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Cento candidi tori inscrificio in re egii a Marte riuerente, e uino, Echiamandolo a padre, eas propitio, Disua mans' argesta e corna ono. Come intento et edergoris 'incio Apopola 'Alessandria, elperegrino. Tuit eco Venato e nessu iacco
In honora Pluton Venere e Bacco .
i selfocoso dasacerdoti accenso Di Cedro, ea 'aloe, segni odorati Arsa gra copi is di quesi incenso Onde nou Sabet tanto Adati, multo risumful 'aere condenso S rarii dei soli ur Ombrati
Zoiro per escis leue spirando Hebbesommo placer digi vagando. Haueasta tanto CATEI INA in ψῖδε gran tumulto consu graue assanno Eperche vera Uuo Signo osse se,
Comun Ascorno, uniuersali danno, Digiunt degno que bel core acceso, L armi, chele re astrui vittoria danno VM HI One e quald edeba et eloa Iura almondo com e Ataro a cieto.
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siualpsu felice occasimn di quena
se Bitto guardo, have potrogia mai 2 Fors mosse, Signo tanta temperia Per proua far, se in verita 'amisi,
Io ne morro ma qualptu morte hone
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sANTA NATER IN A. 161 Coni inserem ciet 'tende a luce,
et nostro polo assai tarda circonda Le tu he notti, o 'alba, che,iluce A nouo di conda sua hioma bionda , O conii ol, b in oriente luce
Allor, che senetba agglisce da 'onda, Tal era ella a teri fors piu bella,siuanto a 'alma di ei cede sinistella Pol ne si glanta alma Vis templo, doue
L perador sacri cando flatra, Haueris luci per mira astroueotente, ch'asuo volto, a iasiungraua, e con 'hone Iesu bellet e nuoue A se gli occhi di tuiti, ' cor iraua II uella ne a calca innant, it pie te Gognta per riverenet a i loco cede
Ela ouera in re alsed a sos lassentio, at ista ergine ὸ condu ita Per dir ei, per mirar si beluiso Cesio da 'opra quella turba tutia. Di erimonii ar non usu uiso
A 'almasaigia, ch'e dat telo innirutta, Micon voce parto libera e stan Alcando atquanto a man bella, sianca.
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Scopri Cesar l 'i anno, inche volsete, Ch quel ch'ὰίns it so e concesso, A mille sorde imagini rendete Dinivom puro morta con quelle e presso Asa pol ta telo innancia gliocchi hauete , Almen sede re tax deurente certo luci' sinio che et dice aperto. Non hauete da Greci bifur questi Mob , e quanti, e ' re, e i nascimenti 'E come fur dispoifatii celesti Per beneficio , che n hebber legenti pci' domarmonDi horribili, si eriti, O pur fur inuentora 'arti eccellentiZChi noto dat imagine di Belo Come ad emplas incominciasse si ieis uel amoso ond Argira anco si gloria Et purio tro elu da voi laudato, Tanto no vi acconta in quella hi fori a Chiando essendo alprimero flato ZE via tu altri, che inscia memoria
merace, e certa de tempo passato
Mis hi di uel δ' Arpin depinse m lis
nostri Dei mal intesti, ed errorisilio I
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Io et o tacer di Mens e de a terra , Che per se unga via diuide, Nilo, Stolia, Vadora i Bue , he pasce, serra. Arende honora Cane, a Cocodrilo II come Roma ancors perde, et 'erra, Et his sin a afebre alabat Apilo Alla mala fortuna dialet, chesei re Etemeraria e voler angia, e te rei Esuper litio fallace, e folle, Che da volgo introdoti abbraccio 'uso, E cs a ritien, chorete ne tolle Vede ii ero e tutio, riel lichiuisio.
