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versarj mi oppon ghino. Juello ohst iocon il Sig. Luca si verissimo, chir il mu- desimo c0rp0 lucido piu viva mente illumina da vicino choda loniano: ma si anco voro, che lucidi di grande Za di- Suguali , ma di luce equalmon se infensa , non illuminano eguai mente , ma it in aggiore da oguald disian Za illumina pili se illuminora eguaimento da distanZa maggiore. Uunnil idunque io considero la rossessione che ci viuia da tin muro, e la comparo con quella che ci vistia ualla Luna. overo che quella che ci viori dat muro se vicina, ma quelladella Luna si ben ita uia corpo incomparabit mense maggi Dre: e io ho sempre aviata inten ione che si paragoni la roneS-sione della Luna con la ressessione d uti muro tanto minore dolia Luna, quanto quella si pii, lontana di tui; sic-
elisi ii luogo tenebroso, do vo si ha un ricevere it rissesso della Luna se dei muro, non si a illuminato da uti muro di Superficie apparentemente maggiore dol visual disco dolia
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Uuanto ait 'ultima notagione, per levar in contradisi χioni' ira questi duo lu0ghi, o dichiarar me gli O l' intenZione nata,ndlla lac. 45 caucollin si tu parole: io non solo M stimo tale per sino a in quesio lu090 dicendo che: e invece loro scri vasi :intendendo perὐ per abitatori 9li animali nostrali, e sopi a
tutio 'li uomini, io non solo concorro con Apelle in reputario tule, ma credo di polerio coi aqioni necessarie dimostrare. Se pol si possu pr0bublimente stimare nella Luna, o tu ultro planeta. essere vine uti e neqetabili diversi non s0lodui terrestri ma lon lanissimi da ost ni nostra iniustinuetione . io per me nἡ lo asserineris , nἐ lo neqhero . mu lasciero che piudi me sapienti determinino sopra cio, o sequitero te loro determinazioni. sicuro che siano per essere me9lio fondute deliarao iove det tu tu Apelle in questo tuo90 , ci νὴ che sarebbe as
lo rosio con infinito obbligo a V. E. della graria procura lami presso colesto Orator Cesareo 1 : dispiacemi di non aver cristalli, cho vagitano per uia telo scopio degno di tanto Signore; ma do vendo io ri tornare si a puchi gior ni a Firenge per P occasione det ri torno det G. D. , tentero se polro sarneun paro SOpra la mediocrita, se bene ci si grandissima dissiculia in iro 'ar crisi allo puro: su mi succedera di potet glisare, I invisero a V. E. In tanto favorisca mi di haciar la vo-
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sio in nonae nato ad uia tanto Prelato, Olsurendo mugii seri i-iore devotissimo. uo tediato assai V. E. ; siniri, o , I rostar loil solito serxis ore obbligatissimo , v c in baci artu lo mani in nome ancora det Sig. Salviali. P. S. Sono in necessita di sar sapere a V. E. com favendo mos rato te due letiere mandalomi da lui a divorsi amici leti strati, sono State giudicate per sin tu, per dei mu- desimo autore, o per ili V. F., che mi ha satio maravi gliare L 'is fesso ni' si accadiato pur qui col signor Salvi mi, at qualoavendo io pol consessato il lutio in considunZa, o pili duit cho it medesimo gludigio avevan satio altri amici in Firen Z0. li si cadulo in considera ione, che Venendo stam pale inmano do' misti detratiori se gli poti ebbe dare uri attacco dimordere terribilinente, Opponendo che per palliare tu iniemen Zogne mi sos se necessario l' andar con sinχioni o si audi in gannando it monito: dei quale arti si io non essendo topianto bis Ognoso, basian domi che Si sappia la pura veritis, pare a dolio Signoro, che Ogni dolio di V. E. , mi , o dialiri deva essero schi et tissimo se nulla palliato. Onde ii contenulo di esse lettere, che per altro si piacluto inlini tamento, pare va che per avventura sisse stato meglio porgerio sol toforma pili libera e sicura di non dar attacco alla maligni th: io pero mi rimello a quanto determineris la Sua pruden En
ed in tanto si sanno maggiori i midi obblighi nol vellercon quanto asset to ulla invigili nul mi , padrocinio I .
