Le vergini prudenti di don Benedetto dell' Uva monaco casinense. ..

발행: 1582년

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Tacito, o sic della nolle apprese Romper a mandra, lupo, e furatali agni E lpesce 'hamo dentro a 'sa prese, sicuri trouo fumi, ne stagni II ordo edace netis reti te se

, plange prigoni istio compagni Et Cli che campo dissigra risco

Prouo ben to to tradestonde, visco. Tench'alto muro ii ago orto accosia, E cingas e se ignesorite, O rode ii erme a tenera fulta, Od υua e dagii auget tollas a vite. De iovamento suo 'herbasis 'Elia,

Enutre humor, che abbreuia astrui te ite Fondendo rio letifero veleno, Esugo amaro, che di morte e pleno. Miseri nol, che prima hauea natura Le Vipere proritte anco innocenti. Eu nappello 'aconitopa iura Soauefur dei greggi, e degit armenti. Mapoiche 'huom perdeo pie facura, i acque ii veleno, na quero serpenti, Agli elementi 'amicitia it nodo Rotto, pii non ierbar ' at modo.

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Stride Aquilone, si ange pini, e faggi Si h l tenero b co a terra cade. Souerchia i ume selit via ui, Edesso a fonda e mature biade, Ea anco it 'ocos i duri armi strago, E nulla ibi et serenota securtade. E arma insemma imondo incontro a tui, Che non conobbe pregi, gli bonorpui. Ne sol la terra, e 'acqua et foco, et telo Dopo lira fallo ase id rubello Uida trouo ii propriosuo corpore, velo Asia parte milior nemico , fello. Da caldo A ripara egit, e dat gelo, E pasce , eposa su a pluma, et vello,

Ma quanto esso illust a. lifa vel J

Tanto, e pus molio quei ien, he ostrea si Dcicuti morbi, febbri ardenti nuoua Schiera repente assedio a terra. Trouo a fraude, e a malitia aprouis Tuttii mal , che vagi is si bride, e erra. Furti, ostraggi, adulteri , ondes muoua grandi imperi sanguin faguerra. E morte che douea non veni venne , Esupra a sua vita imperis ottenne. Narra

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sANTA CATER IN A. 8a Narra ouieran buoni a rileuario Due modi, i in di noli istro di DIO. Os se ei mos se a disua mano labaris

Onde iacea, come corte si e pio,

O pur ditans sesa a fodisfario Hauesses inti not nobi dis D.

Ida come pote que loluom puro, egreae, And ii fallo infinito, egus breue Z Dunque res lauaa DIO si retto inu lio Asuiluppare, e due modi altri hauea. LUndir cosi mi iace, cosi v lio, Chi contradetto hauria, se iὸ olea 'Laltro im di fatiche, e di cord lio, Ingui ar che non se dulia Antrea Enosco et odi a deipuo te sorosiue che 'Indo donea, i Italo, eda ro. Ma perche 'oprase tanto tu gradita Deli operante, quanto piis presenta Delia bonia de core, ond 'ella e sciti, E par che tu in astrui dolae si senta, Lalta bonici ineffabile, infinita

Vuol, chegiustitia ancor re ii contenta, Acb'intraue a a tanta pace, e a

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A conet far contenta, e liberarne Era gliastri remoti, in modo solo cis entis qua luci humana carne

Dalsu regno dii I scenda il liuolo. Orse qua igigante glis saluarne,

E dis lunga via nonsent biduolo. . se alio as feris in nui, i Di atti a Padreso dissa in tui. Dein cersu gliasti prodigi, e' corso Delίiuerse ue in sin tu one Iguida,

Si come agnello, che tra lupi corso Libero, ne dasuo voci, nestri .Lieta a lui corre Morte a da di morso Aga troua hi 'ossenda e chi lancida Che riman presa comta 'amo Epesce, Ed 'antica ballagianumentesce. Aquesto aggiunge, come si tercogiorno Zinta ei che 'ancis iniquamente

Risi cito diriccho Clie adorno E sibi apparue a molta gente es in obe sal asse a suo primoso torno,

Mihi que Ioiarris mula, o mente. Ch'ama honor, 'virtu, ne mentispuote

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SANTA CATER IN A. i8cie uti,dir dique lucido foco Che discese da riel, quel, che narrasse ZCome tat, 'era dianabi, este ido Foco Tullo in voce, inflamma si cangi seio comestanc amente in uni loco

Sparso lsuonsangue pios econdasse 'siualpena nons stir, qua iratai, estode Z di tanti pur nothime di sode ZChi mi ricordera quel, lyella pol Di fede et charita disse, es eranta r

