Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

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da S. D. M. ii colino delia felicitii.

Λvevo Sporan a di potere a quest ' Ora rendere a V. Λ. S.

quelle graZie, che devo, per a Vere Ella salto con tanta es sic acta raccomandare ii nato nego Zio all' Illustriss . Sig. Procurator Donato, e insistino darii conto dei successo di osso. Ma gia che per la iunga assen Za da Vene1 in deli' illustris s. Sig. Giro lamo Cappello, che si uno dei ni formatori, non si si ancora spe dita cosa alciana, e sorse non si spe dii h cosi presso, non mi si parso di do ver disseri r pili questo mio debito, e tanto piu quanto dat Sig. Residente di V. A. S. hoavulo avulso come ha gia traltato col Sig. Donato e avulo bonissime promesse. IO dunque, con quella infinita umillis che de VO, rendo gra te ali ' Λ. V. di esset si compiaci uia dis avor ire e Onorar tanto uia suo minimo servo, ii quale, altro non polendo, terris in perpetuo scol pilo noli ' anima unlanio debito, e in compenso glieno pro glistra da S. D. M. ilcolmo di se licita. E qui con ogni umilia la in chino.

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Lo ringraZia ili averse necollo amoroxoImenio te osse riu della quas ruitu. - Λ questa luitura risponde it Principe con sua delli Gunni 0 1606 , autografo nulla Palatina.

IO ho tardato si nora a scri vero a V. Λ. S. rite nuto da an timido rispello di non mi es porre ad una nota di temerita O arroganZa: o prima ho voluto per via di considentissimi amici e padroni inviarii do 'uti sugni di reveren a, chediretia mente comparii gli avanti, parendomi di non dovere, lasciando lo tenebre dolia nolle, assicui armi di sis sare immedia lamente gli occhi nolla serenissima luce det Sole oriente, ina di an dat gli prima assicurando e sortificando con lumisecondarii e res essi. Ora che ho sentito aver V. Λ. S. rice vult i misti umilissimi segni di devoχione con queli' isteSSasi) II diverso tenore di questa lettera dalla sua precedente Pol rebbe per iuventura indurru il lotiore in qualcho dubitarione si a dolia data, si a delia identila delia persona , cui Ι' una e l' altra sono diret te. In torno a cho cicissi elli amo ad attestare che ii nitidissimo autografo di en irambe non lasciali Ogo ad equi Voco, o ci costringe a cercare mi glior rogione delI'avvertiladisserenZa. Opiniam O noi dunque che l'amorevoluIIa dimos trala da Cosimon Galileo suscitasse in osso la speranga o ii desiderio di rostituit si ulla patria in c0ndi Ziono degna delia scima Oramai conseguita per tutia Europa di primo male malico doli' et a sua: cho a questo sine, Dei tempo Stesso che pruden-Zial monte cercava di ovvantaggiarsi presso la II pubblica , sacesse es plorari' animo dei giovino Principe, it quale accogitessu favorevOlmente gli us seu, e consolasse ii Galile , di quelle promosse, cho vera mente ebbero illoro essello poco dupo ch'ogli su assutito at trono di Τoscana. Λ questi unsio, che pure possiam supporre in i tali da qualche tempo, non accentia laletlera precedunte, non potundo Galileo senZa imprudenIa sarxi allusionesiacho non sussu corio doli' animo, col quale it Principe li avo se accolli. Dor tat qui sa ci sumbra lucida mente tolla di meλλο quella diibbieχZa, alia quale abhiamo accennato in principio di quosla nota. No la mancan a dipiu esplicita consorma Itone, cosi nulla prosunte missiva cho nella respon--ixa dot Principe, pilo infirmare la nostra interpruia1ioni'; clie an Zi, a Par r nostro, i 'avva lora. dove si ponga mentu allo contingen Zu dulla particolare condi tono di onli ambi. Λl dosiderio della toria nativa e alia natu iade' i quipi condoni it letiore quanto giusio mente possa parergit ecce,Si ο Dei modi dulla presente. 2) In alta. I 0 . cit., aut gras a.

