Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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mi pari anno piti alii a inlunitorio, o a V. S. M. t rundo inlinitu gragio deli' amore volo assutio, o con sarii lo dubii e re

nori ubbi disco at comandamento di V. S. M. I., ma non pero ii nego la di manda, uia solo disserisco it serviri a sino alla mi a venula costi, la quale, Se grande impedimento non si interpone, hO di Segnato che Sta in quesia State, doue conia Vi V a Voce, e con uti modello materiato li putro daro migliore satis sa Zione, Se bene in esset O la cosa in Sh nonis da essere molio Stimata, e massime dat purgatis Simo gludi io di V. S. M. I. . alia quale in lanio mi ricordo per Sur vi fore devotissimo ed Obbligatissimo: e baci an doli con Ogni reverenga te mani, te progo da Dio compila selicita.

13 Inudita. - L0c. Cit., ira cc Pin. 2 Non solo alia istorica, ma eZiandio alla Meccanica pratica dieite Opera .ali leo, o speciat mente Dei primi tempi det suo suggiorno in PadOVa , oveoo,trui divorse macchi ne per serviZio della Repubblica Veneta e per particolari porgone. Fra te altro ne imagino una pser alZar I' ac sua ed itia iliare i terr 'tii, medianto Ia quato at moto di uia solo cavallo usciva I' ac lita coni Umporan Pa- mente da venti bocche. Prosunt ata questa sua invenλione at senato Velleio. De Oileiane privilegio per v 'ni' anni di non poteria usare che egli solo, O chida lui ne aves se avula Ia permissione, in i ut si gli stati dolia Repubblica. Ildocumento, eho riporteremo nulla Vita , o dei 15 Seti inhre 15sta, sollo it do- vado di Pasquale Cicogna. Dei di segno di questa macchina avova Baecio Va-lori richio to ii Galileo, si onde sumbra avverte ii Nelli, p. 62, n. i hexs quest 'Ordigno aves se qualcho credito: ma l'osservat si che non Si o conti- novato a sarne uso induce a credere che non fosse mollo prosicuo p r l 'Og i gello per cui su in maginatu D.

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i'aria itui moli salii in sompi equali nella instilesima quarta di csti chio.

V. S. Illustriss . scus i ta nata importuni in se persisto in Oler Pol Suaderi u vera la propos igione dei moli salti intumpi u guali nulla me desima quarta dei cerchio : perelisi e S Son domi pars a sum pro mirabile, ora xi e pili mi pare, cheda V. S. illustriss . violi ropulata come impossibile: Onde ios timorei granil' errore e mancamento it mi O, S'io permel tessi, ch'ossa venisse repudiata ualla di tot specula Zione. como quella che susse salsa, non meritando olla questa nota.

usi iam poco di esser bandi la d ait ' intellet to di V. S. illustriss .che piis di Ogni ultro Ia putris pila presto rili arre dati' sesilio de Ilo nostro menti. E perclisi i 'esperien Za, con che misono principalmento chia riso di lat verita, si lanto certa,

quanto da me confusa monte Stat 3 e Splicata ne ii 'alli a nata. in roplichoro piis aperta mente, Onde ancora ella, sacen dola, POSSa accertar Si di questu veritis.

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perpendicolo , ma uno assai, come Saria per i ' arco C B, ut 'altro pochissimo, come saria secundo i 'arco I F; gli hi- scio pol ne li' istes so momento di tempo an dare liberamentu,

o l' uno com incia a descri veru archi grandi simili at B C l . o I' altro ne descrive de ' piccoli simili al F I G, ma non pero consum a pili tempo ii mobile B a passare tutio l' arcon C l . che si saccia i 'altro mobile F a passare l' arco F l G,

di che mi rendo Sicurissimo cosi: Il mobile B passa per lo gravit' archi BCD, e ritoria aper lo me de Simo D C B, u pol rit Orna verso D, e va per 5000 1000 volio re iterando te Sue reciproca ioni, i 'altro pari

