Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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laico como i Gosuiti let Collogio Romano abbiano sinat mento vo luit i Planeti Medicet e scher o sui sapientoni, che lut taxia nu

Sono sinat mente comparse at cune OSServa ioni circa iPlaneti Medicet, v eduli da alciani P. Gesulli scolari dei P. Clavio, e dat me desimo P. Clavio Scrit te e mandate anco a Vene ia. Io gli ho salti ve de re ad alc uni de' me desimi Pa dri qui in Firen re, angi pure a tutii questi che ci sono,

se ad altri che ci sono passati, e questi se ne sono Servili in prediche e in Ora ioni con concelli molio graZi Osi. I ut-tavia non mi confido poter e spugnare alciani di codesti filo-SOsi, O per dir me gli O non credo che Siano per essere cosi facili a lasciarsi cacciar da me queste caro te. Λ Pisa se

morto it silosofo Libri 2 , accerrimo impugnatore di questu

m te clancie, ii quale non te avendo mai volute vellere in terra, te Vedra sorsu nel passare at cieto eo.

concepitar u Con pregare a Vostra ReverenZa felicissimo capo di anno u velago a dii te che essendo io stato sem pre ostinato a non credere ii Pia - neli nuOvi, Ora Sono costi ello di vacillare per ii contentato di una letterare det Signor Galileo de' 17 Dicembro, di questo tenore Μ : e riporta ii si ammentoche qui abbiamo recato, sen a dire a chi si a dii ulta in lettera, indi conchilide: u Desidero che V. Reverenga consermi l 'avviso, in quanto locca Ieiu se i suoi scolari, per cavarci tota linente di diibbio. I baciandole la mari Ou mi raccomando alle sue sante Ora ioni. n Λ quus la telleia risponde asser malivamente ii Clavio: Onde Velsero, cho, per deserenZa allo stesso ClaViO.e in Ordine at suo proprio tarde credere est nervus stipientiae ld. ibid. ,

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La iustora di V. R. mi h si ala tanto pili grata quanto

piis desiderasa e me no aspeliata, e avendomi olla trovato assai indisposio, o quasi sermo a tello, mi ha in gran parte sollevato dat malo. portando mi it guadagno di uia tanto testimonio alla verita dolio nato nuove os serva λioni; il quale Prod Ollo, ha gii ad agnato alciano degi' increduli, ina pero ipiti Ostinati persis lono, o repulano la te itera di V. B. O sin lao sci illa mi a complacen a, o insomnia a spetiano che io troximodo di sar venire almo no uno dei quattro Planeti Modice idi Cielo in I erra a dar conto deli' esser loro, o a chiarii questi diibbi: alii a mente non his0gna che io speri it loro

non pic colo bisogno di venii vi , ma it male mi ha tralienu-to: sultavia spero in breve di venit vi, dove con strumento eccellente uod remo ii luilo. in tanto non Oglio celare a V. n. luello, che ho Os servato in Vonore da ire me si in qua . Sappia dunque, come net principio delia sua appari-λione vespertina la cominciai ad os servare, o la vidi diligura rotonda, ni a piccolissima: continuando pol tu OSServa Zioni veniae crescendo in mole notabilinunte, e Pur man lenundosi circo laro, sin cho avvicinandosi nil a massima digressione cum incio a diminuir ualla rotonditis nolla parton 'versa at Solo, o in pochi gloriat si ridussu alia si guro Semicirco laro, nulla quat ligura si si mante nuta uia puZZO,

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olosi sino cho ha oominciato a ritii arsi verso ri solo, allonianandi si pian plano dati a langente: ora cominoia a farsinoia bilinente cornicolata, o cosi anderis assolii gliandosi sinche si velli a vespertina; e a suo tempo la Vodromo multu tina, con te suo corniculi e sollitissime e avVersu ni Sole te quali in torno alla massima digressione sui anno meλλο cerchio, ii quale mani erranno in alterato per molli glorni. Passerὰ pol Venere dat muZZO cerchio at tutio tondo proslissimo, o pol per molli mosi la Vedromo cosi in foramento circolare, tua piccolina, si cho it suo diametro non saris lasesia parte di quello che apparisce adusso. IO ho modo dixe deria cosi nella, cost schielia, cosi terminata, come Veg-piam , t 'istessa Luna con l occhio naturale; e la Veggo adesso di diametro eguale at semidiametro dolia Luna vo-duta colla xista sumplice. Ora occoci, Signor mio, chiariti

