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dalla curia secolare sub poenis Diolatae immunitatis, e s' intimi loro, cheabusandosi dei contagio per la seconda volta, sara dichiarato dat Vescovo che non godono Piu verun a forta d' immunita ecclesiastica. Ea Tnche da' Vescovi possa Arsi spedita mente una tal dichiara Zione, sarada Sua Sautita coacedula loro una volta per sem pro la sacolla, a Tnchuno a debbano in clascua caso che potra occorrere di douerne sar uso , scriverno a Roma per otteneria. Per I'avvenire nou godranno deli' immunita i seguenti luoghi: Le chiese rurali Gistenti suori della citia e luoghi abitati nelle quali non si conserva it Venerabile, eccultua tene te parrocellio , e te ebi esusiliati delle inedestine, nullo quali si esercita la cura delle anime , condichiaraaione che tanto rispello alte suddelte chiese rurali riserba te, quanto a riguardo di tuite te attre chiese che sono in crita, e in altriluoghi abitati, non debba it bene sigio deli' asilo distendersi, quanto ali' esteriore ad altro che ali' atrio, quando sta circondato di muro, o portici, scalc, e porte tanto anteriori che laterati, e alia sauciata anteriore
Le cappelle, e si oratori esistenti nelle cose dei particolari, e magnati, quantunque abbiano privilegio di cappelle pubblielle o I' adito tu is trada pubblica. Cost pari mente tui te te cappelle delle sorteaete, ede' castelli chiusi, ancorche si couservi in esse ii Ss. Sacramento. I campanili separati dalle chirae, E dalle muraglie di esse. La chiese dirute, e abban donate colla precedente profanazione, ebe si ordinera a' vescovi, e ordinari de' Iuogbi ris petii vamente di sire. Gli orti e glardini, e altri luogbi di chirae, e di quat si asi altra casa religiosa, i quali non sono circondati da intra glie e non sono compresinetia clausura.
Le botleghe e te case alta cate alle mura glie delle cbiese, o de' mo-nisteri, o di qualsivoglia altra casa religiosa quantunque abbiano interna comunicaZione colle medusime, Purche non siano comprese Della clausura. Le case in cui abitano i sacerdoti o altri ecclesiastici, ancorche ab hiauo l' ingresso nella chima, eccet tua tene pero te case ove abitatio
parochi, e altri ecclesiastici destinati alia cura e custodia della chiesa, purelisi bensi tali case si abi tino da esst stessi, e non da altri: te qualiauendo l' immediata comuni et oue interiore colla stessa obiesa, go-
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dranno dei sacro asilo, non os tante clie abbiano la porta coli' use ita iuis trada pubblica. Risugiandosi nei luogo immune qualcuno dei delinquenti laici supinposto reo di eccetiuato delitto, ad Ogni istanga. e richi esta det laico Magistrato eogi' indixit ad captxram, concedasi da' Vescovi, e Ioro Vicarii generali in citia, e Hegli altri luoghi da' Vicari soranei, ed in mancanta di questi dalia persona ecclesiastica piu degna, che sa figura di
superiore uel luogo, ta licenEa di trario dat sacro asilo coli' interuentodi persona ecclesiastica da destinarsi dat mcdesimi, o si consegni alia curia secolare coli' obbligo si urato in serjtis di ritenere ii reo nomina Eeclesiae, e di restitui rio alla chiesa tu caso si decida che debba go-deria, e non. resti tuendosi, rimanga at Uesco vo la Aeolia di procedero contro dei Magistrato secolare colle peno canoniche di violata immunita.
