Francisci Rossi iurisconsulti florentini Monumenta posthuma latina et italica

발행: 1781년

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re uti cor ἐπι sano alto a sestenere te necessis rie satiche, che porta in consegitenda una Pronta Vigilaneta, e sorte2ga nelle noli re operazioni. Il Ω-

condo meZEo h quello di sestenere uia assidua, e non interro ita fatica in queli' esurcizio, o pro Gsione elle si h intra pressi, seneta curare i divertimenti , e gli spassi, facetulo suo placere quella me desina fatica, e seneta distinguere i gloriai di qua' resima da quelli di carne vale. It tergo megeto hquello di spender meno di quello che s guadagna, talch d l' us ita si a sem pre minore deli' entrata. In questa gutta l' uomo onorato vedr, iam pre accre: cere ii suo stato, e se non saxa quelle ric-chezze che si chlamatio grandi , avaῖZera tantociae in proporatone delia sua condigione, e deliosidio degit altri suoi emali di rango potra dirsiun agiato, e comodo Cittadino . Sicch. ogni unoche si a sano, e conservi la sua sanita, che duriun assidua , e diligente fatica ne i suo esercietio, e

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oe ii frequentare te perfine di merito ὸ un

G to de Osiciis lib. a. n. 66. che dice cost ris Facillime autem, dc in optimam partem cogno- ,, scuntur adolescentes qui se ad cliuos, & sapien- ,. tes viros bene consulentes Reipublicae contulo se runt: quibuscum si frequentes sunt opinionem δε afferiatat Populo se fore similes, quos sibi ipsi deo legerunt ad imitandum is E porta l' es empto chola Casa di Muzgio Scevola aueva sormata I' opinione deli' innocenZa , e delia scienta legale in P. Rutilio ancor giovine . Ed in verita non puo nese lan giovine meglio imprimere negli altri l' idea det suo pensare , e delia condorta delia sua vita,e delia rius cita che sia per fare net Mondo, se non con farsi indere frequentare te cale degli uomini di merito, e di dottrina singolare ; primieramente pereliE l' eilbr ammellis a tal conversaZione, e cU teggio prova che gli uomini dotii is stimano ca- pace di trairargit, in secondo tuom perclid it Pi polo apprende questa frequeneta per un desidcriod' imitare la virlsi , e ii merito altanti, e ne ricava una cons guenZa per l' avvenire ; finalmente perchh l' es empto , e te parole delle persone di merito sono la scorta pia scura per consormare isuoi costumi alia norma deli ' Onesto, e dui giuilo. At contrario un certo riscontro dei demerito, edella cattivit. di uia uomo h il conversar male, econ persone di pocO, O cattivo credito. Che

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che dolore neI quore.

CAPITOLO XXXIII.

minore t quindi E che satio ii paragone quando la spesa ci 4ibera da uti inquietudine, seb- bene to 1 udere, o sa it perdere it danaro ci rechi dispiscimento, nondimeno se per questo mezZosii giunge a comprar la nost ea quiete, e a liberarnoi da una qualche molestia che ci affligga l ' animosi trovora Uie h me io assai sacrificare it danam , che la pace dei quore. P. Drus Sentent. 9s. Boua. imperante animo seu pecunia. Se una Lite si puore limere con it danaro, questa va spessi, Per tinglier r animo da un ait anno. Pisi vale la tra quillita dello spirito, che it danaro in casibo Non dico questo perchb io non sappia, che 'a mancan-Σa dei danaro ci toglie talvolta la quiete. Questo ioso, ina bis gna schisere gli est remi, e tcncrsi nesmeagi ; medio tutisinus ibis diceva Dedalo at suo sigiis . La si esse deve esser tollerabile , e non de-ve far mutare stato , e porre in uisordine ili si si uina fami viare, e aliora 're compnarsi la vietela spesa ε ben salta, data la proportione tra I uno, e l' alim oggitto. Che se la speia levasse di sesto,

e conducesse ad una graude inquietudine non gi verebbe levarii da doliis uia mole per metters eun altro . e peno it giudietio h quello che neve recigolare Ogni nostra cietione . Potclὰ te massime astratie non concludono molio se non si sanno ain

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Scella di alaune Senterae δ' miodo nes Libro deu' Opere, o dei Giorni

CAPITOLO XXXIV.

A POTENTI non sanno quanto pili vale la metkIL det tutio ; nd quanto gran bene sa nel cibarsi di malva , e di radice r imper chh gli Dei nascoseio ii vitio agit uomini. Dio voles id che io non fossi nato in questo genere d' uomini della quinta rarra, che h di serro. Ma Giove dispurdera questa raχza di uc mini

pi si amic x come per lo avanti. I figli pol invec-chiando prestamente ossenderanno i lor padri, e gli offunderanno pariando loro con moleste parole. Empi , non temeranno la vendetia degli Ibei ; enon renderanno ii premio deli' educaetione at vec-chi padri ; violenti rE pero statello imprimi neli' animo tuo queste eos. . Ob disci alla giustigia , scordati affatio

delia violeneta . Potchδ Giove ha dato questa leg-ge agit uomini, at pesci , alle fiere , e agit uccelli che si divorino scambieVOlmente, perclid maneano dei de ita mi della giustigia r. ma agit uomini comando, e det te la giustaria molto ollima.

