Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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pi,ira servire ali' Λ. V. o ad altri suoi famigliari per tu os-

Mandogli ancora uia altro piu piceolo cania incino sor- malo in una testiera di otione; ma questo si satio senZaal cun adornamento, perchsi non pud servire ait ' Λ. V. su non per modullo ed osemplare da sarne sabbricaro uti alli O, cho meglio quadri alla forma e grandegra dolia iusta di tot o di chi l'avesse a adoperare: ii quale siromento oordigno non o possibile accomodario sui Za la presenZiale assislon a delia testa o degli occhi di quel particolare . cheusare lo devo: percho l' aggius tamento consiste in disseren odi postrioni di pili alto o piu basso, piu O meno inclinato

alia destra O alta sinistra, quasi che invisibili, e ali' Λ. V. non mancheranno artesici, che SOPra questo modolio in servit anno es tui si tamento: la supplico bene a tenerio quanto

olla pud piu occulto per alciani misti interessi l .

IIandogli appresso una copia dello inie Letiere Solaristam pale: e piu, in Sieme con la presente, ricevera un brevemio disc0rso circa la cagione dei nusso e rillusso det mare . ii quale mi occorse lare poco piis di due anni sono in Roma, comandato dati' Illustrissimo e Reverendissimo Signor Cardinale Orsino, menire che ira quot Signori leologi siandaVa pensando in torno alla proibigione dot libro di Nic- colo Copernico, o della opinione dolia mobilita dolia Terra posta in dulto libro, o da me tenuia vera in quel tempo, Sin

ii Era la testiera pei usu mari simu . dulla quale si is disc0rso in pru- stilenti letiere.

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LETTERE Iil GALI LEOcite piacque a quiri Signori di suspendere ii libro, e dichiarare per salsa o ri pugnantu alle Scritturo Sacro la deita opinione. Ora perclisi io su quanto convoraga ubbidire e credere allu determinaZioni dei superiori, come quelli est e Sono scorti da pili alte cogniZioni, alle quali la basse adel inio in gegno per sh stusso non arriva, reputo questa PreSente Scrit tura, che gli mando, come quella che si son- data sopi a la mobilita delia Terra, ovvero che si uno degliargomenti che io produceva in conserina ione di QSSa mobilita, la reputo, dico, come una poesia OV Vero Un Sogno, e per tale la ricova l' Λ. V. ultavia anco i poeti appreZZano talvolta alc una delio loro saniaste: io pari mente so lualche Stima di questa inia vanita: e glacche mi riti Ovavo averta scri ita e lasciata vellere ad osso Signor Cardinale sopi anominato e ad at cuni altri puchi, ne ho pol lascia leandare alciane copio in mano d' altri Signori grandi, acci occi,si in Ogni evento che altri sorse, separato dati a nostra Chiusa , volesse attribuit si questo inio capriccio, come di moli' ultro inie invenZioni mi si acca luto, possa restare latestimonia nλa di persone maggiori d' Ogni ecce tone, cometo era Stato it primo a sognaro questa chimstra. Della quale questa che gli mando si veramente una tal poca ab-hog alura; perclisi su da me si et tolosamonte Scrilla, O mentro Speravo che it Copernico non avesse, otiant' anni dopola pubblicagione delia sua opera, a esser giudicato Per erroneo: sicci,si avevo in pensistro di ampliarini, con maggior comodita e tempo, mollo e molio piis sopi a questo mede- Simo argomento, apportandone altri riscontri, o riordinan- dolo e distinguendolo in alii a mi glior forma o disposi-Zione. Ita una Voce coloste mi risveglio, o risui vultu in

uobbia iusti li mi ei confusi dii axvi luppati sani asini. Porolo accesti l ' Λ. V. S. benignamente cosi incomposio com

sta: o se mili mi saris c0nostituto dat in divina pieta di ridui mi in sinio di potere qualche poco assati carmi, aspelli da mo

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qualohe alii a cosa pili reale e forma: u trali anto resti sicuracho io mi conosco tanto alia mente Obbligato ait ' infinita Sua coriusia, che sicco me lio per impossibile it poler maisci orini da tanto obbligo, cosi sono sempi e per adoperarmi ad Ogni suo minimo cenno. per dimos trai muli Servitore

E iiiii umilissima mente inchinando me gli, con Ogni ri- veron a gli bacio la veste, o la supplico allu occasioni araecomandare alia Serenissima sua Sorellu i, mia Signorata devoZione con in ilitate io a inendust te ΛΛ. LL. riveri Sco.

