Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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cite mi ha quasi volatu lo venu, e reso in illo it bolo. II iiii tuito perso it gusto o l 'appulito, e ii Sonno quasi iniuramente; e tulit i mali riserisco alla contrari et ii iii quest' aria .ed in particolaro a chi non in sugge tota linunte la nolle

nia, ed essa pol augmenta loro; tuti avia VO', cosi ZOppi cando, sacendo qualcosa, e ira pochi gloriai mandero a V. E. uia discorso di una disputa avtita con ali uni Peripatetici l . e spodito ita questo Oglio allendere per qualch e gloria o ad alciano ris poste di i effero; intermetiendo ira lans O lo osse r- a Itoni celesti con qualche aggiunta di es quis iteZZa: ma hen-ch si impedito in lut te i 'alire Occupari0ni, sono Spediti S sim i

il li Discorso sui Galloggianti, clio ventio tu luco lasella prima era dei 1612.

Gli manda uno fluccello da canno echiale se duo lenti per il Graia duca. - Λ questa rispondo ii Cioli con sua dot 12 delio. autografa, inedita, in Palatina.

Suhilo rico vitio l' ordine di V. S. M. I., me ne Voni in Firen 1e, non avondo alia Villa como dilis di polor servire S. Λ. S. Ora Ri' invio lo Stucceti O, o in supplemento

si Comincia ad appari re questo insati lo nomo, dat qualo data ii mag-giore ducadimento a cui la Τοscana in qualutique altra epoca preci Pitasse. Familia ro di corio da mollo tompo, sali doso la morte dei Vinta , accadulaneis' Ottobre 1613, ut grado di segrotario di stato in congluti ione dei Pic- cliena, dul quato su destinato a sumpserare i nobili spiriti, o dopo la di cui morie rima se lib0ro dispositore do i dos lini della I oscana. Νon m l 'ultima dolio solaguro di Gali Isto I'essere ii Cioli ministro nil' 'poca dot suo procosso in Bonan Del 1683. 2, luedita. - MSS. Gul. , Par. l, Τ. 4. autogras a.

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di quivi gli bacio te mani.

.li es pone la sua opinione sullo Macchio Solari, e lo avulsa ili una leuora si a prima dolio tro Solari . clio sta scri vondo at Volsero in-i0rno questa mulseria. Gli paria puro d0lla sua mala Ralul P.

IO non posso per ancora dar a V. S. Illustrissima nuove dolia mi a san illi: an Zi pur vanno continuando te in te inclis post ioni. o lulla via mi irationgo alia Villa. dove ho co- minciato a purgarini per Veder di superare it male. IIo no- lato it inio nomo coni Orme at Suo comandam senio, e te renit Ogra io di ianto favore, Sendosi olla degnata di darini luogo ira uomini di tanta eccellen Ia 2 .ll mio discorso in torno alte cose che Stannm stlli' aequa si v a s lampando, e ne sono siniti cin quo sogli: fra tu iudici di doura osser sinito dei tutio se lo mandero a V. S. illustrissima ed Eccellentissima. Col prossimo Ordinari O te mandero una lettera ches crivo at signor Marco Vel sero in materia dello macchio

solari, pregato da Sua Signoria di do ver dire ii parer mio in torno allo ire tellere mandato gli dat sinio Λ polle, te quali

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V. S. Eccellentissima avra voiluto costi in R0ma l . Circa loquali macchio io sinat mento concludo, e credo ut poterio

