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tra qualchu dissicolia si per te condi Zioni usti sempi . si pur
ii contrasto dei concorrenti, cho domandano it m 'desim lu0g0. Esperien 10 segua lato particolari non pol rei nominarua V. S., tu quali sicco me avvengono rare . cosi vi lia granparte la fortuna, che te presenti pili a questo che a quollo: ma ii buon credito che ha qua non si nato se non dat valor suo mos irato nello cure, nui colluri , u nulla leti ura Uuoslo si quanto posso dire a V. S., in quale mi scusseris soavera lardalo ad aver la risposta, perchsi te lettere da ni cuni musi in qua votagono a Padova tanto piu tardi dul-l 'Ordinario, che non si pilo rispondere se non otio gior ni d0POil consueto, sic chis poli a V. S. scii sarmi coii Madamn Sere ni SSima, e con occasione baci arte umilissima mento la veste in mi O nomo, ricordanilomeli devotissimo servo; e l' is ossista Supplico a sare appresso it Serenissimo Principe, baciando di piis con ogni reverenZa te mani a tuiti quei Sigg di Corie. olio tui S a che ini amano: o a V. S. Osseren- domi servi loro obbligatissimo hacio tu mani o prego da Dio solicitis.
Gli maiida copia delia sua Disesia contro tille calutinio e impost ures ut Baldassari e Capra. usateuti Mel pubblicare come sua inventione lia imb-brica e vli usi uel Compasso Geometrico ec. - Λ questa lettera ris pondo it Principe con sua dei di is Sui tumbro, autograsa nulla Palatina .lo non Solo con in prosunλa, ina tardissimo ancora conqueste poche righe compari Sco avanti l 'Λ. V. S., o di questa mi a lardita e la causa e la se usa io mando noli' alii gato libro, scriti O in mia di se Sa e giustifica ione contro allocalia Diale di uia temerario, ii quale con fraude arditissima si
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4u LETTERE Di GALI LEGera Voluto publicare p0r inveniore det inio compasso geometrico, chia mandono di piu me usurpatore. La quat cosa essendo troppo pro iudiciale ali 'onor mio, mi ha riten ut qua per convincerto di salsita uvanti gi' illustriss . Sigg. Ri- formatori , o sarpti supprimere ii Suo libro nol modo chel 'Λ. V. s. polra . da questo mi , o ualla sensun Za dei m0- desimi SS ni formatori, comprendoro. Ma perobsi ii libro di quello non si si potulo cosi presto supprimere, che egit glan in D se a Vesso mandali molli in torno, o in particolare inmano di quei Signori, i quali sti sape va aver da me it mi o
rivato sens oro : io otio pili cho in morio devo suggire Ogni macchia , ohe innan i ni candore dolia Serenita Vostra po-i esse doni prar l' Onor mio. ho por mi glior consigito eluitodi purgarmi e sincerat mi appresso it monito e ΓΛ. V., res fando in assenZa o in silen io, cho it comparii gli avantii imido o diibbioso di quat concello sussu avulo di me. Eparon domi anco di scorgere uia non so cho di pregiudiciale alia grande Za dei suo nomo. quando i O mi sussi di quello col dedicargit it mi O strumento, salto Scudo per ut 'Opera usurpata, ho voluto antepor queSta mi a gius filica χione , a quot piceolo servi io, eho l 'Λ. V. averia da me potui 3 rice vere: piccolo, dico, quanto alia iiiiiiiii sua, henchsi grandissimo is lanio alla mi 3 Onoro volo Za. Supplico l' Λ. V. S. adimplegar ut 'ora nulla tellura di questa mi a disesa, la qualonon dubito che in ' impetrei a per dono se ho prelui messo divenire a quella servitii, nulla quale mi avera sena pro ad Ogni suo minimo cenno paratissimo. E qui con ogni umili, in-chinanilomegii, gli bacio in vesta, come anco alli Serenissimi su0i Padro e Mailre; at quali tutii dat S. Dio prego
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Io scrissi, Sono Oggi 15 gi Orni, a V. S. Illustriss. 2 quello cho pos eva dire aliora in materia dei peλλο di Culam ita ricercato da S. Λ. S. : che su . che primi eramentu noa, uva io uti peZZello di circa me Za libra 3 Ssai gagii ardo,nia di forma non molio elegante , e che questo era ni cunnodi S. Λ. S., padrona di questo e di tutio it resto. Le dissi appreSSO riti OV arsene ian peZZO in mano d' uti genti luom iamico mi 0 3 , di bonia suprema, grande in circa cinque libre , e di bella forma ; ma per riti Ovarsi quel signore in Cadore, dissi, clie gli avo rei sci illo per intender i animo Silo. ScriSSi, e lio avula risposta che si priveris dolia Calamita , tulla via cho si riti ovi ii pr0λλο di cho h la stima: e glacci,si si ha in mano di poteria avere , mi si parso didire at cuni particolari, che ho Vediato io piis voltu nullo detia Calamita, avendo la aviata pili volte nullo inani. Prima si tanto vigorosa, che SOStione uti sit di serris lungo un dito,