ij Λbbiamo dalla corri spondenZa epistolaru det Cesi , cli' egli avova scritio duo lettere solio sinto nomo di duo puri patetici, i quali discorrendo si a loro dello Macchio Solari sed altri senomeni celesti mostrassuro, per gliassurdi ne i quali callevano, la sallacia delle loro dot trino: u queste letterosi propon eva di pubblicare in appendice alle Solari di Galileo : ma questi. per te rapioni qui Osp0ste, glieno soce a libandonare it ponsio ro. G, OLEO G4Mi Ei - T. , i
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Ilo vellus a l 'aeclusa, cliu rimando a V. S. M. I., in torno ut conten uto dulla ituale non posso dir altro, non ci V uendo descristi usi particolari di questo strumento, e P robsi mi pare che uia Principe grande non deva recusar lavista di cosa nessu na, Perclisi ira cento Propos te, calli Vuper la maggior parte, ne Posson O OSSur duo O tro buone edegne di esser procurate. Nulla presente Occasione pOSSO dire Cho mi Sovxione avore, 21 anni sa, conoscitato in Cosena ungenti luomo aliora giovi ne o molio infundonio dello matem iliche, it quale credo che sin il me desimo Cav. Chiara monti nominato Deli' acclusa, dat quale si poli ebbe avere informa tone di esso strumento; perchsi essendo cosa che apporti per la sua eccellen Za qua tolle ammiraZione a tui, Si poli ob be pol dat gli Orecolit O , o procurar di Vederia: e io, co- mandandolo S. Λ., poti ei Suri vere at Cavali ere, ancorchsi non abbia a Vulo altro irat tamento suco cho quello cli'ebbi 21 anni sono presutagia linunte in Cesona. E se altro parra a S. Λ. he io deliba sare in cio, V. S. ordini, che Saro Pronto a QSe-ς uirio: che sarci per sinu con inchinaruit devola mente cis. Λ. S., e con ricordarini a V. S. Illustrissima servitore de
votissimo: con che gli bacio tu mani o dat Siguore Dio gli rugo solicitis.
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.li dii parte dulla risposta ovilia dat Chiaraui uti circa I ' oro loriodi cui si paria nulla procedente, Si condolo dulla morso dei Vin tu . ac adula nulla notio precedunte.
O ve luto quanto replica ii Sig. Sproni in materia dei l 'orologio: net quai proposito ii Sig. Cav. Chiaram tali miri sponde quanto V. S. Vedi a d alia qui aggiunta 2 , o non ciossendo particolarith nessu na nis circa la sabbrica . no circa
in diibbio it giuili io det me desimo Sig. Cavali ero , come
parte che serve d 'anima per i usu ora stata post' angi dati 'artesico, cho non nomina , portata a Ferrai 3.
bandono 1' Universitu ui Pisa nul 1636 per rostituit si in patria; mori ii di a di
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λionu di ial particolaru al Sig. Sproni, Sapra ollimamentu
dolia morte det Sig. Cav. Vinta , sentita da me con quelirava glio cli' olla piab ini aginarsi maggiore , avendo io persol in tanto palli Oile o proletiore. Consolami cliu il caso non oseguito avanti cli' io abbia proso Servi tu con V. S., la quale, come succossoru det Sig. Cavaliure , spero che Seguendole sue vestigio favor ira con simile alsello i loro comuni servitori , Ira i quali reputa udomi di 0SSer io ancora, non res fero di ricorrere at suo favore nolle mi e occorren Ze. Erail de to Padre an dato a casa it Sig. Cavali ero, che Sta in ei et O , per intender Su dat loro Presidente , che risio de costa,uro ventita la risi OSta dolia sua licen Za , conforme ali ' Ordino doli' illustris s. Sig. Cav. Montatio ; e pol che non Delia potulo vitrar niente per l' accidente Occorso Sta nolle,
ili ch0 V. S. si costa sui luogo, in supplico a mandar dat P. Presiduntu , o darci avvis O di quanto passa , accio egit si possa inviare ulla volta di Pisa quanto prima. IO Pol du- si durando di essur favorit , da' suoi comandamenti, con Ogni reverenZa gli bacio lo mani, e la supplico ad inchinarsi inutio nomo a Loro Λlt0110 Serenissime, o dat Signore Dio glisei ego somnia felicita.
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ni spondendo a una sua dei 2 dello autograta, inedita, in Palatina in si congratula della di tui numina alia calludi a di malematica in Pado a.
Io ricevetii contento non pic colo quando inlesi dat-l 'Illustrissimo Signor Sagredo delia elegione caduta in V. S. . stimando che non pol ova cadere in persona pili alta a que- Sla tellura. V. S. comincia quel corso, ne i quale io ho spes idieci otio anni con mia gran SaliSin ione, SerVendo a Principe lanio benigno : onil' olla si puo promet ter l' is tessa , o tanto maggiore, quanto ella si di maggior merito. 1 e rendo gragio in sinite dei cor lese asset to che mi dimos ira, o l' as-Sicuro che ne si contraccambiata, come dati 'esperien Za SteSsnc ODOScera, qua liliaque Volta ella Si degnera di comandat mi. come ne la prego. In tanto savoriscami di sar reverenga inmio nonae a tuiti colesti Signori Leitori, o mi conservi la
1ὶ Canam illo Gloriosi, matematico Dapoletano, sit chlamato in quest' anno alla calledra di matematicho nollo Studio di Padoxa, rimasta vacante sino daquando se n' ora partito Galileo. 2) venturi, Op. cit., P. I, Pag. lΝl. In questo luogo cadono, per ragi On di data , te due sequenti lettere :
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s.li parta dulla stam pii di uia curto libro.
