Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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saris piis Sole; ed assi uri S. Λ. S. . che tuiti i i Omori nascono dati a sola malignita o invidia, la quale siccomo i

provo contro di me grandissima, cosi non cruda S. Λ. S. inquesta materia d'andariau esente, o io SO quot che mi dico. Ma gi' invidiosi e ignoranti lacer anno a lor dispello, pulchelio tro valo it modo di Suri argii la bocca: an coiohu assai hiaria aro 3mento si che loro non par lino sincera mente, it gracchia r solo per i cantoni, dando suora it lor concello conte parole vane, ma non con la penna, e con gi 'inclitos tristabili o serini : ma in ultimo i 'osito o it si ullo di queste malignita ha da esser tota linente contrario ait 'intenχione dei loro Λulori, ii quali avendo sperato d' annullare que Sta grandissima novit, col gridaria per salsa, per impossibile, e contraria a luili gli ordini delia natura , t 'averanno in ultimores a lanio piis sublime, immensa e ammiranda, Sebbene pers si flessa si vera mente lanio nobile, o degna di s linia, chei uia 'altra eroica grande a se gli avvicina. E di quanto Si a stimata, o ambila dat maggiori re dot monito, si anua V. S. I. argOmento quello, cho da ian servitore molio intrinseco dei desunto R0 di Francia di s. m. 1 mi su scritioli 20 di Aprile prossimo passato: it che non terro con V. S.

Occulio, glacch si ne i miserabit caso son passate tui te l' altro grandeZZe di queli' in vittissimo Re. Le parole formali dei capi-iolo delia lettera scritiami da Parigi sola precisa me ille queste ru La seconda richi esta, ina in pili instante, chlio possuu mai sare a V. S. se cli 'ella si risolva, scopi endo qualcheu altro bello Astro, di denominario dat nome dei grande

si Astro delia Francia, an hi dat pili lucido di tulta la Terra: et e piis tosto dat proprio nomo d'Arrigo, che dat gentili Zi

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mene it primo, si cura ille SSer per acquis lai si uri monarca, o una grande e bellicosa naZione sua Obbligata, o Pro- toti rice in tuli e tu sue Oecorrende D.

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occasioni, che opportuna monte Se gli presenter uno, la progo ad Operare cliu S. A. S. non ri tardi ii volo alia fama col di mos irai si ambigua in quello, che pur col proprio sensu ha piuvolle Medulo, o che la fortuna ha risor Val lei Sola, o spo- lialono oon' altro: percho Ormai comi iacio ad esset collo, chinon si tribueranno altri Planeli, avendo con diligenga sat lo mollissime ossuri a Zioni e inquisi Zioni. Sono stato prolis so so-verchia mente con V. S. I.; ne incolpi l 'immensa dev0gionuiuia verso it Serenis s. Nostro S ignore, at quale per suo me ZOuinii mente mi inchino, e a tui con ogni reveren a bacio lomani, o in sieme ai SS suoi Figliuoli mi ei singolarissimi Padi 0ni l . li Signore li conceda quanto desidera.

i) Uuo di questi si glivoli, Niceolo, ora stato scolare di Galileo in Padova.

Servii , quesia solamente per sar viverenga a V. S. 1llustrissima e accusar la rice vula delia sua corte Sissima let tura, a vitta da me qui in Vene i a. uo per ossa in losa la delibera χione di Loro Λlte 10 Surenissime, delia quale ne Stoallendendo i ultima Zione 2 per ridui mi quanto prima in stat Odi quiete per poler prosegit ire in comi iactata impresa ad Onladeli' invidia o malignit, uniana, an Ii serina, o a gloria edes allagione dei nonae dei inio Signoro. Ma perchsi spero di polore in breve dissus amento iratiar Seco a bocca, non mi dissondero at presente in altro. La supplico a baciar la vesia in mi O nome a L L. ΛΛ. SS.; e a V. S. I. con Ogni reVeren abacio te mani, e dat Signore Dio gli prego s0mma felicita.

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l Io ric evula la determina χione det Serunissimo G. D nostro Signore mandata mi da V. S. Illustrissima, in e Secu-χione delia quale procul ero di spedirini di qua quanto pri

ma per Venii mene costa a ridui mi in stato di quiete per imi ei si uiri, o di nego io solamento per ii servi io di Loro Alie Zo Serenissimo. IIo anco quo si O gi Orno inleso deli' ordine dato ai SS. Mannulli per lo sborso dei 200 seudi, odi fullo per ora desidero cho da V. S. Illustris s. ne si an in

Zialmento in voce, o piu con li osse ili di una devotissimae sudelissima servilii, in perpetuo rendero a lanii favori que iringi agiamenti e qu0lla maggior ri compensa , che d alia boni a

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divina Sala concedula ullo inio Piccolu sor v. lio, tando insanio a V. S. illustris s. perpetua mente Obbligato, con Ogni

reverun a gli bacio lo mani, o dat Signore Dio gli prego

Si congratula dolia nascita dol ui lui primogenito. rhe su pol F r dinando II.

