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SANT AGNES E. Io9 A quella luce coldsire intenta, milia as flessa En astra cosa,
Per interna virtὴ luce umenta,
EDμ illuminata, luminosa. Come rugiada in velis, o pio rata lenta Datrie discende e penetrando posa, O si quella suave luce ternasiuasi in attosubietto in eis interna.
que felice abisso, in quel immenso
Pelago di dolabor ulta sint a. T anquilla se con placido consensei et ero obietto suo la mente vaga Isuo olere auualorato, intelo Perpetua pace in Niparte appaga Puri dilettia nulli altri sembiantim a memoriasu a dieiro , lauanti. In tanta gloria alcun timor non 'ange
Forse cher suogioir e re non duri, et seu stat felice in trinio catae, Et hiari giornisuoi tornino scuri. Alma che dormi in mar chestuma, est ange E de nau fragio tuo par ne non curi, Ch non isu si e ne tuo dubbio orso 2 An hiedi almen per ei quakbe soccoso. O d beati,
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O de beati, o de eisi regni Candida, fortunata habitatri e P pcolla pri hi iei quant que indegni
Dolis tue cante recchi alma felice So che ne cor , cultis itar tu rigni Porti virtu eritii tui beat Ice, Per cheles ret mondo, e suo dolo hami, Ne cosa pii morta tema, ne brami. Impetra da Signor, bliopossa homni Vince mesesso mi iei tenaci a fetti, che regua non mi da nolle, e di maisi depando notos diletti Iosongia anco e bis nos assai
Per mi dissa di guerrieri letti,d a se tubis per me, certo tu sola
Santiso saluo ae piis non o paroti. Chese menire eri qui fontipossente
Prota colante marauigue , e tali
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Rime deitate hauer delis tu sede, Non perche 'ltu bel nome in regios lia Ct Ucritto in telo, astra vita ode; AD per sco Ceriai cor, cui it m ndo abbaglia Lasso Gor con una, bo con v astro stode. Grato a Signo det Aelf me 'ingrato, Clito purso uo, come e si miosato.
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ARGO MENTO IUSTINA Vergine e mar utire u gliuola d Vitaliano Gnastino Presidente di Pado
m dellamedesima Citii balteZZatasu egregia inmole in tuti, mister della Christiana sede instruita. Coste dopo a morte det Padi ei in ella adre, havendo si consacrata a1ua verginiti LGR digiunt, Sc ad ora lationi pisiche ad altro, con semina vigila RU a tuito di attendeua Correua in quel tem o vna gran persecutione della Chiosa per tutio ii mondo, d particolas mente in i ram lano S in Padoua Accuseta unque H GIUSTI A come Christianabe fautri di Christ ianitu res , e menata innanZ assimiano residciate , appo it quale in confessando liberamente se esse serua diu
dii ESU CRISTO, cosi costante, uel suo proponimento perseuero, chesii di iranno accesse 'ira comando a suo mini I
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D una, heu Guntitia si no- meprese. ι. ἡ le venne visside nomecheso 'alamito,basi lone I attese. Inuoco ei, che rime belle, scorte impetri, come fuscuere cortese, Ella alti 'ingegno, ella mi doni, Che o quakh; ecce enaba io ne retioni. Ia, et ferace, euiletis plano, Oue nolit citia fondarii piacq e , E ipsars ad Antenor troiano Lodatii campi, i dolii colli, 'acque, siuesia Donna gentii pregi ourano D'Europa tutia, piud 'Italia nacque . Enacque in que felicia . 'ancora
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L e 'astro parente origis hebbe Distirpe illi re, fudi CRISTO amico Vigel, che mali pregiar, uel, ne Bb c Lodar in D cur illegnae io antico . Sotio isten d 'ambitae GUSTI NAcrebbe
Ion porta dime, he non fulsepoco. i Ioui mi tu, non fu contum anto, e non hauesse in que bet petio loco. Ottenne in ei ursura uitii vanio