e grOSSO come una penna da Scrivere , at quale Sia allac cato libre sui e me Ia di qua isti Oglia materia: e credo, Suio ho bono a memoria, che te libro sei e me Za iuSSero Pe-
sate alla grossa di questu libro di qua , che dolio si Oronii ne Saraiano circa dieci. Λtiaccandovi ian oncinelio di serro, non pili grande di m eZZo granello di grano, io sos terra insist me col pus , di fro χecchini, che li sieno appe Si. Ha
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lanta sorZa, clio appressa sagii la punia d' una grande scinii farra vicina quanto si la grossuZZa d ' una piastra d' argento , Ssor a anco tu mani di qua lunque gagitarda persona , che anco per maggior resisten a s' app0ggiasse ii pomodulla dolia a vatili at pelto, o per sorZa la rapisce a sh. IO pol vi scopersi uri altro esset to mirabile , ii quale non hopoluto pol pili rive de re in alcura' altra Calamita ; e quest si , che ualla me desima parte scaccia , o tira it me desimo ferro. LO tira munire che gli saris posto loniano quailro Ocinque dita ; ma se se ii accOstorii vicino a un dilo in circa , lo disca ccia. Siccho pOS an dolo sopra una la Vota , e In dando alia sua volt a colla Calamita , quello sugge , e Se guit an dolo colla Calamita luit avia suappa , ma Se si rili rata Calamita in die tro, quando se ii si stonia nata per quat trodita , ii serro com incia a moversi verso let , e in V a Segui lando luanto altri la ril ira in die tro : ma non se gli V uolenc OStare a un dito, Anyi, come ho detio, an dandogli in-
contro colla Calamita, it serro si rit ira, o sugge: gli altriosset ii pol tu ili delia Calamita si vo ggion O in questa mirabit mente per la sua gran sor a. Questo genti luomo mi scri veos sergit altra volsa stati osse rii 200 scudi d ' oro da uti glo-
aselliore I ede Sc O, che la voleva per i 'Impera dore , ma non gliela volse dare altrimenti, stimando la egii assat pisi. Ionon tio potulo nominare a questo genii luom O la perSona, che la domanda, nsi anco la nominero, se noti ho altr' Ordine da V. S. , e per os foro delto signoro lontano di qua, non ho pol illo avere risposta da OSSO, se non Oggi : dat laquale lio cauctio solamento, che quanto alta Calamita laconcedera, bene lisi prenda gran placere de ' suoi esset ii : maper quel che mi accentia, la si ima olire a 400 scudi. Mollo voltu gli ho sentito dire , che non la darebbe per manco oro di quollo, cho isti sos te nosse alia calo ad uia ferro, ilche saria pur pili di scudi 800 s): ma circa a questo non
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di ubbidire a ' cunni dol nostro Signor Principe , at quale
in tanto umit me ulu m'inchino, o a V. S. c in Ogni assulto hacio te inani.
Sequita l'argo mento dulla Calami in .
Rilrovando mi in obbligo di rispondere qualchu resolu-λione at pa drono delia Calamita, che si l' lustriss . Sig. Gian Francesco Sagredo, e avendo rico vula l 'ultima di V. S. M. l. nella quale mi scrive la mente di S. Λ. S. es Ser di non tral lare di ossa Calamita quando quot Signoro sita in preZZocosi allo, desiderando pure cho S. Λ. non abhia domandatocosa possibile ad aversi Sen Za Ol teneria, ho seritio a que sto Signore per veller di persuaderio ad abbassarsi, e ne hoavula la risposta che V. S. Vedris qui alligata: per la quale , pol clisi si rimet te ait 'arbitrio inio, possi amo Stimare chola pietra si a nostra. Solamento mi dis place d'avorgli io da principio delfo di iratiare per uia Sig. Pollacco nato Scolar ,
ii quale per colori r la tardan 1 a dello ris posto in si tro vi di
presente in Firen Ze: che quando io potes si mostrat mi conquesto Signore interessato alla meth di quello clio sono per Servire S. A. S., a Verei. Cons Orme alla sua Osserta, la Calamita ad Ogni preZZo, Si come Son sicut O che si a Verebbe in dono, quando, in tu Ogo delia mi a piccolissima aut irith, po-
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i ossi usar la somnia dei domandante. Poro se par 'ru a S. A. quello clio paro a me; dulla rispos in dot Sig. Sagredo pos- Siam O, coii l 'interposi ione dolia nata, quat olla si si a. aut Orith. assi cui arci di avstr in Calamita ad 0gni otiosto pre ZO: Si aro aspellando che V. S. mi comandi - proseri Sci gli tantO Phu cosi e seguiro. voluto mandar la propria risposta a V. S., perobsi almanco da quella possa acceriai Si, o fornu pol sede a S. Λ. S. . como io ho procurato di serviri a conogni inio potere: alia quale in lanio in hinando mi. bacio consequi iam illa in vesta, o a V. S. mi consermo de volt 8S. SerVis Oi P. Pol ra mandarint ii punto sit . clie non manchoro di procul Are che V. S. resti servita por quanto compori an i termini doli'ario. li Signoro la solio iti.