necessaria mente dimostrare. che te SODO contigue alia supersicie dei corpo solare, dou 'esse Si generano e si dissol-VODO conlinua mente . nella guisa appulato delle nugo te in-l Orno alia Terra, o dat me desimo Sole Velagono portatu in viro. rivoluendosi uult in Sh Slusso in uia me se lunare, conrevolu1ione simile ait 'alire dei pia noti, ciosi da ponuntuvorso levante in torno at poli doli' Eclittica. La qualo novita dubito che Voglia essere ii sun erate, O piutiOsto l'estremo ed ultimo gludi io della pseudositososta, essendosi gia ve-duli segni nolle Stello, ne ita Luna e net Sole; e Sto 3Spei tando di sentir scaturire grata cose dat Peripato, Per man lenimento della immutabilita de' cioli, la quale n0n SO do vopolra essere salvata e celata, glacch h l' istosso Sole ce l 'ad dila con sensate e manifestissime es periunge: Onde io Spuroche te montuosita della Luna sieno per convertirsi in uno Schei ZO e in uti solletico . rispello ai stagelli delle nugo tu . dei vapori se sum sila, che su la saccia si essa det Sole si V anno producendo, movendo e disso Vendo continuamento. IO ne ho sci illo questa lettera di sei sogli. che sarh buo naper ii volume 2 ; ma con altra occasione no scri vero piis risi in Cristoforo Sche inor, Gesulta, professore di mutumatica all' Universitudi Ingolst ad . pubblico solio ii nome di Apelles luteus post liabulam trotollere dirolle at Vel sero, Delle quali si arrogava ii merito dolia scopertadello macchio dot Sole, salta se divulgata da Galileo da piti di uia anno, ole attrihuiva iasello stesso i mpo a globi di stolle , cho passassPro in qua teli distanχa della superfici se dei pia nota: spipeta tono da lui immaginata per salvare la dot trina 4ristotelica delia in cori uuibilii a dei ci 'li. Provocato dat V l- oro a dire in loria ο l 'opura dot sinio Apoll0 l 'opinion sua, Galil eo gli risposui ollo tre lunglie lettere pubblicatu in principio dei 16s3. costituenti unxero irati alo di tal materia. I 'edi tono su salta in Roma dat Lincet a sp0se doli'Λccademia, atteso dice ii decreto) il previo somnio, la chliarer audet 'opera, la nobilici uella scoperta tutia propria uel Galileo. Λbbianas qui vario lettere relative alia stam pa di questo libro. Le dato delle ire leti ero at Volsoro sono: έ Maretio, G Λgo io, o l Decembre 16 12. 2ὶ In istud ' per uia volum ' di opistolo, cho I 'hecademia de' Lincei volo va, iam paro, come ri levi amo dulla corrispondon/a det Cusi. Il pensiero di flam-Ρai P a parte tu lettere Solari Dacque piu tardi.

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l El l Eni m GA Ll LEGsolutamento e dimostra lixamento. Vostra Eccellon χa o lial tri signori Lincet a vvertiscano, nullo scri vere in sortio allucos ' natu, di non progiudicare a quella stima, nulla quale gli hanno post , appresso it m indo lant' alii e condi ioni eo collentissim . Perclisi la scati la, in che voti ne la nota dei Lincui. arri, o in puλλi. o is ii in villa non co ne sono, nis ci Uiumpo di mandare a Firen 10. gliola rimando accomodala inquest' altro modo 1 , in stomo con alcune os Ser V a Zioni nO-iale dolio macchie solari. salle con sonam a gius tu/Za Sidolio formo como dot tiri. Progo Vostra Eccellen a lasciariae pigliar copia at signor Cigoli pittoro, otio verris a domanu argilet n. Gli bacio con Ogni reverenχ a te mani. o la Supplicon conservarini in sua bilona graria , o quella di que' Si gnori Linosti , at quali sono an cor debitore di risposta masci ivo con tanto in comodo o danno della sanita , cho benmerito scias a delia dila tone, o per sua intercessione Spero

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Segulia a partaro itolio Macchio Scitavi, o xli manda copia della prima letiora at Vol oro promus,agii nolla procedente. - Λ qui sta ius pondo it Cest con sua dei Giugno, autograsa inudita in in Palatitia.

e per il presente procaccio do vi a rice verta ben condi tonn-la. avendogliel a io confugia ala in propria manO, O CIld; mente raccomandata 2 . Sto con attenZiono a spetiando te cosudet signor Persio 3 per vellerte, e sentire quello che ii Pori pato ne diris: ma dubito che ornaui sin, non diro per ri- moversi dati 'Ostina tonu, ma per ammulti si, che cOSi mi pare che saccia in prop0Silo delle in iochie solari. in torno at quale argo mento mando a V. E. copia dolia lettera chuscrixo at signor Marco Vel sero, d ovo vellerii accennata l'opinion mia, ne ita quale sono pero ri solutissimo e sicuro clienon si si per iro, arse chu il satio sita alli amense da quelche io dico: ciosi, che tu dotio mucchio dot Sole sono nolla superficie doli' is fesso corpo solare, dat quale sono portate in giro, rivolgendosi egit in Sh stosso nollo spagio d' unitiose lunare incirca, da ponente verso te V ante, confirme nlullo l' alli e conversioni celesti. Qui vi se ne producODO COD-linua mente e Se no dissolvono, sendo alti e di pili iungaud altro di pili breve durarione. secondo che n Oi te Veg-giamo maggiori O minori, e piis O meno dense o Opache