Consegnat piu giorni sono il libro at Giunii, dando miogli parota di cominciare a sario Stam pare sino tune di passato. Ιeri mi rimando it libro a casa a 20 ore, sacen domi diro dat suo satiore che alto 21 saret, he stato da me per pari armi, ma non l'ho pol Vedulo, nsi so immaginarmi chegii an dola si a questa. Pero progo V. S. che passando dabollega Sua quanto prima polrii, dissimulando la noti in diqueSto satio, an Zi en trando a domandar se ne si gia flam-pata parte alcuna, Vegga deStramente di penetrar quat si ait suo pensiero, quali queste dilagioni o impedimenti, o d'ondederi vino: e con sua comodita mi saccia intendero quanto ne riti arra: e in graZia mi sciasi delle tantu brighe. Io mune sto at Solito, e piu presio atquanto piu grave da irogiorni in qua: ma in Ogni stato paratissimo a servir V Sgiusta la inia possibilith: e gli bacio te inani.
si scusa di non aver prima ris posto a una di tui dei 5 Lugii O sau. lograsa , instillia, in Palatina)per causa delia sua mala Saluto. cli pure lo impedisce dupli studa.
Molio tardi mi si stata rosa in cor tusissima di V. S. molion verenda: ma si ben vero che a uti siletigio di due anni
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poca giunia si la proroga ir uia mese. Is O Pi QSO Somnio consenio nol vellet mi ancor vivo nulla memoria di V. S., o pera 'ventura non mi si stato men grato it riti Ovarmi ancorasra' viventi dopo una multo iunga malallia, la quale mi hain guisa interroito it silo de ' mi ei studii, che non POSSO accusar a V. S. 0pera alcuna di nuovo ri soluta. Si tro vano solamens e sollo it torchio tu ris p iste a quatiro oppositori dolinio traitato circa alte cos e che Stanno fuit' ac lua, lo qualiris poste sono State Scrit te da un mio Scolare , monaco di
Monsi g. Querengo, mi O Signore, in Sieme con uti proson dissimo e devotissimo hac iam ano: ed uia simile ne invio a te imedes ima con ricordarmele SerVitore di cuore, e con pregario da Dio somnia felicita.
Prego V. S. a favorii mi appresso it P. Inquisitore, eos tenere ancora che l' Opera, che in Sieme con que Sta rice- veris, Si a data a rivedere a quel P. de' Servi, accio possit quanto prima dat si in mano dolii fiam patori: e in questo servasi deli' opera deli' apportatore. Mi scii si deli' incomodo ' mi comandi.
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Rispondendo a lina di tui dui 20 Novum bre fautogrpsa, in udita, in Palatina in oli parta dulla sua perseverante indispost ione di salute, o gli manda una copia dul I ras lato dui Galloggianti, cho it Gualdoeli riclitudo por uia 3mico.
li concello che ha V. S. molt' Illus. e multo Rev. di mancare io det vi io di n0gligunga in dar risposta alte lottere, o maSSi me a quelle che mi voragono da padroni cosicari come si V. S., o concello vero, ud alia letiora che V. S. mi scrisse net suo arrivo in Roma detii subita risposta, e . se bene ho in memoria, i 'indri Zai alI'islesso in astro de' corrieri di Firengo, accio fosse pili si cura mente recapitala: pero scia si me, o ne incolpi la fortuna. L 'avviso, oh 'olla obbo delia mi a grave mala ilia dat Sig. Bottini, su pur ii Oppo
vero, e late che Per ancora me ne ri Sento, e me ne ri Senitro per uti puZZo; e come te indisposiyioni passato in ' han norit ardalo it sinire u il pubblicare at cune mie opere, costi emo che ii continuat si te presenti mi ri tardet anno la me- desima esucu ione: pero at Sig. Fabbrigi non c' o at pro- sente da mandargit altro, che it miO iratiato dello cosse chostanno suli' ac sua, det quale gliene invio una copia, acciolo ab hia assoluto e non trOnco 2 . In breve se gli poli anno mandare te vis poste ad at cuni Oppositori, che mi scrissercontro in queSta materia. I ' Elogio det Sig. Pignoria 3 m' os talo gratissimo, Sebbene doli' istosso aut re sui favorito didue copie. Facciami gragia con in prima Occasion o di sar