come Venero e indubitata mente saris l' is tesso Mercurio lva in torno at Sole, centi O senga alcula diibbio delle massime rivolii ioni di tulli i pia noli: inoli re si amo certi comeessi planeti sono per ssi lenebrosi, o solo risplendono illustrali dat Sole il che non credo che occorra dello sis Se perat cune mi e OSServa Zioni , e come questo sistema dei pinnei ista Sicut amente in alti a maniera di quello che si h comu-nemente leniito: cosi ne i determinare la grande a doliosi elle iratione it Sole o la Luna ) si sono presi errori Dellam aggior parte dei planeti, e in tui te te sisse, di tre, qual-tro Q cinque mi in per cento , e piu ancora. Quanto a Saturno, non mi inaravigii , che non l' ab-bino potulo distin lamente osservare: prima, perchsi vi bi SO-gna Strumento, che molliptichi te supersicio vellule alma col000 volte: di piu, Saturno adesso si tanto loniano dat lad erra, che non si velle se non piccolissimo: lutiavia i 'hosatio vellere qui a molti dei loro si alelli cosi distin tamento che non vi hanno alciana dubitan a, e Si Vede giu Sio co-Si zzz . Cinque mesi sono si Vedeia assai in aggiore: da que l

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uia capello la costitu χione delle Sue tre stelle, tu quali, per quanto io stimo, sono usat lamente parallele non at Zodiacoma nil Equino talo. La notio passata osservat i 'eclis Si della Luna, uia portisen λ a nox illi alchina, non a Vendo Ved uto altro clio quello applanto che mi ero immaginato, ciosi che ii ia glio doli' om-hra si in determinatissimo e consuSO, como quello che si ca-gionato dat corpo della I erra posto lon lanissimo dati a Luna dove che lo Ombre cho si Scorgono nulla me desima Luna .cagionato dat te eminen Ie che sono ne li' i Stesso corpO, SODO torminate crudo e tagitenti: delle quali emi non Ze, rupi ohrandissimi tralii di gioghi eminentissimi sparsi per i ullula partu piu lucida della Luna, V. R. non ne abbia diibbioniciano, percho a chi a Vera buona vista, e intenderis unpoco di perspeltiva e di ragione di ombro o di chiari, losaro cosi manifesta mente tOccar con mano, qu3nto m3Disos lamente si amo certi delle montagno e delle valli lori ρ- stri. o niente me DO. Ancora, la nolle passala, con l 'occasione dei l 'aspellari 'octissi, Osservat molle volte i Planeli Medicet, notandole loro milia Itoni nolla medes ima nolle in diverse ore, lequali sui ono lati, notando anche te distanχe ira esst o Cio, o in proporZione at diametro apparente di emo Giove.

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Vedremo dunque, quando ci placera, tu mutaZioni anco nulla modestina nolle. Ma perchsi te os servaZioni clio ho finito dadue me si in qua, te ho salte tui te la Sera, non ho pol uto in contrare quelle cho ella mi ha mandate falle costa la nant lina; perchsi, come Vede, in Sette OV Vero Otto Ore sanno gran

Ora, per ris pondere interclinente alia Sua lettera, restamidi dii gli c0me lio salii alciani Vetri assai grandi, hunc lisi potne rico pra gran parte, e questo per due ragioni 1 : l' una per pos et gli la Vorare pili giusti, essendo che una Supersicio spaZiosa si mani lene meglio nella debita figura, che una pic-cola; l' altra, che volendo Veder pili grande spaZio in uit' occhiala, si pud scopi ire it Vetro, Ina bisogna presso ali 'occhio mellere uia Vetro men O acuto, e Sc Orci Bre it cannone. alli amente si vo drebbono gli Oggetti assai ann0bbiali. Chepol tale strumento Sia in comodo ad iis arsi, uti poco di pra-lica leva ogni in comodita, e io gli mosti ero come IO usosacilissima mente, e con minor salica assat che altri non sadeli' astro labio, quadrante, armille, O altro 3Stronomico stru

mento.

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Rispi,ndo ad una di tui dei 5 Decembro sche si ha in copia nulla Palatina), nulla quale esso Castelli lo in tori ora sui nuovi scoprimunt i in Venero, Marte o Saturno.