vannosi per lo pisi mulando di giorno in gloria O di sigura,

l) MSS. Gal. , P. VI, T. ii, i ti copia, edita dat lι ultion, o dat Venturi. P. I, Pag. 172, presso it quale o datata solio ii di 25. 2J Vedasi l ' ultima nota alia lettera preced nil. 3) Antonio Persio di Matura uel regno di Napoli, dulla patria dei postia latino iii questo nomo, o crediato ancho ilice in una letiora lo F lollini) uella Fles,3 sumi glia, era per ossure agς rugato ut Lincoi quando Venne a morti' inque, O me desimo anno 161 2, setiunt usimo doli 'eia sua.

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0 sposso una si divide in due O tro e piis, od alti e prima ,u- paratu si unis cono; imitando in Stamina i particolari sin-lomi uultu nostre nugo tu, tu quali Sundo ubbidienti ai massimi sed univorsali movi menti dolia Turra, diurno od annuo, non res lano puro d' and arsi mulando di figura o di sito si a loro, ma duntro a piccolissimi conlini. Supra di cio non ponga V. E. dubbio alcuuo, perobsi ne ho dim Osfra 1ioni n0

Sono at sine dolia min purga, o domastina credo chepi lieri , t 'ultima modicina: non pero spero ii 'eSsere per ridui mi nol pristino stato di sanita, non avendo usalo troppoesquisita diligun/a null'asionernii dat dis Ordini, e in particOlaro da illaria noti urna. dalla vigilia, o da continua satica onglia χione di mento: si colisi in que Sto sono stato e POSSO

concernenti ai comodo suo, qua lunque volt a te placesse dion irai mene, siccome desidero. Quando scrive at signor

Porta 2 , la progo ad ossurii mugii per servi fore, e per tale mi ricordi a iusti questi signori Lincet, o a V. E. con Ogni debita reveren a bacio tu inani. e dat Signore Dio te pregoti colino di felicita.

s) Giovanui Fabor, nato a nam burga uel i574, Somplici sta Pontificio oprofessore ili Bolanica noli 'Archiginnasio Romano, su nominato ne I 16 12 Cuti collior Gonoratu deli' orditio do' Lincoi. Nol 1624 stampo in Torni te suo P uox ' inti ines Linoe ae Academicle. Si hantio puro di tui te sexuenti Op0io : Disputatio ue Iardo et Eseutimo contra I x . Scal serum. - De Animalibus inuicis apud Mexicum. - Comm. in imagines illustrium Fulcit Orsint. Notae in Fr. uernunt et Thesaurum rer. medio. ae uispaniae : e divors' sust lettere a Gallisto possiodo la Palatina. Il Fabor de ite it nomo di Microscopio ali 'Occhia lino di Galliseo, come it Cesi axeva dato quello di Τelo copio ait 'occhiatu.

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Parta di mi canu tuo da Occhialo dato a di pingere at LigoI Zi.

llo mandalo at Lig0ZZi per avere it cannone, e gli ho ancho mandata la lettera di V. S. Illustris f., accio cli ei veg-ga con quanta instanZa Venga chiusto da S. Λ. S. : in somnia it cannone non si ancora miniato, e per mio credere non si ministra cosi per si etia, Se non si gliene sis maggior in- Slanga. Ιο xi SOno Stato molle Volle, ma Veggo che poco migiova: persi V. S. Illustriss. Vogga di sarto sollecitare per qualch' altra banda. Io ho i cristalli ali' ordine gia quat trome si sono per det to cannone, e quanto prima saro che Steno in pronio per due altri strumenti: si che per me non si resti di servire S. Λ. S., e let ancora, alia quale con Ognire Verenga bacio te mani, o gli prego se licitis.

Discorro dello Macchio Solari, rispondendo ad una dei Gualdo dei di 8 dulto, autograsa in Palatina.

