Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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luxusta it suo patrocino noli 'a flaro dulla Longitudine.

La forma speran Za, che ho di porgero a Sua Mast sta cosa iungam sento cui casa e desiderata. come quella che conlien 'l' ultima pers0Zion se dolia navigarione, mi ha dato animo uisar capo a V. Ecc., 0d ait ' Illustris s. od Eocollentiss. Sig. Pr sid0nlo it 'Italia. come quelli cho coli' autor ita, intelligenZae somma benignita possono essere Ollimo mo χο n collegaruit honesigio o l 'utilo di Sua Mausta coli' in fores se o S ad dissa Zione nata: si cho quella es ibi tonu, cho io con sincerissimo assesto so a S. M. possa incontrar quella graZia. colla qualo sella si solita di abbracciare la devo ione sed amotio de' suo iii mitissimi sorvi. Duello e hq io ossorisco. si ii modo di potore in Ogni luogo e tum po prendere la longitudinu : od inque S IO proposito scri vo a iungo at Sig. Ambasciator di Τ Scana, o ne mando una generale relaZione, per comunicariacon V. Ecc. in lem po che gli possa essere di minor tedio. non intendendo io in ques O di notaria, ina sol O di dedi carmegii per devotissimo servitore, sed ambiχioso di avoruaviato occasione di sar pervenire it mi a nonae alle Sue Oro P - hiu. E qui umilissima mente in chinati domo gli, gli hacio laves tu, e dat Signoro Dio gli pro o it colino di si licita.

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i li raoc amanda it suo aflaru della Longi iuditio.

li d0siderio di presentare a Sua Maus a Callo licu il mi oti ovai , circa ii modo di prendere in Ogni tempo u luogola longitudine, su ra vvlvaio in me dat Si nor Rufi oro di

che su favor ito di passaggio sino a Marsilia dat te galere supra te quali V. Ecc. ultima mente passo in Spugna: ora pol cli si senio che ii Sig. Reliore non si appresso V. Ecc.. nsis in sicuro dei recapito delle alti e nato lettere, torno conquesta a sar nuoVa oblaZione delia nata invenZione a Sua Maesta per in 'λλο di V. Ecc., o ne scri vo anco al l 'illustri Ss. od Eccolloniis s. Sig. Duca di Lerina, con Speranda chesiccomo non pote va sar capo a Signori di muggiore autor ita, pruden a sed una an illi, cosi ii ii 'g Zio abbia a sortire t 'ostio desiderato. lo mando sopi a questa materia una generale vela Zione at Sig. Amba se . di Τoscana, accio in conserisca dilui E. LL. , quando te si a di minore incomodo, non mi parendocli do vorta di presserito si vero hi amense iudiare. IO Supplici V. E. a degnarsi di vicevorini uel numero de' suoi pili devoli servitori. sed ammiratori di qu0lle virtu ch0 innio ac P0S Ono in Sua grande La Originaria , o con ogni una illa mul inuli ino, o gli prego dat Signore it culmo di solidita.

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hisoquo di supere ora per ora it Vrudo delia lui Vitudine tu chesi tror i. Questo p quti Dio dubbio mi si offerisce Hella materia:

dulla eos i. sequi eris di u utaria ea dumente fidulo uel buou

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Λvra sorso V. Ecc. rico vitta sin 'ora uia poco di sci illu- rosia, cho repentinamento mandat uli' illustriss . Sig. Pico huna.dopo che mi ebbe salia parie di quanio V. Euc. gli fori vova noli ' ultima sua uo' 30 di Νovembre, do, se pur la sicut teZ auel tempo. po iche via' ora diopo do 'eva partiro uri corrieruper costis in diligenZa, non potetit se non brevissima mento a cunnare alciano particulare in torno tu disii cotta, che pro-muovo V. Ecc. circa in mia pro posta; in torno alle quali ora piuposa tamento tu diro quanto mi occorre. sebheno simili discorsido veriano vera mente essur falli presen Zialmenie per la co- modii a dot ris pondero ait 'altro is fari Ze, che Successi V amento vanno nascendo. Se bene comprendo, te dissico ita che perlui bano V. E. si ridiacono a due capi: l unci si, che la nata opera-Zione non si possa praticare in Ogni tempo, o a tui te te oro . oda ogni forta di persona, come, secondo ch lin Iocentia, ri- coron la nocessita dolia navigaZione: l ulli a b, cho l' uso lmi' Istrum illo in nave, per la continua agi fagione doli' acque,

