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per Roma vorso it loro principe troppo austera, e la spina doli'abale commendatario pur vegnentu da Roma incomindicipiti sorte a sarsi sontire no' loro animi : cib non ora piceolo incitamento a saro quel che secero. Niccolli, vicario det papa commendatario, lenova corto in S. Gormano nol badiat palargo ; saeuualo sicuro it potoro dicite rivoslixasi, sa ovanto tranquillo te ossequenti aecogitongo do' vassalli ; a nulla ponsava. Persuasi i cit adini, o puro insingondosi, doli'avvicinaro de' pontifici, lovarono lullo ad unlrallo romoro nulla cilth, si armarono, te inSegne Aragonosi in albo rarono, dicondo : il reame in pericolo, loro eSsere paralissimi a dis osa od a propulsa, per am0r di Ferranio. Quolla impronia cartili verso it ro ruppe in aperta ri bellione, o a Seuotimonio di glogo commondatario. Ordinalisi in ischidro, armali indodovano, ni badiale palaZZ0 m0SSero, o lulto lo
nava di scomunicho i capi di quel molo; i monaci progavaniodi ristaro dat rigore, o questi ristava. Un Τ0mmaso di Frogollo vicario di Nideolli si lonne in S. Germano ira i ribelli, sinelio
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mi labile richi est a dolio si alo di Sora ; percili voltu infrenare ecbiamare at Sugno quei concitati, o favorire ramministratore ideo b. Il castellano di Rocca Janula ora lutiora, per parte dei re, Fabrigio Carrasti, elio in quot lompo di lum ulli dimo- rava in Napoli por suo bis0gno. Λ eos lui commisse Fordinando raceliotaro i Sangui manesi, tali obbo a travagii arsi; poichhnoli 'ontraro S. Germano, lo coso loria arono losto in calma, offendo lo monii costernatim imo per sorte terromolo checommosso la ei illi ali' arrivaro det Carrata. Quosli recava alii colli tot ora dei re, colla qualo promuls evagii braecio sorte in qualunque OccorrenZa, assi euravato di sua bonoVolonga, od a ripi gliare ii suo minis foro consor lavato. Niceolo torno in S. Germano, gli animi surono Ossequentissimi. Corroxa it Sosio anno da cho it papa avova fallo prom08Sani togati Cassinosi di por sine alia commenda, o di laSciare aim otia ei il libero seogliore de gli abali dalla loro congregagione. Ma gli anni morivano, e te Coneeputo Speran Ze COI Si. 'assb da quesia nil'altra vita papa Paolo ; la morte di cui come risoppero i Cassinosi, non si fravagii arono per cessarenu OVO commondalario : ma se sinora obbero maturi prelati a commendatari, appresso ubbid irono a giovanelio principe,
Fordinando di Aragona corcava fulli i modi onde graliscaro at novello papa Si Sto IV della Rovero, per mollere in assollo qualche Suo nogogi uccio clie pendense ora rimasto solio it pontificato di Paolo. It conso a S. Pietro non volova pagare Ferrante; il ducato di Sora volova; lo altro voglie
Subordinava a queSle, e maturaVa. Dei censo su Sciollo duran-lo sua vita, ii ducato Sorano at ream e raucosib, presentando
I 0 nardo dolia novero, pontificio ni polo, d' una sua sigilabas tarda, cui Sisio do id di quollo stato. I ra lo subordinatovoglio ora quella di non ve torsi in lorno it figlio Giovanni, olio gli obbo par fortio Isabella di Chia romonte, Senga una vos o che il lacesso compari re nul monito uri pb pili clio da principe. Il re chiusu Sisto di qualelie beneficio per Gi0vanni,
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da quella nicchia ; ma guardava che non veni880 qualchealli 0 personaggio pili grosso, cui non placessero Suoi Servigi ;e veniva di falli Papa Sisto creb abalo commendatario it rogio sigilo Gi vanni d'Aragona. Era quosli imberbe giovincello, o tiloloc rendite si go tolle; ma noli 'amministrare non era. maturodi serino, acupho di anni. Per la quat cosa nossarione d'Aragona abalo di S. Severino, o Ludovico do Borgis laureato in
S. Germano, visi lamno l'amministratore Nice0li, o Gugitolino da Sp0letu legato pontificio, coi quali si volano es rondi in lato du'conti, o dot dare o doli'avore Osaminatu lo ragioni, Niceolosi sinisu dalla cariea. Ma s' obbo huon comminio ; polchi, Ferdinando se pagare a litoto di donativo dat vassalli dolia Badia 23 o ducali d'oro, partu do' quali doni, at Sando nino
per la bene amminiStrata provincia, parie ait' apostolica mora per tu spuditu bolle: in Pontocorvo su numerato ilden; o, e quotli se ne an damno con Dio. E cosi Bessarioneo Ludovico pron levano nul moni Stero solenne possesso delle coge Cassinest a nome di Glavanni.
