Le opere di Galileo Galilei

발행: 1842년

분량: 423페이지

출처: archive.org

분류: 미분류

81쪽

quesio Secondo Ordine mella comu per accessorio d0 li ultri mihi assari ii servi hio dello Loro Λli 0ZZ0 Surenissime, maali incontro questo non sola munie si in me it principatu uia it iusto: in guisa tale, clie assolutamen tu a Firon Ze pormiet interessi non lio che sar niuiale, ni a se ci si aggiugii ii servire at Padroni, non ho clie sare alii Oxu otio a Firen χ0. Lo parolo dunque di quesia secunda letiora, ohe puro se dipersona molio accorta, mi hanno meSSO in grata confusione, o promossumi diibbio, che l' aggradire che sacossuro tu Loro Allo 10 Serenissime la mi a Venula in Toscana, e ii mio si e quoniare la Corte, susse Sola mente uia trabocco della summa benignita e umanita di quelle, col quale, non Seu a qualchul Or tedio, Si degnassero di concedere uia poco di cibo al sa melico inio desiderio, che vanamentu mi irasporta ad insinuat mi nolla servitii di quelle; ma non gia perchis dulmio servi io utile alculio, comodo o ditello alto Loro Al-leZZe ne provonga. ii quat punio duxu con molla circum-Spegione eSSer considerato da me. Si che t 'invito, Illustriss mio Sign0re, si grande, e importa tullo it mi O resto: Ondo a me conviene in Ollo ben consultare, e considerare te duucario che ho in mano, delle quali la prima mi dico Pierim, o la seconda Pensavi sopi a. per tanto necessario, Chu lo conseri Sca queS O mio Scrupolo con persona considente e alia arimu0Vermelo, la quale per lulli i risputti non devo esSero

altri che V. S. Illustrissima. E pero io la supplico, che deposta quella parte che si in tui di cortigiano, e ritenuia SO- lamente la liberia o ingenuita cavallei esca. mi dichiari colla Sal de Za della punia dello flocco, o non mi adOmbri conia pleghev0l penna, quanto io devo stare : perchsi se mi dira solanistille: Vieni, che cosi si nu0le dui Pudroni, tanto mi basteris, e lo scri vermi attramente saria uia metierint in maggior confusione di quella in che mi irovo di preSente. IO la supplico appresso a non disseri r pili di dirini qual-che cosa delia ricevula o dulla riuscita delia Calamita

82쪽

I ETTERE tu C. Am LEO is porcitu giuro a V. S. Illustriss . cliu la subre confinita, Histila 24 gloriat in qua mi ira vaglia, sunZa darini uia minimo: ntervallo libero, non mi amigge tanto quanto ii non sentirela satis sa/ione di S. Λ. S.; la quale, Sebbene io non multa in diabbio o oli 0 S. Λ. t 'abbia aviata, O la Sia per avere,

0ssundo in effetio la pio fra it triplo u anco ii quadruplo tu eccellente di quello che si di manda va, tultavia it non

sentir niense non passa sen a mio grave dolore. IO VO insini uminando cibi pensistro se mi polosso ossere Stato ascritio a grave mancamento ii non avor consegnate tu piet re e la casse ita at Sig. Residente, se condo i 'ordine datomi da V. S. Illustri SS., ma invia tute sola monte per il procaccio: Onde per mi ascusa si sorλa ch 'io dica a V. S. Illustriss . come essendo in Venuata li ire primi giorni di Maggio, ii iei χo, che su sabulo se ii di di S. Croce, sui continua mento alior no a due sabbri asarii lavorar contro a lor Voglia, perchh era festa, a sorZa dida nari, in torno a quultu duo ancore, e Sopraggiunia mi lancillo ool lavoro anco impersesso, mandat una poli ZZa alSig. Residon te, dicendogli che do 'evo consegnarii un lavorOnon persetio per inviario con quel procaccio a S. Λ. S: e domandandoli sino a clie 0ra ci ora tempo avariti che it pro caccio partisse, S. S. mi Scrisse cliu ci ora temp0 sino nquat tro ore di nolle, ina che dubitava chu quella Sera non Si Saria pol illo mandar niente, non vi essendo tempo di sarhullelie, essendo aleiane Diiove costilia Zioni dei Signori so-pra i d agi: dat che comprosi come S. S. avea credulo, cheio sussu per consegnarii roba da gabella. Final mente a Veiad Osatio lav0rar Sino alle quastro ore di nolle, seci chia mare una