posente desere, Unobilfoco Di curargu egri e solleuargi oppres Stimando vanni astrui, comesuolse . Delle doti de corpo , ond 'ella gire Apam, a par conde tu belle . degna, b d bbo far 'debbo tacere, o dire
i Disso quel, b iis silpiusconuegna L qua di ei pise vaga tela ordire, Ombra pii bella imagine dis na. Dira sol, che attorias perfelta S, come cosa per sestes O letta. At anima
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Senet a incre par il crin, dorar a tenta, Od astro pors ra color natio,
Seneto,di gemme , e d orgonna contem ,
omoni di cui molle hebber disio, Tani hebbegratia, e fusi benformata, Chepote uidia esse lodata. Negli cchi honeni, e vergognosiisempreL si discerne non so che diuino 'appaga hi a mira, e vien, ne tempre)lui se , he non faccia astro camino. Deriuagratia in disi fatere re Da vise a uanto pallidetto, e uino , Da a plena di peris, e di mel hocca Dolceasis insteme emeramglia occa Pietates honesta an seco En hora Eguar Hasan, he nulla es tota ,
Ouunque occhi it pie, a terra in ora, Ridono i colli , oue e luci vola, Et Uuo portamento adhora, adhora Par, ne neglitto et io gratia accola, Ela diuida da tuti attre in modo, .c e per molio dirnio, poco ne odo.
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Gia Primauera dieci e dieci oste Portate a monti hauea rose, e viole Et astret tante ii verno occise e tolle, Da cheiacque o tei , he DIO ben cole Vuando iparenti in doloesonno accolles e luci, disser 'ultime parole, Hi dominio a ei tutio rima se
D'ampi ricchecla, di villani, casee. Forse si comemn astra fatio haurube
Hauendo agran douitia argento, D'oro
Fondo palagi, o a famiglia accrebbe ZO angio panno in serico auor ZO ne metallo. 'ἡ 'n tu regio, bebbe rograuo 'arche di nouel soro
Come prima tuea cosis usse Eoi ob'ὶ disouerchio a se prescrisse Rioco nonia a sua romita cella Di botrachi paret oci 'oro illetto, Ma d 'imagini sacre ornata, oebella, nab arte pompos i muroschi et to . Che quisldii O feriis humile ancella Mentre fenderpauenta lituo diutio
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Hau ea di nolit man ritratio in lino Asia tergine in grembo it gli effangue,
Latio certo felice e peregrino,
Sese de quadro Uni figura lataue. Aipi trotti Maddalena ha bino Amiso, e sugge i congelato angue, Et in obli d Cn astro edisesessa
Di da Arsaci e agrime non cessa. Di Dccodemo e dictovannisi molio a quant'esse piso mento, epietoso
Sude an hina it pallidos liante Et ombra n sommo duo nuouo Timante In n libretto suo memoriaserba Di quais., che riceua adiun strangis Osa 'humi progenie , o disuperba, Habitator di Padua, o de villariis. Nelle percosse di fortuna acerba Sempressala parte, etesilastrui dannaggio,ina intorarissubito, accinge,
E distancapaura, viso tinge. O quante
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O quante volte a prigione perseon e sue hiauici 'oro a debitore, O quante volt, ricchi si bi osse se Disua man propria alpoueret, ne more Loro di Cresolaver . 'oro diaer e Parea sempre insedar 'altrui dolore, Ne da porgergia maria an riti esse Per dubbio, non a ei fors mancas. Ida quanto astruis placida e cortese, Tini as flessas rigida e dura, Di ilitio, e digiunt armati, attese A sollecita hauer defensi cura. E csseruo, corpo ad 'alma se Eserua a a retion l 'anima pura, tabe non mai 'uno, a 'astra, o quena, o que Allyri . etsi dimos tro rubella. Per pote contemplar que ben occulto, Cheso ted occhio interno, occhio purgato, L 'astro tener non bis se, a sepulto,Pis a te noti in sennia uisu grato Bbn e fauto te rio talor insulto D mille stodi, e di mill 'arti armato, Ela consigua, be allenti, Ut, E lsouerchi rigor tempri, erit i.