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seguet Ia quelli, che, per cosi dire, piu dulla divinita sono partecipi. E Se noi volessimo discurrere per te causo in se ri0ri motrici degli asseisi. delle polon Ze e dolio virili doli' anima nostra, non ci mancheriano mille usum pi sensatie certi, come alcune faculta sono eccitate in no i da causo massime e voementi, te quali cause non Solo non Sono accomo- date a commvovere in no i alcune alii e Virili, ina lolai mentele impediscono e te disi ruggono, nis ΡOSSOno se non dat lorcontrari eSSer pron OSSe, ed alluate. Ecco l 'ardire net citore, i 'animosita nolli spiriti, ii dispi e 10 de' pericoli o della morie stessa, desio prima dat vino, pol mirabiliuentu eccilato dat lo stridore delle argute li Ombe , e dat suono deii amburi, ira gli strepiti di arme e di cavalli , Dei tumultuosi m0vimenti di armate squadre, per te aperie campa-gne , at pili lucente Solo ; ed ait' incontro eccovi nolla piupros Onda e tenebrosa nolle dat muto si longio di deserta solitudine soppresso l' ardire , e promosso it timore e la Paura. Ma Se allenderemo quali coso risclitarino , e quali per- turbino in sacvllh discorsiva o speculativa deli' intelleti nostro, trOVeremo come te tenebre , la quiete, it digi uno , ii silen Zio e la solitudine mirabit mente la eccitano: dove che i tumultu si m0li, gli strepiti, ed i sumi det vino Ι'ottenebrano, e total mente impedis Ono. Se dunque, ira te cause inferiori, diametral mente contrarie sono quelle, che l' audacia dei citore e la specula ione deli' intellello promuOVO-no , si ben anco ragione volo che disserentissimo sieno lecagioni superiori se puro Operano in not) dalle quali l'ardi re, o la speculativa faculta di pendono: e se te stelle Operano ed innui Scono principalmento col lume, poliasSi per a V Ventura con qualche probabile congliiettura de duri u l 'ardire e la braxura deli' animo da molto grandi e voementi Stelle, e t 'acuteZZa e perspicacita deli' in gegno da lumi sot-lilissimi o quasi invisibili. Lascinsi dunque ai corpi celesti pili vasti te operagioni pili grandi ne ite cose inferiori,
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LETTERE tu GΛLILE comu tu mula hioni det tu Stagioni, te comitio ioni de' mari edo' venti, te perturba χioni de illaria, e se banno opera χione supra di nolin te costilii Zioni o disposiZioni dei corpo , legenerali qualita e complessioni, o simili altri in nussi, chen in manchei anno in terra mille o mille altri particolari est otii da risorii si a pili solliti se spirituali innuen 10 da quelli,cho vori anno in simili curiosita occuparsi. E se pure qualchst impii Ziente volesse stringerint a dire qualche particolare in iliasso, cliu lo creda da qu0sli nuova mente da me scoperti
pinnuli di pendere; io gli ris ponderet, che tuiti gl 'innussi,
cli 'o gli sin qui ha stimati essero di Giove solo, son derivali non pili da Giovo che da' suoi satelliti, o che l' averogli credulo cho Gi Oxo opera S Se Sol O , od ii non a Ver Sa- puto che a VeSSe qua tiro compagni, Di una autorita ha POS- sedulo Dei sare che Giovo cessasse di a vergit appresSO edi cooperare con loro. Distinguere piis particolai monte i loro osse iti non sapi et io , Se prima qualciano non gli rimoVesset suoi Satelliti dat si anco, e per qualch e 1empo lo sacesse Operare sol O. E chi vorra Sapore Se t 'ira , t 'amore , t 'odio, sed altro tali passioni sieno asse Zioni residenti Dei cu Ore, O
vello O Sen a cuore 3 IO non Voglio in questo proposito lacere a V. S. quello, che li gloriat passali ris post a unodi quoi Genet liaci, che credon o che Dio Dei creare ii ci eloo tu stelle non pen Sasse a Diuna cosa di piu che quelle alle quali pensano essi, per liberarini da una tediosa instan-Za cho et mi saceva acci occlisi io gli dices si gli esset ii dilati Planeti Medicet, proles landosi che altrimenti gli averturi si utati come OZiosi, e perpetua mente negati come Superflui credo che questi iali, conforme alla dot trina det Siggi,