E il Signoro Dio gli conceda it colino delia felicitis.

lo desidera vo di scri vere a V. S. Illustrissima a lungo, avulsand0gli tulit i particolari accadiati clopo la sua partita in torno agit studi, tral teni menti e altri progressi dolia Suadi lottissima Signora Figliuola: ma la moltitudine delle cose, che tui te sarebbon di suo grandissimo gusto, si crescivia tanto, cho io vera mente mi s bigottisco, an i dispero di poterie piis descri vero . Pero ritii an domi a' generali, Ella primi eramente Sta con Ottima sanita, dispostissima delia per-SOn3, gustosa in est remo di tulli quelli modesti e lodevoli

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propor/ionali: i trossulli non impudis 'uno gli studi usi id do vo ioni, no qu0sti gli ossendono la sonitu. lo in visito spesso, e pili spesso lo sarei, s' io non te messi d' in fastidiria: hoprocurato di dat gli qualche trat leni monto di suo dilesio, uoredo mi si a riusciso, non per la qualita degli spassi, mapor la sua puerile ela, cho Sa anco da minime bagastelleCaVar gusto. l invigilare accio tra portata ualla sanci ille λχ anon cadesse in qualchu di sordinetio, mi . si ato di iungam an O preoccupato dati a pro uviden Za di Maria Maildalena:

et o sella in quo sta parte ne puo vivere riposa tamente. liri trovorsi con genti Idoniae non gli manca , essendo ne perquesse ville circonvicine, o mi a sorella si stata da me alcunigior ni per serviria, e torneris anc Ora. Deli' alli a sua domestica conversaλione non accade oli' io dica a V. S., chi si a Caterina e la Cucchinu, no quanto la signora Sposa ne Stias addis satia e consensa : o ni suo ri torno sentiris qualchegusto de' loro studi rusticati. In somma tutia la casa sua seu D Organo tanto bun tempurato di grave o d' acuto, chonon vi si sente mai altro che una soavissima armonia, la

llo satio ii saggio de' piselli, de quali V. S. Illustriss .mi favori, o sono quali sella disse per applanto, ciosi cheu gunt mente Si mangiano, essendo cotti, i graui e il guscio: io Mi so custodire con diligonga, accio l 'anno venturo ne possi amo sare in maggior quantila: u questo si quanto agita, visi delia villa. Lo nuove delia citiis non devota manca ruin Corie; pero io non gli diro alii O, se non che si Va S lana

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pando it discorso sopi a te Cometu, e qua uso prima Si asinisu lo mandero a V. S. illustrissima, e per lui a Loro Λls0ZZe Serenissime, alle quali c in occasione in prego ad

ni pondo a una di tui d0l i dotio aut 0grosa, inudita, in Palatina colla quale, d' ordinu doli Accadomia. gli manda i nomi di diversi

elio si propongotio per Socj.

La leti stra di V. S. dol primo stanto non mi si stata res aso non juri l 'aliro; e questo non tanto per negligenZa diquesti dispensa lori di letterse, quanto perchsi da duo inest in qua non sono stalo alia clita, rite nuto continuamente in villa da molle se xario indispost 1ioni o lullo gravi, che mile vano ii poterini applicare a ogni qua istasi sorte d'eserci- io. Mi sol gai di visitare ii Signor Λmbasci aiore det Surenis Simo Λrciduca Leopolito, che mi cagio no pol uti trabocco di mala ilia fastidiosissimo: tuti avia ob bi caro di sar tal vi sila: e se S. S. Illustrissima si ii ova ancora costi, mi sac-cia graZia baci argit rivstron lemento te mani in inio nome 2 . IO veiluto la nota dei soggelii nominati per ascriversi nulla Combagni a. e Vera mente mi paru che clascuno Sin digrandissimo merito, o degno di esser ricevulo mollo Volen-

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simo Signor Principe o gli altri Signori; che saris it sine di qui Stδ, con ricordarini a V. S. servi toro di cun re, o dat Sigia ire Di 0 gli prego intora felicitis.

Percho la molli plicita dolio in id indisposigioni mi n0o0ssita a tralienormi it pili det tempo alia Villa, Onde conli oppo in comodo di quHlli, cho mec O ave S Sero a consorii loro assari, pol rei sod dissare at carico che mi aspet a me residet Consolato, ho pensato di sar capitale dulla cortesia di V. S. molio Illus ire e moli 3 Eccellente , e supplicaria choin tuogo inio Voglia suppli re per me in tali nugo i, ese rei lando quella aut orith che ho io, la quale in lora mente dosorisco nolla persona di V. S., sicuro cho ulla mollo meglio putris sese uiro fulto cio che a tale usti Zio appartieno: o gliresistro con obbligo particolare doli' a tuto e sollexamenioche da tot desidero se spero. C in che assultuosa munio pii ha - 'io te mani, e dat Signoro Dio gli progo tulera solicita.