mente va da F in G, e di pol torna in F, e pari mente saris

molle reciproca Zioni, e net tempO ch 'i a numero, V. g., leprime cento grandi recipi Ocngioni BCl , DC B ec., UD 3lli O OSSer Vatore numera cenio alti e reciproca Zioui per F I GPiccolissime, e non ne numera puro una Sola di pili, Segno evidentissimo che cia scheduna particolare di esse grandi S

si me BCD consum a tanto tempo quanto Ogni una dei luminime particolari FIG: 0r se fulta la BCD vieri passata in tanto tempo in quanto la FIG, ancora te loro mola,che sono te cadu te per gli archi di suguali d0lla me desima

quarta, saranno salte in tempi u guali. Ma anco Senga Starea numerar altro, V. S. Illustris S. Vedris, che ii mobile F noi: sar a te sue piccolissime reciproca gioni pili frequenti che ilmobile B le suo grandis Sime, ma Sempro an dei anno in-

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ta tu E RE DI GALIL EO

L 'osperiunχa, cti 'ella ini dico aver salta nullo sca-lolone, pub ossero assai incerta, Si per non essur sol Sula sua supersici e bun pulita, si sorse per non e Sser Persei in mente circo lare , si ancora per non Si polere in uia solo Passaggio cosi bene osservare ii momento steSSO sul principio dol moio: ma se V. S. Illustris s. pur vii Ol Pigliare questa Superficie in cavata, lasci an dare da graia disian Za, comesaria dat punio B, libera mente la palla B, la quale passeris in D, e sarci Dei principio te suo reciproca Zioni grandi δ' intervallo, e net sine piceolo, ma non pero queste pili si e quenli di tempo di quelle. Quanto pol al parere irragione-VOle, che, Pigliandosi una quarta lunga 100 mi glia, due mobili u guali pos sano passaria uno lulla o l' altro un palmo solo in tempi ii quali, dico osser vero che lia deli' ammirando; ma Se consideriam O, che puo es Ser un plano tanto 90co declive, quat saria quello della superficie d' uia fiume. che lentissima mento si uiuo vos se , che in e Sso non a Verucam minato uia mobile natural mente pili di uri palmo. nullem po che Un alti O SOpra uia plano molio inclinato OV vero congiunio con grandi SSimo impeto rice vulo, an O SOPra una piccola inclinaZione in averis passato cento mi glia, la nOStra ammira Zione cessera. Νsi questa propo Si ione lia Seco per a V V n- iura pili in verosi militudine di quello, cho si abbia, cho i trian-goli ira te me desime parallele, e in baSi u guali, Steno Semprouguali, potentione sare ian bre i Ssimo, e t 'alti O lungo mille mi glia: ma restando nulla medes ima materia, io credo avor di-mostrato queSta conclusione non men o deli 'altra inopinabile..i particolare lio dimo, irato alii Ove a . che se uia pend0lo circolare neliure suo oscilla Zioni non esce .lset tre gradi d' ampluZZa d 'arco, come nolle usatou lungheZZe d 'ordinario non esce, tu suo aberraZiOui ualla divisione esatiu i uel tempo in minuti socoridi non giungono Duppure a duo sociandi perii Ogui 24 oro. Pero ii pondolo cicloidale ii' Ugenio sura, se si x uolo, unu elegante riti Ovato in leoria, rea it circolare di Galileo, quando abbia pocare ample Ea di a reo , o piu seinplice , o in Prolica si puta con iderare egi al- a m nto usatio dei primo n.

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sicchsi, partendosi ne illis fesso momento dalli punii B, C, D. E. F. arriveranno ne li' is tesso momento at termine Λ, o si a la linea F Λ piccola quanto es Sur Si Voglia.

E sorse anco pili inopinabile parera questo, pur da me ulmostrato, che essendo la linea S Λ non maggiore delia corda d ' una quarta, e te lineo S Ι, Ι Λ uscumque, pili presto sa it me desimo in ibile it vi aggio SI Λ, pariendosi da S, che ii vi aggio solo I A. pariendosi da l.

