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Ia loro sudo, munire cho pili orano in basso lo cosse dis errante. Finalinunte ii I rivonio durando in quel propristi
Si miso in sui raecogitore pili nil moroso fluolo di soldati, et oi malo buon uerbo di osore ito, lo riparti in tro grosse Schiere, a cietiscuna dolio quali tro capi fani proposo. Floramos cn, morulo Gaetano o Mangi et o Gallo. Axangavano Sol da fesche Angioine condo te dat Trivonto, o a S. Germano i mali didi ilicito conquis to minaceiando a certa vi loria CredeVanoandare. Plantati gli aceampamenti doli' assedio discorso, formarono doversi venire a generale assalso in guis a Clio lo
Λ governo delia traxagitata terra avexa dopulato Fot rante Un 1 Orto uomo o valoroso, Fabri Zio Carrasti, ii quale a Poea Soldalosea comandava salta ancho pili scoma dalla moria clio vi si ora intromossa. Di grando pericolo egit ora a fronte,
uia non si rimasu dalla dissesn. Alla poeliogga de' soldati sopperi chlamando allo armi i terra gani, i quali inflammatidallu parolo di tui ontrarono nul proposito o di vincere o di m Orire. Dalla prosura di San Germano pondoxa quella dellasadia ; ondo i monaei dalla vella dei monte, vellendo quolsolio si uolo di Angio ini, considerando la poetio 1a de' rin-chiusi ed ii grando puri colo in cui Versavano, cominClaronosorte a lomoro di se, o iuvando tu palmo at ciolo, sacevano in grandiSSimo progare, che rei Sangermanesi pelli vigore
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it contrasto incomineiavano a guadagnar terreno, o dat lemura a duo a ire Si spingovano nulla terra. filiora ii Carratarichiamando gli stanehi spiriti, colla mano e colla VOeo si raceolso in torno uti drappello di valorosi, coi quali venulo alia p0ria, lulsu tu impos te, e spalaricarie, eSeir coi Suoi, o pi0mbar Su gli aggressori clie a Sortita non pensaVanOsu come solgore. Menarono lo mani, uecidendo si aprirono ii passo ira tu Angioine squadre, pol rivolla la fronto ais lupes illi, perc0SSero alle Spalle, o Spingendo ed inealgando, chlaniavano i rinchiusi fullo mura ad ultimo Ssorgo, o a porre in muggo quoi gia conquassati . Rinvigorivano insalti, o rineaceiando datio mura i salili li rox inavano at suolo, o tra l' impolo do' sortiti o de' citi adini sui rati sgominaronsi, Si Sperperarono, e per te terre ricine ripararono i rotti
Menlre gli Angloini te campagno Cassinest invadevano ad oriunto, tu occidentali terro tribu Iava, ed a880ggetlaxa, est a queste Pontoeorvo, Giovan Pietro Cantolino signoro di Sora, che caldamente leneva per Angib. Napoleone Orsinoeapilano det papa, ingr088alo suo osordito con quello dolio
papa; ed in queste sagi0ni Poniocorvo parte det Cassines patrimonio folia dati' rsino at Cantolino rimase in mano dei papali. Di queSto possesso Ferrante non suco verbo, che i Suoi assari oratio ancora turbati per Augio. 2
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sicco come Folico Canioloro in uia libro elio inti tolli a papa Urbano VIII: Des immediata 3uper terra3 Ponlecurviae iis apo*loliem juriis solione conla come per volontaria dedigi no do' Pontocorvosi si rasserinasse ii dominio det papa Sulla loro terra. e Essendo it monastero Cassinese, o te sue e terre tempestate da svariato surie di guorra, sed ora lue s0ldalescho dei legistimo signoro ; ora gli oseruili do' baroni manomellendo Ogni cosa col sorro o col suoco, la terra die Pontecorvo od i confinanti per camparo Se e lo proprie e Suslange da lanio Selaguro, e per aver la Sospirala pacee e quiete, di proprio talento assoggultandosi allia Romanae Chiosa, sormarono alcuni capitoli e palli con Lorengo Ve-
e e det comune, prostarono ii consu0lo giuramento di sedullae o di obbodionga alia Romana Chiosa in Tivoli, Ovo in quele lompo Pio II 1 altrovavasi noli'Apostolico pataggo presso e S. Francoseo, alia prosonga di ire cherici dolia camerae Apostolica, eonio h null' istrumonio salto in Tivoli noli 'obe lavo giorno di Luglio dot 1463. I capitoli dei palli coi quali su stabilita la suggugionu