gon dola, in quale con dissicullis si ii ovo, si per sessor i 'ora tarda, come perclisi ii tempo ora pio 'Oso e oscurissimo, eriti ovandonii duo grosso mi glia lontano dati a casa det Sig. Rusi denio, quel gon doli ero b ,rboliando mi condus se in litodelle dii a Torri. dove abii a det to Signore: ma essendo it Rio molio iungo. la nos te Oscurissima. o la pioggia grande, non

83쪽

rila, per la pi0ggia, e per gi 'in triglii delle robe, i alchsi mi

ri solvolli a sarmi Vogare a casa it maestro dei procacci, doxo at vicevitor delle tellurd consegnat te duo Calami lustiori delia cassella, accio te potesse metiero nulla horsa dolio lettere di corte, e gli mos trai la commissione di V. S. Illustriss ., e come quelle oran robe per S. Λ. S. Egli lolso in Dola il lullo, o mi disse cli' io non mi pigilassi altro fastidio, che l' averebbe in viato con quella sicureZZa che si conveniun. Mi si p0tria dire cli' io do vovo indugiare a l' altro ordinario, o io i 'avoret anco salio; ma percho mi irOvavo aver rice vult i danari, o conse gnatili ait 'Illustriss . Sig. Sa-gredo, non Volli mei tervi altra dilagione. Questa si l' istoria. o io riti Ovando mi aggravato dat male porro sine a questamia, Scrilla in cinque gi Orni, o tornero Solamente a Supplicare V. S. Illustriss . per te viscere det Signore a cavarini di

si in Sebbenu neppure null'ollegata responsiva dei Vinta a queSta letiora si ii Ovi accenno veriano circa Ι' arrivo dolia Calamita a Fire Ze , sappi amopero cli'essa vi gluti se felicemunto; o dat non vellet ne altra istanZa nolla se uentu teliora deI 20 Giugno do tibi amo argomontare, che , O per l' Orgatio det Residente Toscano in Ven0Zia, o pser qualsivoglia altro me ZZO, Galileone Venisse certificato. Paro bensi cho quosla stupenda Calamita, delia qualooggi ci manea Ogni traccia, andasse indi a non mollo perdilla, da quantori Ievasi da duo Ioituro di Leibni 1io dot 17 Genna jo o 13 Giugno 16 38 a Λntonio Magii ahqchi, nselle quali deplora altamonte questa perdila. Le quali lettere bene lisi si loggano a flampa Oar. Germanorum cul Int. Mayliabe-chium eo. Epistolae, T. I, Luil, nitit Epist. XXVII et XXVIII), non sarci dis- caro che qui se ne ri producano i brani relativi at nostro argomento. Dalta 1.' Dolenduin est Maunetem illum mirabilem, cujus in Galilaei literis mentio, nusquam comparere. Ootandum excuti quidquid superest literarum Galilaei et Torricelli, ut appareat an non coquosci possit quis fuerit P0ssessor Ma9netis. Certe apud sapientes pretiosissim te Venimae praeferretur hic lupis, qui promus coxulus esset futurus mirabilium ea Perimentorum, per quuo altius penetrari p0sset in arcanu Natui se . Miror Galilaeum ipsum n0u

