Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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ili sponde a uua dei di 12 iuudita in Palatina in colla quale it Viniugii chiodoxa informa tone det Papa Ioni, cho si ricui cava por lacattedra di filias ista in Pisa, rimasta vacanio per la morio di Giuli Libri: sollecita inolire la spediZione det suo permesso per ii vi aggiodi Roma. - , questa Isti iura replica it Vinta con sua dol 20 det to inedila pur ossa ira i MSS. Palatini

Non posso per ora Satissare, se non ad una parte doli e

e Sin ora ci Saria si ala, quando io avus si stimato chu tu L L. Λ A. sos sero per sare eleZione O pro vi Sion e cOSi presio Quanto ali' altro negogio della uita an data a Roma staro attondendo i 'ordine dello Loro Ali 0 10 Serenis Si me, ricordando pero in tanto a V. S. Illustrissima c0 me it lem -PO, proiiangandolo molio, non saria cosi opportuno come

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scusa ma aluio in sar vivo o palest te coso, che per il

Salviati, dovo dalla salubrita deli 'aria lici rice vulo notabilgi ova munio allu moltu indisposigioni cho mi hanno i mosi

passali grandemente tra vagitato in Firen Ze 2 . Qui 0 in

o ni altro lilogo vivo desiderosissimo dei comandamentidi V. S. Illustrissima , u di quegii la supplico istante mento :0 con segni umilth in chinandonii a Loro Alio ge Serenissime . o a V. S. Illii Strissima baciando te inani. li prego da Dio compita solicita

se tu LL. ΛΛ. determinato che la Vadia a posta sua, o tu dat anno una telliga Pu denari, e cho per ii Viaggio si a stilla la Spesa a tui in ta sua condo ita , m - uando anche se O ian Silo Proprio servitore, a modo suo. Q in Roma flara itiu casa det Sig. Λmbasciatore Niccolini, at quale conam 'ituranno chus accia lou spuso a V. S. e ait' uomo, che tui munera pser servi Zio dolia sua persona , si dat anno questi ordini subito che la me I'avvisera n. La calliva sta- ione o la calliva saluto ri tardarono pol la sua an data sino vorso la sinu di

2 Filippo Salviati, pali iZio Floroni ino, discopolo in Padova di Galile .llove in immortalitu det nomo non ad ali una opera d' inpugno cho dulla sua brevo vita ci rimanga sit ac suse nol l 582, mori nol s6ll) ma ait 'intrinseca amici/ia chir I univa at si O maustro, ii quale con viconoscentu alii'ito lo sine intiri loculi re nol Dialogo do i Massimi siste mi, assulando ii la dis usa dolia dolirina mi gliore. Lu Villa delist Solve , qui nominata , ovo it Salviati volvva Galileo Osiani monto appresso di so, o silunia su uia popetio a sinistra dot Castellodi Signa. Nulla piaχχa posteri ire di quel campestro odisi/io o una mura glia r ita su una curva . dolio cui ostremitu la voce somniussa di duo interlocuturi si rende pstri etiam onte sensibil0 dali' uno ait 'aliro: o dei di optio di si 'sto muro in tradi Ziono silice it Nolli) sa aut 0ro Galileo.

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stoma Copornicano.

D tempo cho io rompa uno assai lungo silen Zio; se h-hone, ovo ha tactus 3 la lingua e quietato la mano, ha pero continua mente pariato it pensiero, ricorde volo in tulit i mo molari dolia virtu e dei meriti di V. S. molio Re V., sic- 0me de gli obblighi in siniti che gli tengo. Io non invocheroperit Ono di questa inia apparente negligenZa verso i debili

