Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

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la notae, si sta agitato it glorno per duinio des. Iadri, di un incendio, di un fallimento : s' impallidisce a ogni istante eoi solo pensiero di do- ver lasciar tante robe se care . E vi E chi desideri una cosa , che se perdere la quiete, e triposo at possessore 3 Che dirδ de' placeri Ditis quello steta , che diceva Ovidio cosi dedito a queste colle : Quod juvat exiguum es , plui es ,

ladis amantes a proponant animo multo δε- ιμι βο , Quot lepores in Atho , quot apes nastuntur in Hybla : Merula quot baccas Pallados arbor hadet : Littore quot concha , tot sunt in amore dolores . Lo steta con Gno Properato , Tibullo , e tuiti in somma coloro , che sanprofessione di s uitar questa sevola, con quanto impegno , con quanta speia si procura dijugnere a quel placere : si glugne a fine a go-derio : fate , che s uiti per pili giorni, per unmesegia incomincia it tedio, la noja , e final- mente degenera in dispreteto , e in abominio . Gli ammogitati ne stano amplissima testimonianaa : la moglie si porta in casa con gusto inesplicabile, si atterra con una gioja inarrivabile e Non se, se tra voi vi sa, chi I' abbia prouato, se vi ε , potra attestar quel, che io dico . Glionori, e la glorie non ei rendono meno inquieti , e infelici. Per ottenerii. bisogna sopportare te pia grandi amarezae, che mi : per manterier veli bi gna stare in continua agitaesone , elimore: in lasciarii, in perderii si provano Ie angusti e , e te amitioni pili tormentose . Ma

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io non la finiret per poco , se volesii di o-gni cosia particolarmente ragionarvi , Tre proprieta seuopre S. Agostino si P ne' nostri defi-derj , ii numero , la stravaganaa , ed ii dan-no , Eseminateli, e vedrete esser tali. Se fosseroi iani delia Terra veri beni , e non gia veri mali , acqui stati , e posseduli silerebbero ii nostro volere. Sed hoc , dice S. Bernardo χ), extrema dementia est ea semper appetere, qua numquam non dico satient, sed nec temerent appetitum : E' proprieta dei male allorchὰ non si conosce esser desiderato , come bene ; possἡdutoesIὸre dispretrato , perchὸ s conosce . E questo appunto ne' beni dei Mondo ravulsasi . Omnia ,

qua dum non habeo , amo : quum ha ero , contemno : Ne volete una esperieneta illustre : Eccola

desiderabile puis immaginarsi dalla nostra ac safantasia. E pure che sembrano a lui queste co- se : voi lo sapete : vanita , ed amitione di spiri-to . Sinora ho discurso generalmente dei dannoche apporta uia desiderio , o uti tal possesso anoi, come uomini, come corpi r che dourei di-re , se considerassi te massime delia nostra Religione : queste tremende parole dourebbero sar

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qui ridetis nunc ... va vobis quum laudaverint vos onynes homines . Non lio che agglugnere dioli terribile per i Cristiani ricchi potenti , gloriosi , e dediti ai placere . Ma tirando da tutiocio la consegueneta conchiudo , che la morte Eil sommo bene degli uomini : Giacche o dat desiderare , o dat posseder quelle cosse , che soncagione di nostra inquietitudine, ci libera . Maquesto stesso desiderio ἡ infelicita . Dunque peresser felici bisognerebia ammaraarsi . Plano, dia- volo ditete voi : questa ε una conseguenm troppo fiera : E pol non E universale ; giacchὰ se tolerabilo serebia negli altri sistemi che ammettono o spirito immortale , incompatibile ella ἡ col si stema de' Materialisli, i quali col corpofan finire ogni cosia . E pure, o Signori , io vi . dimostrerb, che net solo sistema de' Materialisti ἡ lectio , aneti necetatio l' ammaazarsi . E' certissimo , che in questo sistema non pud supporsiun Creatore ; giacchὸ ii Creatore oltra ait' esset perfeltissimo deve aver cura delle cose creare ;ma nὸ l 'uno , nε l' altro pud essere net sistema igiaechὸ o inglustissimo egii sarebbe , vedendo noi, ehe tuiti gli uomini dabbene sono infelici in ordine at beni temporali, i malvagi felicissimi , eche non elisendovi spirito , non posseno i Buoniaver speraneta di premio, o i Rei timor di pe-na : oppure, che questo Creatore nessena cura

avesse delle sue creature, la quat cosa ed inglustiata in sieme , ed imperferione include. Sicclidnon posseno , nὸ devono i Materialisti supporre