84쪽

quem Guilla uni inu nil reliquias qu0los umquc, ici P0ssidere , vel tu potestate habere arbitror QC. Dalla 2.' Muunetem illum mirubilem cujus anim0dverti mention in si ritu epistola quadam tu liti Galilaei, ab Antonio Iulihoni , clute multos on nox Neapoli odiis. et fortasse a te ipsi suppedit ita, nuspiam hodie comptii ero valde doleo. Foret enim numerandus inter riarissima Tatui Ge mi Gcuta. et w99Ham lucem Philosoρhiclo MMyneticiae iaccende et . Ut Geure ferram Gali- lucum ejus praestantiam Curtio Pic heriae, Muqui tunc Ducis Secretario, non c0mmendasse esticacioribus Derbis. Interim fel indicium t Glis rei proderit posteriisti, ut obtuli Ma9netes subinde Oaeam in ritur, ne forte neuteola in aliis lateat similis proprietas. Uuanti clutem momenti sit Philosophia Muunetica Od Geoyraphiam et rem Nauti am, imo ad eruenda Naturiae et systematis

mundani nostri arcania, ni u isnoras PC.

E siccome non se da porro in diibbio chst orni piu diligunte ricurea si astata satia dat Magi inbechi , o cio non os tante nessiana traccia ci Q pervP-ntila di quella pietra muravi gliosa, non ci sombra suor di proposito l' indui ruche, O non Vorificati si in Firen Io, per impuri χia dogii osperimentat 0ri, il

considera ione, mandata in dono ali' oltra montano citato uella lettera dol adi Magetio, dol quale non ei si vulnilo satio di scopi ire indiZio VPruno, mal- grado te piu ininus e ricercitu da n0i usa te si a i Man0sci illi dulla Palatina.

Ilo in te SO quanto V. S. Illustris s. mi ordina, it clie Sara da me os eguito secondo it suo comandamento quanto prima,ciosi subito che l 'Λcqua pendente me ne daris licen Za, o lesorge me lo permetieran DO; e Spero che non paSSeranno piuili otio giurni che saro in vi aggio. E Sox venen domi di averta molle volte tedinio con natu lungitissime tellere, per non mi obituare in questa calliva crean a, Voglio cite per ora mibasti averti desto questo solo: e restandoli devotissimo servi-ior , con reverenZa li bacio te mani, e te progo da Dio felicita.

85쪽

Propone una impresa delia quale si si egi ii Princi po Cosimo nulla occasio no dei suo solenne ingresso in Firen Ze coli 'Arci duchossa Maildalena d'Austria sua Spusa.

Essendo questa dolle felicissime nor Ze det Serenissimo Principe, figli uolo di V. Λ. S. e nostro amatissimo Signoro,ia prima occasione per la quale tu ita l' universita dei suo isedelissimi servi e vas falli, chi con uno e chi con alli O su-gno di am0re, di sedella, e di Obbedienga comparendo innan i alia Sua Serenissima Λlte ga, dimostri ii vero e vivo giubilo cho sente Dei Vellei si per si fortunata copula stabilire la speranga di perpetuat si solio cosi dolce e Soave go- verno; parmi che S. Λ. S., in risposta di cosi grati asselli,

do vesse nil' inconiro con qualche esplicantu segno manifestarea quelli l 'inferno asset to suo, in innata sua umanita, e la Sunsingolare proleZione, con la quale abbraccia ed si per abbrac-ciare iusto ii popolo dalia Divina Prou viden 1 a solio ii suo

go 'erno e patrocinio costituito. E questo per a V Ventura pOtra ΓΛ. S. sare, se comparendo Dei cos petio pubblico di tui toti concorso dei suoi vas falli, spiegherii misteriosa mente ne ita sua impreSa, non carat tere che de noti qualch e suo pili particolare assulto, ma si bene che si a sim bolo, ii quale gli animidi i ulli universat mente vonga a consolare, con raSSi curat glidella celeste pieta, che ne it 'umanissimo suo petio riSiede, con

