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Fragliastri, che concorsero alla uitamenne quei, he per ei tanto tinguiua, Sol per uisu a vergine condulta A quella Uetor luntra lasciua. Hebb uli scherno a cetion adduita Per cheles juno auuicinas ardiua, Egode d 'esse primo a tauuadagni Parte, parte accusogliastra compagni. tra ouellasia, ne perche vergia Intorno intorno a ei lumesi laro, Ne perche si cor tisatta, e lo corre gia, operche lcrin 'arricci, pie tauro che rati da desio, per cui vanerata merso a luce temerari andaro Asa di irtu, h'indi repente cis
Falto cieco, tremo, cadde e morio.
Egli dentro era morio is hi di j oris Stauia pelland crede Pheret asse Entrouuivn suo opo unga dimora, Ele membra trouo dimoto casse
Pallido, e bigottit it pie ritrasse, E soccosogrid con dir hestento De Proeti it liuolgia a li rento.
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Vi concorre gran turba e vienum o Ilo 'ro incerto in oti assa diuersi Sembra ad altri innocente, ad altri aut οβ
Cbesia maestra di possenti versi. Vigi in ebl adre ien di morte, et iso Ei uo tristi occhi due fontan es,
Eliu cadendo opta, caro bu Io iamas fortunato, e I telo nou Io Ed se Ad qu e ruenta secura luce Prolungata misi perito ederet Een e fero ii d Llin, ne mi conduceta colat passo son e Stelle fere
Feroci mi, quo ancor ero lsuo Duce, E fero di contei l empi potere Fero poter che o seu forte carmeDed amato mi ben vase priuarme. AI a , he colvete degli occhi rei Eu i 'animes iovi immantinente, Adunque ardito bai tu macchia imita
Constetiaco si iero, e si dolente ZTen i Medea tu niquitosa sei, O rastra seppe incanto pium sente
Ne cortesia, ne,ieta in tris aduna parte bai b d bumanitate astuna.
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sANTA AGNES E. Glase dilui, che temerario addosso Mi vennebene rer, a mia diffa,LAn sol, che m era appresso, onde percosso P ὸ a pena desicin igna osse, a.
Disse a Donna da timor commosso Tremando Nn astro abbandono i impres Ne hebbe straggio alauno elso e morio, Si ob'ὸ di ut tutio ii di sito, et torto. II ecchios ei se vero cio se uolo vnfuggirne blasmo e ch'io et creda Fa che per quento, onde gra cose Mi ge tuo, a mia vita a viuer Heda
ris se luci, e res ira it eda, Fa che torni 'irto onde partis , Eche di quelis io tua, on legia vigi. Alpiant di que misero non ni ab G NE SE apri de cor lepori ante, Hal conforto di tui uita si plega Epe ale ederis agrimantes siue dis iis digiouare hor ne a regi,
Che minaccciso haueas reaia at innante; Sco e mutato lui, ut Elastile, e tat collume eci ammagentile.
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Estanca voce las nostra salta siue ob impudico sis, a Z risor ei uouo amator dique che prima odiaua A quella tua e mangiunt porge, Ementito di piant ii viso laua. E contra fas Dei libero in sorge, E 'impotenca, e vanitago aggrava Achioma af e non a unica , sola Sencalaueris imparato inaltra scola Congran rumora 'Auru picis accol e is uento dire in v turba infe fle. Cosi ab hor se an rapace ope I rre alle pecchi ii demto meis, fita lis obiera intorno a eis a tuose Ongransusurro in voce diqueret ,
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Egridis tuiti ad una voce insieme, Agora, mora a maga, heperuerte
Icori id alme, 'ha desere, spe ne Di torre ano ira Dei 'antiche, ferte. Se i non , t are inclite, e supreme me rem di Gioue, edi su G deserte. A quot stolio istor parer 'inclina Et at foco a vergine de ima.
Da pieta, dat douere e persuasota dijsnder A GNES E in que constitio, E Corria dat decreto esse rimaso, ZIa teme esser da Cesare proscritto, Sede parti di CRISTO Cli suone, Et a tanti Pontefici 'oppone. Locia de alto iudice in sua vece As 'sio, isti micario, etsi parte Duolpi, he liberaria a lui non lice, Ache accia suo glio sagran arte gynto ne primo agon a marti ece,
Di besan te limon veraci carte.
Odi letior, nella econda guerra Come uitii nemici abbatie a terra.