o i suoi abitanti solio la immodiata signoria dolia Romana
Chiosa, non eoderia ad altro signore, O chorico, O laico chesia; e se soSSO O net presente, O noli avvenire aleuna CeSSione,
quosla fenei si como invalida o nulla ; in modo cho lusti iprivilegi, giurisdigioni, statuti, consuetudini, immunita,eseligioni delia terra o dogli abitanti, o particulari,
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generali rimanessero, sermo, approvate ed inviolabit monio
2.' Fossero man enuli conservati se disesi da Pio o suoi successori, iusti i beni, diris si, giurisdigioni e privilegi, choil sacro monastero di Monlu-Cassino possiede , o su Solito I 8Sedero in Pontecorvo o nol suo torritorio. 3. ' Polosso Pontecorvo o susi abitanti reggersi e goVedinarsi QOn gius figia, ad honorem ol statum doli' angidos nR0mana Chiosa ; o pul pubblico bello di dolia terra, od ilpacifico vivere dei suoi abitanti, o pol mantoni monio dollagitastigia douor noi depulare, o i nostri successori, in claseian' anno un nuOVo capitano at ruggimento di dulta terra, idoneo e Sufficiente , e rivoeare qualuitque concessiono salta n Chie-chessia di capitanato a vita; at complere doli' annualu usi iodOVer Comparire osso capilano O so soporsi at sindicato des sindaei scolli o dopulati a quos o dati 'angiduito Comune, ni quale Comuno S'intendesso dato pleno potere di sed iure edeputare questi Sindaci, i quali possano, O IS8Ol Vere, O Coim lan nare questo usscitate, od anchu impriggionario Seeondoragi in di giusligia, e questo sin lacato dovor durare Ollogi ni. 4.' Non ossore Obbligato osso comune, illi pol orsi Ssor Zare a pagare per annuale stipendio at capilano oltro loquindeci on o di gigliati d' argento; ma se pol cos ut fosso idoneo e capace giusperito e do toro, aliora ossor lenulo ilcomune a da li venti onec, tu quali oneu douer prendereri capi fano dat proventi cho gli ven no somministrali purniano dol Camoi longo di dolia terra , od in questo Salario intendorsi comproso tutio it danajo dolio multu clio riseu ferad capilano pur qualunque delillo Si di portata di armi, comodi qualuitque altra inobbodiunga.
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les illi, spirituali o temporali commessi da qualunque perSona, O chorico, O laico cho sOSSe. 7.' It comuno od i suo i abitanti nolle primo isl 10 dolio cause non polersi ira turre in giuiligio suori dolia dotia terra. S.' Fran raro ii ponto fico i Pontueorvosi da ogni pagamon o Q servigio fiscale, a clie erano lenuli pel lempo passato, o per l'avvenire ; per duo anni ed anche per pili lempo condo it bonoplacito det papa e de suoi sueue S Sori, fgravario dei tribulo dot salo; pero assoggoliarii allo altro contriburioni, como te altro irro dolia provincia di Campagna. 9.' Rimanoro salvi gli statuti dei Pon locorvosi con quoidi Forontino dolia os rogiono dolio gabollo, o dot dii illo dipassaggio si di quelli audanti a Feron ino cho di questi an- danti a Pontecorvo. 10.' Satisfarsi dat papa al desidorio dui Pontocorvosi, che quelli capitoli avessero larga per la pontificale approVa
Quosli capitoli surono ratisi ali da papa Pio nullo Stesso anno 14 63 ; nol meso di Dicombro. Noli' o lavo capitolo , si ancando Pio i Pontodorvorsi daogni pagamento e Servigio siSeale , a cho erano lenuli pollempo paSSalo, chlaro addim0stra, prima di questo tempoavere Stimata suggesta alia S. Sede Pon locorvo, io cho h pilichiaro no' comuntari di Pio II, appulito in quel lu0go in cui narra dui salti di Napoleonu Orsino : ogli dico , avere Alsonso ro di Sicilia lolia collo armi Pontecorvo ad Eugenio, Giovanni si glio di Ronato a Fordinando, o finalmento Ponte- corVO in quella guerra essere lornata at vero padrono. Cassinosi i quali avovano perdulo it diritio dei sanguo solio Carlo I d'Angib, rimassero signori solidali di Ponte corvo solo nolle giurisdigioni civili, come appare net secondo Capitolo;
ma queste surono assai insermo.