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te nE premio, nε pena ; ε necessario per non essere infelice, e per liberarsi dagi' inevitabili tra. vagii delia vita l'uccidersi r perchὸ la morte se in niente si riduce , n8 pub darci una selicita politiva , servira almeno per metierci nella nega-etione deli' infelicita , che E lo stello , che ulcirdalle inquietudini per sempre . Ed ecco in questa i potesi la felicit, umana nel solo Niente tro-vat si . Negli altri due sistemi, i quali suppongono via Creatore , non ἡ lectio ii darsi la morte, giacch8 la vita non da not stessi, ma da un altro abbiam ricevula; onde bisogna aspetrare, c egit stesta ce la tolga , ed uniformarsi alia vlonia dei Creatore, ii quale vuole , che mi viamo, o che samo in questa stuaetione d ibi re, sintantochὸ piace a Lui, per sarci merito digio rando o te cose , o l 'idee deste eose seni sill . Ma perchὸ questo conato , e questo Otactio diannientosi colla morte, cadona a nos inquiet dine ; bisos sippone, che noi samo moriti , e che i nostri coli, e tutio cio che da loro si desidera, sia niente i minὸ se noi siamo

puri spiriti , o spiriti tinctiusi is corpi , sata

certamente per noi un placem grandissimo , evero ii vivere da veri, e purissimi spiriti anche in meetro alla seceia delia materia, o deli' idἡe diessa. Applicate, o Signori , questo sistema alle

ostre Opermioni, e vi troverete contentissimi, e

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68 DEL NIENTE.

felici in Ogni incontro. vedrete una giovane , he seduce co' suoi allettamenti it vostro cuore ;ri correte subito at niente, e dite cosi : Se o ella, o io fossimo qualche cos. , io m impegne- rei ad otteneria ; ma se io sono gia morio, non

occorre fare altro'. Ved rete quel Cavaliere conabiti si ricchi, con carrorae tanto superbe, conaccompagna mento cosi decoroso ; si eccita in volit desiderio delle ricchezae; ricorrete at Diente, edite , quella ὀ una apparenZa , che inganna , ndegli. ne io fiamo cosa alcuna. Uedrete . . . . Si inquat unque cosa vedrete , deve per uoi effer niente, e Vol per quella essere un morio. Sento benis

positi ; che parole ; come non si vergogna di die quelle bagatielle in nostra presinZa . Potrebbero queste voci, Ascol tanti, spaventare Ogni uomo ,

gione ; ed a me stes b, per diruela , sanno tutiat' impressione . Ma che ὶ Io subito ricorro at nien te, e dico: Io sono vn Niente; questi, che costpartano , non sono at Mondo : tutici cio che fi-nora ho detio ἡ stato un Nulla. E cosi seneta punio curare i vostri rimproveri, te vostre derisioni , te vostre critiche, net mio niente m' imis

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DISCORSO PRIMO

PEccd Adamo , Riveritissimo Arconte . Emuligentilissimi , peccb Adamo , e te disiuventuro se figlie delia sua colpa furono Ia Medicina,

e te Leggi, necessarj soccorsi alia Natura corinrotta . Ma siccome la varieta de' medicamenti ,e 'l numero de' Medici opprime ii corpo , e vc. cide l' in sermo : cosi la copia delle Leggi , e lamoltitudine de' Dottori di sordina te societa . e laragione istessa naturale consonde. Savissima su lacostumanga dό'Locresi si), che se taluia volin qua che nuova Legge proporre, compariva ut capestro at collo , ed espoiaeva a Cittadiima leg-ge col Boja a fianco : Se questa accertavasi, eglitor nava salvo a casa sua : ma se come inutile , enon propria ributinuasi dat Popolo, era it povis ro Legislatore colla sua sune stesia immediata- mente impiccato . Bella massima di Tacito si) : Corruptissim i Republica plurima Leges. Bellissimarissessione di Petraio sa): Quia plurima Leges li-

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ioo DISCORSO I SULLA NOV. 18.

tium, O pravarum interpretationum foetura . qui bus ni or hominum pars occupatur , ct , si liter desint , quarunt ἰ etricultura interim , ac Reip. , militia munia negliguntur . Roma fu Roma ,

natura, e per educaZione ς pensate voi, se vole-va , o potea badare ad altro , che a quella buona rota di Teodorina. Triboniano, se ἡ esattala deserizione di Suida , fu uia uomo senra religione 4 avarissimo , ambietioso . Per seddisserea queste sue passioni sti md proprio io erigersi in Legislatore: Taglia, cuce , e guasta: Fa tut-ro i fa pro sto, e fa malissimo . Conseguiste perdit fine di tendersi famoso , di esset i 'oracolo delia le