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vaganti, Si Scu 3prono at cune casu Occupatu da maligni spiriti): io gli ris post ril ,rnasse a considerare quei conio Omille gludi , ii quali avexa alli suoi giurni notati, od in
particolare clie esaminasse bene gli eventi cho da Giovo a V ea predelli, e se ii ova Va che lulli proci Samen tu iussero succeduli consorine alle Sue Prodigioni, che Seguitasse allogramente a pro DOSlicare Secondo tu suo Vocchie ed usitate rogo te, che io l 'asSi curava che i pia noti nil vi non avere b- hero altera te punio te chise passate, o clio egii per i 'avvenire non Saria men o fortunal O indovino di quel che stato era per lo paSSalo: ma Se ait' incontro Vodesse gli eventi dependenti da Giove in alcia ne piccole co Selle non IVer Γisposio at dogmi ed asorismi prognosticali, procurasse di trOVare nuOVi calculi per investigare te costilia Zioni dei quat-tro Gioviali circolatori in ogni passato momento, che sol Sed alio diversita di essu abitudini polria. con accurate OSServa Zioni o moltiplicati riscontri, ii ovare te alteragioni e varioth d 'innussi da quelli clupendenti: e gli Soggiun Si, Chenon in iusti i secoli passati si erano con p0ca salica imparate te scien Ze a spese d 'aliri sopi a te carte sci ille, ma chei primi inventori trovarono ed acquis tarono te cogniZioni piu e cellenti delle coge naturali e divine cogit studi e contempla Zioni sat te sopi a questo grandi SSimo libro, che QSSanniura continuamente liene aperto in Dangi a quelli chelia D no occhi nulla fronte e net cervello, e che piis On Oratae lodevole impresa era it procurare colle sue proprie Vigi-lie, studi e Sudori di riti ovare qualche cosa ammiranda enu Ova tra i 'in sinite che ancora nul proson dissimo abi SSO della Filososia restano ascos e che menando vita inerte ed
OZiosa assalicat si sol O di Oscurare tu laboriose invenZionidei prossimo, per e Scu Sare la propria oodardia ed tu et te Zaalle SpeculaZioni, munire eSclamano che al gia trovato non Si P0ssa aggiugiter pili altro di nu0xo. Mu cio si a dolio come Per digressi Ono, e non come punio che diretia monte
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logo qui in Roma mi occorsu li gior ni passali ; ii quale
a Vendo dotio, cito ossi noli 'arie non lene ano vn conlo almondo det tu stolio dalia isti χa grande χλa in giu , sit da med opo uia iungo circulio di paro tu interrogato, come o'saee- vano gran capitale dello stello nubulose: od egit mi ris pose. luelle essero di ossicacia grandissima iisello ottenebrare lavist a. od anco ossu scaro l' intelletio di coloro, che nella loro nascii a te avos sero avia te prava monte costituite. Λllora io gli replicat: come dian quo dire te voi pili , che les tolle minori dolia serλa magnitudine non operino, sendosi ultima mente da me scoporto che te nebulo Se non SODO, Comesi crede va per i 'addi utro, una sola stella ingombraia da parte di ei elo atquanto piu densa, o pero atta a risi angere e dilatare ii suo lunae, ina sono una congerie di minutissime stelle minori non solo di quelle dei tor o ordine, ma di quelle dolia sesta sed anco decima grande ZaJ I acque, e contro nicos tu me di quelli i quali disputatio non per Scoprire it Vero, in a Per restare nolle conte se Superiori, Si quieto, e m0stro di restar solidis satio. Ora io soggiungo di piis, che Sesi vero quello, che ossi astrologi o molli siloso si asserinano, che te stello opserino lumine et motu; e pili se si vero, chei lumi pili grandi pili ossi cacumen id innuis alio: doverit ancola velocith dei moto, o te celeri e frequenti mula ioni Vani aggiarsi molio sopi a la pigrigi a se tardita delle stelle chelenta mente camininano: e se questo si, te opera ioni de' qualii O nuo vi Planeti Medicet doueranno esser Velinentis Sime, Sendo qu0sti dotali di portodi cosi voloci. cho it piu tardo di ossi finisce la sua revolugione in forno a Giove in Pocopiis di sedici gloriat, ed ii pili veloce in mono di gi Orni due. Quello dunque, che mancasso in loro pser la tenuita dei lu-