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coli Ferrante con escire dat regno, o morio it nemico principedi Taranio, o la schiatia Aragonoso assodalasi sul Napolitanotrono; Ferranio ranamento la se loli1 do'Sangermanosi, illorO Valore nol mantonore i travagii durati, o pensb rimeritarii
mandando loro uti di quei soliti diplomi, nul quale di pestilagi od altri guai fgravavali. Meglio questo che niente. Inlanio sempro nullo modestine condigioni di commondaversava la Badia. Lo Scarampa non Compare in lutio questoba flagitaro di Angi ini o di Aragonesi, e su meravi glia ; eglise ne Stava in Roma ; e poco tempo in vero dimord nulla Badia, come doveva, di cui go levasi ii patrimonio, ma ilpatrimonio segitiva lui ovunquo andasse. Finalmenio Ludovico Scarampn cardinato patriarca Aquileienso morissi in Roma, o nolla Chiosa dei suo lilolo di S. Loronao e Damaso
Appena ira i Cassinosi monaci corse la novella dei trapasso dei di loro abalo commendatario, driggarono gli animi ad allo sperango. AVVis ansi, morio io Scarampn, moriro ancho la commonda. Gli otian amita ducali con usura pagatida Aragona dovor chiudere la via ad Ogni strantero allasadia. Belli sogni, eho ocellava nullo mensi ii desiderio, oeliu fugava 'at frui commodo. Statulvano n0n d versi sariat ture di tempo, presso operare, e con preSle pratiche rom-poro ogni filo di diSegni, che potessu SOrgere O nel regio onol pontificio animo; congregaronsi, deliberarono, Amico od Arsonio monaci legati spodirono at pontesco. Era morio Ρio II, o Piotro Barbo cardinale di S. Mareo eragii succedulo, cho lolso it nomo di Pasto ΙΙ, voriolo Patrigio. A lui i Cassinosi Iogati veniae ro, ed ossequentissimi at cospotio di tui si misero in sui diro . e Maravi glierat, padre beatissimo, uomini morti a cilla lino consorgio, abitatori di solifaria Badia, datio umanue saccendu dissitus atli, venire in questa metropoli, entrare e la tua c0rte a traltare negogi, de quali pare non doveru
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e implicat si colui cho solo dolio supurno e se sollectio, leg umane non cura. Ma non di umani beni, doli'onor di Dio,c di gius igia, delia pace di una illustro Chiosa, dol tranquillo
e facessero di su i manuniussi patrim0nt di Ogni disciplinae dissoluti a' monaci di altro commendate Badio. Bone Spera- remino se at commendatari non increscessu lo Stangi aree nolla Chiosa ondo iraggono ricco e commodissimo it vivere. Bene speraremino se te nostre leggi, come uti glorno infla0-
e navano i nostri abali nullo amministrare gius tigia, cone lenossero in certa guisa i soras fieri prolati. Ma spuriongae tultuosa ne chitide la via ad Ogni bello speraro. Vaganti a lorsi latonio, ricommendano in foras liere mani la fidata Chiosa; et governatori di Ventura Vondereceia gius ligia amministranoe a loro voco. Divoratori dei conso nollo surru si eaeeiano, e te sinungono, i chorici non vigilati contaminali ontranoe net sanio do' santi. Disoria la Badia, disson tonsi i monacie xi 'Ono, chi, dormenti tu loggi, te costumange neglelle,
e .l'un capo disellano in cui posSano, come in comune centro, COnVenire a consentire tu menti. Noi non veniamo legalie di uia solo monis toro, noi dopulati di lulla la Cassinoso e Signoria, in cui quanti sono amatori di gius tigia, dei divino culto, della Ovile pace per nostra hostea li ad limandano, noi polor usaro deli aulico dirilio di elegione, a' Cassinosi
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n I pote floro, o i dolori rimassero. Ins alti it papa die0vasi abatudi Mont0-Cassino, credondo temperaro l'acerbita degli animi, tua in salii vero abalo o abato commondatario su iiii Niceolo Sandonnino di Lucca, vos ovo di Modona, uomo di canoni peritissimo e chorico dolia camera apostolica. uesti flocossi di Sua Sede per Venire a reggore la Cassinose in vece det papa.
