Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

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vera , l' universo tutio ha bisogno dei Nulla . Non vi serebia it Mondo , se non vi fosse stato it Niente r non potrebia it Mondo mante-nersi , se non vi lasse ii Niente . Ed eccomi glaentrato a dimostrare in un solo , e finale amomento la Persesione, I' Utilit , e la Necessit dei Niente. Io vi dicea, Accademici , che dueeose costitui scono la perseetione , essere indipendente da tutio , ed eiser principio det tutio. L.

I rima parte si ἡ gia dimostrata nes niente : Ia conda ε tanto chiara , che non ha bisogno diprova . Michὰ se noi diamo sede est' autoritὶ , eome sanno tutu i Cristiani, gli Ebrei, e i Mao- metiani , i quali riconoscono per infallibile it is sto di MosE : non vi sua dubbiti, che Iddio diniente M tuita questa gran Macchina creato. Se septa alia ragione ricorriamo , sara ben anche suordi quistione , che Iddio , e 'l Niente sono i principj det tutis . Io ve ne porter5 le sed chiare rasioni , e piis efficaci : pol con uia calcolo Analitico ve lo dimostrero . E . per sarci dat. primo , e da sapersi, che nessiuno de' Savi det gen illesimo ebbe una giusta idea di questo termine Iddio . Se domandate ad un Epicureo , egit virispondera i Io credo l'esisteneta di Dio , cloὰ d

una materia inanimata, ed eterna. Se domandate ad uno Stoico , vi dira : Io credo i 'esistenm .di Dio , cies d' un Principio intelligente , ben-chὰ materiale . Se domandate ad un Platonico . et ripigliera : Ioi credo l' esisteneta di Dio .cies S uno Spirito infinito , cia ha sormato M

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che vi sia una caosia prima , universile , eterna , che esiste necessariamente , e che deve chlamarii

Dio . Ma non E questo , Ascol tanti, quel , chenoi dobbiam credere di questo primo Essere perstitissimo. Debbono i Cristiani , e gli Vomini tuiti illuminati da una retra ragione intendere per Dio: Uno Spirito infinito , la cui natura dindivisibile , ed incomunicabile si) ; in cui sonri ite tuite te perseetioni immaginabili, e possibili, senia alcuna mescolaneta d 'imperserione; chelia tratio dat niente I 'Universo; e che ἡ distin torealmente, Astantiat mente da tutio ciocchὸ Eglilia creato . Questa E la giusta idea , che dobbiamo aver dei primo principio delle cose ; e questo appunto E quello, che nessula Gentile potὰ comprendere . Persuasi essi deli' indubitato A rismo , che di niente niente pud Arsi , credetiero

costantemente , la Materia prima essere coeterna

a Dio . Alcunt, tra quali Aristi te lodato percibsino ait 'estremo da, Alessandro Afro liseo) asseri-

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troppo note queste ragioni per liberarvi dat tedio di sentirie . Αltri, tra quasi 8 Platone , e Anassa gora , voltero, che la materia informe , inerte ,ed eterna da Dio man giata avesie riempito il,londo. Questo sistema abbracciato da sociniani ἡ ormat bastantemente confutato da tanti grandi Uomini, che arebbe actum agere t 'entrariae in .

giusta idea di Dio , quale ἡ e deve esser in noi, in- elude Pidea dei Creatore; bisogna a buona ragionconfessare, che ii Niente era necessario alla creaaione : iacchῆ se prima eravi qualche cosa . Iddio non saria stato Creatore, ma semplice disposito-l re , o architetto, come lo chlama Platone. Nε mi si dica, che quantunque dovea esserui it niente prima della Creatione ; non sta perδ vero, senemo dat, quod non habet, ii niente esser principio , e ςaosii deli 'Ente. Perchὸ , sebiane io sond accordo, che impercettibile a noi si questa propi ieta miracolosa dei niente; non pero clieverissima ella non sia . Un infinito da se solo sem- pre uia infinito dour1 produrre : se col niente uninfinito si mischia, doura necessariamente uscirne una cos, finita . Eccone la dimostrarione. Si divida, I , per I o avremo nel quoto

que sὸ noi chlanii amo questa quantita infinita , m : avremo i termini della proporetione ; e carail dividendo at divisore, come ii quoto ait 'unita,

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DISCORSO I. cy

clia un infinito moltiplicato per lo Niente da-ra una quantita finita . E' questa una dimostr zione tanto chiara , e coti ricevula dagii Alge-bristi, che o bisogna dir , che te regole deli' Α-nali si tan tutae false ; o consesiare , che ii Niente su necess xio alla creaetion delle cose. NE mencerto ἡ, che ii Niente alia conservason deli' Universo sia necessirio . Non enuero qui in briga co' Pirronici, e i Zenonisii intorno est' esisteneta

det moto ; ma terro per certo , come per altrotiene it Mondo tutio, effervi il moto non apparente, ma reale. Quindi con Aristotile, con Epicuro, con Cartesio , con Newtone , con tuiti

in somma i Filosofi , e Medici si amichi , chemoderni asserisco , che senis it moto non vi sa-rebbero animali , plante , o altra parte deli' Universo , conservandosi la Natura col solo moto. Pata pol a dire , che senEa it vacuo non vi sa-rebbe movimento : e qui sema impegna i a lun-ga disputa vi ricordero brevemente . che daliae

