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Dallu sussuguenti lettere dolia Sucro iuria di Stato di 10scanii ulla corte di Spagna, scritio Hella Primavera det Isilii, si vi luxa comeipi alii 'anni innan Zi Galileo axesse satio proporro a quella cortu unsito trovato per determinare te longitudini tu mare. La traliativa aliora in comi iactata rimaso pol Sospesa pur quatiro anni, clod sinoal sudd0tto anno 1616, alia quat' epoca su ra vvivata per xli ussi ridet contu Orso d'Elci, ambasciatore toscauo in Is pagna, Subbene anchu questa volsa non sortisse ad os solio. Λlla mi gliore intelligenZadi quosla negoZiaZioue abbiamo credulo opportuno di aggiungere qui tanto la proposta dei 1612, quanto tu lettere dolia Secretoria di Stato di Toscana. colle quali nul 161 6 su ripi usa la iratiativa.
PROPOSΤΑ DELLA LoΝGiTLDiNE sin uel problema massimo e maravi glioso di riti ovare lalongitudine di uti loco determinato sopi a la Supersicio torrena, tanto desiderato in tuiti i se coli passati per te importantissime con Seguen e , che da tale rit rovamento dipondono uella geograsia e carte nautiche, o Delia loro totale perse-Zione, ha eccitato a tra vagitare diversi in gegni sitio ali 'elis pre Sente, non Solo per riportar ne quella gloria che simile
sequii ne i reali premit e remunera ioni propoSte agit inventori. Ma Sin Ora tui te tu satiche sono riuscite vane, ii si maiSi SODO pol uti sare maggiori avan amenti di quello chodalli aulichi, e particolai mente da I Olo meo, si Stato con
mente impossibile la solligione di co tale problema, Se prima non erano da gli in gegni iam a Di riti ovati altri problemi stupendi, ed a prima vista ed apparen a di molio piis dissi cile ri Solii ione, che lli Stesso problema di riti ovare la lon-
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Latitudine dunque non si altro che l'arco dui mori diano intrapreso tra ii vortice di ian tuo go e l' equinoZiale, ii quale arco si se in pro eguale ait' arco det me de Simo meridiano preso tra it polo det monilo o l' Origgonte, ciosi allae levaZione dei polo di quot loco. Longitudine pol non si altro che Un arco deli' equiu0Ziale, preso ira it meridiano diuti loco o it meridiano di uia altro: o perchsi comune mutiloda' Cosmogra si si h stabilito cho it meridiano, che paSSa pei tu Isole Canarie, si a ii primo meridiano, per tanto si diris chelongitudine di uia loco si a l 'arco deli 'equinoZiale, che vienuini rapi e so ira it meridiano che passa per te I Sole Canari se uil muridiano dei loco. Ora devest sapere, che tuiti i modi di riti ovare tale
longitudine Sin Ora proposti, meri lamente sono Stati ricOnosci uti vani e sallaci da due in p0i: il primo delli qualis arebbe la notigia dei vi aggio itinerario per ii parallelo delloco se ii primo meridiano. Ma tal modo rimane tot almento inutile, se si a i duo meridiani sosse si apposto qualche Vasto mare, OV Vero altro iratio di spagio impraticabile p0r cam mino. L' altro m0do, Sinora da' grandi Cosmogra si adoperato, si col meλλο det ii octissi lunari, ii quat modo si ii piuosquisito, che sinora si a Stat O mai praticato: con tuli O cio palisce ancor egit molle o gravissime disti colla. E per spiugaristbreve mente e sacit mente pili che si a possibile: Sia, per e Sem-pio. cercala ta longitudino di noma per uia eclisso lunare, che si saccia in Roma a '20 di Dicembre a ore iis, min. 30dOPO me ZZO gloria o , od ii me desimo octis su si saccia ali' i sole Canarie a ore is dopo moλλο gior no: o manifesto, che ilmeridiano di nonia si si ova pili orientalo ili quollo deli l sole
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quiudici gradi d equino/iatu, poro diromo ch Q la longi u diuo di limi in si a 37 kradi 0 30 minuti. Ora. como si si de io, questo modo di riti ovare in lori itudine si so gello a diverso disticolia: la prima dello qualisi la rari iii it olli octis si dolia fama: poicho non si ianno pii, eho duo oolissi dolia Luna visibili ali' anno, sed allo,olle uia solo, e lalvolla nessuri in olire se assai di mei lo asservare precisa mente ii priricipio, o it mi λ il sinu doli' delisso: impuroccho quando la Luna cominoin lm-morgoi si nul cono deli 'ombra terrestre, queli' umbra si fuit olonust e s sumata, che t 'Ossul valore rusta pol plusso, se iat ama abbia O uo cominu lato ad iniaconi tu . E per tanto non credo eliu possa restare diabbio a nos stino che inienda quΡ-Siu materie, cho quando si ii ovasse modo di rendere qui)sii octissi lunari pili frequenti in modo, ohu dove ne Bb-biamo cosi pochi in capo ali' anno. cho si puis dire cho solio