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nec rebbero l'Aragone se corteo. Appropinquava a Roma tui ala splendida c0mpagnia e gran molo ora in cista per ae Ogliere conveniente mento ii sigilo d'Αragona; aluunt cardinali, lulta la pontificia famiglia o i maggiorenti dulla cit si venituro
a p0rta S. Giovanni, o lieti in viso, devoli negli alii in contra-rono i Vegnenti, e ne ses leggia rono l'arrivo ; pol in magi0ne messa alia regale menarono ii Napolitano principe e Suoi compagni. Nel di che s0gui osci in pubblica via it Cassinoso Commendatario: se riceo equi paggio 8'avos se, non si a dire,pOichh ora mestieri sare non ignobile mostra in corte che Spendidissima ora ; o disi lato veniae at papa , che in pleno concis toro aspellavato. Erasi Gio vanni p0rtato di Napoli rac-CO mandato ulla momoria usi sermone , ii quale disse lostoalla presenga di Sisto se dei cardinali : gragio imm0rtali perta olfenula Badia, o devotissime proleste di OSServanga per
discurso, e gia cominuit, a pensare alia porpora di cui volevade eo rare Gi0vanni ; ma aliora si rimandua at solo die hiarario prolonos ario apostolico. Fino at Natale dim0rb in Roma 1'Aragona o norato da tulti, o nulla nolle di questa sestivi laalle Saere cerimonio intervenuo , canto cogit altri ; e pulsinat mente, Ottenula licen a dat pontusico di dipartiret, nul 28giurno di dicembro prose te mosse per S. Germano a Vellerecho mai si lasso quel prosunto dolia Badia Cassinusu i).La voeu, tui os sero ii figlio det re Ferrante aveva commossi i cilla lini a fossa, o di archi e di luminario eran sene preparate mollissime at solito, frequentissimo popolo assol-
lavasi suo ri porta S. I ominaso, i pili ragguar levoli si a i
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Gio, anni coi suoi baroni. ij I monaci lo aeeolsero con Ogni maniora di onorevoli ussici, lo menarono in Chiosa, lo loca-rono nol soggio badiale, e lo Salutat Ono ab ite, causando ilyra Deum. Il papa accompagno ii Govane commendatario con una holla, nulla quale diceva, cliu ovo i monaui non aveSSero Voluto so iacere a Gio vanni, tu tu te scomunichecho questi avrobbo contro di loro lanciatu , terrebbe purgius o. I monaci sarono Meilissimi. Poco stulte Gio, anni in monistero ; ogli irasse Subito a Napoli, laseiando a sar suo voci con titulo di governatore Ludovico de BOrgis vescovo Aquilano. Turiab pol nulla primavera per visitare te ferro badiali: so onori si rondessero a questo abatu sigilo di ro,s'immagini chi mi lemo ; specialmenie surono grandi sessu nulla terra di S. Giorgio che giaco a m 1godi dolia vallo di S. Germano, at piodi dei monti che guardano in marina di Gaula; quivi pesche, cacce e lautissimi banchelli allograrono ii commendatario. Ma non se ne Stellero allegi i i monaei Commendati in quos to anno, aVendo patito Una grande calamita nol sollembre. Era ii di ollavo di questo mese Sacro allo natali io dolia Vergine, e congregati in Chi CSa devola Opera davano i monaci a' s0lenni misteri. Tullo era parato a susta , o festivii volii di coloro cho delle divine cOSe avevano Solo Ondu
rossi ad uia trallo it sole per subito agglomeramento di nubi, o di iungi incontineto a sentit si uia ronabo prolungato che ad
Ora ad Ora IVVicina a, a que Sto prece leva uia creScenio fossio, cho in impetuosissimo Vento, pol in uia turbine mutossi. Comea levato lu0go cogZava pili sorte alle mura dulla Badia, u
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parvo cho selliantaru la vole8Se, si astassh, disperso se tutinio, Ogni os lacolo rompova, noli' interiore dei monastero furioso irruppe. Come trascinali da torrente, surono contro ii suo OSbali uti i monasti, ovo semivivi iunga pena si rimaSero, Uravvolgendosi ta busera per entro te mura , 8perperaVa, StoeaVa , 8saeeva. At turbino successe piova dii olla , od ils requentu sfulgoraro di sui mini, clio d'un terribilo fragore perco evano la Chiosa , e Sis pes pavimento arro lota δ nomorgo statue, franii pilastri, ed era uia rOvinio, uti quadromiserando. Un servo su mort O di fulmino : ma lutti riavit tisidallo Spavonio, non obboro a plangere che la dat eggialem ui agito. Pili trista scena osse riva la sOggiacente valle, e Spectat monto S. Germano. Oltro it furiare dei turbino, i monii Clae te sono a cavaliuro per prosondi valloni immul levano neque abbundovoli, tu quali iraeivisi albori se macigni scarib Cavano nel plano, uriando che si parasse dinnangi : sponde
