Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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Salissa itine n erui mandato insium e con la pie ira i serri elu suo lamello attacente a ' poli, accio per dis elio di chi non potesse cosi improx visa monte i iii ovare te parti piis vigoroso delia Calamita, noli 'ossor mos traici a S. Λ. S. ressutio, lum te parole nou sussero apparite in qua iube parte manche , essendo che la verila e cho si Sos lenore alia dulla pie tra

pisi di una libra di piis di quello clie pesa tui : o dice vo

roi volentiori stillo veller l' ei solio in Vene/ia ait ' Illustris s. Sig. Residente, O a chi mi susso stato Ordinato. Questi Q ul iri particolari circa i suoi essetii axovo sci illi a V. S. ll- lustri Ss., e tanto gli riconsermo, Supplicandola con Sua CO-m dilis a dat mi risp0sta per polor liberare questo Signoro :il che sara per sine di questa , con inchinarini umilissima mense I S. A. S. , e con osset irini servitore devotissimodi V. S. Illustriss . , alia quale progo da Dio somnia felicita AL ME DE si Mo 1 in

Quanto mi scrive V. S. Illustriss . per conclusione delnegoχio dolia Calamita ho io gia fallo intendere ali ' Illustri SS. Sig. Sagredo, padrone delia pie ira , di che resta S. S. satissa ita, o io obbligalissimo a S. A. S., che Si Si 3 compiaciuta di arrivare alio 100 dol,lo ai prieghi iniet, pol clisi questo purga interamente quel poco ei sospeii O, che mi oradi qualche pregiudigio nolla opinione di questo Signore, cheio aves si avuto poco a citore it suo vant aggio ; Onde ne

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Lo ax visa dolia spedihione salia dulla Calami in , o di corro uti xamento dello raro proprius a dolia modosima.

di quelio , cli' ella pesa : imperciocchsi pes ando ulla libro

Sei, ne sos liene, come post a veilere S. Λ. S., pili di do dici. E Son sicuro, che quando io aves si avulo comodita di tempo, e di chi in 'ax esse lavorati diversi serramenti conPSqui Si teZZa , od a mio modo, sarebbe adesso in istato di issat maggiore stupore. IIo satio sabbricare questi duo ferri in forma di due ancore ite , si per dar loro qualch e forma,

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uo, esset si ii ovato uia pu Zo di Calamita Si vasto, o robus ira , che Sostula qua via' ancora di nave, e si ancora per laco modita di questu branche, alle quali Si Possono an dareatla cando alici divorsi pe gelii sino ait ' ultimo tentativo dulla sua gag Ilai de Za : essendo lisi non ho salto l ' an ore dei maggior peso, che io ho velluto potur essere SOS lenulo:

Zi 'nZa , subito presentali i surri a ' poli dulla pie ira si a lac chino, od Oli re a quesio, porch si lac si veniato in opinione .che ii modos imo peλλο non sos longa colla medus ima sol gain ogni luogo delia Terra, ma che essendo noli a Calami ladiae poli, i 'uno di ossi si renda pili valido, e t 'ultro mono per la maggiore vicinan a ait 'uno dei poli dot monito, cio dolia Terra , cho solio la linea equino tale Sariano ambi

in Firen o o a Pisa, o l 'alii O por i 'Opposito, it che desidereroi cho sus se con diligen a cisServato: e pero a cla-scuna delle due ancoretio ho allegali i ferri, ed altri peλχolli , che sono ii pili che qua li ho poluto sar sos tenere . si ante la pie ira cosi preparata come la mando; Onde costh

olio non si si eghi ne i conduria, ina perclisi si veggano Suhito i suoi poli colle lamelle ai Suoi luoghi; sic cho, Sen ana vovere altrimenti la delia ta voletia, hasta preseniar te teste delle duo an corolle a quoi due sori, applicando la piugrande at polo piu robusto, che si segnato Λ, cho v uol diruΛustrale, e la pili piccola ait 'alti O segnato B, che significanoreale, a 'vertendo di metiere amen due i ferri ne li' istosso