VCFolauerne pieta de euenescuso Perche contra pietci 'arme romane Digit ne falle son tanto inhumanet Pittsa gente schiera humile, inerme, Ch DIOGen cole, ama anciliemici, Che costantela ilioler, ortae inferme, Si cerca a morte per monti, e pendici Etu se uel che 'habitate, e 'erme Contrade, e foco a miseri interdici. I Ion e in Egitto homa palude ossa Che dido non conserui sangue o 'os
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Onde ἡ II sentio, on ' che tu persegui imi belli, innocenti, e canti,
flsuo contume, irth contractiquualdebito, qualco a ches adeguio si a tanta crudelici trouanti Z China que fici iniquo, e di profano, Che ii debban prouar Anto inhumano rFors bai per male e partigra peccato, α'ala celeIlerentimonio fanno diriuerenti pria, chel dis a nato Con hinni di piet gloria si danno,
Ch'amano in puro, innocentestato,
sante ser astrui stode, ne i anno psiue litis iace in Ar, que I riprendi E non edi, bello troppo Hossendi. uena morte crudel, che lor tu dat, E morte a tempo, e mille ganni acquua Ma quella, chla Uesso ordendo aiNon hauras per volge di planeta Line fuggir, nὸ contra tar potrai, Ese e moris uot, io tisi viet,
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Is Ilio a dunque a peniten a volto, Euggir il a delis future pene, E da tuoi tumii osco vel ritolio Ono serta O DIO, qua conuiene; ni Ioeda cui quantunque osse se molio La ita pure et domina liviene, nilo chei amo tanto, e per saluarne Prende non dis ignos sumana carne. AI ti turbi Didir come morisse In croce isto inieri, si vela.
Uersegran uolsenta querela. Perche volesse io, perche pati se, Achi bramas aperis e non ' cela. Pis cheloonga, 'humile e sincero Intender amissuasalute itero. Omguom, cui cosa a 'improuiso occorre, Ch esser prima imp ibilat i auso, Reu nossentio attonito, egit corre Asangue tuito per te vene a libo, Indi a cor entra est inflammas torre Tanta vergogna pol mirando sosiuellasomma bella, que dola ole, te nuo sodestio, ne i haparole.
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Che conducanos ei a iovinetia Comanda. In tantosta uegii altri eroi
Partio det caseo, una audacia tale,
Cui fa adre Seleuce is disse come
Sincia primi anni essercitar 'ingegno P Atto I 'hauea ne 'artipi oggia re, Et in ognscienacia, studio degno. Achelia mori tui, morta a madremiue libera asinacea dis no Nouissibilia di virtute amica Porobe non me ta era pud O. La
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La donna intanto in habito ne metto, che aface a parerim bella, arriua E qui inta a ridir uel chauea detio, Eperche os mal de Deisentiun
ansas senti ridisse isel concello
Audace no ma di temenet apriua,
Senet aguocchigior ur una volta Da lago Asombi inca humile e plana Gelido, e muto igiouane ' colla, Evede pargui menere, o Diana, Che ne mortal, tanta bellet D accolla, Ne a toc genti l 'accusa humana. Adice si aD o cor . Dease o lei, Dea certo ma nongia de Tolomei.
Adice ter in io che s bella Ne Cleopatra fu, ne Berenice Benche di quoue i mondo assai uella, E ante cose sinis ritior ne dice. Creaigni motoseo bella nouella, Egratia, che pu are astrui felice. Ma quando paria, oigli animi involaus antaporge dolaec a gni paroti.
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Vera honenia. 'ogni bellate accresce Tante bellet esuefacea piis rare, Mentre 'asconde e in bel modo 'incresce , E dimo Daris astrui nota lepare :Chelhumano desii piis monta, e cresce
Souente in quel, ne ne veggiam vietare. Epiu care lina mentre dij ore
2 Gralucer D quanto sita bello, corr. Pol Pella acque, a ei Cesar in se
Piu mansueto, e non pero men fello
Prima odosia, e polle disse se, Ele fece atti , he t acer' bello. La Donna ossa diuentando oppose Aque destre, tolersu ribello. Eruppe ergo gnosa in quenta voce merso lui, che benigno anco te noce. Ch fa Cesar, che pensit oue ii voluesiuales a de vostri infernalis opE di sis, ι 'a ventosirisolueCon tuo sommo disenor irende ago PI qualunque misita son Ombra, epotueo nata ben dat IO di quenta mago , sitialse bella ti par, te coiipensa