Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

분량: 340페이지

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v go it Sol, che il giorno accende δMa non sb , se la gran Madre Fatio ha sol per uso mio elP immenso e gran splendor.

Noi veggiam che in voi ri*Iende Dolce ardor , Donne leuiadre; Ma sentiam , che un bel desio Dice, ἡ tuo quel Sole, at cor.

E te piante beono ancor Della Terra it Reseo umor. Vol bevete ii nostro ardore, Not beviamo it vostro amore, Beve Amore it euor di tuiti rseviam pria, che Amor ne asciuiti.

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Ma perchὸ se nostri sono

Que' tesori che chiudete , Perchὸ tanto avare fete, Donne, a noi det vostro bes 3

Giova it flore che si odora, Giova it Fruito, che ristora , Tutro giova con quel dono , Che gli Sede amico it Gel.

Nd , possibile non fia, Che se stolio it Gel mellege se opposte in un set loco, Alma schiava, e amabit vel .

Troppo injusta inver seriata Natura, se Reesse Che in noi sia continuo soco Che in voi sia continuo gel. COR o. Eh l Tacete . Bevi, o bella , E si put d Amor rubella. Lo vetite Gia per gli ocelli

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Ω , v' intendo , ah s superbelle , Vol fingete d 'esser fiere , Per nasconder quel placere , Che cercate col negar.

NE quel tempo , che s' invola At placer , si pia ritomo :E perduio abbiam quel giorno, Che non spendesi in amar. COR o. Bevi, dice it Tempo , ed ama ;Lascia ad altri onore e sama , Vani nomi che inventati Futon sol da sorsennati.

Falto h l' uom per generar, E et Leon per ammamar.

E pur gloria i in tor la vita Ha . chi sol le belve imita lHa disnor , che sol si pasce Dei placer, per cui si nasce. .

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Le Colombe deli s imitate, E invitateci co' baci ro almen pure ii nostro invito Non Hegnate di seguir .

. a.

Dalle Tortore imparate, Ed amor chi edete audaci.

O almen sol da nostri amplessi Deli s cessite di fuggir .

I. L.

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EPITAL AMICO, IN CUI LODASI LA BRUTTE AVI UNA SPOSA.

Regi, Figlia di Giove, or che i' ardente

Lucidissima face d'Imeneo , Sgombrando it cimo error , che nostra mente Cina finora , non pili crudo, e reo Ne mostra Amor , placido , e innocente ;Cantiam delia Bruttezra it gran troseo , Cui per ignota es volgo alta cagione, Cede Ia bella vinta at paragone. II. Taccia intanto la Grecia i vanti suoi NE Elena, o Cleopatra, ond' ἡ si chiara

NE s altra H Mondo fu Bella pio rara; E tu china dolente i lumi tuo i , Venere , non qual pria laggiadra, e cara IE seneta graetie intorno, e seneta verat , Non te tua lodi, astolia i tuoi dispremi .

Stanc

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Padre , egit disse , troppo noti i mei scorni son gi , talchὶ renduta , ii sal , Vil Avola non sol son tra gli Dei,

Ma tra gli uos ini pur . Tacqui, e frenai, Per non turbarii, ii mio dolore e e avrei Taciuto ancor; ma E lacer colpa omai , Se l'esempio det Clelo ogni altro avum ata litannia a soFir delia Belleria.

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RIME

Uavvllita Ragion Areo it suo impero

Oppressi glace , e chieti cluto in vanora porpora reale, e sisto altero Di guerrier forte a valoros. mano, Di saggia mente a provvido pensiero , D'uom roZaci , e inculto anche a desit villano, Tutio la Belia vince e ognun conquiso

riletia an cor co' verat, e col placere,

E P incatena pol colla speraneta Vinto , e servo lo sprema, e 'l suo pensiere Rivolae altrove ; e ἡ tes la sua baldaneta ,

e Imen non stringet pisi nodo di sede . Ma setorre si nodo a diserior si veta. vIII. Madre , tu che r ardor de' casti assitu Desti , e la sede conjugale inspiri. Di, se lagois tra mille , e mille perii Un sol .che non sta impuro ,- sol ne mith D1 . se vi ἡ Bella, che onesta rispelli . Che pudica almeno at nome aspiri Ah l Chi aver di pili bella d vanto brama, Di piis lasciva avex cerca la funa. IX.

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PIACE VOLI.

291 IX. Freme a quel dit Giunone, e con severa

Fronte ripiglia allor di Oterea It fasto umit, la pi ici dema altera , L' arti, e te si odi dei saper la Dea Di Venere rammenta, e gil la schiera De'Numi tuiti con sitror dicea:

S'avvilisca quel bet, che tanto noce Quando Momo , ridendo , HEδ la voce .

Plano , Signori miei, plano , bel bello , Che 'l case non e pol cosi crudele . Che s 'abbia a mandar Venere in bordero, Perchὰ at marito suo non E sedete; Apollo medicar po tra it cervello iDi chi mangiar vuot seneta mosche il mele: . Non vedete che questa ἡ una paetata ,

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XII. Chi vuol goder della sua donna in paee , Che la si tolsa brutta in sua maiora .E' ver, no 'I nego , la Brutteaza spiace ;-Ma virtu bella uri brutto volto onoras E perdonate ii mio partar audace ;Alfin la donna brutta ἡ donna ancora :Ed al bujo , per diria senta chiose, Distinguer non saprei coia da coia . xl II. Ma voi mi replicate con gran sereta , E dite, che ι' Amor non E eleetione ; e a cercar sem pre it Bello Amor vi s rra; Veni amo adunque alia conchiusione :Il mio parer tuiti i litigj ammoreta :S' ordini a Amor , che in Ogni Natione Faccia questa osservar legge novella;

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Dunque ii pili grande. e 'l pia potente Iddio

Non is in me ravulsarvi il vostro errore

E pur d'ogni opra it fabro sol son io. Quel che giova, sol place ; e 'l nostro cuore Desia sol quel che piace, e net desio Sol det placer riconoscete Amore . or , per sedar vostri litigi insani , Convien, ch' io seu opra alti e remoti areani. XVI. Quel ebe sol giova, e quel che piare , ὸ ii Bene, Ch ' utile ἡ at corpo , o alia Divina parte :Doppio ἡ il placer . se da due sonti e' viene , E doppio Amor . Da terra si di parte L'uno , e quel che allo spirio si appartiene , E che 'i Lurano . e vero ben comparte , Bramando , det Desit aleta te plume Leggiero , e semco, e cerca it primo lume . XVII. L'alito at eo o si attien . L' esset mortale bini corpo al ben si oppon di vano ardire Fu justa pena a un si senesto male in ;Se as corpo it pia gran mal dunque E d mo ire; L' opra dei generar , che 'l se immortale ,

In quei che sol det mortat corpo han chra. Pose di generar l'alma Natura.

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