Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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o pili stimando it Sole ossor centro di lutio te rivolithioni ii ossi planeti, mi messi cinque mesi Sono ad OSServare col mio Occhialu la Stella di Venero, in quale si Vede a Vespertina, o lavidi distin tamente di sigura rotonda e pie cola a SSai, quale elato certo che d0veva apparii ci in quel tempo. Continuando potiti Osservaria, an dando ulla Vorso in massima lon lanan Zn dat Sole, comi iacio a diminui re dati a perseita figura circo lare, mancando dalla parte Verso Oriente: o continuando di diminui re dat cerchio persetto, in puchi giorni si ridusse allas Orma Semicirco lare appulit O , o tale Sen a alterare la forma si man leniae circa un mese, menti e su in torno alla massinandi gressione dat Sole. Comi iactando pol a ritii arsi, ed avvicinarsi verso it Sole, comi iacio anco a diminui re dat me Zocerchio, o sarsi sal cata, ed ha continuato sino ad Ora ad as- solligit arsi in guisa, che ora si come una soli ilissima falce. Dee pero V. S. sapere, che dat principio che la cominciai ad OSServare, quando appariva rotonda, sino ad ora, o sem pre notabit mente an dato crescendo it suo globo, in guisa

late, che da quello che appariva ne i primi gloriai, a quello

paris e di presente, cli' si falcata, ci si la me desima disseren1ache si seorge ira te ire figure poste qui appresso P. Fratre gior ni ch'ella sara alia congi ungione col Sole, spereroi tu Ogni modo di vodorla mediante la sua gran latitudine Boreale, cli' si ii gradi, se i leuipi non andassero cosi torbidi

come vanno: e si vellerebbe colle punie delle corna volt Verso Settentrione, cosa che non a vvlene mal nella Luna.

Cominci eremo pol a veileria la mattina orientalo e noti si, che se sus se ii ciet O serenissimo, non ho per impOSSibile che ella si potesse vellere in sera occidentale, e la mat-tina prOSSima Seguente Orientale, mediante la sua grant alitudine horeale e la uod remo sulcata e sottilissima , Secondo che olla si an dura allonia nando dat Sole, an de rhanco in grossando te corna, ina scemando in grandi'λ a del

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globo; e vicino alla massima digressione si mos trura muλλο corchio, o late si man terra circa un mese, diminuendo perosum pro la motu apparente det Suo corPO. DOpo, comincia nil a crescere, la parte illuminata in pochi gloria i s 'ompleris, em Osti erassi persulta mente rotonil δ, e tale la Vedremo circadieci inest conli novi, ne i me Eo dei quat tempo ella starii circa ire mosi ascosa solio i raggi d et Sole, e quanto piu

dat Sole, Sondo loria ala vespertina, an deris crescendo dimole, tua diminuendo di lume, re iterando it periodo gia discipi a esplicato, it quale olla compisce in mesi 19 in circa. Da queste appari ioni si viene in neceSSaria con Seguen Zadi due gran conclusioni: l 'una, che Venere si raggira in torno at Sole come centro delia sua rex Olugione, e l' isteSSO e-dremo sare a Mercurio; l 'altra, che ossa Venere, Sendo per Sua natura tenebrosa, risplende come la Luna in xii tu dei

Sole, o cio indubita lamento si vero di tutii gli altri planeii.

Io pol con ragioni necessarie concludo it contrario delfuStelle sisse, ciosi che quelle sono per sua natura splendidissime, nsi hanno bisogno it 'illuminaλione dat raggi det Sole,

i quali sorse in tanta distan a non arri vano Se non de-bolissimi. Quanto at modo de illusare I 'occhiale per veller Venere, non ci via Ol altro cho sermari O sopi a qualche SOStegno, perchissos tenendo lo a braccia non si possibile che stia sermo, medianteil moto della respiraZione e deis alterae. BiSOgna anco chelo Strumento Sin eccellente, e che mostri grande assai; in Olli e ne i Seguenti gloriat, che Venere si velli a mastutina, Saris hone andaria Osservando e Seguitando con l 'occhiales in dopo il levar det Sole, perchsi quanto pili saris chia rood allo it gloria o , lanio piu distin ta si velli a la ligura, mano an doli per la lucid0χ a deli 'aria quella irradiaχione, che

