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ren e Sono Stato occupato in ali uno contemplaZioni, o in diverse usperion e aliouenti ai mi O trat lato dulle meccant
che: dei quale ho speran a che la maggior Parte Saraiano COSe Diiove, iasi da altri State iocche per addi uiro. E puto ultimamente ho si nilo di riti Ovare lutio tu concluSioni, conte Sue deinOnstra ioni, altenenti alle sor e e resistunχe dei legni di diverse lungheZZu, grosse/Z0, o figure; e quanto si an pili debili uel me Zo che negli es tremi, e quanto In Ig-gior peSO SOSterranno Se quello saris distribuito per tutio illegno angi che in un sol luogo, e quat ligura duxeria averuaccio lasse per tutio eguai mente gogitardo: la quale sciuia Zoh mollo necessaria ne i sabbricar macchi ne est Ogni soria di sedi si io, usi vi si alc uno che ne abhia trat talo. Sono a deSSO in torno ad alcune questioni che mi restano in torno at mos a dei priuetii, ira te quali molle appariungono ai liri de illar-liglierie: e pure ultimamente lici riti Ovata queSta, che l=Unendo it peZZO SOpra qualch e luogo elevato dat plano dolia campagna, e appulatandolo livellato giusto, la palla usui iudet peggo, si a spinia da molia O da pochiSSima pol Vere, O anco da quanta basti Solamente a sarta uScir dei peZZO, Viene sempi e declinando ed abbasSandosi verso terra conia medesima velocitis, si che noli 'is tesso tempo in tu ili itiri livellati la palla arriva in terra; se stano i liri lontanissimi O brevissimi, Oppure anco esca la palla dei se Zo Solamente e caschi a pi Ombo uel plano della campagna. Et 'istesso occorre Dei liri elevati, ii quali si spediscono tuli ineli' istosso tempo. tuti avolta che si ut in alia medes ima
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parte anc0r tui in talia, ho pari mente scoperte grandissime proprieta delia natura, uia non mi basia l'angustia dei tempon poterie Scri ere at presente, do vendo spe dir molt' alti e letlere. Mi risei vero dunque a maggiore opportunita, a dirun V. E. tre O qua tiro conclusioni e esset ii velluti e gia pro-Vali da me, che a vanZano di instravi glia sorse te maggiori Curiosita, che sin ora stano state cerca te da gli uomini: malanto basii per Ol 3. Res fami a supplicar V. E. Illustrissima a conservarini quel luogo delia sua graχia, che la sua Somnia boutis milia Sin qui concedulo, assi curandosi che ha un Servitore, che di devo ione non cede ad alcun altro. E per sine in-chinando megit con Ogni reverenga, li bacio te mani. e lipi ego da Dio somnia felicitis. AL Gn ΛΝDUCA cosi Μ0 ii l Pudor i. 2 i Febbruio 1609
Si condole dolia molle dei Graii Duca Ferdinando, o si rallogra della sua assur Zione at trono. - , questa loliora risponde ii Granducaonia sua dot 7 Marro. autograsa si nouisa) nolla Palatina.
Con te modesinae lettere mi si arrivata l' acerba Duo vadulla morte det Serenissimo G. D. b ordinando di gloriosa memoria, o l 'nu vis 3 della coronagione di V. Λ. Serenissima, Ondo io ne ii is tesso lem po mi dorro deli una e mii allegi ero deli 'altro con l 'Λ. V.; e ii dolore di si gran perdita deve in vero esser comune di tulta la Cristianita, o S-sendo mancato uti Principe, it cui prudentissimo go emo 'ra spe cchio alli altri potoniati. Dovianio pero consolui ci
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uel uolor divino, ii quale vellendo la sua gloria ossor ni rivata a quel segno, oltro ii quale non Si da passaggio irale grande Ze ierreno, i ' ha voluto condurru alia destinata beatitudine celeste: della quale non possi amo dubitare, avendo Sua Divina Maesia con iunga serie di solicissimi succhssi
stra Serenissima ira i primi fiori deli' dici sua si uiti di se uno maturo, che hanno di gia dato maioria di sar pariar di loro.