Sin qui ho dimos irato songa tras gredire i termini mecca nici, Illa non Posso Spunta re a dimosi raro come gli archi SI A

At Sig. Francesco mi saris gra in rendere ii baciam an O, dicendogli cho con uia poco d' orio gli scri vero una osperien Za, che gili mi ven ne in tantasia, per mis urare ii momento delia percossa 3 : e quanto at suo queSito, stimo benissimo det lo quanto ne dice V. S. Illustri Ss., Q che quando

comine iam O a concernere in materia, per la sua contingon a si comiticiano ad alterare te proposigioni in astratio dat geometra considerale: delle quali cosi perturbate, sicco me non si pilo assegnare certa ScienZ3, COSi dalla loro specula Et ne si assoluto it Maternalico. Sono stato troppo lungo ei edioso con V. S. I.: mi perdoni in graria, e mi ami come Suo devotissimo servitore, o te baci O te mani con Ogni revere BZa.

mostra, cho la discosa per ι'arco di cerchio si eseguisce in tempo piu breve, che non per qualsia si poligono inscritio noli 'arco medesimo. 3ὶ Olire quanto in torno questo argomento Galil eo scrisse dappoi Dei Dia-l0ghi delle diuove Sciunge, aveva, sucondo la testimoni anga dei Vivianis X leueta uniuersale de te Proporrioni p. 103 e 105ὶ distes a duo traitati sutiai Orda d Ila psercos,a, ch , a quanto Sembra, Sol O audati Periluti.

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Cou questa lutiora. doxu si parta dot moto natural mente areolorato ,risponde Galileo ad una det Sarpi dui s Ollobre, aut0grasa in edita )uella Palatin n.

ni pensando circa te cose dei Molo, nullo quali, per di-mostraro gli accidenti da iust os servati , mi manca VI principio tot almento indubitabile da poter porto per assiOmn , mi son ridolio ad una proposigione , la quale tia molto delnaturale e deli' evidente, o questa supposta , di in OSti O potii resto : ciosi gli spaZj passali dat moto naturale essere in proporrione d oppia dei lenapi , o per con Seguen Za gli spaZj passali in tompi Oguali essere como i numeri impari ab unitale . o te altro cose. Ed ii principio si questo, che ilmobile naturale vada crescendo di velocith con quella proprii Zione . che si discosia dat principio det suo moto; comst,

V. g., cadendo it grave dat termine A per la linoa A B C D 3 suppongo it grado di velocita che ha in C. at grado di ve

i) Fra Paolo Sarpi, Servita, non sit solo quel iserribit Date come diceii notia ) per cui it Machi avelli e ii Guicci ardini parvero rivi vero sullo la-

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mostrare, che ii cadente naturale ed ii pr Helio violento passino per te medesinae proporZioni di velocita. imperoc cho, se ii projello Vien guitato dat termino D at termine A si manifesto che net punio l) ha grado d' impeto polente aspingerio sino ni termine Λ, o non piu; e quando it me- desimo projello o in C, si chi aro clio si congiunto con grais ad' impeto polente a spingerio sino at me desimo termine Λ, e pari mente ii grado it 'impeto in B basia per spingerio in Λ. Onde si manifesto, l' impelo ne' putili D, C, B andar decre- Scendo secondo te proporgioni delle lin o D Λ, C Λ, ΗΛ:

Onde se Secondo te medes imo va nulla cadula naturale

acquislando gradi di velocita, si vero quanto ho desto ocre luto Sin qui . Quanto alla osperien Za delia si occia, credo che net cadere acquis tera pari sorZa a quella con cho su Spinta, comecon altri ese miri parieremo a bocca, hi Sognandomi es Ser costi avanti Ognissanti. In tanto la prego a penSare Un POCOs0pra it predeito principio. Quanto ali' alii O problema proposto da let, credo chei modosimi mobili riceveranno ambedue la me desima Virtu, la quale pero non opereris in ambediae it medesimo essello, come, V. g., it me deSimo uomo Vogando comunica la sua virtu ad una gon dola e ad una peotta, sendo l' una e t 'altra capace anc , di maggi Ore ; ma non Segue Deli' una eneli 'altra it medesimo ossello circa la vel Ocilis, O distangad' intervallo, per lo quale si inuo 'ODO. Scrivo allo Scuro,

questo puco basti pili per solidis sare at debito della solu-Zione, rimetiendomi a pariarne a bocca in breve: e con igni roverenga li bacio tu inani.