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dire la mi a presen Zial servitii, Velago con Sicut 0ZZa mng-giore ad inchinarmeli, o ricordarmeli per uno di quoi sedulissimi e devotissimi Servi, che a somnia gragia e gloria si repulano di esset gli nati sudditi; se non in quanto quoslo mio debito naturale Precide in stra da alia nata volon-laria elegione di poter mostrare ali 'Λ. V. di quanio iungamano io an iopori ei it glogo suo a quello di Ogni altro signore, parendomi che la Soavita delio sue inaniere, e laumanita delia sua natura si an o polenti a sar che cia Scheduno brami di esset gli schi avo. Questa mi a naturale dispo- si Zione sa che io non pensi ad altro che a quello che PO-lesse esser di Servigio di V. A. S., ma dubito mollo di non gli avere a restare servo in tutio inutile, pol cho i maneggie t 'imprese grandi non sono da me, e sono te basse aliene dati' Λ. V. Supplisca dunque at dilutio dolle nite sor e l'eccusso delia Sua benignita, e si appagbi di quello, che man- cando negli esselli sopi abbonita n et mi , animo. At Seronissimo Granduca e a Madama Serenissima desidero e8Ser ricordato per devotissimo servo per bocca di V. A. S: angi desiderando ricordarini tale ali ' Ιllustriss. ed Eccelleniiss. Sig. DOD Ferdinando GOn Zaga, e agit Illu SiriSs.ed Eccellentiss. Sigg. Orsini, ho concluso che que Sto mi Oasset to passando per la lingua di V. Λ. S. acquisii tanto diemcacia e valore, che ii dir Lei a quelli Eccellentiss. Sigg. solamente - ii Galileo vive vostro devotissim0 SerVO - POSSaeccedere qua lunque pili culta ed emcace Oragione, che per persuadere questa verila io potessi immaginarini. La supplico pertanto ad esser servita ui sarmi lal gragia: e a Lei

Stussa con ogni uni illa inchinandomi prego da Dio ii colinodi solicita.

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tua tone quei di Roma, che ii tengono impediti gloria o en Otto: pero pol elo dire ait 'amico, che vi ha pariato di quel, ignore ledesco, che io saro costis alla pili iunga l'ultima se stadi Pas tua , d0po ii quat tempo potro attendere a quel SignOre , e che si attanto me li Osseri Sca e vegga di trallenerio. Jersera a due Ore di nolle sui ono mandali via li Padri Gesulli con duo barche, te quali dove vano quella noti e condiarii suo ri dello Stato. Sono partiti tulit con uti Croci si SSO alia ccal O at collo, e con una candeletia acceSa in m Ino, e jeri dopo desinare sui ono serrati in casa e meSSOVi duehargelli alla guardia della porta, accio nessu DO enlra SSe Ouscisse dat convento. Credo che si sat anno partiti anco di Padova e di lutio it resto dolio Stato con grati pianto e dolore di molio donne loro devote. Questo si quanto mi Oc- corre dirui. Fate reverenZa at clariss . Sig. Foscari e date minuOvo di tui, e baciaio te mani ai clari Ss. Sigg. Cocchi

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Tibi uni di Firen Ze dieci gloria i sono, o si ovat ire letturo di V. S. t e duo compassi invias imi id quali iustero dat

mi ei di casa erano state iras tenui e , percho per ire Selii mano innan i ii ave vo sci illo che non mi scriVossero plupercho ero per partirini: e perobsi la partita mi a Si pro- lungo 1 o gloriai di piu, nsi io ebbi lo suo lettere, iasi ollan si ii amici su0i sono prima res fati serviti. Ma piis, ta mi acaltiva sortuna ha Voluto, che appena ritor nato a Padoxasia stato assa lito da una mala ilia gra e e pericol OSa, id quale mi ha lenulo e lieno lut lavia nolle suo sorZe, si clivit servire V. S. I. se stat a per necessith ri tardato ; nsi polro rimandarii gli strum senti prima clie la prossima set li-

mana, at quat tempo senλ' altro glio ii mandoro insistino con diae copio degli usi toro, d alle quali restorii I' amico di V. S. I. salis salio ancora dei problema. Mi scrive in olli edella spes a che ci Sarh, in quale per esser molia non pube SSer risi Orata con manco d' uia socchio det mi glior vinoche si si a fallo questo O l ' anno passalo in cotes le parti, ilquale tanto pili mi Sara grato, quanto cho lo domando nolservor della febre, e in uia anno che te tempestu hanno rovinato fullo l' uve di queste contrade.