e non Sen Za Stupore, a i popoli loniani: ma non giis Duovia me, che avendo per mi a benigna fortuna, e per unaan illi di V. Λ. S. avulo tante voltu gragia di esset gli approSS0, avevo piu e piis volie lolio uel suo silenχio l' alto λ a dei pons ieri, ch 'Ella custodiva per questo tempo. Io Supplicol ' Λ. V. S., che essendo ella flata costituita da Dio per comune volt Ore di tanti suoi devotissimi vassalli, non silegia italu Olla di volgere anco verso di me, pur uno dei su Di pius eduli e do voti servi, i 'occhio favore volo delia sua graria; della quale devola mente la supplico, menti e con Ogni iam illumst ii in chino se hacio la veSl3.
Lo ringi aria degli nisi ej etia salti per procurat pii di ritornare at servi lodet Granduca . e lO sollecita a continuarii.
La tollera di V. S. por molli rispotii mi si sta in gralissima; prima col renderint testimonian a della memoria
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cho lione it Serenissimo Graia Duca inio Signoro di me, pol coli' accertar mi uella continuata asse ione doli' illustrissimo Signor Enea Piccolomini ita me in sinita mente sti- main, come anco duit 'amore di V. S., ii quale saco nilogii prendero a ovoro i mi ei interos si l' induco cosi corte sementea Scrivor mi in torno a particolari di grata momento : dei quali ullicii od ait ' Illustrissimo Signor Enea od a V. S. i Oresio perpetua mente obbligato, o glione rendo graZie in- sinito : e parmi debito mi . in segno di iluanto gradi Scaiant a cortesia , flargarint con te Signorio Loro in torno a' mi ei ponsiori, e a quello sinio di vita, net ismate Sarebbe mi odosiderio di passaro quelli anni cho mi ros lano, acciOccho
in alii a occasiono, cho si presentasse ait ' Illustrissimo Signor Enea, possa con la sua prudenZa e destre ZZa ris pondere piudolor minata mente at Sorenissimo nostro S ignore : verso lacui Alle Z a , Olire a quel riverente OSSequio e umilissima
interesse, non si condi Zione alciana colla quale io non permulassi tu mi a fortuna, quando cosi placere intendessi aqueis ' Λlte11 a. Sicelisi questa sola risposia polria basiare ad osselluare ogni riso tu tibiae, che a quella placesse di prendere sopi a la persona nata. Ma quando S. A., coni 'si credibile, colina di quolla uinantia o cori est a che ira tulit gli altri laron dono . e sum pro piu la ronderanno, riguai devole , Volessecol suo servi Zio ac Poppiare Ogni altra mi a Sod dissa Zione , io non resistro di ilire , come avendo Oramai tra vagitato venti
anui l . od i mi gliori di uita etis, in dispensare, comes i
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dico, a minuto alle richi esse illogia uno quel poco di talenio, che da Dio o dat tu mist saliche mi si stato concedulo nulla mi a professione: mio pensi ero Voramente sarebbu con- Seguiro lanio di ολ in o di quiete, che io potessi condurro a sine, prima che la vita, tre opere grandi che ho allo
lodo, o di chi mi aves se in tali impresu favori lo, apportando per avventura agit studiosi dulla professione o mag-giore o piis diuturna utilita di quello che nul rosio dulla visa apportar potessi. O i O maggioru di quello est' io abbia qui non credo ch'io potessi avere alii ove, tui favolla cheu dalla pubblica e dalle private tu hioni in i sosse sorχa uirili arre it sostentamento delia casa mi a , nsi io volentiorit' esset cile rei in alii a cista che in questa , per di Verse rδ-gi0ni , che saria iungo it narrario : con tutio cio tisi anchula liberta che ho qui mi hasta, bis ignando mi a richios la dique si O o di quello consumare diverse Ore dei gloria O , o belli Spesso te mi gliori. Oftenere da una nepubblica, bono hosplendida e generosa , stipendii songa servire at pubblico non Si costuma, perchis per cavare utile dat pubblico bis ignasod dissuro at pubblico, o non ad uia solo particolare οῦ omenti e Sono potente a leggero e Scrivere , non pilo at cuia Odi Repubblica esentarini da questo carico, lasci an domi gliemolumenti ; o in somnia simile comodita non pOSSO io SP rare da altri che da uti principe a SSO luto. Ma non Vorrei da quanto ho sin qui dullo parerea V. S. di aver pretensioni irragione volt, cornu che io ambisSi stipendii sun a merito o servitii, perchsi non si late ilinio pensiero. Λn Zi quanto at inertio, io mi trovo avere di-