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quale si asconde la vera forma di Venere, sicchis non si pilo colla vista naturale distinguere Quanto at Planeti Medicet ne ho satie pili di trecenso osset VaZioni, e bene spesso due ed anco tal Volta tro ne l-l' is tessa nolle : veggonsi te loro mutaZioni Velocissime ograndissime, ed essi plancti, menti e Giove si stato ali' opposi ione col Sole, Si ve devano coli' occhiale piu grandio c0nspicui, che stelle della Seconda grandeZZa, e pocliissimo manco Si ve dono adesso, benchsi pili lontani assaidalla I erra. E per soddissa ione dei figli uolo di V. S. e dei Reverendi PP., oi metiero at cune osservaχioni sat te noli 'istessanolle. Li 29 di Dicembre, a 3 ore di nolle, erano come ne lyrimo esempio: a Ore 7, quello Vicino a Giove si era con-giunto Seco, e non appariva: at rore 10, era passato dat-l 'alli a banda. o gli altri si erano a vvicinati, o discos tali , come in queste si gure Si ScOrge.

hor. 3.

-- ω

hor. 10.

Molle altro di simili mutagioni pol rei agglugnere, che perbrevis a te tralascio; e in somma dati' una ait 'altra nolle cisono sempi e di gior no in giorno mulaZioni grandissime. Conae. Per esumpto, si velle nolle due Seguenti osserva ioni .

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Parimente alli 30 e alli 3l det dulio mese, si viris dero nolle segia senti dissere lare, la prima allo T Oro di notio. o la seconda ali ' Ore 3.

Quanto alia Via Laltea, O alle Stelle nebulose, Se a V ranno occhiale bucino, sermandolo, e diri Zan dolo vel SO essa Via Lallea, O nebulose, sc Orgeranno sempi e Stelle, te quali coli' occhio naturale non si vo dono, ed in particolaro in notii Serenissime e Sen a Luna. Ma in tullo queste operagioni ciVUOle paZien Za, diligenZa, ed uia poco di pratica, te qualicose se si pote Ssero insegnare con lettere, Siccome collo Strumento a manci, lo saret con Ogni diligenZa molio volentieri: ma non si polendo, si sorZa esercitat Si da per ssi, e sopi a tutio procurare d'avere Strumento eccellente, e serui arto : choquanto at resto non si iro vera mai mancare uia capello ne i locos e. che ho scri ite o sat te vellere a molli. Non so se averanno ancora in te SO di Saturno osservato da me da nove inest in qua; il quale non si una stella sola, masono ire, che pare che Si locchino, poste in linea resta, equi- distante dati' equino tale: quella di meZZo si maggiore circa qualtro volte delle laterati, e sono ira ili loro assolutamen isti inmobili. o si anno in questo modis zzz

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Ilo vicevulo gusto e contento particolarissimo nulla les lura doli' ultima di V. S. Illustris s. o Reverendis s. dolii T stanto, ed in particolare in quella partu doue ulla ni 'accennala favore volo inclina ione doli Illustriss . Sig. Cons. Π acklior verso di me, la quale io infinita mente stimo ed appreE O.

E p0iclisi quella ha principalmente origine dati' aver io in-

conli ale osserva ioni necessaria mente dimos tranti conclusioni per avanti te nute vere da Sua Signoria Illustris s.; purconspi marmi maggiormente ii possesso di gragia lanio pre-giata da me, prego V. S. Illustris s. o Reverendis s. n sargii intendere per mi a parte, come , confirme alla credon Za di Sua Signorin illustriss .. ho dimos ira Zione corta, che sicco in i ulli i planeti rice votio il lunae dat Solo, essendo per sis si essi lunebrosi e opachi, cosi te Stolle sisse risplendono per lornatura, non bisognose doli' illustraZione de ' raggi solari. liquali Di O sa se arri vino a tanta alteZχa piis di quello clio arrivi a iacti it lume di una di osse lisse. li principalson lamento dei mio discorso si Deli' Ossorvare i , molio evidentemonio con gli Occhiali. cho quei planeti, di mano iumano che si ii ovano piis vicini a noi O at Sole, rice 'Onomaggiore splendore, e pili illustremente cu lo riverberano; o percio Marte purigeo, o a n Oi vicinissimo, si velle assai

