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SANTA CATER IN A. -9m di CRISTO CATERINA, letia Luntoriascritia in semplici parole
Di colui, hegunt i esca inter letta, Onde peruenne inoici,che ne dole Vide a teritate enuda, schielia Ericonobbe ne 'aurora it sole, I qua crede, venuto, e alium bello Subito aperse Listio cord 'ho letis. Altho conobbe in tenebre, e in horrore Con certis ima proua esse si mondo Altho sauid de comune errore, Allor delsonno de mortat profondo Nella Cye di DIO queto suo ore, Atroue nulla ritrouo dimondo. siuenta solui ragio se uendo 'orme,
Vide a natura , b a et Irtu conforme.
In questa e Vesania, in que Zo adorno Paradiso ella pone Uni suo bene Non nasce He ero mai, dei nuouogiorno La bella aurora a noi mal non rimene, Che non a troui a quenta segne intorno , acri libri in an nolle e di tene. Di uetia a Vion, virtv nodrisce Edijantipenstersempre orisce Canima
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I animas gias uita elesse In uni cosa a ragio per duce Enon esse di quelli, a cui si esse
Dal telo indarno cosii nobi luce Amo virtute, e quella a cor 'impresse Limagi sua, che s Histia, educe, Alide uel, ches ue ii volo, e come Mira solo ilpresente , e lvano nome. Dunque di, tutare ii mondo accensa, Hi dolii, amar ut ii, ond egis . pleno, Spre o de cibi rigida 'immensa Varieta, come noctua assieno, Amando ornar, psu che Gombrar a mensa Di que , he svolprodurpoco terreno, i I mat tu in a suprendesene ardita, Chesis nasse a mantener a vita. L'oro et 'argento , ne sistima tanto Pereliso a ei parue e ' o tile Della corona e det purpureo manto Hebbepsu caro vn dolaestat humile Cosi a carne sua domita, e quanto letta sensi per anticostile,
Venne aspreta argu a 'ni apoco apoco, Eosio ches iacersitio riuolse in soco.
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Comes gio cultor tenera verea Purgando, i traici inutili recide,
Eperche atrie dintenda irami, D'erga, Lombra te toglie, e pruni intorno ancide Cosi agione in ei, perche dii erga Cio che a virtu non porge e non arride,
Olferro de Ustir a rese tale, Che prodiisse dipo ut to immortale.
Miser, e vile e da mancar in treue Diquenta luce iudico 'usura Eienne it perder ei perdita leue, Edanno hauerne ostre it douergran cura
Lis nandi, lascia uor di aura, Prima ob ossende mal oco, ne molio Dilui, ble in telo, e tutio taede, iliolio Iduri irati , i ceni, e te catene Tutte de imarii anti imaginosse, Le rote, iraggi, Ut ochi e mille pene Antiuedeo, come presentes e. E comincio di quello ad hauer eme, Ch'altri in pensando, per horror cosse, E come de timor vittoria ottenue, Cos Onse i martis, quando pol venne. Diocletian
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Diocletiangia vecchio allor re ea Limperio, e 'alta monarchia delmondo
E come quei, b' perti sal sapea Esse tanto in pol troppo gran pondo,
Falto Collegasu da prima haueamn Duce a nullo di alor secondo Masmian, he deito Herculeo pol
Helbero quenti perado con Parti, Persi, Sarmati, Sciti, Alani e Goli erre tu be e dubbise in varie parti, E inti in uochili accia remoti . Ut ollisur morti, molli presi es arti Per gratia ad habita paesi voti, Et ambi due svraa usat orgogiis Trion far de nemici in Campidoglio. Fur isti quiui cento carrici 'oro Pieni 'arme, e di gemme, opimesulis, Proni scetiri, e corone, ' O thesoro C 'in asi alaba trini entro Iaccosis,
Gualtergrandi, e duci e capitani Con portamenti, e con amestis,ani.
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E i laro campi de Arsangue aspersi, Delle battaglie sanguinose, e dure Vati dubbi, gli sti diuersi, L naui prese, ede citia predate E catenatri Nil. 'Indo, e I Eustate. Dopo a pompa imperial perba Ambogii imperador fAbi che mi noce
Irramentaris, e con dolor ferbam inta memoria, cor delfatio atroce9 Si opero a punirion morte acerba Is uacidi tui, he mori in croce.
Pensandi a piet pietat uri, Ei hiari nomitor insera 'scuro. Si come alpini Bore impetus
Si mouono a feri seselue i 'onde, Dinantalian superbi, epotuerosi, Schianta pol cerri, abbatio rami estonde, Sommergon nauic, no hie doglis, Eportans naicieil acqueprofonde Ma che duo i, non alque D sembiantis, Chel furor di cosior molles auant a.