A coloro che si risugiano nullo clitese, o luogbi immuni, i Vescovi, i Vicari soranei, o qualunque sa figura di superiore ecclesiastico incitia, o in qualuaque altro tuom della diocesi, sacciano subito toglierole armi, implorando quando vi si a bisogno it braccio delia curia secolare, la quale sacendo istanga at sud detii superiori ecclesiastici, che si
levino te arme delia chiesa, e luoghi im in uni, sieno ten uti i medes imidare la licenna di est rarie coli' intervento di persona Ecclesiastica; e nocivolendosi accordare da' suddelti superiori ecclesiastici la licen Ea sia lectio alia podesta secolare estrarre te det te arme, te quali auche net caso, chesi tolgatio at risugiati da' superiori ecclesiastici douracino consegnarsi alMagistrato laico, premessa la protesta da sarsi dalia medesima persona ecclesiastica a tenore dei cap. Praelatis do homicidiis in sexto. Qualora doura Arsi qualchu perquisiatono in ebiesa, o in altro tuoso immune di cosa rubata, o di contra b Laudo, o di scri itura, o di dati aroo robe occultate da contumaci , o che in qualunque mani era Possano at fisco appartenere, douranno i ministri sen Ea pero esser tenuit a manifestare ii luogo prociso e individuo chiodernu Ia liceneta at superiori
ecclesiastici, la quale drivra accordarsi in citta dat Veseovo e in tuitigii altri luotbi della diocesi da ' Vicarii soranci ed ita loro mancanzadalla persona piu degna , che se la figura dei superiore Ecclesiastico, eccultuati puro i mo uasteri di monache, e conservatorj di douue. Oile-
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nuta Ia IIceneta, si iam la perquisixione coli' intervento di persona ecclesiastica; e ritrovandosi contrabbando, o rota rubata, o qualunque altra Wroba, o cosa delle deite di sopra, premessa dalla medesima persona ecclesiastica la protesta da sarsi a tenore dei cap. Praelatis de homisidiis iri sexto , si estrarea e si consegnera alia Curia laicale; anes ehe ehie-dendosi dalla medesima la.liceneta suddelta at superiori ecclesiastici, se te lasse negata, potra ita tal caso da se stram procedere alia deita per- quislatone, ed es tragione senZa timor d' incorrere nelle Censure, a riserva. pero Sem Pre, come sopra. de' monasteri . di monache, e des consereatorii. di donne
DISPOSIZIONI ED ORDINI DI S. M.
N on sata lectio a veru na persona , di qualunque Stais, grado, O cou-ditione ossa sia , di esere ita re pubblica mente ne' giorni sestivi alcuna forta di opera servile, se nou ue' tempi, che per l' est getiza dei lavoridi campagna, o per altri casi di simile necessita saranno Permesse, ne di sar siere o mercati , ne di vendere, o Comprare cosa veruna. R.
Le robe pero solite a vendersi ne' predetti giorni, secondo Ia tolle-ranta della Chiesa, douranno vendersi con riti rateZZa, e col solo usci uolo delia bottega aperto; ma non potranno vendersi in tempo della Messacantata, o dei Vespro , e neti' ora in cui suole insegnarsi la Dottrina Cristiana nella Parrocchia , a riserva de' medicinali , che non ammet tessero dilazione, solio pena, tanto per il presente, quanto per gli altricasi soura es pressi, di scudi due per clascuti contravventore. Ivi S 5 . proibito agit albergatori , osti, tratiori , hettolieri, cantinieri ecc. di dar a mansiare e bere ne' giorni sestivi in tempo della Messa cantata, o dei Vespro, o Deli' ora ici cui suole insegnarsi la Dottrina Cristiana nella Patrocchia, a verun abitante nelle Citui o Luoslii dove essi tengono albergo, traitoria , osteri a , betiola, cantina ecc. La pena, nulla quale incorrerantio i contra ventori, e stabilita per la prima volta
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ih lire quin diei; in ea so di reoidiva in lire trenta , e net carcere pergi orni tre; per te ulteriori contravventioni, olire la divisata pena, potraanche sarsi luogo alia sospensione deli' eserctgio per uti mese, ed ancheali 'inabilitazione di poter esercitare la professione di oste, albergatore tratiore, bet tollere, cantiniere eoo. Regio Costituetioni come Sopra.