resti impedito, o nullo. Quanto at primo, son dando mi sopi aquello, che, parte per mi a conglii ei tura, parte per os perien Za. e purio pur informa Zione di persone cho hanno iungament Dxiaggialo per i Oceano allu uno sed ali ali re in die, o dili 0n-

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si a assolutam 'nse necessario illora in Ora, ina risi auco uigiorno in gio O OSservare usi la longitudinu, nsi tu latitudinis: perclid Se , V. g. , satia in questa ora l'OSServaZione, ci troveremo, per e Sem pio, loniano venti gradi dalia linea, sapendo pol clie ogni sessanta mi glia ci danno uri grado di inlitudine, e piis conoscendo i marinari os perti assai aggius talam ille quanto caminino per Orn con questo e con quel ventosi saccia, e velle udo ualla hus sola verso che parte si muOVOno, Poco poli anno deviare dat vero in uia gloria , o due,

net proscrivere la latitudine; angi di presente non potundo loro prender giam mai la longitudine, Si regolano in questo solo colla conglitet tura, che pigliano da una diligente Osserva i ne dei viaggio che d' Ora in Ora sanno, colla qualit,de' venti che gli sopi aggiungono: la quat conglii et tura, Sic

come in due o tru gior ut non devierebbe e Sorbitante me uted alia vera precisione, cOSi ne i corso di Setti mane o musit 'errore si sa notabile u grandissimo: e pero uel Mediter-vaneo, d Ove i V3 Scelli non restauo uiui molli gloria i sun a Scopi ire terreno cognito, si naviga ancia sun a i' uso uella latitudine, coli' uso delia buSSola sola mente, e col conglii et-lural via gio che si ita colle diversita dei venti, che vanno spirando. Concludo per sanio, che quando anco non Si PO-lussu prendere in longitudine se nou Ogni due O tre gi Orni, tanto ba Sterobbu e Sarebbe illes froma filii illi, perchsi nultum pi trame 1i la consueta Osserva ione dei caminino cim interrebbe in cogni ione propinqua e basiatile dei vero sito.

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ci Zio sat si grati capitale d segni minima aggiuula di pors0χione. porchis in simili avan Zi sinat ment0 si sanno gli acquisii grandi. Ε se i marinari non si poti anno prevalere di taluso nolle fortune di mare, non porcio l' liniano a risi utare, pero his in lali accidenti non solamente perdono acco la latitudine, uia bene spesso te mercan te, te navi e lor me desimi, e pure non si dis mulle it navigare. IO non Solamen lud illiderei di poter tro var cosa, id te total mente Sod dis sacessoni desideri uinani. sic o si si non lasci assu luogo alia curiosita di desiderare piis olive, ma mi pare che iasi anco la natura Stessa l' abbia saputo, O almeno voluto sare: purchsi Sebbene ulla per l' essure e it man lenimento nostro ci ha ordinato il, tu pio ge . to vicissitudini de tempi u dullo Stagioni

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sona a te quali iasi nol, nsi altra cosa necessaria ni nostro mani enimento si proditi rebbe, contuit icio non passa mai anno no mese, clie alc uno non si lamenti O dulla troppa Pioggia, o delia aridita, o dei caldo, o del 1 reddo, ed in Somnia non desideri miglioramento ne i corso delia natura. Ed in qualcOSa in questo monilo trovianio compita solidis sagione 3Vengo ali' altro capo, ne i quale prim iuramente ammelioa V. Ecc. clie l' uso dei Telescopio in nave ne' tempi procellosi sta impossibile; ma considero, che aliora mancano pari mente sulti gli altri usi necessarii. Ali' incontro se in una burrasca di quattro o sui gloriat si consondono in modo tulte te cose, clie resta il legno dei tutio perduio, quanto si doura stimar piu il potere nulla prima Seguente So- renita ritrovarsi con multa gius tegga 3 Concedo ancora clienelle tranquillith il medes imo uso sat ebbe dissicile, quando io non avesSi pensato at modo di sp0gliarsi di quella uni-