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Gli accusa riccvimento ili uia ' O pura ita lui mandato gli.

Jeri l ' alii o mi su reso il libro de Cometis eo. in viatomi da V. S. Eccellentissima, e bun chu lo Stato mi o di su-nilis non mi per me ita di poter leggere a lungo, nis assali care la vista e la mente, tu ita via tratio dalia curiosita hiilio dato in questi duo gior ni una superficiale o inferi otia SCOPSa, edulo come ella ha vera mente condolia a sino una salica allanti ea. Mi duo te di non l' aver avul O prima per sar mon Zione di tui e onoranda se conforme al dubito in una risposta che so alla Libra Astronomica H Filos sica diL0tario Sarsi Sigeu Iano 3 la quale set gloria i sa iuviai a Roma, dove sorsu saris Stam pata, nulla quale Saraiano PQ ra vventura molle dolio cose nello quali V. S. mi si contrario. o per dir meglio at Sig. Mario Guillucci, autor primi ero di quel trallato 4 , che dat Sarsi se da V. S. viene altribuito a me. Mando in questo punio il libro di V. S. at Sig. Guj-

έὶ si nolo come it Discorsi, sui te Comoto, cho dirile luogo alla scri itura della Libra Astronomica . uscis e sotto ii nome ili Mario Guidueci discopolodi Galileo, quan unque giusia mente vel ga riteuuto per opera dei suo maestro.

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dulla tellura, non mi lasciano temperata mente occuparuit IO vendo a V. s. Eccellentissima gra/ie in sinito d0li' onor u favore sntfomi, o iusto me mi ratio gro seco delia sua promi' ione, la quale gia avo vo intesa. La prego a salutare in mi O nomu it M. R. Sig. Loren χo Pignoria , o ricordarii chein gra Ita v Oglia favor ire ii Sig. Picchena in quel suo du- siderio . ohu a munditu glione resteremo obbligati. E Pisorbati domi a se vivorgii piis a iungo con mi glior comodita, puroragii bacio tu mani, o mo gli ricordia vero od asse tonatissi

.li manda it in unoscritio det Saggiaior da stam parsi.

llo situ ulmen tu inviata ait 'Illustrissimo S. D. Virginio 2 la risposta at Sarsi 3 , e per osso a V. E. : sensi la mi a lardan χa perchsi non hO potiato stare alii amento . Ri multo in tutiose per tutio l' 'sito ili quesia mi a cosarella noli 'arhitrio di libro Signori. Lu ris posta det Signor Stelluli non si arrivata qua su nou pochi gloria i sono, sicci,si appena gli ho potiato dare una scorsa; che se avessi avulo tempo di leggeria pili con-

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si delata mense, non dubito cho ne a roi cavati ai ver limentida poter migii orare in mia. ma in rivedro o mi sor viri,

iungamente ii mandar in mia, che pur si OPPO SODO Stato lento. E perchis pur ora mi ἡ sopi agglutito uia mandoso del, ignor Pior Francesco Rinuo cini, che mi favorisce di os sui noli apporta toro, o mi sa si ulla, essendo se ii, comu Si dico, col pie de nulla si assa. sin iro con sartu te dubite riverunχ00 con ricordat mugii per vero e SVisceratissim a Servitore, o

dat Siguore Dio pii progo in iura solicita.

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Lo stato ancipite di V. E. varia monte muOVe m In cora , amiggendo mi ora con te suu perturba Zioni, Ora consolando mi con la sua si tofosica tranquillita, sicuro che questa l' a juti ancora a scorror te suo tempeste Diu placida mento. Io scri vo a iungo at Signor D. Virginio 2 o l' istossa sua letiora credo verris anco a V. E. in compagnia di ques la , o mi pigito questa liberta di irat lar negori comuni comunem utile , Sen a osses a della sit Ososia. Saluto a Miluo

mi vi ordo i 'is fesso antico e devotissimo Servitore, e non sono quin dici gloriai che rilessi una sua scri itura Soprata cadiata dullo Marmore, la quale, se placeSSQ n Dio, Vol rei Pur una volt a veilere: e a V. C. umit mente hacio laves tu, se gli auguro da Dio un si glio maschio 4 , e quanto hone olla desidera.

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