Λncorchsi io sin in brevi gi Orni per potere Pru Sendial monte sar questo uisiZio dubito di congratulaχione con V. Λ. Sper la nascita det Signor Principe novello, tuti avia quulgaudio universale ed eccessivo, che per la nuova dei solicissimo parto ingombra i petii di tuiti i suoi devotissimi

vasSalli. non ha poluto lasci armi la lingua o la penna in silen i O, sicchis io non corra a dar Segno nil' Λ. V. S. del-l' immensa allegi eZZa, che ho sentita e Sento per la gragia Singolare concediata dalia Divina sapiun a se bonia at suo fortunatissimo stato, con as Sicili arto dOppia mente, e Dellagio vino λχ a deli Λ. V. 2 e nella succedente prole , di volet glicontinuare it pili soave e pili benigno governo, che in qual-sivoglia piu avventurosa et a de si Sia riti Ovatis in terra. Perpetui duitque S. D. M. nulla soli cith di V. Λ. S. la heu illudine terrena di i ulli i Suoi sud dili, ira i quali io de Otissimo me tu in chino, ud umilissimo te bacio la veste.

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s o ut visu dulla nutiva apparon a da lui scoporia in Saturno

Sara questa solo per sar re veron a a V. S. Illustris, i mn, o Significarie come per diversu occupaZioni. 0 ira leat ire per la gravissima, o sinat mente mortale inserinita delmio povero Λlessandro 2J, non sono potiato ancora an darea Vone in , doue andro domati l altro, e spodito di ii in 'in camminero a colesta volsa: ma prima tu scri vero ancora, o la supplic hero a impetrarini dat te L L. ΛΛ. Surunissimutina tot liga da Bologna a Firen Zu, sumto mi impossibili, ilcavalcar per si iunga e malago 'Olu Ssi ad a. IIo comino talo it cli 25 stante a rivo de re Giove oriun-latu mallutino con la sua schi ei a de' Planeti Medicet, opili ho Scoperto uia' alli a Stra vagantissima inara vigila. laquale do sidero cho si a sapula d alle I L. Λ Λ. o da V. S.,

lenen dola pero occulta 3 , sin che null' opera che ristam pero

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si a da me pubblicata: ma no lici volus O dar conto allul L. ΛΛ. Serenissime, accio su altri Cinc intrasse, sηppianoche ni uno i ' hu osservata axanti di me, sebben iungo porsermo che ni uno la vedra su non dupo chu ne i 'auro satio a V vertito. 0uesto b che la stella di Saturno non si una sola, ina uia compost O di ire, tu quali quasi si loculino, nomai tra di loro si muOVODO O mutano: e sono poste insita sec0ndo la lunghewχa det Zodiaco, essendo quella uim eZZo circa ire volio maggiore deli 'ali re due laturali, o si anno siluale in quos a forma et z. sicco me quanto prima suro vellere allu LL. ΛΛ. . essendo in questo Iuli nno Peraver bellissima comodita di os servare te coge celesti con il laneii luili sopi a I 'Ori Z Diate. Non occupero pili V. S. Illustrissima, o baci indole con igni reveren a te mani, la supplico ad inchinarsi umit mento in inio nome alle L Oro Λlte Ze Serenissime. Il Signoro la feliciti.

. lavio puro intravedusse I xnello, dul quale mando una infirmu si ura a Galileo, che puro abbiamo riportata in si me col brano delia tollera et se vi si

riserisce.