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tempo, perelisi trovo, non sun a grande stupore, clie ulla piuvolentieri ne sos lien due, che un Solo ; ed uia surro cosigra e , che per so solo non Sara retio da uia polo, vi si al- lacchora, metiendoue uti alii O ali altro polo. Devest ancoavvertire, noli 'applicare i surri . di funere t assicella equi

distante ali 'ori Ionte, perchsi stando it plano delia Calamita pendente, te teste deli 'anc Oreste Ssuggono, nsi cosi

Per quest' essetio, meritamento stimato da S. Λ. Se renissima, di scacciare e lirare it me desimo ferro colla me

desima saccia i , ii mando due sei relli , t 'uno de ' quali .che si quello di tutio tondo, si deve pOSare Sopra una ta-vola ben plana e lisci a , e l' alti O , che si dorato , si applicaalla pietra sopi a quella linea, che V. S. Ill ustri S S. Vede Segnata δ' argento sulla sacci a principale : tenendo pol so prala ta vola la Calamita cosi pendente come ii suo inglio com porta, e an dando pian plano per assi Onlare t 'altro cili nil rettO.che saris sulla lavola, si Vedris scacciario quando se ii saris au vicinato circa l' intervallo d'un dilo, ma rilirando in mani e la pie ira in die tro, ii me desimo seri et to la Segulieris, ser- mandosegii pol un poco lontanetio: si che an dando di nuo voad incontrario colla pietra, di nu0vo si risi reris in die tro, es suggira l' in contro. Ε perchsi quest' esseti O ha qualch e poc Odi disti culta, si ne li' esse guirio, come nello spiegario cOSi conseinplici parole, quando non succedesse di poterio sar Uodere di presente a S. A. S., glielo saro veller io venendo cOsta quest' est a te per obbedire at comundamento di quella: oquesto dico, perch si Spero d' esser per ii Ovar in pie ira ancora in mano di S. Λ. S., come cosa S limata da quella de-gna d 'aver tuo go iralle altro cose ammirando. Sulla qua lcreden Za, e accio che S. Λ. S. possa in sieme c0mpiacere a

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quel Sig. Ol Ira montano, osseudo io vi 'nulo a Vone in , mison musso a curcare tra questi l Apidai j v antiquat , o nuho iri Valo uti p0λλο poco minore di mole, uia a Ssai di virtu, subbene la qua lilii della pie ira mostri ill essur di buouissima Vena; ma at mihi parere non si Stala fugaia per il bu in verso, lolcho chi la ridia cessu in una palla, come per a V Ventura PD-li in aver in animo quel Signore, acquisius obb0 3SSai sorZ3, e lapalla si caverebi,u cosi grande in questo minor Pu comeneli 'altro maggiore. Su questa opinione l' ho prosa, credendo di sar bene, o la mando insiduae coli' altra; pero V. S. illustrissima mi saris gragia di presentare a S. Λ. S. colla pie- ira it inio bucino animo, pregandola che n quullo Si complaccia di riguardor sola mense, perdonando mi se ho satio questo di pili sopi a ii suo comandamento, e lanio Piu, quant Ocho scri vendo at Sig. Picchona deli' eccellen Za deli' altra, miscrisse che la pie ira do vova ossur mandata in lii OgO, doxulania usquisite Za non Saria Stata per a V ventura neceSSaria. O stimula molio sopi a la mediocrita. Se la piutra resta appresso S. A. S. i , io hO nulla sanias in ali uni altri arti si χi da ronderia ancora assai pili maravigii O

qua in comodita di posui gli usare, o soli di credere di po- iurgii sar sar sos tenere sorse qualtro voltu tanto di quelloche lui posa, it che in una pie ira cosi grande si molio mirabile, o io non ho dubbio che, se an dola in peχχuiti pii coli, Se ii potria sar sos tenere pii, di trutila libro di serro,