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Mi si pili d' una voltu stata sulla istan a dat nostrope utilissimo Sig. Oraχio Cornacchini, oliu i O do es3i man dare a V. S. Eccellentissima copia di ire l0Zioni fallo danae in pubblico sopi u il lume apparso circa li 10 Ollobre in ciuio, ii quale solio nomo di Stella Nuova viene addi

mandato, asser man domi cio osser da lui molio desideralo. lo mi sono sin qui scias aio con delio Signore , si perchis co nosco la d obolo Za dei mi ei discorsi, o quanto stano inde-gni di compar,re nolle mani di V. S. Ecceli., si an eorupercho sendo qua Si clae stato messo in necessita di pubblicare. te dotio ludioni, Polevo aliora occupar V. S. E. peruri' ora in lugger tu, prorogando in lanto il lum po di sarta pili certa di quello clio si dei mio p0eo a 'vedimento. Sono pol undaio disserendo tal pubblica χionu, e Sono anco per dissoriri a per qualch e gloria o , perobsi ii sui marmi solamentu

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lassi in graZia iisti giovani scolari, dulla molli ludiuo hi sognosa di inlendore lo dimosi raZioni geometricho, hunc hoappresso li es0rci fati nolli studi di astronomia irile se domestichissime. Ma perclisi ho axuto pensi ero di osporro ancora io, ira tant' altri, alia censura dei mundo quot cheio senta non solo circa il luogo e molo di questo lumst,ma circa la sua SUStanda e generario nu ancora, u credundo

di avere inconirato in Opinione che non abbia evidenti contradigioni, e che percio possa cSSer vera, mi si his ignato per mia assicuraZione andar a passo lento, ed aspellare ilri torno di essa Stella in Oriente do po la separagione dat Sole, o di nuOVO OSSerVare con gran diligenZa quali muta-λioni abbia salto, si Dei sito, come nulla visibile grandeZ ae qualita dei lume. E continuando la specula ione SopraqueSta meravi glia, sono sitiat mente veniato in credon a dipoteriae sapere qualch e cOSa di pili di quello, in che la Semplice coniet tura sinisce. E perch si questa mi a santasia sit ira di et ro, O piutiosto si mei tu avanti, grandi SSi me con- Seguen e e concluSioni, pero ho ri soluto di mutar te l01ioni in una parte di discorso, che in torno a questa materia VOdistendendo: e in tanto che la pubblicagione si audi a disserendo, per mOStrare a V. S. E. che non per indiligenZa, o perchis io non preponga i Suoi centii ad Ogia' alii a cosa, sono stato riti rato dat mandarii te mi e te ioni, ina Solo, come ho dulto, dati' essere stata tu mi a prima intenZione di pubblicarie in breve : ora che ho ri soluto di mutarie in discorso, e aggiungervi circa in Susian Za e generaZione, e

scopi iro succinia mente fulta la macchina che ho nulla saniasia , ferinandomi pero nulle sole conclusioni, e riserbando ut trat talo te confirma Zioni e dimostra χioni di eSSe

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AI rei, per mi a naturale disposiλione, o per i amiciZiacli 0 ho an liquata col si g. Canam illo Giusti , procurato Sempro Hie l 'opera mi a d ovesse essere at si g. Malleo Giuslidi aluto nelli studj dolio male mali che. Ora che si agglugneil comandamento di V. Λ. S., l' auro per uita impres a principale , Sic come sono per antepor sum pre i suoi cenni ad igni altro nato a sitire, repulandomi ali Ora aver segno di partecipare dolia gra ia di V. A. S., delia quat vivo Som-mnm sente a Vido , quando mi darli occasione di ubbidire nisu Oi comandi. Io Sto aspellando che mi stano mandati i due

strumenti di argento 3 per poterii segnare o rimandare per selli. In Vene ia ho satio dar principio ad intagitare lo

ngure cho vanno ne i Discorso circa i 'uso di esso mio strument O , o in agitate che si an o saro Subito stam par l' opera . con Sectando la at nonae dei mio serenissimo ed umanissimo

Principe , at quale in lanio con ogni maggiore umilia mi

toria.

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