Ηο in teso per la gratissima sua quanto passa Sin Ora in proposito delia lettera mi a circa te macchie solari, di che

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mi prendo gusto, ud in particolare di quelli, che per non

iVer a credere non voglion a Vudere: u il gusto pr0cede perclisi io sto sem pro sui guad ignare, e mai Sul perdere,perchsi continua mente Si vien convertendo qualche incredulo, o de'gia persuasi mal non Se ne ri bella ni uno; perclidi ullo it glorno si vanno scopi endo nutavi rincontri in conser-ma Zione dolia verita, la quale chi I' ha dalla banda sua stabulae, e puo ridere net veller gli avversarj sbat torsi e assa

dere, che mandandosi per xli si uiri indissereniemente i glo-Vani per sui si medici, si tofosi uc., Si come molii si appli-

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cano a tali professioni, essendo ne in uilissimi, cosi altri, chosariano alti, res lano occupati O nullo cure familiari, o in alti e occupa ioni aliene dalia letteratura, ii quali pol bon-chsi, come dice Ruggante, forniti d un bu in s nuturale, i ut lavia non potendo vellere te cose scri l le in buos, si vanno persuadendo, cho in que'slibamaz0n que suppis de stran no-elle de morica e de silvorica, e c0us 'purassὴ che se trapasse inelio per esse s ) ; ed i VOglio clie Veggano, cho la natura siccomo loro ha dati gli Occhi per veller i 'opere sue cosi bene como a' silu0richi, gli ha dato anco it corvello per poterie intendere e capi re. Contuitocio vorret anco choΛpelle o gli altri Oltramontani potessero Vederia, e qui peresser io occupatissimo avrei bis Ogno dei favore di V. S., o delSig. Sandelli, ii quale mi incesse graria di trasseriri a quanto prima in latino, e mandat mela pol subito, perclisi in Roma hchi si h proso cura di sarta stam pare in sieme con alcune alti emio. Io in tanto an doro sinendo la seconda per sariae l' istos SO , e pari mente I in Viero a V. S.; e caso che ii Sig. Sandelli vo-glia favorirmi, perchsi so che alc uni termini od alciano si asideli 'arte poli iano dat gli qualch e fastidio, non Occorre cheguai di a cio, perche io in questa parte la ridui ro a' proprj nostri termini. Se io putro aver tal gragia, V. S. me ne IVVisi Subito, e ne procuri quanto prima l'espe diZione, ed in- tanto si comincera a sarta stam pare italiana in Roma, edit tutio resti inter nos: che sarli per sinu di questa, con baciar a V. S. e a tuiti gli amici con Ogni asset to te mani, pregandole da Dio Ogni contento.

P. S. Polchsi ii Sig. Ciam poli sarci qua di corio, V. S. Sara

contenta dar l 'alii O mio discorso at clarissimo Sig. Francesco Duodo, insterne coii l 'alligata.

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.li manda it suo Discorso sui Gall0ggia mi : lo avulsa d'aver compos tu lo I avole dui movi menti dui Satelliti di Giove, o discorro uultu Macchi e Solari.

Con l 'occasione dei mandare a V. S. Illustrissima e Beverendissima una copia d 'un mio ira italo scritto in torno allu cosu olio si anno su i 'ac tua, o cho in quella Si milOVODO, Vungo a ricordargii la mi a devoZione o Servilii, rom pendo quel silen Zio che varii accidenti, e in particolare unamia molio iunga indisposiχione, mi hanno satio usare per molli inest. Mi si convenulo scri ver questo discorso in lingua italiana, accio possa osse re in te So almen O in gran parte

da tuli a la citiis, perchsi cosi ha portato l occasion o di certa disputa. come net principio deli 'Opera intenderis, se maia vera o io di dat gli una letlura, si come iO SOminamentudesidero. Ben mi dorris se ii signor Keplero, mancando dolia nostra lingua, non to polrii vellere; dat quai signor Keplerosi gran tempo che non ho nuOVa alciana, e suppongo che itumulti passati ne si ano stati cagione: ora in questa quieten vero mollo caro intender di tui, o quello che sa, se peroelia ne a vera noti Zia; it quale credo che sentiris con guStoc me io ho sinat mento trovati i periodi dei Plaudii Medicet e sabbricatu te tavolo os alto si , che posso calcolare te lorcosii tu Zioni passato e suture sen a errore di uti minuto Se- condo. Sappia di pili V. S. Illustrissima come gli scoprimen licuiusti non hanno ancora sinito, ma sono circa quindici ineste pili cho com inciai a veilere net Sole alcune macchie OScure, e pur l 'anno passalo dot mese d'Λprile essendo in Romalo soci vellere a diversi prelati o altri signori. Ma da pol Senil si sparso questo grido, sono state in molli luoglii Os-

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