he ho seco, come quello che Son Sicili O, che ella non dubiti , cho in qua lunque Occorren a concernente Bl Suo, Omio bisOgno, aurei aVuta la penna non men O pronia del-l 'animo o doli' assutio ad Ogni debito deli 'antica amiciria, edella OsservanZa cho ho alia Sua persona. Ora S limando io, che ella, per i 'asse ione sua Verso di me, Si a per VOlentiori intendere dolio stato miO, Si quanto at corpo , come quanto alia fortuna e quanto alia mente, Vengo non meno Volen-lieri a darie di clascheduno di questi particolari conte λZa. E prima, quanto at primo, non POSSO Veramento diriecosa Iasi di suo, nsi di mi O gusto: pro arido, per ii disitso dilanti anni, questa soli ilissima arta jemale crudissima inimica alia mi a testabo a lullo it resto dei corpo; si che tu doglie perio mist si editure, it prosluvio dei sangue, con una grandis Sima languido Za di stomaco, mi tengono da tre mosi in qua do-bole, disgustalissimo, melanconico, quasi continua mente in casa, an Zi in letto, ma pero sunZa sonti O e quiete. Solamentoli gior ni passati, che mi irat tenni, menti e la Corte era a Pisa, per lo spa io di tro sotti mane coli' Illustrissimo Signor Fi-

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s fato, mi ha per sua benignita satio osperia deli 'abitaχion odi quat mi placesse dullo suo ville qui circum vicine di aria

persulta. Ma non solo in questo, an i in ogni altro particolare concernente at mi O comodo, provo la benignita di quest 'Alle Za inclinatissima a favoririni: Onde non devo dellas Ortuna querelarini, come de illabito dei corpo 1 . Quanto alle occupa Zioni dolia mente, non mi si mancatocho sare a dii unde ruit con la lingua e con la penna da insi-nili conii additiori o oppositori alle mi e OSServa Zioni. Sebbene non me la Sono tisi anco prosa con queli' ardore, che pa- reva a molli che contro ali ardire degli opponenti sussu bi s0gnato: essendoclisi ero certo, che ii tempo a Verebbe chia

rite tulle te partite, siccome in gran parte si Sin qui succedulo. Potclisi i matematici di maggior grido di diversi paesi, o di Roma in particolare, dopo esset si risi ed in scrit tura od in Voce per lungo tempo, o in tu te te occasioni o tu tuitii lu0ghi, dello cose da me scrit te, ed in particolare in torno alia Luna, sed ai Planeti Medicet: sinat mente, sor uti dat laverita, mi hanno Spon lanea mente Scriti O, consessando odum mei tendo it fullo. alchsi at presente non provo altri contrarj, che i Peripatetici, pili parχiali di Λristotele . che eglime desimo non Sarebbe; e sopi a gli altri, quelli di Pado va. contro i quali io veramente non spero Vittoria. Queste oc-

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cupa Zioni non mi hanno puro in iuramentu rimosso dat te inqui sigioni celesti, sicile io non abbia positio investigare qual-che alii a cosa di nuovo: di che devo sar parte a V. S. M. in . . e per isti a qu0i misti Signori e Padroni, che ella Sa che sono per seni tria Volen fieri. Parani ricordare che sino dati 'Λgusto passato io conserissi seco l 'osset vagione di Saturno; it quale non si alli amento una sola Stella, come gli altri planeti, ma sonotro congiunto in sieme in linea re ita parallela ait 'Equino-Ziale, e stanno cosi zzz, ci οὐ la media circa quas tro voltumaggiore delle latorali, tu quali sono tra di loro eguali. Non hanno, in selle me si che te ho osservate, salta muta Zionuale una; on de assoluta monte sono tra di loro immobili: per-chsi giaeclisi sono cosi vicine, che pare che si loco bino ) Ognimoio che a Vessero, benchsi minimo, si Saria satio sensibile. Perclisi, per mio avulso, ii diametro dolio duo minori non arri Va a quailro se condi: Siccho o Si sariano lolai mente congi uni e con la media, o ovidente mense Separate, quando illor molo sussu anco dieci voltu pili tardo di quello dolle

Stelle sisse. I ulla via, como ho dotio, in se ite me si non hannosallo mula ione ale una, se non di mosii arsi pili pic cole tutiuire, per la maggiore lori lanan Za d alia Terra, Ora che Sono illa conglutarione, cho quando orano ait 'Opposi ion det Solo: la quat disseren a se sensibilissima. Stimando pure esser verissimo, che tuiti i plane ii si volghino in torno at Solo come centro dei loro orbi; e plucredendo che stano lut si per so lenebrosi od Opachi, comela Terra e la Luna, mi post, is i altro inest Sono, I OSSerVal Venere, la quale, eSSendo Vespertina, mi si mostro per sellamento ros Onda, uia assai piccola. E di tal sigura si mantenne molli gloriai, croscendo pero nota hil mente in mole. ΛVvicinandosi pol alla me desima digressione, comincio a scemared illa rotondii a nulla parte verso oriente, e in pochi gloria iSi ridus se ad 0sser semicirco lare. E di tal ligura si man-