Λlla gratissima di V. S. molio Revor. delii 5 Dicombrodaro breve risposta, i iii ovandomi ancora aggravato da unamia indisposiZione, la quale per molli gloriat mi ha leniito

a tello. Ilo con grandissimo gusto sentito ii suo pensi ero di venir a stanχiare in Firen Ze, ii quale mi r innova la speranga di poteria an cor godoro e servire qualebe tempormantenga Si in quest a proposito, o si a certa che mi avera

Sempre proniissimo ad Ogni suo eo mando, h0nclisi la s0lio illi det suo in gegno non in sa bisognosa deli' opera min, n si di altri. Quanto alle suo domande posso in parte Sod dissaria, it che so volentioris Simo. Sappia dunque, che io, circa tre mesi ita, eo minciai ad Osservar Venere collo strumento, e la vidi di figura rotonita, ed assai piccola; ando di gi Orno in gloria o crescendo in mole, e manteriendo pure la me desima rolon dith, sinclisi sinat mente venendo in assai gran lontanan Za dat Sole comiticio a scemare della rotondita dati a parte orientale, ed in pochigi orni si ridus se al me ZO cerchio. In lal ligura si si mante nuta molli gloria i , ma pero crescendo iustavia in mole: Ora co-

ij Benedello Castelli, uno dui piu nobili iugogni di cui si otiorino lescisti re maternaliche, naeque in larescia Dei 1577. Scolaro in Padova di Gali- leo, obhe egli a sua volla per discopolo uti altro miraculo di scienZa, Torri celli. Era aba te dolia CongregaZi ine di Mont0cassino quando, nol 16ia, suchia malo tutiore di malum alicho in Pisa. Nel 1626 , Urbano Vlli Io chlamo a professi re noli 'Archiginnasio Romano, carico che leniae lino alla sua morte accadula uel 1644 . li suo nomo o famoso pol irattalo D lla mi,uru delle Meque renti, o put costante e coraggioso asset to chu pose ut venerato maestro. La Palatina possio de diversi insediti suo i sci illi. 2) MsS. Gal. , Par. lit, T. 7, se . 2. in copia dei templa edita nulla Pado ana, T. II, pag. 45. - ll venturi P. l, pag. 342) riporta uti Postscriptum a qui'sta lolistra da lui tratio ualla nihilo ioca di Parma, che mani a Dolla copia d0lla Palatina, o che qui ei succlamo dubito di oppi unger .

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mincia a farsi salcata, e sincti si si velli a vespertina, and erascemando te sue cornicesse sin tanto che SVanira; ma ritornand0 pol mali utina si velli a colle corna sol tilissime, o pure aVxei se at Sole, e Indura creScendo verso it meλλο cerchio sino alla sua massima digressione. Mani errassi pol

semicli colare per atquanti gi Orni, diminuendo puro in molo: o pol dat in 'λλο cerchio passera at tutio iondo in pochi gior ni, e quindi per molli me si si Vedra, e Lucifero e Vesperugo,

iusta tonita, ina piccole ita di mole. Le evidentissime conso-guen e , che di qui si iraggono, Sono a V. lin notissime lQuanto a Marte non ardi rei di asserinare niente di cel to: ma Osservandolo da quattro inest in qua, parini chein questi ultimi gior ni, sendo in mole appona ii tergo dique lio che era it Sellembre passato, si in ostri da orientuat quanto scenio, Se gia l' affetio non ni' in ganna, it che non credo: pure me glio si vedra at principio di Febbraio venturo in torno a I suo quadrato, sol, bene per Ι' appari re eglicosi pic colo disiicit mente si distingue la sua figura se si aper se ita rotonda, O se manchi di alc una cosa. Ma Venerula vello c0si spe dita e terminata quanio l' istes Sa Luna, mO- strando mela I' occhiale di diametro eguale at Seml diametrodi essa Luna veiluta coli' Occhio naturale. Oh quante e quali conse guen Ze ho io de dotio, Don Benedello mi O, da queste uda alti e nite Os serva Zionii Sed quid inde Mi ha quasi Vostra Reverenga satio ridere col dire, che con que Ste 399γ-renti osserva ioni si poti anno convincere gli ostinati. Ad unque ella non sa, che a con Vincere i capaci di ragione, o desiderosi di sapere ii vero, erano a basian Za I' alti e dimostra ioni per i 'ad die tro ad dotio, ma che a convincere gliOStinali, e non curanti altro che un vano applauso dello Stupidis Simo e stollissimo volgo, non bas terebbe it testimonio delle me desimo Stelle, che sc esu in terra partassero di sis

ij Cioo la rotagiono dei plano ii intortio at Sole, o la conserinaZione del,ist 'ina Copernicatio, che gia it Castelli, nulla lettera cui con questa risponde Galileo, dice c0raggiosamente di tenere per vera verissima.