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'4 LETTERE tu GALI LEO versu iuvenχioni, dulle quali an una sola, con l' incon ira re in Principe grande che ne prenda dilutio, suo basiaruper cavarini di bis igno in vita nata; m0strandonii l 'esperien a aver cose per a V ventura assai mulio pregi abili apportato at l0ro riti ovatori comodi grandi : e questo si stato se in re mi a pensi ero proporte, prima che ad altri, at mi Principe e Signor naturale , accio si a in arbitrio di quello dispor di quelle o deli inveniore a suo beneplacito, c- celtare, quando cosi gli piaceia , non solo la pietra , ma ancola ministra ; ossendo che io gloria ulmen tu nu irovando det tu nuove, o molle piis ne trovorei, quando a Vessi piuoχio, o piis comodita di artesici, doli' opera de' quali mi potus si per diverse os perien e pro valere. Quanto pol ni Ser Vi-Zio quotidiano, io non abhorrisco se non quella Servilii meretricia di dovor os porru lo mi e statiche at pro Io arbitrariodi ogni avventore; ma ii servire qualch e Principe O Signore grande , e chi da quolio dipendesse, non Sara mai da muab hora tio , uia sibbene desiderato e ambilo. Ε perchsi V. S. mi locca alculio cose in torno ait 'ut illiuoli' i O traggo qua . gli dico come ii mio stipendio pubblicosi forini 520, ii quali ira non molli inest, sacendo la mi iri condolta 1 , son come sicuro che si convertit anno in tantiscudi: e questi gli POSSO larga mente avan aro, rico, endo grando nihilo per ii man enimento dolia casa dat leneru
ger ne molle, cho io te curchi, desiderando in sinita munio piis it tempo libero che t 'oro; perchis somnia illoro tale chu mi possa reniter cospicuo tra gli altri, SO che molios iu dissicii monte pol rei acquis lare , che qualcho splendoreda' misei studii.
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Gli dii avulso dolia sua invenZione dui catini,cohiale o dolia condo una vita accordatagii dat tu Ropubblica di Veneχia con 1000 si ortui annui.
Dopo che rice et ii vino mandalomi, da cui non vi hopiis sei illo per mancamenio di materia, vi scri vo Ora perchis hoda dirui di nu0vo sic , se h0n sto in diibbio se di lal nuo vasenii rete pili di contonio o di dis placere: polchsi vien tollula speran Za d' a vermi a rim patriare 2j, ma da occasione
u lite o Onorata. Dovete dunque sapere comu sono circa a due me Siche qua su sparsa fama, che in Flandra era stato presentalo ut Conte Mauri χio uia Occhiale sabbricato con tale arti si Zio, che te cosse in illo lon lanu te saceva vellere come vicini Ssime, Si che uia uomo per la distanχa di due mi glia si pote auis liniamente vellero. Questo mi parve osseti O iant a mera i glioso, che mi dolio occasione di pensarvi sopra; e Paren- domi che do vesse avere findamento ne ita scien Za di pro-
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i, LETTERE DI GALILE spe uiua, mi mussi a pensaru sopi a la sua sabbrica, la quale sinat mente riti ovai cosi persulta mente, che uno che nu hos abbricato supera di assai la fama di quello di Fiandra. Ed
siali mollissimi i genti luomini o squalori, ii quali, bencho Vecelli, hanno piis di una voltu salii, tu scale de' pili alli
di questo strumento si ii rappresentare quello oggelio chesi, verbi gra/ia, loniano osi mi glia, cosi grande e vicino