rebbe ridotio in uri grati dissimo vania gio, polcho sares, bero tali eclis si piis di mille l' anno: se quando bune non sosse roseolissi lunari vera mente, ni a cOSe in ciet O sed apparon Z00qui valetali 0 simili alii eo lis si iuuari, o munitis o chu ilguadagno Sarebbe grandissimo. Di piis, stante, come si odelli , che gli eclissi lunari sono precisamento inos sorvabilinei loro principii, me Zi e sint, in modo cliu si Pub errarusorse piis di uia quarto d 'ora che sarebbe errore nulla longitudine di quatiro gradi in circa si manifesto, che quando
si , di grandissima considera ione. Aggiun esi di pii , chole tavole do i moti det Sole o dolia Luna, dat lo quali dipundu
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i orso piis: in modo che. istando ci avus simo da s si viro di doli 0 lavo tu, si poli obb0 sar errore nulla longitudinu ili ollo radi in circa: 0 purfanio si manifesto, che quando i nostri 'clissi, O quali si stano alti H Apparen Zu, fossuro dependentiu regulati con ta volu lanio usquisito, che non ci sosse errore
mori tamen te si de vir il lisolo di grande sono arrivale ascopi ire net ciuio cose lota lin0nto incognito ni sucoli passati, tu quali equi vagi tono a pili di mille eo lis si lunari ogia' an iam, osservabili con minutissime precisioni: st quello clie piuimporta, vi doti se a calcoli 0 lavole giustissime od es tui situ tutio quo sto nego io sar 'bbu consacrato alia gran Maestui et ne Cattolico, supplicando che non essendo per i Iuni Si vox lia cagione abbrucciata tale osserta, Sua Maesiis boni una mente inclinasse concedere gra i a trito quando ne i templx senturi altri pili fortuna fi vappresentassero questa mede Sima imprusn, nis80 abbracciata, non per quesio do 'esse ils ignor Galil eo O suoi discendenti rimanere privi di iniustion Ori e gra te, che ali' inventore si osso dalla ψrande λ ad filii benignita regia sossero destinati. E vero, che questa pro posta in primo a Sputio sorsu pubparere parad OSSO assoluta mente impossibile, o puro in degno illussere ascolialo: con fullo cio non pare ch0 l' ini portan a di cosi nobile impresa meriti di essere per tina vanilis conden nata, se prima non si a da persone intelligenti della professione diligentum 'nio sesam in ala e considerata. Devosi ancora mutture in considera ione, che, d OV n-uosi vidui re alia pratica quanto vi une Proposio, o nucussario distin uorto in parti, dello quali alc uno Spiritu DO ISsυ-
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luia mente at signor Galileo, alii e ricui cano tu grandeλχu opolon Ze regie. Λl signor Galileo loci a mustrare ii modo dioperare, a 'vortire te diliger Ze che si ricui cano, rapproson lare in disieso luile te in volu ohu ci bis agnano, e proporrululio quullo cliu h necessario pur consequire ii nostro in- lento. Ma dati' ultra partu. traitandosi di molli ludiuo u u mini da essere implegata, e prima iusti uili o disciplinati: sed essendo di pili necessaria in naxiga tonu con prossi osorii vascelli per vastissimi mari, o bisognando per i ' ui strii ione dolii uomini erigere Acca de natu, cose tuli e chon in posson , dependere da altro. che dalle grande Zu de'Monarchi e Re grandi; questa parte non deve essere de Siderata n si ricercata dalia tenue fortuna dei signor Galileo ma dalli ordini, comandamenti e pro 'visioni di S. M. come pili minuta mente si rappresenseris, venendo i 'Occa
Nis si do vo ira lasciare una imporiantissima considera icine, la quale o, che proponendi si questa improsa di nuo vocon Scien Ze ed arti nuove, an corolisi iusto velaga proposio
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Aphrossi mandosi tu mi a bar ita per Fire u 0, o, per quanto mi ha ros, viso it Si . Lav. Vestri, quella di V. F. uioli 'llius. iter Spaqua, in si 'me coli' illustriss . od Eou. signor ou fh di Lemos, mi o pumilo nato dubito venire con qu0