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tanta, che qua tiro b ioni compagni in una Sunt ala ne velle-robbero ii sondo, uia a me basteris uia muse, perelisi in li0xero parchissimamento. It vino non to domando a lui se non come procuratore, per fisi ii richi edere dirui tamen tu vino achi beVo ac tua, olli 0 allo sproposito, sarebbe con progiudi

ΗΘ lires a qu0s a balduh a con in cortesia di V. S. I. di passare t 'imaginagione con questi discorsi di Bacco, mentro che la febre mala mente mi rasciuga di dentro. Miscu Si e mi perdoni, e quando io possa scri Vero di proprio

pugno avero da conseri r soco qualche specula Zione in torno at moto. In tanto te bacio con Ogni maggior riverenga leniani, o insterne alia illustri S sima e generosissima signora

sua Consorte e sucii figli , at is tali fulti concuda it Signore somnia felicita.

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iana terrana, la quale poco dopo con Verlitas i in una con-linua mi lia rite nul , o mi ritie ne tu ita Via aggravato, bon-cho da sei gi 0rni in qua non si a cOSi severa mente OppreSSO. In tanto ho con mio grandissimo dispiacere sentita la mortu

doli' eccellentissimo signor Mercuriale 2ὶ che si a in ciet 3,e appreSSO quella di altri medici principali di Pisa : per il

pensi ero, det quale sarci quel capitale , che ii suo perseitissimo illud igio te defleris.

1ὶ MSS. Gal. , Par. I, T. . , autogras a. Edita dat Fabroni o dat Venturi. 2ὶ Girolamo Mercuriale, medico di gran fama, Dac quo a Forti nel 1530. Prosesso od e sere it O l 'arte sua a Padova, a Bologna, e sinat mente in Pisa, didove irasserito si in pati ia noli' aut uiano dei 1606, vi mori. Fi a te suo curo pius 'gnalato su quella deII 'imperatore Massimiliano II, cito gli addim ostro la sua vico uoscon a con ricctii donativi, e coit 'insignit Io do I litoto di cavati ero oconte Palatino. Λ Pi-a go leva, come abhiamo dolio altrove, di uia Onorariodi due uilla scudi l 'anno. I Forti vesi, cho gli avexatio dato in Vita grandi segni di s lima e di fiducia , pli prossoro dupo morte lana statua sulla Dub-blica pia Z a. Fra te oppro di quos to dolio modico mortia particolare mEn-λione quella che inlitolasi Nomothesaurus, seu riatio laclanui insantes Padoxa 1552 ) libro rarissimo citato dat Morgagni: o se in questo mos tra Hianto Saviam 'tile appro Zasse l' importan a de' principj dulla si sica educa ione in uia tempo a sui poco solle cito di tali euro, ti l suo trai salo Dθ ν ricibus et de re siciendo uaso precudoiso oon lodo i moderni iratias isti d lia

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di molli anni : u li vivo est ruinamente asse Zionato servi toro delle Loro ΛΛ. SS. si per tu singolari cur 'κκu che da lororie 'veste quando sit costa, si per i presenti e donativi ve ramentu regi che ne porto in qua ; si in olli e Sominament in amorato dolia cista e dei pae se attorno di Firen 10, ni si vell0 mai fugio di col0brare clo che costa veilde e gu sto. Λli' in contro avendo qua aequis lato quanto potu Va SP 'rare di sinci illa o di reputari ine, 0 si ovandosi per i 'ela malo alto a tollorare tu saliche continiae, che pser gi ovare a tantis uot amici e padroni gli convione ogni giorno pigliare , eporcio essendo molio desideroso di uia poco di quiete, si permani seni mento delia sua vita, come pur condurre a sine al- 'uno suo opere, no gli mancando altro per adempti e la sua

