sotto nomo di medicina saluti sera peltifero veleno.

de ii Re di Francia ualle imprese'd' Italia. d. h lui faculi a d occia pare ad arbitrio suo it Ducat o di Milano, occupato quello pensare a deprimere nol, ne segia ita. che,

340쪽

the noi comperiemo con grandissima infamia stet nomo nostro, cori maculare la sede di questa Republica lagrati deZZa d 'uti Principe, ii qua I non ha meno disitosol' ambitione che la poteneta, e che pretende egit, edit fratello che tutio quello Che noi possedi amo in terra serinma a P partenga . toro: e che escludi amo da Italia iaci Principe, che Colla grandeZZa assicurita liberta di tuitigii altri, o che sarebbe necessitato ad essere congi un-tissimo con nol, chi propone queste ragi Otii tanto evi.

deriti, e tanto palpabili non pub gia essere imputatoche io m nova P astellione, pili che Ia verit . piu gliinteressi proprii, cheli' amore della Rcpublica. della salii te delia quat non alibi amo da dubitar, te Id dio alleostre deliberationi conceder. tanto cli selicit. . quatitolia concedulo di sapieneta a questo eccellentissimo Senato. Ma in contrario Giorgio Cornaro Citta dino di pari autori tu . e di nonae celobrato di prudeneta, quatito alcuti altro di quel Senato s' oppose cori Oratione tale . questo consi glio. Grande certamente. Prestantissimi Senatori, emolio dissicile si la presente deliberatione : Dondimen O quati do io considero quale La ne' tempi nostri I 'ambi. tione, e in seduli. de' Principi, e quanto Ia natura lorosia distarnae dati a natura delle Republiche, tequali non si govcrnando coli' appetito d)uri solo. ma col consen- timento di multi procedano con Pisi moderatione. emaggiori rispelli, risi si partorio mai flacciata mente, come spesso sanno em da quel che ha qualche apparenga di piutio, e d ' Onesto : io non posso se non risolverismi . che . noi sia perniciosissimo che it Ducato di Mi. la ito sia d' uti Principe piu potente che noi ; perchhuna tale vicinii. ci necessita h stare in continui sospetii. et ornaetiti; ed ancora che si amo nella pace, quasi om-Pre conviene essere rae' petisteri della guerra , Non otita rite qualiarique cora sederatione, o conventione,c' alibi amo in sieme. Di questo si legsono nulle istorieae 5 antis

SEARCH

MENU NAVIGATION