pili splendido che Giove, bunctisi a quolt O di moto assai

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inferiore, o dissici linunte su li suo coli 'occhiale levaruquella irradia Zione, chu impedisce ii vellere ii suo disco

terminato se rotundo; it cliu in Giove non accadu, vellendos ius sui si lamente circo lare. Saturno pol, per la sua gran lon- sanan Za, si velle os attamente terminato, si la stella mag-yi Ore di muZZo, como te due piccole laterali: ud appare ilsuo lume languido ed abbaci nato e sen a ni una irradia Zione,

che impedisca it distinguore i suoi tru piccoli globi terminalissimi. Ora potet, si aperta mente veggiamo. che ii Solum olio splendida mente illustra Marte vicino, o cho molis pili languido si ii lume di Giove sebbuno son a io Strumento appare assai chlaro, it che accade per la grande ZZa e candore dolia stella , languidissimo e sosco quellodi Saturno, come in Ollo pili lontano, quali do veri an O 39-

parii ci te Stelle fisso, lontano indicibi linente pili di Saturno quando it lume loro derivasse dat Sol 03 Ceria mente debOlissimo. torbido e s morte. Ma tutio l'Opposito si Vede: P0-rOcchis se rimireremo, per usum pio, ii Cane, in contre rem auia fulgore vivissimo, che quasi ci toglie la Vi Sia, con una vibra tono di i aggi tanto siera o p OSSente , che in comP3ra Zione di quello rimangono i Planuli, o dico Giove, e Ve

dissimo se sinissimo di amante. Ε bencho it disco di osso Cane apparisca non maggiore delia cin quantesima parte diquello di Giove, fulla via la sua irradia ione si grande se sistra in modo, che t 'istesso globo ira i proprii crini s' implica, e quasi si perde, o con qualche dissiculta si distingue: dove cho Giove e multo pili Saturno j si vo lono e termitiali odi una luce languida e per cosi diro quieta. E per tanto

io stimo, che bene sit OSO se remo reserendo la causa dolia scintilla ione dello Stello sisse at vibrare cho et tu sanno dolio splendore proprio e nativo doli' infima loro Sit Sla Dyn, love che nulla supersicio do' pinnuli termina pili plusio est linisce t 'illumina hione, cho dat Sole do viva e Si parte.

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Se io seni iro quali he particulare questione vicevula dat medes imo Sig. Wackher, non restero illassati carmivi in torno, per dimostrarini quale io sono desiderosissimo di servi roun tanto Signore, e non gia con is peran Za di aggiungere altermine conse guilo dat suo discorso; perchsi benissimo com Prendo, che a quanto Si a Passato per lo sinissimo cribro dei hi uiligio di osso e det Sig. Keplero, non Si pub aggiungere di squisitoZZa: no io pretenderet altro, cho, col duhilaro e mal silosofare, eccitar loro at riti Ova monio di nuo vos0lli gli 0ZZ0. Gl' in gegni singolari, che in grati numero si riscono ne ii 'Λle magna , mi hanno lungo tempo tenulo in desiderio di velleria : it quai desiderio ora Si radii oppia perta nuova gragia doli' Illustrissimo Sig. Wackher, in qua lumi sat ebbe divenir grande ogni picciola Occasione, clie misi presentasse. Ma ho di SOVerchio Occupata V. S. Illustri SS. e Reverendiss. Degni si per sine di offeririni o dedicarini

Lo avulsa dei suo arrivo in Roma. d'aver ii ovalo it P. Clavio oi suo i alliovi occupati in torno ai Planeti Medicet, e parta dolia suaserina speranZa di giunger presto a determinare i periodi dullo loro rivolu Zioni.