Teoria della resistenta de' merii esposta da Neru- Ione , e proposta dat Cor. 7. della Prop. 33. del2. Libro de' Principj Fili co-Matematici , e dat Cor. 4. della Prop. 38. dello stesib Libro si ha , che se tutio lo spatio solle ripieno di Materia , un Corpo movendosi in vii Fluido verrebbe a perdere la meta della sita celerita prima di finirdi pestorrere un diametro, e meeteto di sua lun-gheaeta : ma noi osserviamo , come Aggiungos Gravesande si , che un globo omogeneo di oro,

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68 DEL NIENTE: di argento , di piombo , e simile ἡ ri tardato mou

que E impossibile , che non vi sia voto . Daquesta medesima ragione di resisteneta ricavasi, chenon potre ero i Planeti, e te Comete muoversi libera mente , e seneta alcuna sentibile diminurione di moto, se gli spisj Celesti non fostero fluido omni corporeo destituta , come si spi a Neω- tone net fine della Sez. 3. dei Libro medesimo . Anzi , se tuiti gli Spaaj fossero egualmen pe plenidi materia, non si osGrverebbe gravita alcunane' corpi ,.talche nε l' oro, nὸ it piombo, non che . altra materia meno grave , porrebbe scend . re lasciata liberamente netl'aria , come dimostrato steta Filososo nel Cor. 3. Prop. 6. Lib. 3. Or dunque , se ii voto ε lo stesse niente , co- me per non dir altro, dalia idea, che ne abbia-mo , apparisee ; non sarete voi d' accordo , cheil Niente alia conservaetion delle cois E assoluta- mente necessirio λ Ed ecco ademptio ii mio d Vere , Accademici, in avervi dimo strato it Niente perseitissimo , perchὰ invisibile , iiiesplicabile . indipendςnte , increato , unico , infinito , incor

ruttibile , eterno, Onnipotente , e somm mente

buono : utilissimo , perchὸ desiderato da tuite leCose, oggetto delle scienae; termine det sapere . sestegno delle Matematiche ; sente delle Levi ;unico fine della Medicina ; centro della qstete ;padre delia virili : Necessario: insomma , perclidcreatore dei tutio , principio di Ogni cosa , con- crvatore deli Universo . Credo , che Ognun ita

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DISCORSO I. DEL NIENTE. 60 persuasio di quel che ho detio . M a se mal vi Erra voi qualche incredulo , e pertinace nemico dei Niente, ii Recta avanti, ch'io vδ convincerto colla sua medesima consessone . Per esprimere la lomma perseetione , utilit. . e necessita di una cosa, come direbbe egit 7 certamente cosi :Niente E pili persetto di questo : niente E pili utile di questo : niente 8 pili necessario di questo . E bener Non consessa. egit con queste parole , che una cosa, benchὰ in somino grado perseita , utile , e necestiria , cede non limeno alNiente ii primato di queste tre proprieta posse-du e dat Nulla in grado eminente , e superiorea tutae te cose 3 E questa, Uditori , E la prima parie dei mio discorso dei niente negativo . lun-ghillima at certo, e tediosa. Dourebbe ora se-guitare la seconda parte dei Niente Morale : mxedendo anche essa lunghetta , e niente meta di DPacevole delia prima ; mi abuseres certamente delia vostia boni , e fossereneta , se volessi tutio ad un tratio e fificamente . e moralmente annien-tarvi . Onde ho stimato dirui it resto Veneriti venturo, se ii primo Ente per sua infinita misericordia non si complacera prima di quel giornoridurmi at tanto da me'desiderato . e sospiratomio Niente. .

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DISCORSO SE UOD EL NIENTE

Io vi diceva, Riveritissimo Arconte , Emuligentilissimi, che Perseito, Utile, e Necelsario piis di qualunque cosa creata ἡ il Niente . Che pud dirsi , anai che pud di pio glorioso a sua lode pensarsi Voi sareae coti persuasi , seio non tra' inganno , e per tal modo serpresi delle tre Uerita da me es stevi , che non asperterete di sentir oggi simili , non che maniorimarauiglie dei Nulla . E pure tutio ciocche sinora io vi ho det to , ὸ una picciolissima parte de' plegi suoi i anzi per meglio dire , Accade

mici , non ancora ho io cominciato a ragionar

ui des vero Niente : giacche it primo discorso fu un semplice apparecchio , O introduZione algran sistema , che pud renderne in questa vita felici . Questa si , questa ἡ quella volta , chemeritano te mie parole tuita inllera l' attenetione vostra , o Signori. Ed oti l suste pur questo tuo-go la gran Valle, ove l' Universe un giorno dee radunarsi , per aver qu, presente i Ricchi, i Nobili , stli Αmdigiosi tuiti delia Terra , e tuti aneor te Delleaete , onde l' Asia , Ι' Europa , e IMondo iutiero E soprasiatio, e ingannato l Chebel