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me, pilo benissimo esser compensat a d alia velocisa dol molo: e se iusti quasi ro in sieme sono, verbi gr. , la muta di Saturno, sono bene ait' incontro mille e mille voti e piis veloci di tui. Quanto pol o'possano coadjuvare Od litterare te opera ioni deli' is fesso Giove se puro not lo Vogliam a porro per primario ira loro cinque) poti a d alle os serva ioni fultu e particolai mente esser racculto, ed at presente in genstrato stimato da chi puo conglites iurare quello che importi l 'avero
quailro Stelle, Ora congiunte, Ora divise , Ora tutio orientali, Ora fulle Verso Occidente, Ora parte a destra e parte a Sinistra, Ora luite O parte diret te, Ora ait 'in contro retrogra
de , ora ripiene di luce, ed Ora Oi tenebrate ed oculis sale :le quali lutio diversita si vanno idi gloria O in gloria o allernando. Ma quando pure alciano Voles se risii ingersi a negaregi 'iussus si doue n0n arrivi il lunae de' corpi celesti innuenti, e per tanto a dire it moto son a it lume essere inem caco ad operare, io prima gli domanderei che lunae hanno que itu0ghi det Clelo, do vo non si puro stella alcuna, non ch suo lunae; come o l 'ascendente, it meλλο ciet O. te par fidelia fortuna, e pol lut ii quelli altri luoghi che loro per
di tulit gli esset ii cho se guono, per lor Senien Za, Operatori Di pili do veriano te stello solio ii nostro Ori ZOnie manca redi esset ii, non pervenendo it lor lumst at nostro emissero: O Se Pure sono polenti di penetrare colla lor sorZa ii ier-reStre globo, non do verobbono te lante o cosi grandi sisseat Strali, a Scose solio ii nostro ori ZZonie, restar neglet te. Inoli re, chi vorra diro ii lume do 'Planeti Medicet non arrivare in terra Z Vorremo ancora sar illi occhi nostri misura dol-l es pansione di tulit i lumi, sicchsi do vo non si sanno Sensibili a noi tu specio dolii oggetli luminosi, lis si debba asser- mare che non arrivi la es pansione delia luce di quelli rs Orse tali stello vellono lo aquilo, o i lupi cervieri, cliealla debole vista nostra rimangono occulte. Ma concedasi in
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graZia pili cho non sanno domandare gli avversari. no si acosa alc una at mundo, suorchis quanto si velluto o in losoda nol: non p0rcio manca di arrivare in terra it tumo dolio
nominate stelle. Imper0cchsi non sendo te specie visibili altro che luce figurata, O almeno non si dissondendo sen a luco, laddove arri vano eSSe specie, arri 'a il lume ancora. Ora se te specie do' quattro Planeti Medicet Dei disson dorsisvanissero, e Si perdes Sero avariti che arrivasSero in terra, non basteriano quanti cris falli ha Murano a rendorle vi Sibili, perchsi quel che non si nulla non si puo moltiplicare;
o la dilata ione ed augumento suppongono i 'osisten a diquello che si ha da dilatare od augumentare. Per tanto vellendosi col Telescopio te spe te do' quattro Planeti Medic ei molio grandi e luminose, non si pilo negare che illume loro assai vivamento sino in terra non si dissonda. Soggiungo sinat mente, che quando per esse tuare gi' inutissibiSOgnasSe una molio apparente e sensata illuminaZione, gliosset ii di Mercurio veramento resteriano O nulli o detiolissimi, polchsi la luce sua, it pili det tempo e quasi Sempre, resta incospicua; e Marte vicino at Sole, dove appena si una dolio 60 parti in grander Ea visuale di quel cho appariscenella OpposiZione, Siccho in mole cede anco alla apparentegrandeZZa dello stelle dei quarto Ordine, pochissimo O niente do verebbe inquire. Concludasi per tanto, che se alii e Stelle innuis ono, te Mediceu ancora non restano di Operare. Utilinamente, a quello che soggiungono quei SS. dicendoche di tali stello p0r lor credere non ne manchino in ciet O ,
non posso negare iasi asset mare cosa alcuna, ni a Solamen ledire, che per la parte mi a non ne ho sapute scopi ire edOSServare alti e che queste qua tiro in torno a Giove, e ledue immobilinente congiunio a Saturno; e prego, che Se allii ne hii scoporte ali re, non gli dispi accia sarmene parte, cheglieno terro obbligo particularissimo. lo non credo gia, che quei, ignori intendan di altro stolio, che det tu mobili e vaganti.