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I Abii conancia, non di ferro armata ,
Ma di pieta conciue fere combalte Prima lasciuia di lusinoe ornata Pol crudelia inta distraci abbatie .siuella su virilinente din reclata, Equenta hebbe arme a feri mal alte. Mal alte da feri peti pudico
Di vita no mavisone late amico.
A fa A pissio et alto rogo in mercio Lamia a grande, a taede ando Enino , Elafanciulla tui legata in Oco, S 'acce se it foco es a se . um bruno i Ion appressar 'ultrici amme almeco, Asa declinando ab lati, serpiu dino
Senca occa te pure membra, e cante,
c 'io non posso oda tanto che la te. A, ton non poteUoco appressar se A quelbe corpo an in que templo puro Dbllo spirio A DIO, ne mal non aris II incendio inrigno unpensic impuro Ebensu minio in refrigerios arse, Si tres isties di cantitasicuro Pὸ darii a diueri mirgineo germe, Comeson contra te is amme inferme.
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si pilis interna ne 'error primero
Contra quella H at Gelguocchi riuolta, siue ii pri biformo con picta molta. Agnor, cui benedi mal non istanco, Gratie irendo. angos ira Passa pur diana con pie netto, esianco Vincendo Anci ri encastras ada. per te v gio iij oco hor venir manco, Che 'entingue de ciet larga rugiada, AD ur mi loccabi lembo della ella La e contra imininiri ardotali prenta. Ecco quel che credet pales v gio, siuel, che tantos 'erai tocco commano, Ecco de 'amor mio godo, ne de uis Piu sandoso pirario in vano. Ecco ch'io tengo a tuo celent segnis i ta mi parte da te monte, ne plano.
Cosi disse , e o di subitos ense Dique gra foco te reliqui accense.
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la althorgridὸ Vero non Ch una qui emisellas inter halbiai A punt par ch entro e mme ista, Ch impotente furor produc rabbia. Stringi it ferro soldato, e Vlia via A quente note magiche te labbia Troncaleb collo, forate lagoia, Si be non pola tuformar parola.
Pol che contra di se olferro tratio Dalla agina, n ello uolpredace A GNE SE id di feriria in alto
siuenti, questo amatori disse mi iace
Piu he non han si qua molli altrifatio, Bench'armato glis oranter audace. Benobe Romani quei pomps, sisti, Ed 'unguento regat e membra tinti.
Zeb lui desideri, i mi conforme
Egli brama roncarmi, i moris ehi comandato e di prelon a torme,
Io comandata di prelon scire. CRISTO guidami tu, montrami 'ormeci 'io ossa a riel per corta viasalire. Ea ch'io liter gia, mi passar, ese qua, E co dissi te testerania adgua. Plangean
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P axgean molli occhi intorno Ellaserena IIorte icina in inocchioni a Petta, Pregando D IO, uita di uiripiena, Che di color non prenda astra vendetia. Scsegii ii colpo, che vibro grandena, Et aurea testa e recise in retia, sensi assanno de morir atroce, Cheprecor; e i dolor morte veloce.
Esce colsangue alsacrato iunio
I lumino os irio, e 'aria fende, di mille rosei ricco, onu Io eris 'e ire ciet 'ale suestende, E come parte de uo premiogiunio Cinto di mille intorno Angeli ascende. Gicti Orgessito pie e nubi e mirasiuanto it carro de olriscalda, gira. Vede 'opre de mondo, en qua tempenta Si tu , e in quante tenebre fallaci, mede dei fiet ansieta molesta, In fungo guerre Igia te breui paci, mede di te 'auida set inferita, Oro , he tanto astrui diletti, e piaci, Di cui per arricchi rischio, D'ostris uis
Chi sol re pio , pili riputato saygio,
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Vede e pompe, rei dorati tetticin quanta ambition Lergono infuse Per esse ait 'invidia rinci si petii Albergo aperto, alte irib in iuso. Plenia angue ueniali letti, Amadre dat liuo morio, e delus. Consce at fistulti montani auanta Sunici infermi, e fole di romanet t. Intan to a D IO Oppresentate que si
La bacia, e loca in lucida magione
Frisi tu leuiadri, e luminosi gli,
Ch ornino triet ne latici Aquilone,
Di due che non han pari, alme corone, E suo merit premia, empie, adegua Con dono a cui mauior non . hesegua. Ella in alto deuoto a tui conuersa Latia dat ben, b Nn astro ben rin iuri, Di tuitis immerge, tui immersa Stabile et ferina, En astro moto seclude δεῖ puὸ ne Uuole hauer inta diuersa, En astra inta e di minor virtude.