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bes placere avrei io in vedere dat peso delia verita , che son per i se urire , gli Vomini tutuannientati λ Ma che ὶ Non debbo io fors. ralle-grarmi di avere una udieneta piccola si , ma sceltissima : la quale tanto pili secti mente entrerane' miri sentimenti, quanto ε piu ragionevole , e saggia dei cieco volgo at sordido placere inte- se , o al vil guadagno i Cosccbe per corri spondere alia granderia degli in gegni vostri , e alia vastita di vostra dottrina dou rei an Et desiderarela fortunata eloquenta di quel dotio Egesia , ilquale potὸ tanto bene colla forra di sue ragioni inprimere te miserie di questa vita negli animi altrui , che costretii erano dat te parole sue gli a scol tanti a darii colle proprie mani la morte . Io non ardisco sperare , Uditori, che deb-bia te uoi quest' oggi strangolarvi , buttarvi glada un balcone , o volontariamen re in mia pre- sineta trapassa rvi il petio. Nb . Tanto non spero , e non gessidero tanto. Sard assai fortunato,

se resterete Vol persuasi , che per bene , e felicemente vivere bisogna supporre di essὸr gia morto , cloὸ d'esser Niente , sperandovi servi ad

evidenra conoscere prima , che noi , e tutioci occhὸ a nostri sensi appartiene , 'o realmente, o morat mente E Nulla : dopo , che noi , e tut-

tociocchὸ da noi si desidera , o possiede in que- .sta vita , sia di nostra infelicita la cagione . Onde cia scuta di Uoi potra dedurre , che o nel co noscere di esser niente , o net stipporre di non esservi s Mondo la felicita umana co*iste.

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Prima di passare avanti , Accademies, io vi prego a non condannarmi, se parteris con trop-po d indifferenga di sentire sno ali' ultimo , e pol condannalemi , se potete : Parletb prima da Filo se, e da Filo se non appastionato ; Partero pol da Cristiano , e da Cristiano relante. Tresono i sistemi intorno alia natura delle cosse , come sapete : o l' uomo, e ciocchὸ ε suor deli' uomo, ἡ tutio materia r o l' uomo ἡ puro spirito , e ciocchὸ non ἡ spirito , ἡ idear o l'uomo ε un composto di materia , e di spirito , eluitociocchὸ non E uomo , o E spirito puro, od pura materia . Qual sia la vera di queste tresentenete , io lo lascio per ora indeciso : e co- mechὰ io sa persuasissimo la terra esser vera, evoi credere sermamente lo steta ; nondimeno sevi ἡ tal uno di sentimento contrario , io lo la- scio liberamente nella sua credenra . Il mio impegno ὀ di mostrare , che tutiociocchὸ f. l' oggetto de' nostri desiderj in questa terra , o Eniente assoluto, o ἡ niente relativo . Che dite voi Il tutio 8 materia 3 Dunque io concludo e Il tutio ἡ niente. Eccone te pruove. Tulli iFisiet si aceordano in dire , che niente sare eit corpo , se non avesse tui hezza , largit Za, e profondit eon una serra di resistere , deita sm

poeiragilita da Cartesio , solidita da Neuvione ,e da Loche . Ma qui appunto E l' intrigo , Signori mi et . che net eorpo non vi pud essere M la trina dimensione , nε la foreta vi resistere:

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aeeteta , e la Iaffhereta esistano separate da' corpi. I Geometri stem , che sulle linee, e te superficie si han sabbricato un Regno di Astratione, come

sto nὸ tanpoco 8 vero : Poichε se due eorpis ioccassero , dourebbero secondo questa i potestr carsi per la loro estremita , cioὸ per te loro superficie t E in tal caso o te due superficie uiris consi cosi persettamente , che si consondano in sieme, e se ne formi una sola ; e aliora nelsepararsi i due corpi douranno , per cosi dire , stracciat si r E questo ε filis , perchε contrario ali' esperieneta : o te due superficie si toccano. tra di esse per alcune parti . e l'alire parti tu te differenti testano attaccate a i corpi; e aliorale superficie satan capaci di profondita : E M sto E falso , perchὸ contrario alla loro natura . Col medesimo laetiocinio si is vectis , che nεpur te linee esis tino ne' corpi : tolle te quali si ostera ancora la prosondit . Con egus chi re a si prova, non essere ne 'corpi solidita: Poichὸ . se la selidit si conosce net contatio , ei corpi non potano in conto alcum t carsi ;o non v' ὁ , o non pud immaginarsi la materia esser solida : Lo cose , che si toccano scambi Vol mente , o toccansi in tu ita la loro sostanaa .e aliora si consentirebbero insteme , e si com-Penerrerebbero : locchE E contrario alla solidita

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