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turale: ma queste, come che non ci inducono a porre Diiovi orbi, od a variare ii sistema deli 'Universo, ed a conoscere necessariamente che non uia Solo si ii centro, at quale hannori spello tutio te revolu Zioni delle Stelle, pOSSOno con me nos crupol OSO os a me e SSer trapa SSale. E Se, come io pure Stimo, dello erranti intendono questi Signori quando dicon Ocredere che di tali non ne manchino, Onde se, che null' istes solem po si rendono cosi dissicili a concedere queste qua tiro Gli argo menti pol per conserinare te loro gili prodot te, eda me e saminate ragioni, lolli in grandissimo numero sindalla creagione di Adamo, non sendo Speci sic ait ma Supposti, come benissimo intest da V. S. IllustrisS., o per tanto in certo modo in diriZZaii a let, da let lascero cho sieno osa- minati, e ponderato quat momento abbiano in sarie crederedi non aver velluto quello che piis di una Volia ha veiluto. Ηο per Obbedire at cenno di V. S. Reverendiss. Scritto Sin qui : essa, Se Stima questo poco discorSO potente a sod dissare alle dubita 1ioni ed is tange di quoi Signori, glie loiDVj, e con tui una spontanea es ibi Zione delia devo ione o Servi tu mi a : altrimenti lo doni at suoco, no resti di scusare oppresso i me desimi Signori l impoten a mia , e di sar gli l 'islesso dono, e con ogni reverenZa te bacio te mani.
A MONS IGNOR GALLANIONE GALLA ZONI A ROMA
4 L PADRE CRISTO FORO GRI EMBER GERO A ROMA
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Sono in Obbligo di ris pondere a duo gratissime di V. S. 3 ;
ma Perche Sono Occupatissimo per sinire una scrit tura di 15sOgli, in proposito di certa contes a stata ira certi di questibiloso si Peripatetici e me questi giorni passati, la quale soper il G. I ., e sorsu si stam pera, mi si sor a esser brevis Simo con te i. no caro che V. S. abbia Medula la risposta mi a mandata at P. Griembergero 4 . e che tu si a piaciuta: quando ilsig. Cardinale di Gi Hosa sara in Roma, V. S. polrii vellerequello che Scrivo in maleria dei Colombe, circa l 'aspre Zadella Luna, perch si tal mia scri itura si una lettera, che Scri voat Maestro di Camera dei detio Cardinale so . Λ rei ben caro Vedere quello, che rispose ii P. Clavio at me desimo Col Ombe.llo caro che ii sig. Passignano vada osservando it Sole e lusue rivolu Zioni: ma bis Ogna che V. S. li dica, che avverti Scache la parte det Sole, la quat nel nascere si la pili bassa, ne liramoniar pol si la pili alta: per lo che gli poti ebbe parere chepercio it Sole aves se qualcho altro rivolgi mento in Sh Stesso, olire a quello, Che vera mente credo cli' egii abbia, e chemi paro di Os servare mediante te mulayioni delle sue macchi e : a vero molio caro l' Os serva ioni satie in cio dat si g. Cavali ere, per confrontarie con tu mi e 6 .
l) I duo celubri piliori toscant, Lodovico Cardi da Cigoti e Donisenico Crestida Pa signano, nominato in questu letlura, surono enti ambi e amicissimidi Galiloo, o culti in astronomia. Diverse loro tot loro possistitu la Palatina. 2) MSS. Gal. , Par. Vt, T. 6, in copia : odita dat Voraturi, P. I . p. 169. 3ὶ Ciosi a una dei 16 o a uua det 23 Sultembre, ineditu in Palatina. 1ὶ Cioo la lettera det t.' Settembre: vldasi la pagina procudente. 5) D la lotiora at GallanZoni: Vedasi pure la pagina precedente. 6ὶ Ritonianio cliu questa luitura si a incompleta, sl pel modo col qualela Vediuino torminare , o si pur lal uno materie di cui paria it Cigoli nollas apro citata sua det 23 Sstitum bre, alle quali necessariamente Galil eo do ulluris pondere , como alii ove avr mo lu0gO di vi levare.
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ni pondendo a uua di tui dei 3 di det tu me se soli lograsa, inudita, in Palatina), palla di coso rotativo nil'Acca domin dei Lincei della
quale ora stato dic hiaraio membro munire su in noma nulla prima vera), e discorre dolia Sua salute e de Ilo suu occupa ioni.