lilii per te cose si di mare come di serra, e V den dolo desidi raro da questo Serenissimo Priuolpe, mi risolvetii ildi 2 o flante di compari re in Collegio se sui ne libero donon sua Serentia: o essendomi stato ordinato noli 'us ire dei Collegio che io mi irat te uessi nolla sala dei Pre adi, di lin poco I' Illustrissimo ud Eccellentissimo Procurator Pruvi. che si uno de' ni formatori d0gli studi usci pure di Collegio se presumi per la mano mi disse, come I' Eccellentissimo
Collegio sapondo in maniora con in quale a Vei a Servito per anni dici assolle in Padova, o avendo di pili conos 'iutula mi a corlesia nol sarii dono di cosa cosi accolla, a, QUA immediato ordinato agit illustrissimi Sigg. ni formatori, che contentandomi io, mi rinnovassino la mi a condotta in vita. con stipundio di si irini 1000 l' anno, o cho mancan- domi ancora uia anno a finire la condosia precedente, VO- levano ch0 il ssipendio comi iaciaste a corrui mi it sopi ud- deii presen 10 giorno, sacen domi dono deli' accrescimen lo
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lo, Si pendo come la speran Za lia te ale molio pigre e la sor iuua velocissime 2 . dissi es tu mi contenta, O di iniant a pia cessu a Sua Serenitis. Λllora illi lustriss . Prioli abbracciand0midissu: - E percho io sono di sui limana, e mi i Occa a co- mandaro iselello che mi Place, Voglio che oggi d opo desina rosia ragii nato it Proga di, ciosi ii Senato. o vi si a tella lavostra ri ondo ita e ballotia fa-: Si come su, restando pleno con tulit i volt, tali his i O mi trovo legato qua in vita, ob isognera cli' io mi contenti di podere la patria qualchu Ollano' mesi delle vacan Z0. E questo si quanto per Ora ho da dirui: non mancatelli dat mi nuove di voi, o ilui vostri nego , o Salutate inmio nomo tulli li amici. racco mandandomi alia Virginia on tulli di casa. Il Signore Vi Prosperi.
Lo supplica a trouar modo che ii suo servi lore Λlussandro Piersatili Possa ricu 90rare uia credito conli alio con certi gonti luomini Pollacciti. Λ questa ri pondo asserinativa mente ii Vinta con sua idei 7 Novem bre , aut0gras a s in edita J nulla Palatina.
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ii ovando tu questu libro riu, commessi la me desima inquisi-Zionu in V0n0λia; ma pari menti in vano, Onde ne ho scristo in Germania, di dove tu a vero indubitata mente. In tanto invio a V. S. Illustriss . to mi e , accio non resti piu lunga- mente sun a: Dis io ne rico vo in comodo alcun ,, essendo per ilia Pu ZO occupato in altri stud j. Io sono in necossilis di dare uia poco di briga a V. S. Illustris S., o questo per aiulare uia po vero uom O mio Servi foredi molli anni. ii quale circa ire anni sono presto da 300 Scudi , che Soli posse leva at mundo , ad ali uni genti luomini Pollacciri : li quali sendo molli me si ita risor nati alia patria, non pure non hanno rimandato ii debito, ma in anco hanno itini ris posto a pur una uultu moltu lettere,
che Se gli sono scritie in questo proposito. Ora io Supplico V. S. Illustriss . che Voglia restar servita di Pr gale ali uno di quoi segre tarj di corte O altro amico suo, che si a coniunt , di abboccarsi con questi genti luomini Hprocurare δ' infunder i 'animo loro, o per quat causa non rispondono non solamente ali ' obbliga Zione, uia Iasi ancoalle tellure , accio si possa pol pigliar qualchu resoluλionee modo di osser salis salti : honesi' io credo che i dolii Si-guor i. quando Vegghino che, bis ignando, si a vera uno deipiis potenti meχZi, non a spei tui anno di sar, Violuntati, quelloche la cos 'ion χa gli do veri a sar saro spontanea mente. li non udi questo creditore inio servi toro si Λlussandro Piersanti , o
nuovo V. S. Illustriss . a mulierci uia Doco dulla sua aut Orilis o det suo favore, assi curando in che sarii grandissima opera di carita sollevando ques O povero uomo , che nontio altro at monito, sed essendo indisposto di infirmita iucurabile si da me mante nuto, aceto non in uota di necessitis. Ei 0 glierist ferro obbligo perpetuo; cli 0 saris per sine di quu-