Alle suddetis pene saranno puro soggetti gli albergatori , osti, trai- tori , betiolieri, cantini eri ecc. per i loro garetoni, servitori , o domestici , i quali contravverranno at disposto deli' arti eolo precedente. Ivi Art. a 6. vietato at earrettieri e cavallanti di caricare i loro carri e bestieda foma, e di porsi in Haggio Dei gloriai sestivi coi rispellivi carichii eosὶ dalle loro case, come dagii alberghi, osterie, o tu Oghi, dove Saranno alloggiati, solio pena di lire quindici, e dei doppio in caso direcidiva. Le Oitate R. Costituetioni. - Manifesto Senatorio dei 28 mag-gio I 822 num. I, Incorreranno nolla stessa multa stabilita. ali' arti colo precedente glialbergatori, osti, e quia unque altra persona che somministra cori mercede, o gratuitamente alloggio pelle bestie su espresse, SemPrecche avranno permesso la partenta Dei foura divisati glorni ai carrettieri e cavallanti. od altrimenti trascurato di denunetiare immedia tamen te at Comandantedi Piaxeta, ed in disetto di questi ai Sindam rispeltivo, quelli fra lisuddelti careettieri e cavallanti, che a mal grado det loro diuieto Assero ad accingersi alia parten ra. Ivi num. a. Volendosi tuita via usare dei riguardi ai carrettieri e cavallanti, clic, intrapreso it carico nel giro della settimana precedente, si trovasserogia per viassio Dei gloriai sestivi, si tollerera la prosecugione dei camininino sino alla rispeltiva destina Eione a quelli fra li medesimi elie iatai giorni saranno alla distanχa almeno di venti misia dat punio di
prima parte laeta, dovendo per cio comprovare, est bire, eos i richiesti si adagii Uiugiali di Polletia , che dat Carabini eri Reati, te lettere di vet-tura, od attre caric, o giustificationi, od attre equi pollenti, in disello det elie s' intenderanno in contra vvenalone, e passibili delia multa men-Σionata Deli' arti colo primo. Ivi num. 3.
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. Giova sinat mente ricordare ebe tui tibi Reges amenti di Politia in torno ait' osservati Ea delle Feste, ed at rispotio douuto alla Religione dello Stato, sono dichia rati in pietio vigore uel nuovo Codice Penate Albertino lib. 2, tit. I, art. 168.
RESPONSA QUAEDAM RECENTIORA CIRCA IEIUNIUM.
i. Ad Quaesitum: Utrum in diebus ieiunii possit inverti tempus
comestionis, sumendo serotinam resectiunculam insta horam X. et XI.
malu linam, prandium vero disserendo ad IV. vel V. horam vespertinam; Sacra Poenitentiari a s die io. Ian. I 834) Respondendum censuit, Si in- mersionis suρ dictae rationabilis aliqua extet causa Poenitentes qui hoernore utuntur non esse inquietandos.
a. Ad Quaesitum: So i padri di famulis , allorcho Mi o nella fami-glia medesima quakhe ρersona disyensata ad usar cibi di grasso, Pos- sano estender la dispensa indistiniamente a miti gP indiυidui delia stessa
Sacra Poenitentiaria die .... Respondendum censuit, Infimitatem et aliud quocumque rationabile impedimentum de utriusque Medici consilio, non Mem gulam, ct a Maritiam, sise generatim evenSarum com Prudium, eximere posse a Praecepto abstinentiae in diebus esurialibus. 3. Ad Quaesitum: Se 1iella Quaresima, essendo si evo di famulis di-ν sato a mandiar carne, cd ii medesimo non potendo O non volando fur
duo Pranti, uno di grasso e P altro di magro, i sisti di familia e D
Persone addelto at suo scimiaio Possano mangiar carne; ' Haec Responsa excerpla sunt e porutili opusculo. cui litulus Dei Distium e delia Quaresima. Lettere due di Gisseme Ristheui Meerdote Romano elc., Romae iturini typis edito an. 1834., et tertio Ianuae an. 1836. Quanti autem ea iacienda sint, et ex boctiquei, quod BENEDICTUS XIV. in sua Epistola Eneyclica Libentissime quidem etc. 10 Iun. 17M., mentionem Reiens de qliaeutonil iis quae super materia Ieiunii propolistbantur, haec habet: Sacro Tribunali nostrae Poena tiariae, rerum huiusmodi conscio ac D ritissimo. easdem quaestiones expendendas commistatis: quibus Omnibus plene cumu tiategue, qMoties opus fuit, satisfecit.