La mia, an Zi te mi e molle indispost iovi ni' hau noritonitio dat dar subita risposta alia cortosissima di V. E.
l) Non avovano i Cosi a quest' epoca it tilolo di Principi, che su loros illatilo conserito tisti liii 3 con breve p0nii scio. che oresso in Principato i larche sati di S. Polo o S. Λngelo, come Del 1538 era stato cretio in ducato it loro seudo d'Λcquas paria. Λll 'opoca di quos ta letiora, Foderico si sotios crive va Marchese di Montieelli. Noi usi amo sin il 'ora i 'inti lotagione di Principe Cesi, sic como quella solio la quato 6 pio generat meu te conosci uti Foderico. Non o qui it luogo di dis lenilurci intortio quesio illustro ii aliatio, sonda luto e martire dei I 'Λecademia dei Lincet, uno dei piu vasti o aruiti pro-getti, come dice it Lilla, che t 'umano in gegno pol esse conces ire, Comoquello che intendova at Progresso e alia propaga ione dello scien Zo naturali non in una sola citia, ma nol mondo inti ero, in Ogni parte dei quale modi lavait Cesi d' institui re colonio o convitii Linc ei. Venuta men o di satio I 'Λcca- domi a colla morie det suo isti tutore , rithho a' gloriai nostri uia stato di vita per te cure dei benemerito abato Scalpellini: restaui uvia sulle basi primitivosarebbe immortalo decoro dolia Roma prosente. - Foderico Cusi nacquo nol 1585: nol 1603, in ela di 18 anni appena, solido 1'Λeca nomia : mori it 2 Λ ο to 1630. Circa l50 suo lettere a Galileo, la piis partu in dite, possi edola Palatina. 2) MSS. Gal. , Par. VI, Τ. 6, in copia ἰ edita dat Venturi, P. I. p. 170, Dul quat luogo, per errore di stam pa, si trova segnala solio ii di 29. 3) Gi0vanni Demisiani, nato a Cesalonia nol 1576, su elesto nul 161 2 censore doli Accademia de' Lincet. Λ det te l' anno appresso ambascia toro dei ducaui Manto a alia repubblica di Vone Zia, e mori queli' alti 'anno, ciosi nol 1614, in Parigi. Queste e moli' ultro noti Zio relativo ad accademici Lincet abbi amotralle da gli appunii rao colli dat Nelli per la storia di queli' Accademia, ches: consservario ora fra i MSS. Palatini. 4ὶ Gio, anni Terengio, nativo di Cos longa, entro nol 101 1 noli a Compagnia dei Gesulti, e percio su olim inplo dat novero dot Liticei, te costitu toni dei ita Ril non animet te vano tu per sono vinculatu ad ordini monastici. Λndo missionario alla China . do vo sti molio accollo pe' suoi talenti in medicina ouelle mate maiiche. Tra i dorsi che surono pro posti a quPli' imporatore per Al l LEO G i ii Ei - T. Vt 'a
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signor I 0osito, det valor dei quale basia it testimonio di
axuto per sine di non dis gustar alciano, ma solo di dir te iniura gioni o lo mio scuso: io non so come ii Padro l abbia rico Vula, pololisi non ho a luto sua ris post a. Saprei anco lentiori se ii signor Lagulla vi ha trovato cosa di sua Sod- dissaZione, o chu gli diminui sca qualche Scrupolo, e Sio congrata desiderio altendendo la sua Scrit tura in quesio propo- Silo, ed in tanto gli vivo at solito servitore asses tuosissimo 4 . xl l 'altra parte dolia sua, dove mi domanda aVVi SO PIr-licolare dolio stato mi O, non posso dii gli alc una cosa di huon , at tenente alia c0Si iturione dei corpo , pol cli si mi trovoua duo me si in qua con dolori continui di rene e di pello, e con altri intermittenti di gambe, braccia ud alti e parti, e
ptu da quin dici gloriat in qua con grata profluvio di Sangue ,
la corro ione det calendario, Toren Zio su uno dei primari. Pr parativosi 'gli appulato por tal assare a parili 0 per Puchino, secondo gli Ordini ric0- viati dat dolio imperatore, mori ii di 13 Mai Zo dei 1630. Scrisse at cuneosserva Zioni supra l' opera inti toluta Thesaurum rerum medicat h/ni Novia Hispaniae P . di Hernan de . Deilo pure in luce quali ro opere malumatichechi uesi, cloe de Anuulis sphaericis et de Mensura coeli in due tonat; de decliuatione Eclipticae ab Aequato e : o de ascensionibus rectis. li suo Plinius Indicus non su totalmento esset tuati . Vedii si Alogam ho Bibliothecia sorisei.