V. Ecc. a suo tempo intendera 1 . Che pol questa operagione debba esser tale, che Ogni forta di perSOna la ΡOSSa eSeguire, in Veramente non Vedo tal necessith: e parmi che quando Uno O due per nave la possano lare, tanto basti, perchsi non credo che anco negli altri usi principali delia bussola, delcarieggiare, e della balestriglia s' impleghi maggior numero di per Sone, an Zi per avventura puo eSsere, che ian solo hastiper tulit: e se si trova sussiciente numero di uomini per queste nominate Operarioni, Si troveris anco per questa, non Piudissicile di quelle, come mi pare altra volta aver Significat a V. Ε.; angi i medesimi poti anno sare o quelle e queste; Ol- ire che io non credo, che al genero vile, ruStico, o Plebeo

manchi altro cho r occasione deli' applicarsi agit esercio digiudigio, e d'ingegno, it mancamento dolia quale applica-

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2s,ii 1iono saccia loro appari r pol di curvello melio suegliato chei nobili. I 'operagi onu dunque sarii senZa salio praticabile ancora in navo o da' marinari, Oltro agit altri duo notabilissimi usi che ne trai remo in terra ferina, i 'uno de' quali sit' emendaZione cd aggius tamento puniualissimo di tuite locarte nauliche e geograsiche, sicci,si assolutamente te massimo lonianan e non Suarie ranno dat Vero pure una lega, epur gli Scoprimenti riuovi di terre incognito, ii vero sito delle quali in una sola notio si averis. Quollo in che principalmente bis gna che noi insisti amo h in persuadere at principali,

come questa si una arte intera e pur Ora nascente, son data Su principj e me ZZi nuovi, ina degni o nobilissimi, sed habisogno di essero abbracciata, collivata e saVOrita, accinc-chsi con l'eserctgio e col tempo se ne traggano quei i rutti,

dei quali ulla ha in so i semi e tu radici. E credami puro

nsi isole, nsi porti, no scogit, nsi navi, Onde mi conViene participaria con personaggi grandi, e durar latica per sare

sem pro h accaduto, che da un poco di gloria in pol, anco bene spesso ossuScata e denigrata dati' invidia, la minima parto deli' utile si stata quella de' primi ritrovatori dello cose, te quali hanno pol apportato ad altri Onori, riccheZZe e co-modita immense: contuitocio io non restero dat canto intodi lare Ogn' Opera possibile, e lasciar qua tulti i misti comodi ela patria e gli amici ed i parenti, trasserendomi in Spagna, per sui marini quanio bisognera in Sivi glia O in Lisbona, o dove Sara opportuno per plantare questa disciplina, purchsi dat laparte di chi la deo ricovere, o di chi la deo sumentare e sollecitare non si manchi dello debile diligen e ed vj uti.

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Pisa , 22 Murco 161 T

Fui a Livorno, e Perclisi non Vi era alcula Vascollo suoridet molo, non potet ii veller i 'essulto deli 'Occhiale, se non sopra una navetia denti O det molo, dOuc it molo doli' ac iun

den Za di aver a superare tuitu lo dissicolla con I'ajuto dolio macchi ne da me immaginate, dello quali nu si di gia saltu

una qui Deli' arsenale, e quanto prima ne saro os perien Za.