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E' Deilo it con guire ii vitio , e posse tere lamalietia , mentre breve d la strada , e vicina . Maper giungere alia virtu gli Dei vi posero ii sudore : Virriuem posiere Dii Judore parandam . La stradah lunga , e ardua , e da principio aspra ; dove pol tu si giunto alia somniita d attrettanto facito quanto h stata dissicile . Quello h ottimo che in ituite te cose h sapiente stegliendo it migliore per il fine . ME

quello h buono , che cede at bucini ammaestramen ti, e consigit. Quello pol che non se di per se, o che non prosilia dei iconfiglio altrui h uomo inutile nul mondo.

La sanae E sempre eompagna deli' uomo Pigro , e desideroso ; costui. Odiano gli Dei . e gli Vomini . Con la salica divengono .gli uomini ricchi , e opulenti , e piis cari agit Dei. Il durar fatica non is di sonore, ma la potironeri a se dis Dore : vedi ii vers. 31 i. ἔργον δ' ἡδεν ενειδος, ἀεργόν δε τ'νειδος i id est op rari non edis dedecus , Ριι gnavia 6t dotiscus. Clic se ii assati cherat subitoti imiteranno gli OZiosi vedendoti arriccstire . La

litti sono eguali in quello che nisi tralia l' ospite,cbe in quello che dii pregeta l' uomo suppliche vole. In quello che offende ii letto maritale dei sito fratello, e che coii fraude malvagia inganna gli oria-

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ni ; rhe offende con parole it uecchio genitore nella miserabit recciuiema. Con estis Giove si adita , e per queste opere inique gli prepara una egus

pena . tu astienti dat far qaeste cose. Anhiche come comportano te tue sono sacrifiea agit si immortali , con castita, e mondetaa t E asse volte placherat loro con i libamenti , o con I' Ostie , qua lo arulerat a dormire, o quando ti aleterat dat sonno, accio hh a iacto A euore benevolo - verso di te, talchb tu posita comprare ii campo altrui, non altri it tuo. Se agglangerat it poco es meo frequentemen- re tutio questo diverr, grande. Godi dei ben pre- seive . Giocando aucor col fotello lai che vi sano testimoni La credulita, e la dissidenχa rovinano eguaimente gli uomini. Non confidarii a donna.

CAPITOLO XXXV- , . . R L vigio h troppo nemico delia vitta, e troppo la deforma, e la scolorisce. Datemi un bravo artesce , che possieta una o pia delle belle arti , ma che ita cattivo, e di cattivi sentimenti, e eo stumi ; certo che a nulla gli noveis r es et inquella sua prosessione dotio, e valente ς menrrerent uno Per timore di non essEr gabbato, o tradito non gli ander d' intorno. inesti non man-rςnra la promeni, talvolin si consamer, la caparra , fita lavoro strapaanato, Iotendeta pia dei dove

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sostera it suo ricorrente. Taletili in breve tempononost te la sua abilita si riduris miserabile . di cessirio . dunque per fir dei bene in una prosese

pero resta infruttifera, E inutile I' abilita. e ii v lore d' ogniuno et ii quale se ene abbia i doni deli' intelletio io, ha pero quelli dei cuore . . sta verita sempre piis si dimostra, quanto pia s no importanti te Prosessioni, e Ie Arti, michh a ProporZione che cresce la gelosa, e it sospetio dinon essere ingwnati, devo crescere la premura didar continue ri prove delia sua onora roga. Chi manenia ori, argenti, diamanti, e simili ricchi generi deve esset pia geloso det suo onore di un altroche lavori il legno O i marini. Cosi nelle professioni quel legale a coi si dee confidare ii segreto, les critture, in summa gli averi. E l' onore di una Casa, e talvolta la vita di an Cliente na fata maibene, se non sera uonio da bene.

Ge chi non D espr povero non sa esser felice. CAPITOLO XXXVI.

e L ais No deli' uomo h meo se oon si estendes- se con te vogIte, e con te brame , e desideri insertabili. Chiunque si contenta delia sua poverta, e sa lietamente stari ria idissecendo at puro suo limitato bisOgno , avra trovato l' arte di viver se-X , lice.