86쪽

con la carita, che col timore e con la sor a. I ale o si generos O pensi ero parini Chu ac concia mente possa es plicarsicol figurare per corpo deli' impresa una Palla di Calamita, dalia quale punilano molli surri da essa SDSfenuti, dggiungendovi il motio Vim fucis Amor: il cui sonso allegorico si cho sic come quoi serri dati a Calamita son contro la propria

inclina ione mos si ali' in sit o sos leniali in alto, ma perocon una quasi amorosa violenga, avveniandosi l 'is fesso serro avida mente a quella pie ira, e quasi di volontario moto correndovi, si che dubbio an cor rusti so piu la sor a delia Calamita O il naturale appetito dei serro, O pure tin amorOSO contrasto d' imperio e di obbedien a cosi tenace mente ambedui congi unga: l' asset to coriose e pio dei Principe, si gurato per la pie fra, che a Sol levare o non ad opprimere is uot vassalli Sola mente intende, sa che quelli, rappresentati per i ferri, ad amario e obbedirio si convertino. Che pol perta palla di Calamita accolacia mente si additi la persona dei Serenissimo Principe, si manifesto; prima, per es Ser la palla antica insegna delia Casa, inoli re essendosi da grandissimo sitososo dissus amente scritio, e con evidenti dimos iraZioni

conserinato, altro non es Ser questo nostro monito inferiore

in Sua primaria e universat sus tanZa, che uti gran globo di Calamita li: e importando it nome Cosmo it instilesimo chemon do, post assi Sollo la nobilissima meias ora dei globo di Calamita intendere ii nostro gran Cosimo. Parini alti est che non meno acco iacia mente ven ghino dat serri pendenti dati a pie tracii conscritti i devotissimi vassalli di S. Λ. S., perobsi se ii serro solo si quel metallo dalla cui dure Za si traggono te pili sal de armi si iter la dis usa nostra, come per l'osses a deli 'inimico, Chi non sa che nullu mani, uel ouore e nulla sodo dei sud dilisi vi posta ogni di sesa e sicut 0χ a it et Principe e du'suui stati

87쪽

si maniungitivo loro verso di Esso. E quando volosse l'Λ. V. mantenor vivo nulla memoria dei su Di vassalli questo ponsistro, putria in ques la occasione sare stam par modo glio ii 'ar gento e d 'Oro, d OV e da una parte sussu questa improsa colsuo multo, e dati' altro in torno ait 'imagine uel Serenissimo Principe quest altro: Muqnus Waynes Cosmos, che nul sensoliterato altro non dico se non che it in and a Sia una grani alamila, ma soli' altro sonso dic hiarn t 'improsa.

dita ) uella Palatina.

Il benigno assetio, che da diversi segni ho scorto in V. Λ. S. Verso in Pei Sona mia, mi presta di presente ar-dire di supplicaria con ogni maggiore umilia, che VogliaeSSer sorvita di favor ire messor Benedet to Landucci mio cognato, ii quale te porgeris la presente, appresso S. Λ. S., Siche resti graχiato di Ottenere quanto in uia suo memoriale domanda, assi curando la che in diligen a se sed filii da ni unaltro lor va Ssallo saris superato, e raucomandanilogii la PO- vera sua famiglia, che per late a tuto sara dat tu iungitu suo miserie Sol levata, che si opera prima dulla somnia honta di V. Λ. S.; che ed ossa his ignosa famiglia nullo suo calde ora-Zioni appresso Dio ne tu rondera merito, o io in perpetuo'

88쪽

Risponde destramente ulla domanda sallagii, in occasione deli ultima malattia dei Graii Duca Fordinando l. di riti ovare colle r 'golo deli astrologia gludi Ziaria ii vero gior no dulla nascita di questo Princip0, Onde dolei minurno I 'anno climatorico sil .

Per calculare con ta ole Pi uloniche, e emendare it molo

Duca, mi se bis ignato consumar tanto tempo che non prima di adsesso ho potulo assi cui armi a dire a V. A. S. cOSa al- una di resoluto circa it suo diibbi O. Ora te dico, che consi Oniando li accidenti decorsi coii l 'uno e con t 'altro leni a. mi par assai pili consorine alle rego te ii credere che S. A. S.

tal cho S. Λ S. corra adesso i anno cin quante Simo nono, non it Sessantesimo, e si a dei suo olimaterico it principi a si a duo anni e meZZO o non si a diciolio mest: it quale ancos puro che S. Λ. S. Si a per superare solicissimamentu 3 col sa -

89쪽

vore di Sua Divina Maesta, uelle cui maui principalmenturis lede ii governo di quelli. che ba destinati a ruggere i p poli. Inta illo in chinandi mi con Ogni umillis a Vostra Λlle ZZa Serenissima, te bacio la vesta, e dat Signore Dio lepi ego ii colitio di felicita. ALLA ME DE si Μ, si Pudora. 11 Velibrato 160,

La ringi a1ia di avere e gaudita la sua preghi erit a saxoro dὐl cognato Benedello Landucet.