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ninas luas epistolas , eruditissime Keplere , accepi :

priori, jam abs te juris publici suetae 2 , in aliura mearum

observationum sediti ino respondebo; in fore a gratias ago. quod tu primus ac sere solus, re minime in SP cia, quae tua ost ingenuitas atque ingonii sublimitas, meis a Ssertio nibus in logram fidem praebueris: secundae 3 , ac ni ix amo recuplae , responsum dabo brevissimum ; paucissimae unim supersunt ad Scribendum hora . Primo autem significas porspicilla nonnulla apud te es Se erum non Pjus praestantiae , ut obj0cta remotissima maxima atque clarissima repraesentent, ob id quo meum loexpectare. Verum excellentissimum quod apud me est . quodque spectra plus quam millies multiplicat . moum amplius non est; ipsum enim a me petiit Serenissimus Hetruria o Magnus Dux, ut in tribuna Sua condat, ubique, inter insigni Ora ac preciosiora , in perennem facii memoriam custodiat 4 . Paris excellentiae nullum aliud construxi: praxis enim est valde laboriosa : verum machinas nonnullas ad illa configuranda atque expolienda o cogitavi, quae hic construere nolui , cum exportari non possent Florentium , ubi in posterum mea sutura est sedes. ibi quam pri-

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ilium conficiam. et amicis mittam. Ex tuis adnotatis in imitarii conjicio . tuum perspicillum mediocris tantum osso ol-iicaciae, ob idque ad planetas l iuspiciundos sorte minimo idoneum ; quos quidem planetas a xxv d ulli 2 jam cum

Iove matutino orientales pluries conspuXi, atque odnotavi.

Ex coelo denique descendis ad orcum 3 : ad Boh0mum scilicet illuni . cujus ianta, uti vidisti , est audacia , stultitia et ignorantia, ut absque nominis illius gloria, de

eo verba proferre Vel etiam injurioSa minime possimus. Laleat igitur apud orcum : lotiusque pariter vulgi contumeliam susque deque faciamus : namque contra Jovem nec gigantes, nedum pigmei. Stet Iupiter in coelo, et oblatroni Sycophantes, quantum Volunt. Petis, carissimo Keplere, alios iustos : Magnum Iletruriae Ducem produc O , qui cum superioribus mensibus Planetas Medio eos mecum Saepius Observasset Pisis, in meo discessu munus pretii pluSquam 3U- reorum mille dedit 4 , modoque in patriam me con Vocat . cum Stipendio pariter aureorum mille in singulis anni S cumque litulo Philosophi ac Mathematici Celsitudinis suae, nullo insuper Onere imposito, Sed tranquillissimo Ocio largit O , quo meos libros conficiam Mechanicorum , Constitu-lionis universi , nec non Molus localis tum naturalis tum iolenti, cujus symptomata complurima inaudita ol admiranda geometrice demonstro. Me ipsum pro duo O, qui in h0c gymnasio stipendio insigni florenorum M de cornius, et quale mathematicarum scientiarum professor nullus habuit unquam , et quo tuto , dum Vix erem , frui possem . oliam illudentibus plane lis et effugientibus : discedo lamen , ut eo me consero, ubi illusionis ni eae poenas inopiae atque du-

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coris lustrem. Julium fratrem Juliani illustrissimi ora foris Magni Ducis exibuo, qui tris is cum multis aliis aulicis pluries planulas Observavit : verum , si errot ad Versarius meuS , quid amplius egemus iustibus 3 Pisis, mi K plere, Florentiae, Bononiae, Venetiis, Paduae complurimi viderunt, Siloni omnes ei haesitani : maxima enim pars, nec Jovem aut Marium, vix saltem Lunam, ut planetam dignoscunt. 0uidam Venetiis contra me obloquebatur jactitans se certo

Scire, Stellas meas circa Jovem n se pluries observatas . Planetas non eSSe , ex eo quod illa S Semper cum Iove sp C- labant , ipsumque aut omnes aut pars modo sequebantur . praeibani modo. Quid igitur agendum 3 cum Democrito aut cum Heraclito standum Z Volo. mi Keplere, ut rideamus insignem vulgi stultitiam. Quid dices de primariis hujus gymnasii philosophis, qui, aspidis pertinacia repleti, nunquam,

licet me ultro dedita Opera millies Osserente, nec Planeta S, Duc Lunam, nec perspicillum videre voluerunt 3 verum ut illo aures, sic isti oculos contra veritatis lucem obturarunt. Magna sunt haec, nullam tamen mihi inserunt admiratio nem. Putat enim hoc hominum genus, philosophiam e SSelibrum quemdam velut Aeneida et Odyssea: vera autem non in mundo, aut in natura, Sed in confrontatione tex-luum utor illorum verbis ) esse quaerenda. Cur iocum diu videre non possum 3 quos ederes cachinnos , Keplere humanis Si me , Si audire S , quae contra me coram Magno Duce

Pisis a philosopho illius gymnasii primari O prolata suerunt i , dum argumentis logicalibus, tamquam magicis

praecani sionibus, novos planetas e coelo divellere ot avocare contenderet J Verum in Stat nOX , tecum esse amplius mihi non licui. Vale , vir eruditissime , et me, ut So

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