Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

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3Aro mio D. Ferdinando , Via sapete ii come, en quando Abbia me a me stes tollo uello a voi ben noto volto is Son due lustri, usi ii sapere, Che in me dura ardente sete D' acqua n5 , di latae si , Che in bel sens Amore uni . Non vδ fiori , cereo i frutti ;Io io dico chlaro a tuiti.

Ed ε questa la ragione , Che non posia it gran Platone Coi fiuitastici pensieri Appagar gli amanti veri.

Voi direre, che 'i Petrarca Ha d Idee la mente Carca, Quali in tui erea la virtude , Che Lauretia in sen racchiude. esto . Amico , non ε vero ἰE' un Platonico pensiero .. Se 'i Petrarca ancor viveste ,

Tutio amitto , e malin conico gIo diret : Signor Canonico , he volete voi da l. aura

Coi sospiri sparsi ali' aura p

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Io vorret con Laura mia Stare un di da solo a solo Per poter con nobil volo

Da quegli occhi , da ques via

Di Madonna in Paradiso

Pol montare ritio riti .

Ser Francesco , stille aitto; Ch' io vi canto ii Calendario , E vi accuso anche at Vicario. Queste baje deli s levate :Dite pur , che non amareta vitid ; che in bella Donna Copre Ia eorporea Mnna ζDite pure senEa velo, Cli' ἡ la Terra, e non it Clelo , Che vi muove a bramar quello Dolce caro corpo , e bello , Che con vaga, e ricca gonna Α voi eopre amabit Donna. Ma tan odo un ostinato Petrarchista innamorato Dit, che sol virid si seram, E percid la Donna s' ama;

Che te belle son te scale , Οnde es primo Bel si sale Sopra i 'ali dei pensiero.

Ferdinando non E Vero, Non ε ver, credete a me.

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Voi direte e ma perchὁ Brevemente io ve 'i dirδ rUna vecchia a r chi puis, Benchὸ aggia, e dotin fia 3 Saria strana tantasia D una statua innamorarii, , D'un bel quadro, onde volarsi Puote ancora col pensiero Al celeste Bel primi ero:

Dunque , Amico Caro mi ,

Dite pur , come dic' io : Amo Delia, perchὸ ὸ bella; Il saper non amo in ella ;Non ia certo di Grammatica, Di Morale, o Matematica; Ma n. ben con due M' lumi Saetiare ancora i Numi. Io per diruela in co scieneta, E a partarvi in confidenra,

Quando sono a lei vicino Gia non penso al bel divino et Penso solo a quel sellerico , Che et dires estro Poetico ;

Io mi sento tutio acceso . . .

Ma voi forse ancora inteis Qualche volta l'averete ,

Ed a par di me it saprete. Dite ii vero : allor , che fare Col pensiero at Ciel volate ril restante

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a 33 RIME

Che gode an 'alma riamata amante , Che tutis altro in oblio pone, e non curaogni altro Oggetis .

Non vi δ periglio , che a lei rechi orrore , E di quel sol doleissimo pensiero Plena, e superba b che non vede, δ sprema La motae isten . Aneti par , che sicura Amor la renda, E rispellisio in essa ancor te fiere Uimmagine bellissima , e divina, Che seco porta . Non ha, non ha, Berardo mio, bi Agno Nὸ di Partico strat, n8 di arco Mauro, NE di faretra gravida di freccie

Qualor eammini o per te silve Ireane, E per l'inabitabile, e gelato Caucaso, o segua pur dei sevoloso Idaspe ii corSo . Tullo ὁ grato ali' amante, e tutio ἡ lieve; In ogni parte ii suo placere E seco, NE la mente capace ἡ d 'stra idea, che det suo bene. sis

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n, ehe tu seu rini mia cura ta , Vaga Delia gentil ; Tu la mi a casa rTu i genitori: Tu sei di mia vita' Tutio ii diletto. o che afflato io ne vada , e mesto sis O che allegreaza in me veggan gli amici Qaanto opro, o parto , o penso, Ella di tutis Sola 8 cagione. Ο che propietia dunque la Fortuna

Fermi a mio pro la Ruota, o che nimica Fugga ognora da me, Delia amar voglio Sempre contento. Ponmi ne' pigri campi, ove non maiΑura estiva sollimi albero alcuno , Ed in cui sol pes petuo orrido inverno , E neve regni : .

Pon mi, dove det Sol troppo vicino Priva it ealor di abitator la Terra et Delia sempre amerd , che talce ride, E dolce Paria.

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Fragii lavoro di non vera lode Con dotta seode a terren merto, e vilς Telm it tuo stile αNδ. siggia Clio: Volgi i euoi uardi ali'Etri, Ove penetra , chi disciolio, e scarco Des trulle incarco d 'ogni uman pensiero Sol prema ii vero . Sulle tue corde ii grande Eroe risuoni, , Che spreetia i doni di Fortuna, e vita se Natura , e spinis at Ciel si affetii sui Giovando altrui. Delta ingegnoso Amor nobil mantera, Onde la vera strada ogni Alma renda, Per cui si ascenda at chlaro eterno lume Dei Sommo Nume. La bella face di Piet , di Fede , Chi ha seco, viae in Ogni oggetto, e stu re In tulte P opre det Faltor Saurano La saggia manO . Ma spes avvien , che se iunga stagione In ria prisione oscura uom stia racchiu Di veder P uso perde , e 'i di l'adombra, E torna ait 'ombra: Nὸ da quel lato a questo pud plegar si Seneta spezzarsi duro troiaco adulto,

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fia dunque Opra, e pia grat Che. u. mainata in nol benda disciotre, E virtu porre d' innocente seno Nel bet terreno D eo, allisna in mor tenero insieme Di scienia si seme, e di piet i Τί vi A vergin creta ber secondo odore in Primo liquore.

M : da. ingesnos. Ambr se in Giusippo Additu sepe nella sita gradita Planta, di vita i fiuiti alle innocensi

Tenere mentia

ta fortunata planta in sen raccogite Roma, onde cogite aspirato uulto iE vede in tutio ii Mondo i rami sparsi i dilatarii. Altero ii Tebro mira alfin con unae sue dissi te un te o aeque Amose , mite, e pietos. at mar girsene preste

D Amox celeste.

3 lassi, oimZ, di si tali' aeque ἡ seeeo Gii ii sente ; ed ecco, lasso l la gran Planta Quasi si si hianta ; e non pia lieta, e vero Sue frondi perde. Agricolior, che oppressi i sues sudori

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in rei furori di tempeste inlia, Plange, e s assim, e volge a ciet crudelita sue querele. E pur Ginseppe ride in diton suo fiotito campicello, e Tam, Ahi l troppo caro , e des livor distruito,

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sc ELTE. 263 2 at gran Principio in sen, che meta , e signo Fu d ogni degno suo pensiero . ei vole a Quia fiamma suole alia sua' bella sfera

Din t grande Eroe, ehe suli' eterre sedi Splendi, e risitat, e vera gloria godi, e te tue lodi in umit suon raccolis Non ta , che ascolae , L'onoe di Dio . che in terra ognor cereari, esto almen basti , Onde te luci ami Di tue filiche a mirae vesga i chiati

Frutti a te cari r i

Si : Tu mirando it tuo stia adulto eampo Godi, e da lampo m livor proterat et Tu fida, e reggi, chivgoverna, e a nulberba te in Lai.

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