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lice. Q ranilo gli Ambastiatori di Filippo n. retrati iin Olanda , vid loro i Borgomastri ridere sult' erba. e distendere i faEgoletti, e tirar Dori dat te irasche piceoli pesci salati, o dei pane, e cost fare it lor lpranZo, dilidro tra loro , che era uti impossibile lche it loro Re potesse domare una nagione eost lfrugale. Quello che ei rovina h il voler vivere da tricchi, e avere in se l' intollerenga per la poverth. lla dae modi la poverta ci tormenta ; il primo aquando noi ci vergogniam di let, e per questa Vergogna speiadiamo per non parer poveri pia diquello che porta Ia nostra elatrata , non vendiam parte alcuna dei nostri beni per pagare i debiti, e ei s retiam di sostenere un treno , e un Posto periore alle sorre per non parer poveri : Il Ω- condo h quando noi temtamo la poverth, o ei di mo ad uia sordido ris armio . ali' usure, ait' estor soni, e alle rapi ne per non cadere in quel male, ehe tanto abbiamo in Orrore. Se i' uomo sapesse eo

ser povero sare e selice . Nel primo caso vendere e nna Drte . o tuiti i suoi beni per pagare idebiti , non spendere e annualmente di pid diquello the comporta la sua entrata , e Cost avre be r animo pago , e contento : net secondo caso

astenendosi dati' avarietis si tratterebia civilinente, porrebbe iseno at suoi desideri di accumulare, e non pensando at te ro dopo la morte quando non sipuo pia goder nulla, viverebbe da galantuomo conun equilibrio proporatonam alle sae circostanae. E in questo io credo che non serebbe cattiva masesima quella d' uri uomo, che considerata iv suo stam , la sua condiZione, e te sue sorte ponesi. unlimite ai sani avangi: Percli. messis da parte quelche d necesi trio per pro uvedere alle doti dellelammine , e qiel piceolo capitale che pilo servi

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re in contanti per presidio delia vecchiata , avendo un suo Fondo i,ve ritirarsi , levase l animodali' aecumulare di piis , senra vergognarsi, M averti more di un'onesta poveri .

superiore h una paretia, eon un inferiore h una vili . Quando Ia mente . offuscata dalla collera non puo fare a meno di non Didarci at precipietio. Chi non sa dissimulare i suoi impeti , e i primi suoi moti non sa vivere net monilo ; pero bis gna assuefarsi di buon ora a temperarii , E a se persi frenare net primo moto ; percu l' indu-gio , e it traiienimento, e la sospensione d Iu go alla rissessione , e smoria it suoco dello QOgno che ci irprende . Domandato ad un vec-chio cortigiano come aveva fatio a vivere si tu ga, e tranquilla vita in Co. te: rispose, ricevendole inglurie eon indifferen a , e rendendone graZie ,, - Quomodo rarissimam rem in aula consequius esse set, senectutem: Iniurias inquit accipiendo, &ri gratias agendo is Molle rifiessioni possisno notrrationere da queli' impeto collerico che ci ast ale.

Tra queste la principale E che talvolta fi h merserata l' ingiuria ; L' altra h che la ragione c' inse-gna di reprimere la nostra passione; che questa . propria degli uomini, I' altra dei bruti ,,

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Ira e breve furor; e si nos se sE' furor tanga, cis it jus possesere Spe se a verso AE , e a morte talo mena. Distre it Petrarea , ricordiam i di esser mortali , e diciamo a not stessi ', che giova a mi, come se fossimo immortali, intimare gli Megni, ele inimiciΣie, e dissipare si breve ecty Chegiova quei giorni che mclamo spendere in oneste e lecite occupagioni , consumargii nel tormentarenoi , e gli altri Perclia pia tosto ta vita breve non rendia mo placida, e giovevole a nol, ed agit altri, amabile fia the ella dura, desiderabile quando si estingue. Concludimo con Seneca de Ira cap.

Mi. is Dum inter homines simus, tollamus human bis tale mi non timori caiquam, non periculo simus: ., detrimenta ; iniarias, convicia, vellicationes con-- temnamus, S magno animo brevia feramus im commoda. Dum respicimus quod aiunt, versi a murque nos , iam mortalitas aderit is La pru-

deneta vuέe che clascheduno eonosca i diserti dellasia natura, e che tolga l' occasione at mede simi sottraendo l' alimento alia fiamma ; come suce quel R. di Tracta. ii quale renunetio i lavori fini divetro per non andare in collera quando gli sossero stati spetrati dat familiari. Biso a dunque cinnostersi , e schivare l' occasioni che ci possono condurre Hl' ira, e quando fiamo spinti dati a no- .stra inclinanione, bis gna farsi serra, e rasenarsicon la moderaetione detr animo, la quale h l' ese setto di un huon cuore, e di una buona mente, ed δ eagione di quella tranquillita che forma lavita beata. E per ottener questo fine non vi hmiglior meet o di quello di raffreddarsi, e posersiun poco, e dar temp. alia i issessione ; Perclid, come Disiligod by Corale

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