levasi nolla citia quia mare. Morte s rastava a lulti, o lut lilom0vano. I citia lini lonendo la cima dolio case, canSarono gli ass0gamonii ; o pol chh s'obbero vis a diserta la campagna, asson dati gli armonii, decrescendo , o dissecandosi te neque, discesero a plangore ogni fruilifera planta, selliantata e morta. Tanta sventura si rovesci ava sui capo do Cassinosi, o di buuna parto deli' Abbagia , mentro in continui antiri viseni menava i giorni Giovanni, ora in Napoli, Ora in S. Germano VerSma, ma in questa citia per poco tempo, e nulla Badia per pochissimo Onorava di sua presenga i commendati. Ma applanto quoli 'andaro e redire grave tornava ni monaci, gravissimo aipopoli, che ad ogni venire doli'abato dovevasi daro in susto odin donativi, cho como salii a principe, principeschi doveva noessere. i473j Εra it meso dis obbr 0 o toecb at vassalli tin'ni ravis ita doli' ahate, ina questa volia non su Solo, Venne SQ O ilpadre Furi auto sed i dona ivi si raddoppiarono. Lautissimo hanehulto aspellava ii re sed ii sigilo abale in S. Germano,
durante ii qualo, l' universita dei paeSe presenti, Ferdiu indo
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di uti hol vasollamo di argento a maravigila lavorato, e sui Ono anche legati per parte di luttu lo turre elio recarono in donongli augusti vota uti iiii vaso , od una patera di argento disquisito lavorio, aventi la superficio di aurei rili evi bolla monte Ornati. Pol solennemonio sui monis toro Aragona colobi b ildi di S. Bonodotio : di amministrati negoχὶ non frOVO nlcuno,
Se non quello di ampliare non 8b qual puschiura appo it suo patagio in S. Germano per conservare te trotto ; ed at solito Giovanni se an db in Napoli. Tornava nol mose di Ottobre alia Badia, o det suo apri volo mi torrh per te lunglio, 'perchh chi mi lume conosen i tompiod i costumi di quoli'oth. Quel liodrigo Borgia, gia cardinatuo vice cancelliere dolia S. Sede, che pol su papa cui nomo di
Alessandro VI, accompagnava il gi OVine abate, che loecava appona ii diei0llesimo anno di sua uia. Ben Ventiduo vescovi oransi messi a segia ire ii commendatario d'Λragona, o una
turba di baroni du'quali non sos 4 mai penuria it paeso Napolitano, e cinqueeunto Cavaliori formavano ii badiale corteo. Vonivano alia Badia. Corriori l'un dopo l'altro prenungiavano a Ludovico do Borgis amminis iraioru deli amministrata Badia, Stangian tu in S. Germano , o gili creato vesco vo di Aquila,
la citia , o ad uti tompletio di S. Maria dotia dolia Strada
Od Aragona, vi surono inchivi, baci amavi, e pol cosi glias pol tanti e i venuli si annodarono in. bella ordinaura. Prece-dova tuiti una si olla di conla lini cho addestravano ben conlobostio ira cavalli e muli portanti te masse rigio Borgiane o Aragonesi, con Sopra coperturo di serielio flosso. Λ quos filenova diotro una mano di s0ldali hone assitati, cho davano nulle tr0mbe, o alle sp ille Seguiua una Squadra di dueceuto
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cavaliori con in mano sguainate spade: ricco uera it vestire, o ricca la bardatura. Veniva poseia tutio presbiturale collegio: maestosa visi a saeeva. Are portatili con sopi a reliquio di suntlsu gli omeri clericali ve levansi, alle quali ad ora ad ora grave appressavasi ii Sacro ministro, cho incenso e peregrini aromi vi poneva, che in odorosa nube di sumo sui Ogliuvansi: ordinali in lorno a queste are an lavano i preti, e con grave melodia cantavano inni o salini. Pol i venti lue vescovi
mitrati cavalcavano blanche ro Zm , ni si anchi dulle quali purpuree guald rappe, di peculiari stemmi traphinis, in aurei stoechi finivano. Tene vano nulla destra gli argentei bacolicho andavano in auconcio sito nulla stalsa ad imbrOecare, ediscorrenti ira loro, bellamento an lavano. Buon tralto di via SgOmbero rimaneva, come per risputio do' duu veguenli Gio-
Vanni e Rodrigo, uno di prolati tu vestimenta di Oro traphin te ed in gemmate rivos filo, ricoperta la testa di xorde cappello,
clie gli mandava quindi u quinci sui pello vari ordini dis0cchi, l'altro in cappa di porpora S'avvolgea, e di P0rpora ora it cappello di elid si copriva. Ambi a pari passo Su bianchemule an lavano, o uti pallio di finissimo broucato relio da quattro maggiorenti dolia citia per astu aurato, Sid capo diss0rgia e di Aragona in aria campava. Λl destro lato de' duo Personaggi incedeva grave dolia persona, indo8Sando toga, unBarnaba nobile uomo, prolatio di gius tigia in fulta la Badia, e come quegli cho si lunuva punitore di delitii, nuda spadalenexa nulla destra; at maneo lato pol era Tominaso de dudicibus Fregellano, vicario nolle coso spirituali. Ultimi veni vano i baroni, e lut a la compagnia tru squadro di cavaliori chiu- devano. Facile e lo immagginare la pressa dei p0polo, e loaecorrere dat tu vicine terre, che Sirano e splendido spellaeolo