l) MSS. Gal. , Par. VI. T. 5, autograsa; edita dat Fabroni, o dat Venturi, Par. ΙΙ, P. 77. 2) Dalla lettera dot Conte d'Elci del 30 Novembre 1616 o ualla responsiva di Galileo det 25 Decembro, abbiamo vedulo come una dolle dissicolla,cho gli si opponeVano net suo traitato per Ia Longitudine colla Corte di Spagna, sos se la dissicotta di servii si comodamente det cannocchiale sullo

navi, e come Galileo si proponesse di SUPerare pur questa. Postavi in satiola mente, pervenne a costruire uno i Strumento, Che chiamo colata O testiora, latio a soggia di morione, che si adat lava at capo di clii doxova saro loosserva Eioni, impegnando uti Oechio SOIO doli'OSSerVatore in uri cannone . mentre quello clie restava libero, dirigendOSi a guai dare uia oggulto, determinava sit quello anche I 'altro Occhio armato det cannone. E il meccanismopoteva tener si in tal guisa occulto, che Sola mente chi lo dOveva adoperarono intendesse l'uso se la struitura. Ιl Nelli, it Targioni o it Frisi hanno glu-dicalo che un talo strumento fosso it binocolo, quot modesimo cho ilΡ. Rheyta di edo como propria invenZione nol suo Oculiis Enoesi et m-liae, in-fol. , Aniuei p. 1645. Ma resti pure ol Rhoyta la gloria, qualunque ullastasi, di quest' ultima invenZione: si attanto se curto che sino dat 1618 s' incomiticio stille Galere dei Gran Duca a sar uso delI'istrumento di Galileo, leggendosi in una loltera dei P. Castelli di deiio anno pubblicata in partenella Pres a Zione deli 'odig. di Pudova, pag. xxx lxj ch'egli era deputato alcarico di ammaestrare quelli ch0 IO dovexatio adoperare, o inducendosi clomedesima mente dati 'altra di Galileo che si uinu per pubblicare, det 4 Decembre, at Picchena.

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268 LETTE RE i I GALILEo uesta, clic ho satia, non si Veramente quella delle due notio

quale conjei tui almen tu ho Piu SperanZn otio sta per sui viri in nave per la longitudine: ma illio Volula laro, perchsi credoche si a per servire moli a bene anche per te galero di S. Λ. S.,

per scopi ire u conOScer V 1Scelli in maro navigando, nulla

quale speraura o Venulo anche ii Signor Barbavara, o maestro Lorio, con i quali ho discorso a iungo od Osaminato minuti Ssima monte questo negoZiO. E avendo da loro in teso di quanto gran benesigio sat ebbe at coi suggiare delicnostro galero ii potui si nolle occasioni sorvire doli'Occhiale, mi sono applicato con ogni spirito a procurare di sup rarlutio lo dissicolth, o ridiarro it suo uso proporZionato alia capacita di questi marinari, e mi rendo quasi sicuro di os- Ser Per conSuguirio, purchis questi che hanno a man0ggiaro, Ogliano applicat si per otio O dieci giorni alia disciplina uprafica che io daro loro: nel che si necessario che quotlicho hanDO l 'autorita gli comandino, polchsi si servi io ditanto momento, cho maggiore nou si puo desiderare. Perogi acclisi ii Signor Λmmira glio si riti ova costa, Saria sorso bono che V S. Illustrissima procurasse che te L L. ΛΛ. Serenissime se gli mos traSSei O deSiderose che Si tentaSSe, conl' Occasione cho io son qua, clo che Si Pub sare in questa materia, acci icelisi io avessi anche da Sua Signoria comodita di sare osperien Ze Sopra qualch e galera , per te qualiesperiunge ii Signor Cavaltero Barbavara mi si si proniamento osserto di venir inoco a Livorno, e travagitare quantosia possibile. Tanto mi si pars , di significare a V. S. 1llustrissima, rimetiendo it tuis O alia sua prudenZa: o inchi-uandomi uiuit mente alle I L. ΛΛ. Serenissime, o augurando loro la huona Pas sua, come alicuo a V. S. Illustrissima se alia sua diloltissima Signora si glia, me te raccomando in

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