Giunsi qua ii mari edi Santo con bilona Salute, o Presentat la luttera det Serenissimo Gran Duca ali ' Illustrissimo signor Λmbasci adore, dat quale sui cortes emente rice Vulo, o qui mi trat tengo. Fui l 'islesso gi ,rno dati 'Illustriss . o Bo

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di qua sun a rice vere o dare compita Satissa Itone o gius lilii a ione delle veritis integrissime di quanto ho Scoperto, Os- servato se scritio. Fui it gloria o se guentu dat PP. Gesulli. emi iration ni iungamente col P. Clavio, o con due altri P P. intendentissimi dolia professione o suo i alli evi: i quali tro-vat occupati in luggere, non sun Za graia visa, quello che ullimam uritu mi o stato sci illo o fiam pato contro dat signor Francesco Si λi 2 : o credami V. S. Illustrissima, che ne sentit gran dispiacere in vellere sortite, o in mano ii' uomini tanto intendonii, cose degne di Scherno, come Sono que Ste, per ossor quelle d' autore Florentino, ed anche per altro causoche per ora lascio Sotio silen Zio 3 . IIo ii ovato che i nominali PP., aVendo sinat mente conosciuia la verita dei nuo vi Piu laeti Medicet, ne hanno salse da duo inest in qua continue osserva Zioni, te quali V anno prosoguendo, e te abbiamo ri-Soontra te con te nate, o Si ri Spondono giustissime. Essi aD-cora si assati cano per riti ovare i periodi dolio loro rivolu- ioni, Dan concorrono col male malico deli 'Imperad0re iugiudicare, che Sia per esser nugogio dissicilissimo se quasi impossibile: io pero ho grande speran a di a vergit a risi Ovare e desinire, o consido in Dio bene dotio, che sic come milia satio graZia di essuro stato solo a Scopi ire latile nilo emaravi glie delia Sua mano, cosi si a per concedet mi che

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io abbia a riti ovare t 'ordine assoluto dot loro rivolpi menti e sorse at mio ri torno auro ridotio questa mi a satio a vera mente allantica a so no di poter prodire i sili e tu disposi-Zioni, che essi nuovi Planeti stano per avere in Ogni temposui ut O , o abbiano anche avulo in cia scian lem po possitio: purchsi te sorχe mi concedano di poter continuare sino a molle oro di nolle te osservaχioni, come lio satio sin qui Io rimando a V. S. Illustrissima la tollet a per l' Illustrissimo od Eccellentissimo Signor D. Virginio, pulchsi per mi a SV0D-lura Sono arrivato tardo. Non occupero pili iungamen HV. S. Illustrissima: solo la preghero a sarmi graχia di baciar la veste in nato nomo alle SS. ΛΛ. LL. ; o a V. S. ll- lustrissima, col ricordarmele servitore dux Olissimo, prego

Non avendo io tempo di scri vere a tulit gli umici sepodroni particolai mente, scri vendo ad uti solo suro conli, di scri vere a tulit.

Io sono stalo favortio da molli di questi Illustrissimi Sigg. Cardinali, Prelati, e divorsi Principi, ii quali hau no

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s no stato straordinaria mente favortio, pol elisi Sua Bdatitudine non comporio cho io dicessi pure una parota in ginocchioni.

Ira i littorali repulati in queste corti no ho trovati al- Ciani veram uni e dolii, ma anco ali in contro de mollo fori, Omo a boco a Sentiris V. S. Circa al mio parsicolare, lulligi 'infundenti sono a Segno, e in particolare i Padri Gesui ii 3 , come per alc uni s0gni uvidunti concisceris ogia uno in breve. Sapris V. S. pol come non sola mancati alc uni de' soliti amici. cho hanno di costa scritio qua diverse cOSe. Λlo uni, che io mi sola partito in mala Sodissa 1ione dei Sor 'nissimi Padroni, onde si bisognato pro lur se tellere di Loro Yli 0110 al Cardinato dat Monte e nil' Λmbascia toro: alii i, che io sono scappalo pei' suggir l' ac tua calda venulam indilosso per te pubblica ioni di scritii o stam pse contro diuiu, e disperat , di poter rispondere e reniter buon conlodultu mio assui Zioni. Ma volsessu Dio che non fossur piuvere tu plene, che io Veggo inuo versi a sommergere i in isti avversari. Dis pia conii deli' ussere si alo li Oppo vero in do vino doli' ostio doli' opera it et Sig. Si λi, sci illo gia ni Sig. Sur- lini, e procurato per quanto ho Pollit a che non Segua, conii procurar di institorgli, O che gli scisse messo a vatili

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