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vi posando te nosse sulla via aita 'cati i suoi surri; o por duro qualche poco di spirito a uia ial corpo , alludendo ulla mira colosa natura e proprieta di questa pie ira, pur la is aulo iserri cosi avida monte su gli accostano ed uni Scono, vi si po- tria aegi ust nere uno di questi duo molli: Vim facis uinor, o quello dei Petrarca: Im0r ne si oreta, sim bolo per mio a V viso con genti l misterio es plicantu i 'impstrio da Dio con o

dulo at giusio e legit limo Principe sopra i suo i sud disi. il

ra pisca la divogione, sedulla o obbedien a dei vassalli, oiale sara quando la potesta regia verra essti citata non in opprimere, ina in sollevare i popoli a lei commossi. E comoqueSla Sopraumana virlu , nol nostro Serenissimo Principe originaria, gia divinamente risplende, cosi confidat , sit quella liberta. cho it si loto di inuestro da S. Λ. S. gia per alcuntem po concedulomi seco porta, mi sono io per meZZo di V. S. Illustrissima voluto dimostrare a quella ΛlteZZa, non ammonitore, ma ammiratore di cosi divina condi Zione, laquale non si desidera, ina gia apertam sente si scorge nolla sua natural bonia, tacendo per una illa Dpl Serenissimo Padi e Ie lodi di questa viri u. che nol Serenissimo Figli uolo eruditari amente si disson lut ali' una od ait 'ultra dulle quali

AlteZZe, sed in sieme a Madam a Ssti senissima, Supplico VOS- signoria illustrissima, cho per mio nonae baci umilissima-

Parnai di avero alii a volta pregata V. S. I. a renitur grarie a S. A. S. di avernii cosi benignamente salto grahiadi convertir li 200 solidi in 100 doblo, e questo per cautelar l 'illustrissimo Sagrodo, che io non abbia neglello ilSUO Vaniaggio, convenen domi per i molli obblighi otio hoc On questo Signore stimar molio la sua yra Zia, in augumento d0lla qualu desidoro di proxuoduro S. S. I. di uti vaso

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questi si sara corri spondente se, per intercessione di V S. I., ei potro agglugnere la magnificenχa det Serenis S. DOStro Signore, impetrando mene uia vaso da S. Λ. S. , e sacendoche la prima graχia concedulami aiuli l 'impetra Zione delia Seconda, si como it posci di uia surro aiula la Calamita a Sostonor pili facit monte l' alii O. Dei quat favore ne res loro io Perpetua mente Obbligato a S. A. S., o preghero ii Signore Di O, che di quanto a me ne donera, di tanto ne levi il bisognoal suo felicissimo stato, e a'suoi sortunatissimi legui l). Εa V. S. I. hac iando con Ogni reverenga te mani, mi ricordo do votissimo od obbligatissimo Servitore.

si in Alludo alle si otio toscane aliora in curso contro i Turchi e i Barba re schi, at quali ultimi avevan O poc' an Zi os pugnata e pres la cilla di BOI 3 . Ossendo comandante deli' armata navato 1' ammiraglio Iacopo Inglii rami, edullo truppo da s barco Silvio Piccolomini : e questa impresa erasi salta se putre da Fordinando solio ii nonae dei Principe se reditario per animario. dico it Gallii γ i, alia gloria o alle imprese di mare. Quanto voltu si consideri clio Ferdinando I, oltro tu tanto cose Operate Doli' interno dello stato , aveva creata una delle piu formidabili maritio cheali Ora corressero ii Mediterraneo, e che su iungamente lo spavento dei Τuro hi . at quali lento persino di rapit e I' i sola di Ci pro e la Siria, o te cui,quadre assi onto vittoriosa mente pia voltu: quante voltu si consideri coria' eglisi fosso res , temulo e ris potiato dat primi potentati dol suo tempo, e te sue navi vuleggiassero per tuiti i mari det globo, commerciando nullo Indie Orientali e Deli', merica: quante voltu si consideri che tuli O cio si complevadat Principe di uno stato che non giunge va ad uti milione di anime, ait ret-tante ci sara sorra ripetere, eho come la dignita doli' uomo individuo malsi mi,ura dat censo e dat facili onori che no derivano, cosi lo splendore di Una naZione dipendo assai mono dati 'ampleχχa de' suoi confini, che dat l'alio ra della mente di chi la regge.