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LETTERE DI GALl LEOlenne circa uia mese, senZa Vellei Si alii a mulahione, che dimole, la quale notabilinente Si accresceva. Final mente ne triti rarsi vorso it Sole, comiticio ad incavarsi, doue era relin .ed a farsi pian plano corniculata: od ora si ridotta in una sol illissima salco simile alia Luna qualuiduana. La mole perodella sua si era si salta ianto grande, clae dati a sua prima appari Zione, quando la veildi rotunda, a che si mostro meZλa,ed a quello cliu si velle adusso, ci se la disserenZa, eho mo- strano te ire presenti figuro I. Scumeris ancora sino alla occultaZione; od a me λο quest' altro mese in Vederemo orientale sottilissima. E seguitando di sioni an arsi dat Sole ,

CreScendo di lunae, o scemando di motu, nullo spaZio dilre mosi incirca si ridui rh a m eZ O cerchio; e tale, Sen Zaconoscervisi sensibile mutamento, Si manterra circa un mPSe

Pol sequitando sem pro di scemare in mole, si saris in po-chi gior ni infera insente rotonila: della quat figura si mustreris per pili di dieci inest continui; tratione quei tre mesi in- circa, che sini 1 invisibile solio i raggi det Sole. Or eccoci salii certi, che Vonore si volgo intorno at Sole, e non sollo come credulio I olommeo ), dove mal non SimoStrerebbe se non minore di meZZo cerchio: Iasi mono so-pra come piaeque ad Λristotele , perobsi se susse superioreat Sole, non si velli obbe mai falcata, ina sem pre pili dimeZZa assaisSimo, e quasi sona pro Persei lamen tu i Olonda. El' is tesse muta Zioni son sicuro. chu Vedremo sare a Mercurio. Perclisi pol iali diversita di forme o di grand0λχe in Venero siano impercetii bili con la visi a naturale, sO io henissimo per te suo cogioni non Occultu ali' in gegno di Vostra Riverunχa: ira tu quali in piccole ga e la grati lontanan Zadi ossa Venere, in compara i in dulla Luna, ne si in principato: siccome anco l 'osperiunχa ci mostra. Perclisi rivoliando it cannone, si che rappresenti gli oggelii piceoli elonianissimi, la medus ima Luna, quando h corniculnia di re pior ni, o non pili. ci appari Scu i Olonda se radiante, Si -

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mitissima a Venere vellula con la visi a naturale. Si amo inoli re da questu me desinae appari Zioni ui Venero falli certi. come i planeti tu ili rice, ouo ii lume dat Sole, essendo purior natura tenebrosi. Ma io di pili sono per dimOStra ione ne cessaria si curissimo. che te Si ultu sisse sono per Ssi medesimo lucidissime, no hanno bis igno doli irradia Zione det Solo: laquale Dio sa se arriva in tanta lon lanan a. Ilo sinat mente investigato ii modo di poter sapere tu vero grandeχχe dei Pia ne si tutii: ne illas segnar delle quali, iration0 it Sole se laLuna, Si sono in gannati, quelli che ne hanno irat talo, inlulli gli altri planeti grandissima mento, sed in lal uno di loro di pili di se imita per cento. Quanto at Planeli Medicet, vo continuando di osservat gli: od avendo mi gli Oraso lo strumento,gli sc0rgo piu apparenti assat che te stello della seconda grander a. Di che ne si certo argomento ii vellet gli adusso pocodopo it iram n lar det Sole, ed uti peλλο avanti clio si scorglii noi Gomolli o it Cingolo di Orione. E spero di aver ii ovato ilmodo da poter de torminare i puriodi di fulti qua tiro; cosasti mala per impossibilo dat Keplero e da altri matem a fici.