Elia Olpso it breue di auanaba Delle parole, e vince ille o Hrendem armonia , ch e foco, e foco accende Di marmo diuenta quanti 'υdiro

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E, a 'opra di DIO, D foed 'eloquent a Albi die largo impetus fume,

et tale ii cor, ch a 'influenca Largaro auidi i campi ostre ico lume, Erice talo nobi emenet ais tiri de calor delis sordi me In piccio tempo a tuo collor rendero Erutto, che diu in d; erba intero. Fra molli si oratori occultaforet,a Senti de Sero delium diuino, Cha ui a lingua, e 'intelleti, foret a , Emen rende regiat Athene, e Arpino

Pariando dentro a cor sit Gre astra Dadi altiel, che pii da ossa la Lin 'astro, iro supido in inici Pol disser come D IO A deita, niti, 'arian in o loci afamosa linia Disue queationi, falli altri quesiti, Iid eguente pol b orca acquinia

I 'humida nolle, Hae est an Lia liti Lascia homa Eebo, e rapido nasconde lantico a te chiomesionde. Tornati

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mornati a casa, lor 'acqua a te mani Iberui diero, egii loca a mensa, Che,iccasu di cibi pochi, sani, Ebreue, parca e sol coldire Hrens: In odis CATER INA, e quepourani

Discor uoigra partesidis ensa.

Ammira hi 'ardir chia pergrande, Poste in oblio is tacito, eis vivande. Cibsun dei ero dito arde, e fauilla, AIa melior tempo a palsario attende,

Che non sa, com ii suo, stana fauilla Icori astruisoauemente incende.

Solo a colei di ea, o di Sibilla, Qualinente da tuiti honorsirende. B in ei, da tuiti si conferma, e dice Habitari Io, cui contrinia non lice. Pol h'i Ud argento , e d 'or no Ibiti a lamen afurcia serui accorti, E da, inti appeti illianco lino, i si cosa tu riman, ch ostresi orti, Dato congeri a quei condiet inchino,

Eprincipio gli satilo conforti, O ciose a lingua Artemidoro,c 'eraci 'sibi piu ecchio, e disse loro.

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Comesen diri legata, e come degna Pur hi non a ch in dependente, e prima L'alta agion de tutio esse conuegna E come in rini gente in uni clima iversat consensos iob'attegna rnti quenta 'hoggi tranquillando acqueta Limenti, e b astrosia pensa lor vieta Ese dicesse alcun , vo che mimoctri

Pensieroouiderar pin chiara luce Ch'ile se de cielso uocchi no Irisiva dinotturno augello a lagran luce Ma miracolo sen, he tali essendo Pur ne vada coIIei tanto scoprendo.

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Dunqueper me cosi discorro, e dico. O que t ' vero, knon vero in terra , O is eis e fallace, ὸ me nemico, Ei 'inganna, ei mi vince, et mi guerra, civio trouidentro me , con forco amico ne dolae, mi cor apres e disserra ECGeriue IESU, ne so in che modo , Masentinaris, elegiosco, egodo. Cedo a DIO, non a ei ne per 'io cedamni pero, a vincitor, ango. Chipolria dis, ch astrui noctia, ne teda

Se per Ombra, perses cercofa preda Soloci 'Cn vero e ne se piro , e plango, Gunto tui, neptu debbo, o heps io Altro far, che vetarn Eni destio pDite leto tro pare , dite fratelli,

Et o meco sentite, o me vincete.

uui ne impose alseu paria ma uelli Chigia negliocchi e netis fronti iete Le parole haueanseritte, a ver ri belli Ne mica furo, e dimo Ira piusete Ardente deliasua di far acqui IoDella verace santisse di CRISTO.

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Cositat hora aride legna Phanno Daticino calorgran caldo res, 5 'arriua n icco lampo, uelle anno. Soglio repente haue Onfoco acceso Corro in le flamme , e rumor fanno

Ardono i letti, e cio che loro incontra, trouancosa cheresenta in contra.

Conchitifer unque dicomun con si lio Tutti insemesenti con CATE RINA.Senet a temerat anno, o di peribo, Selcielsi honena morte A d Ima. E s abbraccia consit pietos cibo, Chelen monor hauer mente indouisa Didouer 'astro dipartis da que IaVitasi dura, alfuggirsii refcta. Pol, ob'ad apri a dii 'aurata porta

Con a candida an venne 'aurora E a quadriga, che o sol ne porta, Fu delma Oceangra pati uora, A campo ritorno a Donna accortis, E quella schiera uenturosa ancora.

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