La gratissima lettera di V. S. I. , scri ita dati 'Λmhrogiana
li l 3 di Gennato 4 , non mi si stata resa prima che li 3 di
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Febbra io, o di questa tardan χa ne si si ala, per mi Vi SO, 'agione la immensa copia di phi acci o ne vi, che per molligi orni hanno tenuio impedito it transito da Vono Zia a Pado 3: e di presenio ancora avianio qui in Padova la novo alta per te stra de qua tiro e cinque braccia, cosa Orribilo, chosupera te momorte de gli uomini o delle carie. Ilo inles a laresolugione det Sereni Ss. ΝOstro Padrone iniurno alia i alamita . conforme alia quale foris si ait 'Illustriss . Sig. Sagro do, padrono della pietra: ii quale per averint scritto molio Altro mani di tollere in torno a questo negoZio, e per ii OVarsi occupatissimo ne i mellei si ali 'ordine per ii vi aggio di Λ leppo. dove va Consolo si a pocho selli mane, mi scrisse brevissima mente, o mi mando la Calamita, dicendo mi, oli' io ne sacessi quanto che a me piaceva: e che non ora per ritii arsi in die fr0 dali 'obla/ione, eho per altra tollera mi ave va sat O
sentavo deli 'axerto lirato a diagonto scudi d 'oro, che io liri ducos si anc , a 200 d' argonio, e a quello cli se pili mi pia ce , a, purchsi io res lassi satis salio di avor gratisi calo quoi l 'amico, dolia cui salissa χione i O mi ero dimos trulo cosi ni dente. IO ho avulo mollo caro di aver in i alamita nolle mani per os perimen lar la sua virtu pili diligentem ento, essendo che V. S. Illustris s. mi ha data una limi fata condi Zione, Sen Za in quale non si ha da concludere o esset tuarula Ossorsa di S. Λ. S. . per ii servi Zio dolia qua tu i O mi sono ad Opserato con Ogni spirito, non avendo ni uno altro rispoisoche la sua satissa ione: Olire alia quale satissa ione si bstura gione vole cho io procuri an O in mia, la quale non con sislo in altro se non in sar si cho S. Λ. S. resti cur filicata, chon in ho sci illo costa cosa che doli agga uia solo capello allam era Ierita, munire ho par lato dolle qualita di questa pie-tra. Ε perchsi mi vi ense replicato sopra una sola, che si circa it pes o che olla puo sos tenere, avendo io sortito altra Vollache 90iendo pesar tui circa ii libre, pote, a SOStenore alii ut-
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quanto olla sos liene piis di libre 5 ilq di serro, si come lii O S is tenere io, e credo che pili anc0ra ii saro sos teneroavanti che mi esca dat te inani. No si muravi gli V. S. Illustriss .che ci si a bis igno di os perien e se investiga χioni per scopi irin Sua sor a: percho, prima, i punii nella pie ira, dove la virtusi robustissima, sono due soli poli, o questi bisogna con diligen a rili ovare: in liro la xii tu dei sos tenere non si mens det surro che dolia Calamita, si cho non ogni serro, iasi diogui grandeZZa e figura, si eguai mente sos lenulo, ma l 'Acciaio elaboralissimo e di una particolare figura e grandeZZaptu gagii arda mente si altacca. In oltro tu armature dei polio iaceate uia puc O pili qua O la possono sar grati varia Zione: e io in questi quali ro gior ni, che t 'ho lenula nulle mapi eche mi ci sono occupato in torno, i lio salia reggere quasi una libra di piis di quello cho il padrone delia pietra ab-hia mai velluto soston orgii: e sono in speran a, sacendo in sabbricare alciani peχχi d' acci aio sinissimo, di ridiaria a sos lenere ancora molio piis.