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3i ISacra Poenitentiaria die si Ian. I 834 . Respondendum ceu bu i t ἡ Posse Porsonis quas sunt in potestato Patris familias cui facta est legitima facultas edendi earnes, permitti uti cibis ρatri familias indullis: Giliacta conditione de non permiscendis licuis atquct interdicitis epulis cido unica comestione in diu sis qui ieiunare tenentur. . Ad Quaesitum: Se coloro, i quali sono diFensati dalla Osservari adet digiuno per equia di est reitare arti fiaticoso Possano nella Quaresi ma, aliorchu es concesso P indulto di cibar si di earne e di lattieini yro unica comestione ), far uso delle carni o dei liatticini tulte te Moltu chonei como della gloma ta hanno bisogno di mangiare, siccome nci giornidi Domenica dolia stetia Quaresima nci quali non obbliga a digitino ;Mera Poenitentiaria die i6 Ian. i 834. de mandato felicis recordationis PII Pvae VII Respondet, siteles, qui ratione aetatis Dei laboris
ieiunars non tenentur, licite Posso iri Quadragesima, cum indullum concessum est, omnibus diebus indulto comprchensis τusci carnibus aut laeticiniis per idem indultum permissis quoties per diem edunt. 5. Ad Quaesitum: Utrum ii , qui ratione aetatis vel laboris ieiunare non tenentur, subiiciantur Legi de non permiscendis epulis carnis et piscium, cum Per indultum carnes Permittuntur;
Saeta Poenitentiaria die id Febr. i 834 Respondit Consulat probatos Auctores.
6. Ad Quaesitum: Un Confessore domanda alia Santitd Mostra, se aidisyensati ad esum carnium nei glarni di Venetat e Sabbato fra l' anno,nei quali non mi e P obbligo dei digiuno , sia permessa ira promiscvsed dei essi, non ostante se rivosta data da Benedeuo XIV. ali' Are,eseo di Saragoreta per organo della Segreteria dei Memoriali ii 5 Gennato 37o5. Saera Poenitentiaris die is Febr. i 834. ), Aroposito Dubio diligenter Per Penso , factuque relatione Sanctissimo Domino GREGORIO XVI. de ipsius Sanctitatis suae mandato ReFondet, Permitti. . Ad Quaesitum: Utrum, in diebus ieiunii tempore Adventus a Pio VI. praescripti, permissis tamen lacticiniis, cui propter infirmitatem licitus est usus carnium, interdicta sit promiscuitas carnis et piscium;
Sacra Poeni lentiaria die 8 Ian. i 834 Respondit: Assirmatise, nempe
non licere eiusmodi Promiscuitatem.
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3ta 8. Ad Quaesitum: Utrum Lege vetitae permixtionis cum carnibus comprehendantur pisces sale siccati vulgo satani, idest alici moseiame. Miale, aringa, tiarantulla, aliaque his similia , an potius misceri possint ad instar condimetiti alterius serculi; Sacra Poenitentiaria die i6. Ian. i 834. Respondit, Pisces sati si
catos . . . . Metari miscere cum carrisius quoties carnis et piscium mixtio Metita sit.
9. Ad Quaesitum: Utrum tempore ieiunii cui licitus est usus carnium liceat miscere testacea marina quae improprie fructus maris dicunturi, sed vulgo Pisces censentur s id est ostriche, tellino , patelle, canollachi, came, granchi, etc. ;Sacra Poenitentiaria die is. Ian. 1834. Respondit, Testacea marina quas i roPrie fructus maris dicuntur, sed Vulgo Pisces censsntur
Metari miscere cum carnibus, quoties canais et piscium mixtio metitia sit.
leguminibus; Sacra Poenitentiaria die . θ Respondit: Carnes cum qu buscumque leguminum Feciebus misceri posse, extra Omne dubium est.
ia. Ad Quaesitum: Se i dispensati a cibarsi di grasso, Mi glomi mi quas Duno uso di soli latuemi, Possano per condimento adoperare la
era Poenitentiaris die 8 Febr. 1828. , attente consideratis expositis, Revondet VFrmatisee. i 3. Ad Quaesitum: Utrum, quum sive per Bullam Cruciatao sive aliam ob causam conceditur indultum pro uso laridi liquefacti vulgo stratio solo titulo condimenti, ii qui ad ieiunium icnentur, eo condimento licite uti possint in scrotina etiam resectione; Sacra Poenitentiaria die is Ian. i 834. de expresso sanctae memoriau Puae Leonis XII. oracula Respondet, Quod si qui ad ieiunium
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tinentur, licite vli ρossunt in serotina etiam refectione condimentis in indulto permissis: quia illa, Di indulti, olei locum tenent: 'dummodo in indulto non sit Posita restrictio, quod ea condimenta mihibere possint in
ιέ. Ad Dubium: Utrum avis aquatilis cui nomen Fulica vulgo G- Iaga inter pisces computanda sit, illaque vesci liceat iis diebus quibus vetitae sunt carnes; Religiosi ordinis Minimorum Sancti Francisci a Paula quibus carnes omnino interdictae sunt , ad tollendam perplexitatem qua eorum eonscientiae hac Super re angebantur, supplicationem porrexerunt Pio VII. , ut sibi conccdcretur possu libere uti eo cibo. Quibus, per Sacram Congregationem Regularis Disciplinae die a a. Febr. i8o4. 3, Sanctissimus, Meris existentibus narratis, benigna annuit PRO GRATIA juxta petitia r Constitutionibur dicia ordinis aliisqua. contrariis non Obstantibus etc.