Nol secondo di di aprilo giunso it Modenoso prolato al
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uia commendatario prolato, ma det papa Vicario e ministro ;felicissimo apparii ii ii suturo stato di toro, come all'ombra locali dot trono di S. Piofro, od ni covorio di ogni lateale Oniae danno ; a nomo di papa Ρaolo lui douer togliere la summa dolio coso laicali od occlesiastiche delia Badia, como se vero abato si fosso: o si dicendo, cavli suori, e Spose bolle pontificio, cho dolia dopulata provincia a loro facessero sede. Non si, quat cosa rispondessero i monaci ; certo che uiuit monte si assoggellarono alle papali OrdinaZioni, persuasi, non altroavore consor lato l'animo di Eugenio a quella continuagione di commenda, cho it migiloro dolia Cassinose Badia. It Modonoso prolato si mise toSto in giro per la vasta oflorida signoria, per sarsi conoscere dat vassalli, Od in dirig- garo te cosse. Ovunque ii Ovava ministri det morio Scarampa, logliovali di carica, o nuovi di suo talento loro Sosii tui va. E in vero bisognava contenere quella gente, che, loniano ilcommendatario, lutio erasi sat o lectio, angi savxi it g vernaiore dei Cetraro, grossa terra di Calabria, it quale, raccultele imposte d0gli abitanti, se quale he alli a coserella arbitraria,udito osser morio io Scarampa, con molio dani o suggissi; o per chiam arto at conti ci voltu tutia la potesta regia. i)Se malamente sos frivano i m0naei Sopportanti quel commondalario reggimento, di buuna Voglia non sui senti vano sui collo i govornati vassalli. Un abale Cassinoso od unprolato Strani ero in pari modo indiriggavano i destini dolpopoli, seudate simo, l'aliro pur seu dato: ma disserivano inquanto allo amministrare gius tigia, che pili intera nel primo,
pili S nervata ora uel secondo. S. Benedello vollo e comando
nolla sua rogola, che l'abato datio doliberagioni do'soniorio decani pondesse ove pubblica bisogna avessest a decidere ;o cili temperava non poco il libero talentare di quollo; os0bbono iusto volito si riman esse in quei lempi quel pari
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allonio o pauroso l'abato nullo amministrare , dat corrore
roggimento, per l0rO mal talento, osompli crano nollo Cassinosi storie, clio di qualelie pen Stero poteva anelie mar- tollaro in monto det roggiloro. Questi rimodi non oranon fenero in sogno prelato commendatario. Dat papa solo pondo va, cho ora in Roma, o saro O Ssare a suo modo po- lova. Abhorronii da solitudine, iungi versavano; governatori dissumi navano per te ferro dolia signoria, austeri collo florid' imposto, stae hi disponsatori di giustigia, o ad Ogni sprurgo di pecunia, cagionevolissimi sacerdoti di Tomido. Dol proson luordine di eoso non orano contenti i vassalli, ina seon lentissimi
Erano passali buonissimi umori fra Napoli o Roma suo alla morso di papa Pio II, amico di Ferdinando ; ma venulo papa it cardinato di S. Mareo, cominetb a guas arsi l'armonia, o se non lussero stati uguali te prosensioni dolle duo parti,il ro od ii pontosico si avrobboro rotia guerra aperta. Paolo comin id a ricordare antichi debili di Ferrante alia camera Apostolica, o tribuli non rosi dat ro di Napoli alia S. Sodo.
Protondova Paolo, Fordinando negava; angi, perelth conquaS- salo por te Scorse guerre, diminuZione di censo prelon leva. Cosi dissonχiciali si lentauro ; ma porchh qu0gli non ris lavadal chiodoro, quosli si odori, suo prolongioni sui ducato di Sora o Benevento, it primo tollo nolla guorra contro Angloda Orsino e ritoniato da Roma. Stati e danaio non stavano a fronto: cholossi ii papa, Fordinando Si taeque. Quoslo discordaro do' duo principi soco Sospultare che non si venisse allo mani, o como h solito, i Sospulti si ea n glarono in coriog-ga ne' popoli corrivi a credoro, facili ad immaginare mali venturi. Ε lanio invalso noi Sangormanosi la fama dolia guerra vicina, che te ponti sic tu sol latesche ovisaronsi ossero in moto, gia minaceiare ii reamo, a S. Germano tendere. Ri- cordavano essi quanto Sse Stat , auculla la luro sedulta uelle