Regge dunque gia di satio quasi una libra piis di quelloche lui pesa; e si come questo si vero, cosi a Verei di bis O-
cio, per dis uti O di chi glieno sacesse vellere t 'esperien a, lemi e parole non aVeSSero a restar immeritamen tu condannate,
it che a me sarebbe di in sinito dispiacere, lenendo io in bi- lancia in vita propria con ta buona grahia det Sereniss. NO-stro Signoro: 0nde io credo che mi risolvero, quando non mi sta ordinato in contrario, di mandare la Calamita conte Sue armature ait ac cale preci Samen tu ai due poli, o i modestini duo se iri. che da quelli sos liene pendenti, accio, per
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di seu i di chi non gli sapesse cosi subito vitro, ar cost is, non
abbia a restare S. Λ. S. sen a veilerne i 'osperien Za da me PromesSa, Sebbene sarebbe nata interissima salissa χione iliaria vellere in Volae Zia O ait 'Illustriss . si g. Residente o ochi pili li placesse; it che si putria sare sun a specificar lacausa. Pero circa quest O mi rimetiero a quanio da V. S. Illustriss . mi verra ordinalo. Gli altri esse iii di quosi a pio ira sono quali altra volt a lio Scrillo; o Dei mandaria mandero anco dui cilindretii di acci aio per veller quot mirabile esse lio scoperto da me in questo peZZO, se credo che si a Singolare di questa sola, non Ι avendo io poliato sar sare a ni una altra di molle clie ne ho sperimentale, che si di scacciare sopra una ta vola uno dei det si serri quando se ii via Ole nu- vicinar pili di due dila la pietra, e tirarsolo diu ro Se se lidiscosia la modestina Calamita. Quanto at preZZO, questo Signore, come da principio ho dello, non o per risi rar indidi rota parola datami, rimetiendosi in me; ma perchsi nullo Scri-vorgli io dei 200 scudi d 'orO, mi ha risposio che Se par costa me io gli saccia anco di argento, purch si ci si a la mi asatissa ione: pero parendo mi che queSlo Signore potesse creder che io abbia voluto ristringerio piis di quello che ave-
rei poliato sare, quando Bel re Sio S. Λ. S. resta Sse salis salta, la Vor rei Supplicare a restar servita di convertire li 200seudi d'oro in 100 doblo, che poco pili di quelli imporiano, perci, si cosi pol rei mostrare a questo Signoro la cui bitona volonth devo io per molii rispelli procurar di conservarini )di aver tenula la sua parte piu di quello che crede vii. Maperclisi i ' ho tenuia occupata pili di quello che averei voluto,
si uiro con in chinarini umilissima mento at Serenissimo Nostro Signore e con Osserit mi Servitore devotissimo a V. S. illustrissima, alia quale prego da Dio somma solicis h.
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nis post cin quo solii mane sono 2J alia coriosissima letteradi V. S. Illustriss ., nulla qual0 mi ave va significata la mensedi S. Λ. S. in materia di quella Calamita: e perobsi non hopol vedulo altro suo lutture vo' dubitando , che , per qual-che sinistro accidente, la mi a possa esset si sinari ita, e horeSoluto replicar con brevita in questa quanto noli 'altra lidi cevo, accio che qualche accidente non mi sacesse appari re men diligente ne I servigio det Spreniss. Nostro Signore. V. S. Illustris s. mi Scri vova la voloniis di S. Λ. S. esser dinon dar della defla Calamita piis di scudi 200 d Oro , e que- Sl O preZZo quando la delia pie ira sos tenesse tanto ferro quanto peSaxa eSSa : Si che Supponendos i ii Suo P0SO HSSerdi libro 5, olla sostensesso b libro di serro, alli amen le non intende 'a S. Λ. S. v Oleria. Ι , riserissi a V. S. Illusiriss . aversignificato it pro λο nil' Illustriss . Sig. Gian Francusco Sagrodopailrone delia pietra, ii quale, ris pondendomi come attravolta ave va satio, mi saceva padrone di que Sto nego io, emi mando in Calamita , la quale ancora Si ii OVa appreSSO di me : la sorZa e vigor della quale avendo io piis voltu es pe-i imontalo, gli so sos tenere piis di 5 libro di serro , ancor-chb il poso delia pluit a non arrivi a questo Segno: Onde se manisosto ii valore di quella esser assai pili occellente dique ilia che S. A. S. Si contentava, e che io axe vo Scritto nolle natu prime tollere. Suggiugnevo appreSSO che per nata