Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

분량: 340페이지

출처: archive.org

분류: 미분류

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RIME

Ii fingit metto ad onorar, cui larra Negli angusti suoi termini Ia Terra , Ma di Eme, ebe sis in Gelo illustre :

in cingere la fionis ,

Tutio traseorsi di citero si monte, E de' pili rari fior , che abbia Elicona, Formo scella corona Ardito un mio penserer, Quindi ad ossetis il lavor suo richitae Le belle ali alla Fede. E drima si suo eammino alle alte inre rQual generose auget , che Regna si suolo, E spiega a nobil segno audace si volo. Le vie de' venti giὲ trapassi, e franco Su 'l Fulmine, e se 'l Tuon si infra, e osserva me di tante Ruote it giro serva Intorno at Sol; nὸ qui te piame stimeo Trallien; ma un bes desse . Di pid vetit lo desta a nuovo ardire, E gli da nuova lena, e pia P fiamma et

Non teme viva fiamma, Non belua , o 'l Tauro , o l' Angue ἰMa per non conte strade ei pili s 'avaneta,E givgne, ove ha sua staneta Quel primo eterno Bel, che mal non languer

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s CELTE.

Ed entra audace, ove det sommo Nume Eletto stuot ri splende ai chlaro lume . Qui serma i vanni t e d 'una it guaeso gira In stra pura forma; e atario in quella' Bela pol resta , onde ogni forma E bella th, Ne comprende, e dissimo in tre pur mira Un set lume indiviso: Ma il tiscuo te con strepito improvisis Sehieta di Verginelle Hetta, e cara, Che inaese a nobil gara Aveva egus desio Dei Trino Nume manti ai sesio tuite

Con pari ardor condulte:

, Trioniante schieram' placer per me vinse et E accostarsi at suo cor la face impura Mai non ardi a ma pura,

Sara , che di adornario abbia l'onore E' sol mio queli' onor, che via iniectae,

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Donetesta at volto , at lauardi, at manis aecta Rispote allor se mia su sol Pimpresa. Cc,me de' vostri merti non dete , Solo in me la cadone 2 Io deli Eroe la guida io sui, is sproner Dei suo candor . di sua vittis costa e In quel bet seno amante Il notat seme io poli:

Tutio apprese ei da merda me su aperta La iacit via . che est' meta Gma it penser conduce, ove ripost Pienoe di lume eterno in seno a Dio. Ceda dunque iI sito merto renum at 'mis. Dunque , ripiglia con sereno volto , Con voce languidetis, e cretio umile

Modesta Verginella, io satb vile Ancor net Gelo ; e sesseiris , che testo uel grande onor mi sia, Per cui sol meritar tutis Ia mia Vittis impegnat : a'armb la fiode audace, E la sua nera sace vibio P laridia; e naeque Contro l'Eroe de' figli stessi in seno Rabbioso atro Veleno, de ii pia bel lavor distruito giaeque et Tullo inuinto via' io con ciglio ascivito; E di mie pene or mi s nega si stultor

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Ε tu I'ardix , che un amoroso Zelo In me deis, perdom Eroe celeste. Come si adorna, e veta . Solo de' raggi suoi It Sol, che os cura ogni stra luce, e opprime, Cost ii mio ardir reprime Tuo merto sol ricco des fregi tuoi. Dita, e dat Clelo sece a me ri torno Plano di meraviglia, e pim di scorno . .

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i 8 RIMA

Citta fmosa un tempo . Ahi l ma in un breve Istante sciolio in fiume ardente, e greve Un monte, aperto u sues des di la priva. Se or tu dat iungo orror, che la copriva. Signor, la trali ἔ e nuovo onor riceve Quel che su a te sectato, e a te si deve Pierioso resor , cui Parie oviva, D'Ereole s vanio ε pari ii tuo: l anseo Nome per te muta Erculanio. E oh l come

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Quindi con nuova Iegge es danno enorme Vergin Madre ei sotiria, che ure Dione adduce: Signore, io nulla intendo, e tutio adoro iCome un mistero io capird, se ignoro Quella virili che muove, e riproduceis Gi Astri ne' Cieli, e te terrem seme.

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Sia questo alfin di tue vittorie it segno; Glaccia stringer non puoi nodo pia degno', νε stringesti giammai. tra nes mortali. Di besa rara, e di virtute egusi, Oggi due spirii aequita it tuo gran regnor si di sede col pili costante pegno Stringe listo Immeo lacci immortali. Visa di dubbia spine, e sacro orrore Due Soli inseme uniti in un sol glom Di Teia rimiro Ia plebe ignara eme render nostra Patria inelita e chiara Anche regi in vasa conia, in un soggiorno, Questi due elitari til eonjunge Amore.

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Non per Pinvidiabit dipartita Della Deli' Alma, che net Oel silita Gingiato ha in liete te dogliose rempre sMa in te stesser Ah f Un sanio duol ti stempte, E al lungo error pensando di tua vita, ὸ Perdono at fallo , Q at disetto alta tedi, e 'I pianto quel cor duro distempres E se d sila ben infida scorta, E d uti verace mal dolce radice Donna a te su col suo leggiadro velo, T insigni it suo ratio suggit, che forta Anena manca fres bella , e felice E' sol chi volge ogni sua brama es Clelo.

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s CELTE.

D'aspre catene in si severe temprecingere si fianeo in suli' et1 fioritas Mentre in lagrime par che si distempre , si che sue voei at duol quasi contemprer Si ε, questa muta immago, Andrea , ne invita I gravi falli nostri a fagner ta re, E a chiedere es Signor perdono , η alta.

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