Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

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AL Sio. P. BER ARDO GAria Na

E se non che mi tenne pe 'l ciutatio L 'agnoi di Dio, v' en trava insino at mento. Bisosna andar adagio at passo stretto ,

Che chi sa tosto , a beli' agio si pente , E a penursi da seeteto egit E costretto. Non dico questo gia, ch' is sa prudente , Che dopo it satio dei mio mal m avveg ci , Nε son perδ disposto a mutar mente e Aneti se pronio es bene oprar mi veggio, E vada pure it resto dei badile , Ch i' sis , ta' un' altra volta sero penio, NE I essit Corbacchion di Campanile , Nὸ giova qui resser provata lancia,

Che tanto v' ha l' anulo , quanto it vile Per non vi tener pili sella bilancia, Liberamente i' vi vδ fir palese, me io son fatio Paladin di Francia D pario Tosco, come un buon Sanese , PereM toemi una lingua Parme ana, Che m' ha 'nsegnato l'uso dei paea. Pol cavescar volendo la su' alsana,

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Io da principio vorrei dir Ia tresca, Accio intendiale il testo colu ehioa , Ed a buon fine ii partar mio riesca. Se non ch' i' temo par, che questa cosa, Ch' io vi seri vo , ora venila in stre maia acie non sare e molis Horiosa. E forsi 'l iappia Mon signor Gallani, o 'l Τotri nostro insieme col Rettore,

Τgli per certo m 'averia in orrore, E come i cani suggon it basione. Tale egii di me ancora averta timore.

Il filio E latro : E ' m' ha giunto at boeconel E delle volpi ancor talor si piglia,Nἡ ψ' ἡ distinetione di persona . Solo coly Analatica famiglia Vi prego a voler sar la parte mla , Ma sineta pero die quat mal m' impiglia, Seneta specificar quat morbo saris et solo dit , ch' io sono attratio, E faecio un lago di Teologia, me a poco a poco stola di sippiatis.

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RIME E N D E C A S. I.

Con genio libero tra Ileti giochi. sciam , che graechino a lor talento Cotini raneidi veechi severi Che se tramontano dei sole i rani. Ben tosto Hedono fuit' orietetonte rNon cois tornano i nostri forni, Che ratio filuono verso l' ocease ;E quando termina una sol volta Questa brevissima mortes giornata, In un perpetuo prosendo sonno Senaa pili sorgere glacerem sempre. Su dunque baciami pria mille volae, RE pol tibaesami cento stre fiate; Dopo ripetere dei mille baci, E a questi aniungere remo altri ancora

A si gran numero unis conviene . Un nuovo cumola di mille . e cento.

Falte per ultimo molle migliaia Turbarem l ordine de' stri haei, Accio non possano pia numeraria, Ne invidiareeli qualche maligno , Qualor si sappiano tanti tuoi baci. EN

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I a Catulis.

SAper desideri, quanti mal baci

Bastino , o Delia, at tuo Pascale pQuanto gran numero di Libia arma Ne' Cerenaici eampi abbondanti Di Laserpizio glace raccolis

Tra it glande Oraculo di Giove ardente, E 'l saero Lapide dei vecchio Batto eo quante lucide stelle dat Gelo, Nel seren placido d amica nolle Miran degli uomini gli occulti amori: Τanti imprimendoti baci amorosi, O vaga Delia, net tuo bel vissi, Nella dolcissima boeea divina, i Negli oechi placidi, e languidetti,

In quel marmoreo ricolmo sino: Ahin Melandoti ad una ad urin Che tutae amabili sono, e perserie, Le tue bellissime membra gentili, E libaciandole tante attre nate, Che mal non possino i curiosi Contarie , o nu erci co' lor malle :Forseehὸ il mi sero , ed impa toris te stato allor sarebia . - SDRUCC.

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SAnto Agostino mio, vorrei lotarii, M at Mondo spiegare i tuoi gran merit , Con vir, che a Te stiron te scieme, et arti, E tuiti des sepere i fonti aperti. me it sed gran Santo sei , se Ιddio et iamisti Volle, e gli occulti suoi misteri ineerti A te iselare, onde abbattuli, e sparti Fossem gli empj , e error smverti. Ma tan veno io, cte pia sublimi serti Mancino alle tue lodi, e sono absorti , Quia picit legno di mar gonfio agit urti ronde, ehe Tu sei tanto grande io dirti 'Sol ud, quanto E C. . . . chi de' suoi corsidiusteri alta misera vvol ridurti.

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di bella donna gelosia

Chimano onor comunemente i ta ebi; Ma che un errore, e una injustitia sia,

Porre io vostio des Mondo avanti si occhi In tuiti la Natura si dolce crisDestro di belleara , onde ἡ, che stoechi Suo tardo Amor ; mai duro Ucim fra , Cui di gentii iambiante a Bel non tocchi di , M sel , che altro non ὁ , se io non Minganno, me un ficile sentire , per cui Mni ru

a Di pensiero in penser pub M sommo Bene et l

Dunque ἡ ingiusto usurpator, chi time Chiuso di bella Donna it varco , onde hamo Tulli natural dritto di menarsi. AL

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Vedi te piante, che at grave pesa dono , e Pacque dei qel Sebeto Che s gelo acuto sermansi immobilit di , che quasi gelasi in alia Il fiato stesso t Tra questi sieddi. orridi, Amico, che sirem nolli se tra cure roriade, e misere Trarremo P ore sempte solleciti D'un ben futuro, d in male incerto Vivere in dubbia speme douremo pselli, e a not stessi empi saressimo. Dunque co' lunghi solidi studi Sedendo in calda ben chiuia staneta L oetio, ed ii freddo vincer potrai:

Or rintraeeiando con brevi caleoli Le piu secrete qualita Coniche, O esaminando ridotte in poche Linee te parti dei corpo umano,

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Q le Romane, e Greche Venerim gran poeti espresse, e 'l nobile Delle Τοurane muse, ed Inglesi Spirito ἱnsieme paragonando rta or dei nostro Gumara amabile Sentendo i gravi molli piacevoli ;Ο dei Marenesh l arguto , e proni Libero umore godendo at soco :od impugnando it gran principio

Deli' attrattrice virtude incognita

Contro at Martini, e 'I Torri nostro , Giudice etando it tuo gran Zio. o Te felice, che sciolio, e vacuo Da ogni altra cura puoi tutio dedito A gravi studj sol tra te scienM , L animo ornando , passare i giorni. Io , cui divom inestinguibile Flamma Morosa, non pota volaereta mente altrove , che dove Amore 'Chiamata, e quella, ch' E di me donna a Quella cortese i gladia Delia; Che col suo chiaro splendor , che supera I bianehi marmi, e con quel brio Nobile, grato , e maestoso, Con quel suo volto ahi l eroppo amabile lTroppo attraitivo lὶ in eui non fissisi lguardo seneta restar ferito , Presemi, e tuiti regge i miri sensi. s Tutia

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