AD QUIES ITA IN NOMINAT E MULIERIS LUGDUNENSIS. Feria IV. 3 Iulii i822.
Ad preces cuiusdam in nominatae mulieris Lugdunensis, Em. D. Card. Galesii transmissas, quibus, descripto generali rerum statu post notos publicos eventus, et leges a civili auctoritate latas, in Galliis obtinente, exPOnebat, se sua capitalia quibusdam tradidisse, ut fructus ex illis Q
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iuxta laxam a lege civili praescriptam perciperet: suum autem Dire e torem ipsi absolutionem denegare, nisi proventus inde receptos resti tueret, aut Obligationes erga eos, qui Solverent, remitteret.
Quaerebat ergo x. An ad restitutionem perceptorum fructuum esset obligata. An dumtaxat postquam eius bona sides desierat. 3. Quandonam cessatio bonae fidei locum haberet. . An sufficeret de ea audivisse, etiamsi loquentis opinio non fuisset: adoptata. . Em. decreverunt: oratrici pro nunc dicatur, quod responsa ad propositos casus ipsi opportuno tempore dabuntur. Interim vero, licet non peracta ulla illarum restitutionum, de quarum obligatione S. Sedem consuluit, a proprio Consessario absolvi saeramentaliter posse, dummodo, vere Parata sit stare mandatis.
II AUDIENTIA S. OFFICII AD DUBIA EPISCOPI RΠ OXENSIS. Episcopus Rhedonensis in Gallia exponit Sacrae Congregalioni In quisitionis , non eamdem esse.Cousessariorum suae Dioecesis sententiam de lucro Percepto ex pecunia negotiatoribus mutuo data ut ea ditescant. De sensu Epistolae Encyclicae Viae perDenit acriter disputatur. Ex utraque parte momenta asseruntur ad tuendam eam quam quisque amplexus est sententiam , tali lucro faventem, aut contrariam. Inde que relae, dissensiones, denegatio Sacramentorum Plerisque negotiatoribus isti ditescendi modo inhaerentibus , et innumera damna animarum. Ut animarum damnis oecurrant, nonnulli Consessam mediam inter atramque sententiam viam se posse tenere arbitrantur. Si quis ipsos eonsulat de istiusmodi lucro, illum ab eo deterrere conantnr. Si poe- Ditens perseveret in consilio pecuniam mutuo dandi negotiatoribus , et
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obiiciat sententiam tali mutuo faventem multos habere pat nos, et insuper non fuisse damnatam a Sancta Sede non semel ea de re consulta ; tunc isti Consussam exigunt, ut ' poenitens promittat se sitiali obediotitia obtemperaturum iudicio Summi Pontificis, si intercedat, qualecumque sit: nec, hac promissione obtenta, absolutionem denegant, . quamvis probabiliorem crudant opinionem contrariam tali mutuo. Si poenitens non eonfiteatur de lucro ex pecunia sic mutuo data, et videatur in bona fide; isti Consessarii, etiamsi aliunde noverint ab eo: perceptum esse, aut etiam nunc percipi istiusmodi lucrum, eum abis solvunt , nulla ea de re interrogatione facta , quando timent, ne Poenitens admonitus restituere aut a tali lucro abstinere recuset.
Inquirit ergo dictus Episcopus Rhedonensis i. Utrum possit horum posteriorum Consessariorum agendi rationem
a. Utrum alios Consessarios rigidiores ipsum adeuntes consulendi causa possit hortari, ut istorum agendi rationem sequantur, donee Sancta Sedes expressum ea de quaestione iudicium serat.
Sanetissimus Dominus Noster Dominus Pius Divina Providentia P P. VIII. in solita audienti R. P. D. Assessori S. ossicii impertita, audita relatione superiorum dubiorum una cum voto Eminentissimorum D D. Cardinalium Inquisitorum Generalium , rcspondit Ad primum: Non esse inquietandos: Ad secundum: Provisum in primo. .