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l3i, LETTERE I I GALI LEOst esse i Procuriamo pure di saper qualche cosa per no i, quietandoci in quosla sola foditissa ione: ma deli 'avan arci nol-l' Opinione popolare, o dei guadagnarci l 'assenso du'silosositu tibi is, lascia mone ii desiderio Q la speran a. Clio dira Vostra Revoren Za di Saturno, che non si una Stella sola, ma ire congi unle in sieme, sed immobili ira diloro, poste in linea retia parallela ait 'Equino tale cosi zzz 3La media si maggiore delle laterali ire O quailro volte: talii ho io osservate da Luglio in qua, ma Ora in mole SODO diminuito assai. Orsu Venga a Firen λe, che ci goderemo, ea verem O mille cose nove od ammirando da discorrere; edio in tanto rostandole servidoro te bacio te mani, e te prego da Dio solicitis. Renda i saluti duplicati ai P. Don Serasino, o alli Sig. Lana o Λlbano. P. S. Mi ero scordat O di dii gli, come la passala notio osservat i 'eclisse dolia Luna, che su allo dieci Ore o un iei Zo. Non vi si cosa notabile, nsi praeter imaginationem: ve desis o lamente ii ta glio deli 'Ombra confusissimo, ciosi non la-gliente e terminato, ma indistinio e an nebbiaio mollo, do voche te ombre causa te ne la Luna dat te eminen e Sue proprie sono crudissime e terminatissime, come quelle che nascOno da corpi tenebrosi vicinissimi ad osse ombre: mat' ombra dolia Terra tanto remola d alia Luna non pud saruit suo termine o confine con la parte luminosa alii intentiche s sumato, indistinio e an nebbi alo. Ebbi l 'is tessa nolle

Occasione di Osservar pili voltu i Planeti Modicet o tu loro mutaZioni, te quali mutturo di solio, in sieme con te distan gius te tra loro e Giove 1 . Se la mi a mala complessione mi

concedesse ii sar continue Osserva Zioni, spere rei in breve

di potor desinire i periodi di tulit quastro: ma mi si necessario, in cambio di di morare at sereno, Stai mene bene SpeSSO uel le ito. Bacio a Vos ira noverenga di Duovo te mani

si in Sotio te medesime mandate at Clavio uella sullera precedente.

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Deci sera molio enigmatico mandat opti l ' si Decembre, solio ilquato si conte nova rania in io dolia scoperta dolio susi di Vonoro

L iompo che io decisuri a V. S. Illusiris S. e Reverendis f., e per let at Sig. Keplero, tu lettere tras poste, te qualial cune selli mane sono te inviai: si tempo, dico, glacchsi sono interamente chiaro delia verilis dul salto, sic cho non ci resta uia minimo Scrupolo O dubbio. Sapranno dunque come, circa a tro inest sa, vellendosi Venere vespertina, la cominciai ad osservar diligentemente coli 'occhiale, per Veder colSenso Stesso quello di che non dubitava punio l' intolletio. La vidi duia quo sui principio di figura rotonda, pulita e terminal a , ma molt O piccola: di tal figura si mantenne sin Oche comineio ad avvicinarsi alia sua massima digressione , ma ira tanto anilo crescendo in mole. COmincio pol a mancare dati a rotondita Delia sua parte orientale, ed a 'vel Sa ni Sole, e in pochi gior ni si ridiisse ad effer uti m eZZO cerchio Perselli S Simo, e tale si mantenne, Senda punto alterai si, sin choincomiticio a rit irai si vorso it Sole, allonianandosi ilalla tangente. Ora va calando dat me ZZO cerchio, o Si mOStra cornicolata, e an deris assottigliandosi sino ait 'occulta ione, riducendosi aliora con corna sol tilissime; quindi passando ait 'appari gione mattulina, la uod rem O pur salcata e Sottilis- Sima, o colle corna avverse at Sole: andera pol crescendo lino alla massima digressione, dove apparii a Semicircolare,

e talu Senga alterai si si manterris molli gloriat, e pol dat meZZo cerchio passeris presto at lullo londo, o cosi rotOnda si conserverti pol per molli inest. Il suo diametro adesso b

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in Venere sed in Morcurio. Λveranno dunque ii Sig. Kepleroo gli altri Copornicani da gloriarsi di aver credulo o silos Osat Obene, sub bene ci si ioccato, o ci si per i Occare ancora, ad offer ro putati dati' universilis dot si tofosi in libris per poco intendunii, o poco mono che s lolli. Le parole dunque, chemandat iras postse, o cho dic 'vano Deo tu utura a me tum frustra tequntur υ μdicono ordinatet ynthiue liqui us aemulus ur muter umorum

Venere imita ist figur0 della Luna

osservat ire notii sono i 'ecclisse, nulla quale non vi ocosa notabile: solo si vo de il la glio doli' umbra indistinio, confuso, e come annebblato, o questo per derivare QSSa Om-hra ualla Torra lonianissima da ossa Luna. Voleva seri vore altri particolari, ina es Sendo stas a tral fouuto molio da alciani gentilia omini, ed essendo I ora lai dissima, sola surgato a finire. bai Oriscanii salutaru in mi o

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