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Ne trade pistre, egit arbori discerne, M a quanto puὸ occar vim che consum , T a mosse contra noui 'Imperadori Ripientii cor di velens ardori. quelis Euris, chea 'Ure intorno auuolte Serpentelli, cera relanno per crine, Adanni dichri lian libere, scioltei Ion harian mosse mai ante ruine Manda editti, e rimanda piu volte Allegenti Antane alle vicineo credesse a Dei , si se stenti,
Ede ceneri orsitate ii venti. Nato a Massimiano vn glis innana Era d'Eutropia Donna di Soria, E desitando che in viri sauanet ,
Consomma autoritate hauea pur diant
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Pol ne arrivio che questo ii suo nome erast E Onobb il mole dei adre inuitio, E V notos nolesi e trema cerassiuasi in in balter δ' occhio in tuis Egitta Pales hi 'an rasentenna, e fera, Per cui senet aguarda ordini, sati Issiuacidi CRISTO erodannati S 'accusati nefur, se nefur morti, sit e to mi acer cometia noto. Strattolli iliemicos mille morti, scoccὸ 'arco que la olla a volo. Fredda a carita scas conforti, Et uni aluto fucia lor remoto. Per ch' ualcante era egi impono Achiunque hauesse ii padre anco nascocto. Et comania di piuiche queno ancora Scrittogli haueat Imperador protervo Che chiunque alberga in Alessandria, ouora
Straniero, o citia in libero, ineruo,
T ouarsi debbal e pone illi orno, ed hora Nella regia citia senetba riseruo
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Altri per riserenaba, altri per tema S'accisse in tempo debito alvi gio Le, re genti infit da queCHIrema Contrada, b 'ardesotton caldo aggio 2 Diumai di fere, diserpentiscema Venne a Goue Ammon render bommaggio
Velociat china, ancor, saura non ire, Per te a be de Nilo onde tranquille Alcanopico sen vide venire. Isuperbo babel con esue ille I comando realmontr)gradire, E da quesi ample suepia rae, e riuiere Deli Eufratri mando diuersesculere. fraebe ancor tu de uoi mandanti molli, Thὸbetia su dicent porte ornata, Eloi, ob arate di Cirene i costi Campi, andante, rivo di Damiata , Hor quelli in siemesi trouar accolii
Tuttinetia da lui si sagiornata In lassandria, e la citi pima Si obe legensi vi capiro a pena.
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sANTA A TER IN A. is IIn veri tante, erante urbes arte E pervichi e per piacla, entro, di Dori, Credulo hare Ii cheguantando Marte idolii campi, i timidi collori Euse oggiti in pluscura parte Seco portando is se meliori Ofο serui Antan venuti in retia
Asolenne mercato, e merce letta. Asenato hauea chi capre, o pecoretis Delia suagreuia, hi a vacca, ol toro, Altri damine, altri erue a te mammelle,
Chegia fur tolle delis adri toro Euella nobilfiglia e deIe ancelle
Persa piis vaghe, singolari ferte. Augei di rosse, e erdi, egialis, e perse
Piume eriliti, e in bel modo regiati, C han nomi e canti, e regio diuerse, Chi peregrini, e chi nostra chi amati Congran dilettosuo 'occhio quiscerse Ere Io in dubbio dei melior ornati , Ho lis eris di color, che ita ha bruna Senet a riccbeas , Venetia inuidia aliuna. Era
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asello a eder varie corone 'orna doueanti istime, tali altari Difri, he portὸ quellasiagione Di colore ici 'odor tabe dinpari, Minti confronde ad honorare suone Osiri ου G, Idoli Ar m cari, Esimilii ura 'oro, e d 'argento A for Osilia, Aesimvoua alienio. Tulli in ordine son, s attende solo Lmperari , sentro si patagio tarda . La pelta in suda porta armato fluolo Ei hordescate hortesine treguarda Vn feroce denirier, ne balte ii uolo, E morde iste stumoso, a ui si guarda, Rioeo di occhia oro, ornatoci 'ostro Non fu i logia mai tu nobilia tro. Alf Masnti sicris into doliua, Fuor et ' cio real fylendido apparse. Lunga vente purpurea ilricvriua, che molie 'or haueaselle con parse. Dietro, e maneto a tui gran turmagiua, Ben rari allato suo ponno appressa V. E per montra doue a stradaia ritta suoscudiero ita porta, eda Vitta