virtuosa ambi Zione, cho di pervenire a quiri tituli e gradi

ij Gir0lamo Fabricio da Acquis pendente, celeberrimo anatomico deli 'ola sua. naeque Hella cillis, dat nonae dolia quale o generat mensu denominato. nol 15 37. Λvova appona 28 anui quando succedet te ni celebro Faloppio nulla cattudi a di chirurgia a Pad ova, novo Osui cito la sua professione e lesse anatomia o chirurgia pur 45 antii. Colmo d'onori dat Padoxani, chir pur xli ri ZIarono tina si altia . si vili asso, in elu gia avan Zata , in Hua sua doli iosa villa sulla Bronta, che viuue an O iat volsa a' di nostri indicata colia Ome di Montra'nu0la d'Aequapondente , o dovo sint i quoi et orni nollus arva o tu di Ν2 anni , ii di 22 Maggio 1619. 1 suoi seritii di anatomia e lisiologia sono raceolii Aollo it litoto di Operra omnia oo. I 0ida, l73η , in-sol. in il suo trullato De ostiolis venarum ha satio credero con solidam uto . cli' ogli . prima det Sarpi, conoscessu la circola tono dei sangust, essetido quest ' Val-vole it principalo strumento d0lla det tu circulaZiono. Galileo ora amicissimo di quesio suo collega d' univ0rsita, come Do ita sed in Pros rate, o avexa ad Ollato I'uso dultu suo piliolo d' Aloe, dolle quali noluistia tonato lituo di Ricordi pag. 22 a lovgo) troviam O la semente dosori Zionu ru Lo pillo l0 4'Λloo deli 'Λ qua pendunt se si sanno cosi. Pigliasi libro i di Λloo, ilu quale si pusta e tamigia futtilinente nullan dolo dat fassulti e immo nisi te. di pol qi instite in uia piatio di torra e ci si bulla q0pra libru i l 2 di sugo diu rose . o si in the ol sole coprendo lo con ura lami pio rado per te mosche, e piure voltu ii sti orno si muscola insiuinu , O quando si s Posso come in loZZo, si tornau a buti arvi alii et tanto sugo di roso , lascia udolo simit mente ni sole coperto .u e muscolundoli, piu voltu il gi ivno : di pol di Diiovo si tortia a buttarvi x altro sugo ui roso, o si seguila tanto che vi statio bullato libr0 15 dei dolio u sugo, lasci aud0lo sum pro ni sole: o in ultimo si lascia asciugare uri poco , Piu, Si cho a pena scorra, o si ripone in una Vescio a di man ZO, lasciati dolo an coro suo an piu: se dat in massa pol di voltu in xolla si piglia, s quasi 40 si ha da usuro, o si riduco in pistole n.

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ai quali allii della sua professione d arrivato, che non glipossono se non da qualchu gran principe assoluto essur di nati : pertanto io stimo, cliu egit molio volunt ieri serviret, bol'Λ. V. S. Aggiungesi, che riti UVandosi egit una gi Ossissimas acolla, o non avendo altri che una si gliuola di uia suo ni pole, sanciuile ita di dieci anni in circa, o che dour, ossor

che essO Vede che quei cosium t e virtu , che a donna benallevata si conVengono, molio me glio in colesti monasteri uobilissimi, che qua in casa Sua poti ebbu ulla apprendere,ed essere pol at tempo det suo maritaggio lavor ito dat Sapientissimo consigito di V. Λ. S.; per te quali cose luite ioconget luro qua disposiZioni di caligia re Stato 2 . La qualcosa ho voluto io di proprio moto, e Sen a conserire una minima parola nis ad esso signor Λcqua pendente , iasi ad altra pei Sona Vi Vente, comunicare a V. Λ. S. ; il chu la supplico a rice vere in bucin grado, e come essulto nato da unos visceralissimo desideri O di servirla. Ne saris clunque V. Λ.quel capitale che alia Sua prudenZa parra, e quando anchule pareSSe che sus Se cosa da non ci applicar l ' animo, almen O si certa, che con altri che con i mi ei pensi eri non os talo ragionato. Degni si dunque t ' Λ. V. rice vere in bu in

grado la puritis dei mio assulto , e mi Scusi della preseniocosi male Scritia, polchsi per la graveZZa dei male, Volen- dola scri vere di propria mano, mi si bisognato meiterciqualtro glorui. Resta mi it supplicaria a baciar con ognium illis la veste in nato nome at Serenissimo Gran Duca, fit at Serenissimo signor Principe : ed ali ' Λ. V. con Ognium iith inchinandomi, prego da Dio somnia felicita.

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ni SSimo cono Soluto, an i in questa mi a iunga malattia milia visitato insistino con t 'eccellentiss. Sig Acquapendente,

stimandolo io tra i mi gliori medici che oggi siano in que sta citiis. Egli su nulla sua gio ventu medico det Sereniss. di Mantova, padro dei presente Duca : dopo su due u Ollo

quelli che Si prevagi tono deli' opera sua. D uomo di anni 50

in circa, di a Spello grato, gio Viale, o di inaniere e costumi piace voti e onusti, e at parer mio da clar Satis sagione non men O nolle corti, che nelle catledre. D di presente su ri dic indotta , e procura salire di grado e di stipendio : incon-

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