Io spera vo di osser per venir c OSta questa quadrage Sima, per ristam par queSle nate OSSerV3Zioni: ma mi sono lanio multiplicate per te inani . che mi sarci sorZa indu-giare a salso Pas lua. In lanio non vOglio mancar di direa V. S. M. R. o ali' Illustrissimo Signor Sebastiano Veni ero, che caso che gl 'Illustris s. Signori Ris armatori non abhinosin qui salto pro uvisione di malematico per PadOV3 , VO-ς lino procurar di si attenergii : perelisi spero di esser permet ter loro per te mani persona di grande si ima ed alia apotor disendere la dignita ed eccellen a di cosi nobil pro- se S Sion e contro a quelli che cercano di osterminaria; li quali

in Pado 'a non mancano, come benissimo Sanno. E SO choquesti tali procurei anno, cho si a condollo qualche Soggotio da poterio dominare e spaventare: acci occhi, se mal si Schiopi P lualche cosa vera o di garbo, olla rosti dalia loro stran-

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se non Ollima.

Ora io I lio impedita assai: perdoni at dilutio che ho di artar con tui, o volendo saVOrirmi di Sue tollere, poli amandat mole, come questa, Sotio quelle deli 'Illustriss . Signor Veni et O. Resta mi a progaria di sarmi graλia di ricordarmia ianit Illustrissimi mi ei Signori. dei quali vivo, come Sem Pre sui, devotissimo Servitore: o con ogni ass0lto gli bacio

si sciasa di non avere ancora risposto ad una lettera dei P. Cristo soro Griembergero, e lo avulsa dulla sua Prossima parten a Per Roma.

La speran a di do ver iras serii mi sin costa per alcianimi ei assari, mi ha di gloria o in gloria o tras portato Sino aque Sto tempo Sen Za ri Spondere alia coriusissima e dotiissimulettera dei M. R. P. Cristo soro Griembergero, alia quale mi pa- reva di non polor plena mente Satissa re Se non a bocca , perte molle repliche che mi polriano esser saltu 2 : ma primauu poco di mala ilia, pol alcune est raordinarie occupaZioni,

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o in si 'me una pessima e fastidiosa fiagione iungamonio durata e che ancor dura, mi hanno condotio a questo iempo.

Final mente per graχia di Dio, e dei serenissimo Graii Duonmio Signore, sono ridolio in termine di spe di Zione, o in pira- cinio di partirmi, come spero alla pili iunga fra otio glor-ni, concedendo mi la benignitis dei Graia Duca ogni comodii bitet venire, nollo stare e net ri torno. Con tutio questo non ho voluto restare di Scrivere a V. S. M. R. e ni M. Re V Padi e Gri embergero in sieme, accio pili iungamente non pren-dessero ammiragione dei mio silen Zio, procedulo solamento perelisi si pili che uia mose che sono come si dice col ptudo in Stassa per partire. Subilo giunio, saro con tu BeverenZo Loro a sar mio debito, e a satis sare almeno col reverti te al-l 'obhligo e ait 'animo mio. In tanto si complaccino di continuarini la graZia loro, ne ita quale con Ogni asseti O mi rao comando, menire dat Signoro Dio gli progo felicita.

Insiste percho sieti date dalia Coite io necessario dispost ioni alia Sua Parte nZa per Roma , o gli vaceo manda uti assare di suo si a tollo.

IO SODO Stato ansioso aspellando tu telliga pei' invi armia Roma, la quale non si comparsa, nsi men O DUOVI alc una

di essa. Dis placenti che ii tempO va suggendo, Si che non Pu-iro, poco pili che si lardi, esser tu per i gloriai fatali, comedeSidera 'O, gia che per altri ris pelli ancora si ora stabilitoche io an dassi, e cosi mi pare va che sussi necessario per Serrare una volt a la bocca ni maligni. IO prego per tanto V. S. Illustrissima a sarmi gra ia di scri vermi quanto prima quello che devo sare circa questo particolare, o Se imi Secoleste Alleλλe Serenissime hanno O in lullo O in parte per

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avxenim a mutato putas iuro, necio non abhia a star coni' animo sospes ma sappia come usuguire la loro volonia.

Lo raccomando unco it nugoZiu di in tu si a tello lj consor insta quella memoria otio lasciat a V. S. I. , di che illi vivo ro ui potu amen tu obbligato: e qui baci an doli con Ogni reverun 1alo mani, gli prego da Dio somnia solicita.

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