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che si perdὰ tutio it corpo delle sue Leggi in Oecidente si) . E felici noi, se mai pili non si

siὸro trovate i La disgraaia portδ, che si ritro vassero in Amalfi , e che vi Hile queli 'impostore d'Ιrnerio , a persuasione d, cui Lotario IL se-ce rinascere Giustiniano in Occidente. Ma che 3 Le Leggi erano mollissime, ed imperistae : I popoli diversissimi di religione , di lingua , e di costumi da' Romani, e da' Greci, che erano i Legislatori : Gl' Interpetri lontanissimi dati intende ne te parole , nonchἡ il senso . Penate voi, cliene usci . Incomincia rono te chi4 se , te interpetra-etioni, i comenti : Pol le chiose delle chiole , te interpretarioni delle interpretarioni, i comenti daecomenti : Cre evano i Libri, e i Dortori : C mi no proccurava di sar pariar Bologiaese , Pisano, est' uso in Amma dei suo paese, i poveri Treb aio , Labeone , Sabino , e gli altri. Talchὰ final- mente dopo effersi veduta di Dotiori coverta l'Italia a lasciata la Miliaia , it Trassico, e tutio cib, che ha ingrandite te Naetioni pili savie , per attendere alle Leggi a tutio altro oggi si se , suor-chε te Leggi, e tutio altro E ciocchὁ si praticada quel , che sta seritio ne' Digesti , e net Codice . E volete voi, Accademici, che' io spleghi

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DISCORSO I. SULLA NOV. 18.le Leggi di Giustiniano Non bastano sorso letante migii a di volumi falli sinora per comentario ' Talchὸ , se tornasse Euna pio at Mon-do , non direbbe L nδ, che i Libri legali sono un pessi da molli cameli ; ma che appena posseno portarii que' quattro Elefanti , i quali , se-

. condo it sentimento degi' Indiani, portano sulle jalle la Terra . At che ri flet tendo io tra me stesso dicea : Perchὸ ii Mondo tutio applaude alle Leggi di Giustiniano ; tulte te Narioni te ricevo no tuiti gli uemini si fan Dottori per comentat lea e ii povero Leone non ha uia cara , chelo fi uti ' Furono tuiti due invasati datio spirito legislativo : furono tuiti due risormatori delia Natura : surono tuiti due sciocchissimi , perci Ecredetiero colle molle Leggi toglier te liti, e selicitare i sedditi ma te liti accrebbero , e inquietarono i sudditi. Perchὸ dunque cosi diversa sorte han questi due Principi incontrato 3 Ahia, Giustiniano is uia Asino, e ognun gli va die tro : Leone f. un Filo se , e ognuno lo sugge. E' sem pre vero l' adagio: Povera , e nuda vesFilosofia . Se dunque ii comentar Giustiniano Einutile, perchὰ niente di nuovo pud dirsi ; e ilrecitarui un pezeto di Cujacto , Duareno , Gotofredo , o d' altro , nojoso troppo sarebbe : It comentu Leone E inutile si , perchὸ in uis non sono te sue leggi ; ma nojoso nb, perchὸ essendo questa una materia da nessuno ancora toccata , riuscira diletlevole per la sua novisa. Niente

di grande , di necessario , di rimarchevole sar

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Non v' ὁ, chi non lappia , che per bene interpretare una legge , bisogna esse minar prima lecircostanete dei tempo , e dei luogo , in cui fupromulgata: cosi, per esempio, la celebre costitu-etione di Costantino it Grande . stam pata dat dotio P. Sit molad neti 'Appendice dei Codice Teodosiano, in eui si permette a Litiganti di richia- mar te cause da Magistrati civili a' Vescovi , lacui sentenra si a inappellabile , e debbasii da Giudici ei eguite; si dimostra esset sel se per la data delluogo , ch'ὰ da Costantinopoli l'anno 3 r 8. , giacchῆ

non prima deli anno 33 o. Bizanetio mutb ii suo nome . Cosi ancora ἡ noti silmo , che te Decretali Anti-Siriciane , sulle quali Isidoro Peccatore, O Mercante, che si lasse , stabili, accrebbe, e dilatb ne' secoli deli ignoranZa la gluti Migione Pon-rificia , furono convin te di saluta dat Amoso Cardinal Cusino , e do po tui dagli Eruditi tuiti per te falle date de' tempi . Debbonsi in olire

esaminar te ragioni, onde la mente dei Legislatore su inossi a promulgaria . Queste sono la ra-gion naturale, che dat te massime incontrastabili delia natura ricavali ; l' occasionale , che riguardail fatio particolare, onde si offre at Legislatore

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