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i arta della grande suspensioue in cui si trova pur inducan a d' avulso doli' arri, o delia Calamita a FironZP.

Io mi trovo da quin dici gloriat in qua in istis o con sol, re continua, doue non si ii minor ira vagito, an Zi por av- ventura si ii maggiore, it non aver ric exulo lettere di V. S. ll- lustrissima iasi questo ordinario D si l ' a tiro. E benchsi io non possa credere clio ii Servi Zio, che io conse gnai di propriam auo a quello cliu attende at procacci in Vene Zia , la Seradi Santa Croce 2ὶ alte cinque ore di nolle, non si a Staio benricapitalo, o anco non si a stato di inlistra salisia1ione det Sereniss. Nostro Signore, luti avia non posSO sar di non re- Slar con qualch e traVaglio, non sentendo nil ova deli' arri-vo. Vero si che mi resta qualohe speran Za ui rice vere letiere di V. S. Illustrissima domani, O l 'altro, pol cli si non Soper quale accidente te Sue mi ven gano sena pro tral tenule in Ven0Zia due O tro glorni. Ma perclisi ii termine di potergit Scri Vere con questo procaccio non si ostende Oltro at segno di oggi , non ho voluto disseri r pili di scri vergit, o supplicaria a sarmi graχia ch' io intenda ii successo dei nego-

E per non accrescur molestia a lei e aggravio almio male , sin iro con hac largit uinii monte te mani o ricordarine gli servi toro devotissimo. Il Signore la soli cili.

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Dubbioso so sta, O tio, desiderato in corte Pur te solife l0χioni osti, o no Phi040 schiarimento ut Vinia , ii quale pii risponitu con sua deldi si Giugno, autogras a nulla Palatino. Torna ancora sust 'argo mento dolia Calamita.

La posta passata rice ei per man li persona ili cor lotin ordine in nomo di Madam a Surenissima e dui Serenissimo Principe in proposito det risi ovarini in questa e Stalo a

i' alii O scri tomi alciano sulti mane avanti da , . S. Illustris S., lultavi a vieno os presso con modo late, che Potria anco, sunZa slorci mento ui parolo . rice ver senso di una benignae mile revocaχione doli' ordino primo. Da V. S. Illustriss .mi sui ono Serit tu queste formali parole : Ben ἡ vero che il, renissimo Grun Duca nostro Siquore desidera di xi cederni quesi' es late in Virenae, urendo Vi an MsoIn0 deli' opera e presenta rostra, e peris mi ha comundulo , ch' to vi serti a chedociale venire iv 09ni modo. E io , come mi pare 'a che con-vonis su , breve e se inplice mente gli rispOSi. che sarei ve- nuto ad obbedire. La forma di questo secondo ordine, anχipur lutia in tessera iniera, se precisamento questa: nudum i Serenissima mi ha imposio che is vi sci ira, che se ri tornu bene di Penire questa es sale a Pirenae, che Vli suris curo , eii simile mi dice ii Sili. Principe : sic lip P0i sentite , e in- tanto io vi preqo a conservui mi in rostra struria. Di Firen-ze, c. ora, se si rim uoue ii servire ni Sereniss. Padroni venire a Firon Ze a me non loria a tisi bene no presso che bene. si com0 ali' in contro, concernendo ii sui vi 1io delle Loro Λli 'λχ0, ii venire a sui virli mi torna non pur bene, ma Olli mamento bene; non essendo solio la polusia mi a cosa al- cuna, la quale io volent iuri non sponda pei' serviri' at mio

Principis, dico sino at dispendio delia vita siessa. Pare che

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