La dissiculta attraversata si ne ita resoluZione dei nego-Zio di iness. Bene det lO Landucci mio cognato ha partori lodui biloni esset li: i' uno, che ha porto Occasione a L L. AA. SS. di accertai si delle oueste condi ioni di detio nato cognato, o l 'altro di dimostrare a me come, SOpra Ogni mi O merito, hanno in considera Zione la mi a devotissima e umilissima servitu: on de io devo d Oppia mente ringi ariare Id dio e la loro benignita, che non men O cortes emente che prudente mentelianno disposto di quello ulligio ad utile e comodo di delicimio parente. IO rendo durique grarie in sinito a V. A. S. per la benigna intercessione appresso it Serenissimo Graia

Duca 2 , usi polendo ultro per adesso derivare dalia mi a

nando it mi O Obbligo perpetuo, e progandoli da Dio it colui odi soli cith.

90쪽

Parta do' suoi si ij o di ali uno e perion Zu inturno at moto dei projetii. o specialmetitu in torno ni tiri dolio artiglistrio.

Ilo in teso minutamentu da mess. Bene dello Landucet,inio cognato, it corte sissimo asseti O, col quale V. E. Illustriss . si si mos trala favore volo nella consecuZi Onu della gra i a d O- mandata da quello, o sinat mente coii l ajulo det suo favoreot lenula: ondo io tu ne rundo grario in sinite, o i' accertoche in quanto la det, Ole1 a delle mi e sorge si ostenderis, non mi avra V. E. Illustrissima a pos porro ad alc uno de' suo i

piu pronii e seduli servitori.

l) MSS. 6 ii l. . Par. Vt, Τ. 5, autografa, edita nulle Novelle Lelle arie fi Firente net 1784, o ultima mentse dat Venturi, Par. I, pag. 95. Neli' una o null'altra odi Ziouo manca it uomu della persona cui quos lato itera o dii olla, o it mesu in cui sit scri ita, o cio per corrosione dolia caria in uia putato, che noli' inferno dolia letiora corri sponde sui me ouella data, o Deli'ustertio sui meZZo della mansione, talcho della data notiri mane se Don chu: Padsva li 11 1609. st della mansione: Sig. et D Hir Medici. Ii md se pol ultro vi otio facit mente do isti minato da ita precedente letiora . Polla qualu Galiloo ringi agia Ia Grandii 'hessa dot savore usato at Laiadueci. lo che modo sima mente sa ora colla persona cui la presente e divulla: ondeambo duo sono necessaria mente dolio stesso gloria0 1l Febbrato, Pssutidia as--urdo I 'imaginare cho Galil o avos se potiato ri tardaro alm n a uia mos a r in ura lare di uia uiIicio cost importantu P0rlui la persona cho lo avdua savorito, o specialmento una pursona di casa Medici, come Vediam O Osser questa. E chi olla si fossu, non ei sumbra di melle determinar . Cortamenie nou

lisu della maioria, che per la forma dulla letiora, o special mutile per la mansio no: mono ancora i suoi si a telli minori. Dovendo adunque forma rei in uno dei molli altri di casa Modici aliora viventi, crediam a di coli ire nul gius ios 'gnatando Don Λntonio, si a tollo naturale di Maria Do' Modici regina di Francia, tollui cito in corte a FironZe come indilibro delia famiglia. amotor dulle sciunto si stolio, o corri spondo rite di Galileo, como appare da parocchio suo leti ero ad os o dii otio se pi ima o do po qu0 t' 'poca, ed esistenti si a iIi S. Galiloiani dolia Palatiria.

SEARCH

MENU NAVIGATION