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occasione di ini 1iaro appresso di tui quella servilii, cho io desidero di perpetuare. Subito iri uulo a Firen e daris conto at Serenissimo Graii Duca mio Signoro di quanto h passalo ira tui e nu . e procul ero che S. A. Serenissima rimulta in pie di i I noν
ost; coli. che poteSSero guaSlare questo maneggio: li qua ii per quanto mi si rappresenta, si ridiacono ad uia Sol capo. QqueStia si, che si a levolo Ogni dubhio, cho io venendo in Spagna non debba, in Vece di soddissagione conveniente alia grande Za della cosa, riceveriae alcun disgusto, non per bonia, che altri possa desiderare in Sua Mnesia, O v vero in alcuno de' suoi ministri nobili e grandi; ma percho bonus pesso accade nolle Corti it douer essere alc uno giudicato da persone poco intelligenti nolla materia che si tralia. cosa che per molle esperien Ze ho provata in me per in pludura che soglia accadere agit uomini, at quali da Dio h nedello si stato concedulo di sollevat si con qualche inven-Zione non vulgare sopi a la vulgare capacilis. Ora null'ola in che io mi tribuo, e con una costitu tono di sanitis non
molio robusta, e di pili provvedulo dulla munificon a dolPrincipe mio Signore di quanto mi hasta, non olentiori mia, veni ureret per ottenere che posto sosse alla pro va uni P0Vato, ne i quale appresso te persone intelligenii se dime usu si uestra non casea dubbio ut uno; pero rispondendo
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vulo di Galilao Gulilei circa tu Longitudine, git, Di ΟΡΟ- sta allu M. Cattolica di Filippo lil, ne di Spagna sSono circu quultro anni, che illor iust det Sereniss. GruuDuca fu sci illo a V. Ecc. d'un De Iozio molio desiderulo duΝ. M. come necessurissimo ed unico per ridui re uti ultimuper erit, ne te nutriquetiotii per tutio it mare: e questo fu ii modo di polere tu oqui temp0 tr inure tu LouVitudine, tu quale cou- qiunia c0llu Latitudine, ci determina tu si iuuetione precisa ne lylobo det tu Terra di quulsi 009lia punio di mare, it isola o di continente. Ouesto Si scrisse essere Stulo ullimamente riti orato da Galileo Galilei. Filosofo e Mutem ilico primario det Serenissimo Graii Ducu nostro Siqu0re. Ebbesi illi V. Ecc. per ri-Fp0sta, come 'iis era stulo in osso a Sua Maestis si ut tumento sopi a la medes ima muteria da uti altro, e che prima bis09 navabpedire quello, che tuli apreuiter ue90zio di altri. Ora ἡ ulti mamente accadulo, che rit rorandosi ii predello Galileo in Roma, si ubboccato col Sig. Leitore di Villa Erulosa 2 , se-qreturio deli Ecce l. Si9. Conte di Lemos, e con es so ἡ reuulsa discorso di questo suo tronalo: dei quale dandost liene unu late universale in formur tone, l'ha fast0 assui capace delia sic ureretudelia riuscita: nella quale opinione mos ira unco d'essere ve- nuto ilis fesso Sist. Conte di Lemos, come si comprende per tel-tere scrit te ultimamente dat delio Seu relatio at Gulilei. Volei uil Siq. Conte, ius ieme col suo Seyreiurio, parturne coii Sua Maestis e tirure ii ue90zio ulla speditione: mu it Galilei hudelio e scrillo ui medes imi S S., che sendo hi ne90zio stato principiato da V. Ecc. . da let ancora fosse tirato a silue, conferendo ne pero col Si9. Conte e col Siq. Retiore, cou i quali
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'operatione ἡ in ulli bile e si uru, dip ndendo da mori- menti puri ico uri di ulcune stelle ouIuuti, stule occulte uultu omini sinu u questu elis. Di ques le nuo umente scoherle stelledui Gulilei. ne so unco dui medes imo stuli troruli i periodi sui fissimum ense. cou fui Ihe Diqille e fuliche Vrundissime. Duquelle . e dui foro movim uli. si hau no in ciuscheduna nolle ouuiu Metioni ed aspelli disserenti e momen lun i, dui quu/ι con
ultri tuos hi di m zz0. in tunso tempo quanto busta a fure il
dine sta tu nure, sernendosi uel benepletio di ulci ne tui ole de imo Di menti ed aspelli delle sopi aduelle nuore stelle, subbricate e culcolate di anno in autio dat medes imo Galileo, e ridolle usui facilitis, che ulti e eos e piis solliti sono tu fese e mane99iulf lui pei si uocchi ri: onde non cusca dubιio, che i medes imi Di Dauno benissimo intendere e mune99tur queste E suppiuili hiu V. Ecc come ii Gulilei hu pensulo e pro Predulo a fulle se ite dissico tis. che forse ad ulcuno potessero sorvenirer per